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Franco Tiralongo
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Franco Tiralongo
Offriamo gratuitamente questo spazio
agli artisti come Franco Tiralongo
perché gli artisti come lui
costituiscono una grande risorsa
per noi e per l'ambiente
che ha la fortuna di accoglierli.
Grazie Franco!

Franco Tiralongo è nato ad Avola (Siracusa) l'1/11/1942.
Ha studiato presso l'Istituto d'Arte di Siracusa e all'Accademia di Belle Arti di Roma. Ha esposto per invito in numerose rassegne d'arte a carattere regionale e nazionale, riscuotendo larghi consensi critici e premi.
Nel 1971 si trasferisce a Torino, ove rimane per circa undici anni e prende contatto con l'ambiente pittorico piemontese, pur operando in una grande città che non accoglie facilmente lo straniero e dove è difficile inserirsi.
Dal 1972 inizia un'intensa attività pittrica, realizzando numerose mostre personali, ove i critici e il pubblico hanno modo di conoscere ed apprezzare le sue opere.


Sull'Aia (Sabbia su tela, 1988)
Nel 1972 a Roma viene insignito del titolo di Accademico Benemerito dell'Accademia Universale "Gugliemo Marconi ".
Dal 1973 è presente alle manifestazioni artistiche della Promotrice di Belle Arti di Torino.
Nel 1978 gli viene conferito, a Roma, il premio "Marc'Aurelio" e nel 1979 il premio "Leonardo da Vinci".
Nel 1981 viene invitato dalla Promotrice di Belle Arti di Torino ad esporre su una parete per la 139ª esposizione d'Arti Figurative.

SULL'AIA -
50x60 sabbia su tela 1988

Nel 1981 torna definitivamente in Sicilia, ove tuttora risiede, continuando la sua attività pittorica.
Nel 1982 è invitato ad esporre al Salon d'€pe a Parigi; nel 1984 è invitato
ad "Ars Espo International" a Ginevra.
Nel 1987 la direzione della Biennale d'Arte "Città di La Spezia", in occasione del decennale di attività, gli dedica due pagine nella stesura dell'opera "Guida allo Studio dei Maestri dell'Arte Contemporanea".
Nel 1988 gli viene conferito, a Pachino, il premio "La Torre d'Argento".
Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private, in Italia e all'estero.
Nel 1999 viene invitato, dal Comune di Urbino, a partecipare ad una mostra di grafica.

Ritorno al focolare (Sabbia su tela, 1988)MOSTRE PERSONALI
1966 Circolo "Matteotti" - Avola
1968 Galleria "La Selettiva" - Siracusa
1972 "Galerie Valdotaine d'art contemporain" - Aosta
1972 Istituto "Galileo Galilei" - Avigliana 5
1972 "Il Pozzo" arte contemporanea - Pinerolo


RITORNO AL FOCOLARE

60x80 sabbia su tela 1988
Siesta (Sabbia su tela, 1978)

1972 Galleria "Palazzo dei priori d'arte moderna" - Arcevia (AN)
1973 Galleria d'arte moderna "Le Tableau" - Torino
1973 Galleria "Donatello" - Palermo
1974 Galleria "Il Cortilaccio" - Torino
1975 Galleria "Art Room" - Genova



SIESTA
70X100 sabbia su tela 1978

1975 Galleria "Pro Loco" - Moneglia (GE)
1976 Galleria d'arte "Margutta" - Siracusa
1977 Galleria d'arte moderna "Le Tableau" - Torino
1978 Circolo Ufficiali - Torino
1978 Museo Civico - Avola (SR)
1978 Padiglione Civico d'arte moderna - Rivoli (TO)

Mietitura (Sabbia su tela, 1988)

 

 

MIETITURA
50x70 sabbia su tela 1988

1975 Galleria "Art Room" - Genova
1975 Galleria "Pro Loco" - Moneglia (GE)
1976 Galleria d'arte "Margutta" - Siracusa
1977 Galleria d'arte moderna "Le Tableau" - Torino
1978 Circolo Ufficiali - Torino
1978 Museo Civico - Avola (SR)
1978 Padiglione Civico d'arte moderna - Rivoli (TO)
1979 Circolo Sottufficiali - Torino
Rabbia contro amore (Sabbia su tela, 1984)
1979 Galleria d'arte "Il Timone" -Asti
1980 Circolo Ufficiali - Torino
1981 Galleria Doria - Torino
1984 Palazzo di Città - Avola (SR)
1984 Galleria "Linee d'Arte Giada" - Palermo
1985 Chiesa di Montevergini - Noto (SR)
1985 Comune di Floridia (SR)
1986 Giardinetto del Palazzo di Città - Avola (SR) .
1988 Cripta del Collegio - Siracusa
1988 Circolo della Stampa - Messina
1989 Azienda Soggiorno e Turismo - Grado
1990 Circolo Villaggio Mancuso - Sila


RABBIA CONTRO AMORE
60x80 sabbia su tela 1984

1994 Circolo Villaggio Mancuso - Sila
1995 Foyer Teatro Comunale - Avola (SR)
1995 Palazzo di Città "G. La Pira" - Pozzallo
1996 Etruriarte - Venturina
1998 Galleria "116" - Noto (SR)
1999 Comune di Floridia (SR)

REALTÀ E MITO
NELLE SABBIE DI FRANCO TIRALONGO

di SEBASTIANO BURGARETTA

Una sensazione, un'immagine, in arte - da Proust in poi è universalmente riconosciuto - hanno il potere magico di risvegliare e far rivivere improvvisamente nell'uomo universi di vita e dimensioni esistenziali sepolti nella memoria o inabissati nel subconscio dell'individuo. Non facilmente l'arte sa operare tale prodigio. Quando ciò accade, essa si tinge dei colori della poesia e assurge a metro del sentire umano collettivo.
Qualcosa del genere mi è accaduto di riscontrare nelle sabbie di Franco Tiralongo, i cui soggetti si impongono, con forza imperiosa e martellante, in tutto il peso della loro ancestrale esperienza umana e storico-culturale, sedimentata nelle linee e nei volumi delle figure rappresentate.
A ben guardare, si nota che in tutte le tele si ripropone la stessa, unica figura umana, non importa se uomo o donna, un figura portatrice del pesante fardello della storia personale di ogni individuo, di quella storia che, tolte le coordinate generali di ciascuna epoca, si presenta omologa e uguale nel singolo uomo di ogni tempo. In tutti i lavori di Tiralongo si evidenzia particolarmente l'immagine della donna: figura senza tempo, per ciò che di arcaico e di perenne essa porta in sé, ma concretamente inserita in un preciso contesto del divenire storico. Il mito si traduce in prassi connotata da una forte valenza rituale. In tale figura di donna vedo rivivere, con prorompente vitalità, una fanciulla siciliana, figlia del popolo, che ottant'anni fa la vita costringeva ad andare nei campi di giugno, per mietere il grano nel mezzo di una ricca ciurma di uomini. Uno di questi, alcuni anni fa, mi raccontò che quella ragazza, un giorno, vinta dalla stanchezza e fradicia di sudore e di polvere, gettò via la falce e, con le mani alla testa, maledisse il campo di grano gridando disperatamente al cielo: "Nsi putissi abbruciaria tuttu, spera a Cristu!" Effetto reale della dura fatica dei campi. Altro che canti felici di arcadie esistenti solo nei salotti letterari! Quell'imprecazione segnò una sorta di condanna a vita per quella ragazza. La nemesi volle che trascorresse l'intera sua esistenza, protrattasi fino a novant'anni, lavorando nella trasformazione della farina in pane. La conobbi lungamente, negli ultimi anni della sua vita, ormai stecchita e come bruciata dal forno a legna, accanto al quale trascorreva interi giorni e gran parte delle notti. Mi si rivelò autentica figlia di grano e madre di pane, in un tessuto umano ed esistenziale che faceva di lei un simbolo vivente del mito fatto realtà.

Questa potenza evocativa suscita ai miei occhi e alla mia memoria la figura femminile delle sabbie di Franco Tiralongo, una figura reiteratamente colta nei diversi momenti del suo rapporto con la terra -grande madre. Si avvera il prodigio per cui la terra si trasforma, traducendosi in qualcosa di vitale e di eterno. Non a caso tale prodigi si compie materialmente con la terra, trasfigurata, nelle mani di Tiralongo, in sabbia multicolore delle spiagge siciliane. L'opulenza corposa delle figure di Tiralongo esprime l'adesione degli esseri umani alla durezza della vita, cercata e vissuta nel quotidiano così come il segno lineare e rotondeggiante significa la levigatezza che su tali esseri plasmano il tempo e l'esercizio della storia personale pienamente vissuta da ciascuno.
La felice combinazione cromatica di blu e di giallo-oro, nel sottofondo marrone dell'ambiente agreste, rende bene il fecondo rapporto esistente fra la lotta agonica per la vita e gli sprazzi di luce conquistata. L'apparente calma contadina che si coglie in queste sabbie potrebbe trarre in inganno, facendo pensare ad atmosfere da idilli greco mediterranei. Non è serenità quella che emanano le tele. È sorda, matura rassegnazione al destino che da sempre unisce la nostra gente alla terra. La matrice mediterranea - di tutto il Mediterraneo cerealicolo - dell'arte di Franco Tiralongo è qui nettamente palese. Ne vien fuori il sapore, spesso amaro, della terra, cui l'uomo, maschio o femmina, è saldato in un rapporto dolorosamente dialettico che qui si esprime compiutamente nei dettagli ambientali fissati dalla mano dell'artista. Basta fare attenzione al posto e alla funzione che ciascun elemento, ciascun attrezzo contadino ha in ogni tela: cesti, tridenti, falci brocche, fontane, vagli per il frumento etc., narrano la loro storia e vivono perfettamente inseriti nell'ambiente d'appartenenza. Allo stesso modo, i colori, sapientemente calibrati e distribuiti, rendono l'efficacia poderosa di ciascun elemento e ne sottolineano la pregnanza simbolica.
La presenza liberatrice delle giunoniche figure femminili di Tiralongo vibra di un movimento straordinario, il quale richiama alla mente quello simile che nel genio di Picasso raggiunge livelli di altissima poesia. Ho presente l'immagine delle Due donne che corrono sulla spiaggia che il pittore malaghegno eseguì nel 1922, e le altre del periodo cosiddetto neo-classico della produzione picassiana. Le figure di Tiralongo si presentano meno scattanti di quelle di Picasso, perché sbrogliano e snodano in una dimensione tutta interiore il groviglio interminabile della fatica del vivere. Sono figure dolenti e silenziose ma altrettanto posate ed eloquenti. Ne danno chiara conferma i soggetti maschili, che appaiono in subordine a quelli femminili o addirittura in stato di riposo o di sonno ristoratore. In entrambi i casi esprimono con perfetta complementarità, l'altra faccia del rapporto dialettico del l'uomo con la terra. Se la donna, madre e archetipo universale, rappresenta il sentimento, l'istintiva passione che aderisce immediatamente alla vita, l'uomo rappresenta la ragione, il dominio dei sensi, pur nella partecipazione consapevole e totale al destino che ha in comune con la donna. Ci soccorrono velatamente, a tale riguardo, i danteschi modelli di Paolo e Francesca, lontani discendenti di Adamo ed Eva, quando questi divennero consapevoli del peccato commesso, come nel Masaccio della cappella Brancacci.Nelle sabbie di Tiralongo l'uomo, anche quando dorme, è, non a caso, inserito, fino ad esserne circondato e sopraffatto, in una selva di attrezzi di lavoro e di elementi simbolici. I culmi di grano sembrano spuntare tutt'intorno a lui come le canne dal tumulo del troiano Polidoro. Per non dire, infine, dei momenti nei quali uomo e donna sono colti nell'atto della preghiera propiziatoria con la mente rivolta ad un buon raccolto. Si consuma qui il rito supremo della comunione che lega misteriosamente uomo e terra all'entità superiore.

Sebastiano Burgaretta

Avola antica (Olio su tela, 1999)

 

 

 

 

AVOLA ANTICA
Olio su tela 50x70 1999

Deposizione ( Sabbia su tela, 2000)

 







DEPOSIZIONE
Sabbia su tela 50x70 2000

 

INDIRIZZO STUDIO Di Franco Tiralongo Via Aldo Moro, 79 Avola (SR) tel. 3287517608
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