SE VIENI SELEZIONATO VINCI DI SICURO UNA PUBBLICAZIONE LIBRI DI-VERSI IN DIVERSI LIBRI |
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SABATO 2 LUGLIO 2016 A PIEDI DA AVOLA AD AVOLA ANTICA PER IL CAMMINO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE ARRIVARE IN PIAZZA CRISPI (Zona ex Ospedale) ENTRO LE ORE 18
Anche questo cammino è stato presentato per la nostra rete "Vie sacre di Sicilia" alla Borsa del Turismo di Berlino, come gli altri due di cui ci occupiamo (Il Cammino della Madonna delle Milizie e il Cammino del Beato Antonio Etiope) Il 2 luglio di ogni anno a piedi da Avola ad Avola Antica. Arrivare categoricamente entro le 18,00 di ogni anno in Piazza Crispi per potere assieme proseguire. Otto chilometri circa in salita dolce, non difficile, con il superamento di una differenza altimetrica di circa 400 metri sul livello del mare, e, in dipendenza dalle proprie scelte, altrettanti chilometri in discesa per la stessa strada, con pizza, oppure panino, in prossimità del Santuario della Madonna delle Grazie. Portare zainetto con bevande, giubbotto catarifrangente, una felpa e torcia. SENZA ALCUN COSTO PER I PARTECIPANTI Contattare Francesco Urso per aderire (info@libreriaeditriceurso.com). |
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![]() Marina Marino "[...]Bello, il soggiorno estivo ad Avola (vi trascorrevamo alcuni giorni anche durante le festività di Natale e di fine anno), che in genere non durava più di una quindicina di giorni, in casa della nonna patema e delle zie Peppina e Lina, sorelle di papà! Bello, soprattutto, per i bagni al mare, ma anche perché ci piaceva essere coccolate dalla nonna e dalle zie, le quali, visto che, come esse stesse erano solite dire, ''pe picciriddi" (per le bambine) stravedevano, erano nei nastri riguardi molto più permissive di quanto non fossero mamma e papà. L'unico divieto che avevamo era quello di accedere al piccolo regno dell'anziano e distinto ufficiale in pensione che esse ospitavano per guadagnare qualche lira che le aiutasse a sbarcare il lunario, "il colonnello", che pur amava intrattenersi teneramente con noi, in cui forse vedeva le figlie che avrebbe potuto avere se avesse fatto altre scelte di vita: tale piccolo regno era costituito dalla sua camera, nella quale campeggiava il letto..." Marina Marino |
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A pensarci bene, già nel 1906, insieme con la Targa Florio, nasceva anche il suo primo libro, quel "Rapiditas" col quale Vincenzo Florio celebrava i successi ed i protagonisti della sua creatura sportiva. Dagli anni Trenta, ovvero dall'ultima di quelle nove ricercatissime pubblicazioni, non pochi si sono cimentati nell'entusiasmante racconto di quell'epopea motoristica. Questo libro prova ad andare oltre l'invisibile limite dell'ultima edizione di velocità del 1977, raccontando, attraverso le cronache, le immagini e le classifiche, tutte le edizioni fino ad oggi disputate, dalle gesta di Alessandro Cagno a quelle di Paolo Andreucci, dalle strade polverose sulle quali si impose l'Itala, alle "prove speciali" teatro delle ultime edizioni rally. |
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![]() Paolo Giordo Il cancro rappresenta uno dei problemi più gravi per le società contemporanee in quanto coinvolge non solo l'ambito sanitario, ma ha profonde ripercussioni psicologiche, emotive e sociali. Alla luce della complessità del fenomeno, questo volume non vuole fornire risposte certe quanto piuttosto porre domande che aiutino ad affrontare le malattie tumorali da punti di vista oggi trascurati dalla medicina tradizionale. Dopo aver brevemente spiegato che cosa sono i tumori e in che cosa consistono le terapie convenzionali, l'autore offre una rassegna dei principali approcci elaborati in seno alle medicine naturali: metodo Kousmine, formula Caisse, Hamer, Di Bella, Breuss, Costacurta e molti altri. Negli ultimi cinque capitoli del libro viene descritto il ruolo centrale dell'alimentazione: Giordo presenta sia i cibi che hanno un impatto negativo sulla salute, sia quelli che possono svolgere un'azione preventiva; inoltre viene illustrata la migliore dieta anticancro e quali alimenti è meglio impiegare a scopo curativo. |
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Un viaggio nelle viscere di una provincia "babba" della Sicilia, rappresentandone gli accadimenti in materia di criminalità organizzata, dalla fine degli anni 70 agli inizi dei 90, al fine di dimostrare come e perché ha avuto origine in essa il fenomeno di quel genere di criminalità organizzata che va, comunemente, sotto l'etichetta di "mafia". Dalla "quarta" di copertina del libro: San Michele Arcangelo, nostro celeste Patrono, |
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![]() Antonello Capodicasa Il viaggio a ritroso nella Noto pre-terremoto sul monte Alveria, che Antonello Capodicasa ci invita a fare in Storie di Noto Antica tra XV e XVII secolo, si rivela un 'immersione intensiva nel cuore della società netina dell'epoca. Personaggi, eventi fausti o infausti, modelli di vita, costumi e modi di essere di una organizzazione sociale ancora di fatto feudale pongono in evidenza una realtà umana sotto molti aspetti avvincente. Basti pensare a personalità del calibro di Carlo Giavanti, considerato il più grande filantropo netino di tutti i tempi, di Giovanni Cappello, medico, filosofo e matematico, del viceré Nicolò Speciale, di Matteo Carnilivari, sommo architetto, di Gaspare Butera, architetto e scultore, ecc., per comprendere come l'Autore proponga un approccio atto a focalizzare una civitas, quella dei nostri avi, complessa e ricca di fermenti culturali. Sempre nel quadro di una critica contestualizzazione, il volume “Storie di Noto Antica tra XV e XVII secolo” può offrirci elementi utili a identificare il "genio" della nostra identità netina, allo scopo di imprimere ad essa, nell'oggi, un dinamismo costruttivo per progettare l’avvenire. L'attenta lettura dell'opera non manca di riservarci notizie choc, quale la banalità del male insita nella pratica della schiavitù, allora ancora vigente. Il che si traduce in un colpo al cuore della nostra sensibilità, che aborrisce un simile affronto alla dignità della persona e ci dispone alla vigilanza, perché, sia pure sotto forme diverse, aberrazioni del genere potrebbero riprodursi ai nostri giorni. Fa riflettere altresì come la società netina del '400, '500 e '600 fosse caratterizzata da una fortissima natalità ma anche da un eccesso di morti premature, da cui non sono esclusi gli strati sociali dominanti. Sorprende inoltre come, in un momento storico in cui il culto di San Corrado era in piena espansione, il nome proprio Corrado non venisse ancora utilizzato a livello di popolo, come accade invece, anche nella variante femminile, Corrada, ancor oggi. Quel che rende gradevole la lettura è l'appassionata immedesimazione dell'Autore nelle storie che narra per salvare dall'oblìo notizie di sicuro interesse storico, concernenti sia chiese, palazzi, fortificazioni e opere d'arte, sia artisti, scienziati, letterati e gente comune. |
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Telbana, Egitto: in questo piccolo paese a nord est del Cairo, dove il colore dei campi si fonde col rosso delle case incompiute e dei vicoli sterrati, vive Selim. Suo padre gli ha insegnato il rigore e il senso di sacrificio, negandogli i desideri: «Devi allungare i piedi fino a dove c’è la coperta». Ma Selim è tenace e non si accontenta della vita che il destino gli ha riservato, e così, con l’incoscienza e la forza dei suoi diciassette anni, attraversa il deserto e la Libia, fino a raggiungere il mare e imbarcarsi per l’Italia.Dopo fatiche, stenti e preghiere sussurrate, il viaggio lo conduce in Sicilia, insieme a centinaia di migranti in cerca di sogni. Il suo è il più grande e ambizioso: vuole un riscatto dall’infanzia che si è lasciato alle spalle, parlare l’italiano meglio degli italiani, costruirsi un futuro. È una strada tortuosa, che sembra impossibile, ma Selim non si arrende e, tra cadute e risalite, cerca il proprio posto in una Milano che non regala niente a nessuno. Selim non è solo. Dentro e accanto alla sua vita ne scorrono altre, meno luminose ma altrettanto esemplari: la dolce Marlene, il ruvido Raymon, l’amico Tawfik e alcuni misteriosi angeli protettori.In un mondo che cambia velocemente alziamo barriere per difenderci da ciò che non conosciamo. Paolo Di Stefano, con questa storia vera che ha le sue radici nella cronaca di tutti i giorni ma che ci trasporta lontano, in un viaggio sorprendente, racconta i sentimenti, le scoperte e le emozioni di chi sta dall’altra parte di quel muro. Di chi ha imparato un principio universale: i pesci devono nuotare. PAOLO DI STEFANO |
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Attraverso la documentazione archeologica, l'Autore esamina i processi di trasformazione che si colgono nella società indigena tra la prima e la seconda età del Ferro (VIII-VI secolo a.c.) nell'area geograficamente e culturalmente ben delineata dell'altipiano ibleo che, grazie anche alle indagini effettuate tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento da Paolo Orsi, costituisce uno dei territori meglio indagati della Sicilia. l'arrivo dei Greci, che a partire 733 a.c., data di fondazione di Siracusa, si insediano lungo le coste orientali e meridionali della Sicilia, innesca profondi mutamenti nell'assetto sociale, politico, economico e territoriale delle comunità indigene della prima età del Ferro (facies di Pantalica Sud), che vivevano in piccoli villaggi sparsi su alture naturalmente difese, come Monte Alveria, Avola Antica, Pantalica e Monte Finocchito. la rassegna particolareggiata dei dati archeologici restituiti soprattutto dalle necropoli e in parte anche dagli abitati di Monte Finocchito, Modica-Via Polara, Ragusa, Monte Casasia e Castiglione, consente all'Autore di delineare il processo innescato dalla presenza greca sulla costa (fondazioni di Siracusa, Eloro, Maestro e Camarina) e nell'interno (colonie siracusane di Acre e Casmene), che determina, tra la fine dell’VIII e il VII secolo a.C., l'abbandono dei piccoli villaggi sparsi nel territorio e la formazione di centri emergenti, ubicati sulle alture dominanti il corso dei grandi fiumi, Marcellino, Tellaro, Irminio, Dirillo e Ippari, che costituiscono le principali vie di comunicazione tra la costa e l'entroterra. Massimo Frasca, laureato in lettere Classiche, con una tesi sulla necropoli di Monte Finocchito, e specializzato in Archeologia Classica presso l'Università di Catania, nel 1974, ha vinto una delle borse di Perfezionamento bandite dalla Scuola Archeologica di Atene e ha seguito le attività della Scuola in Grecia e in Turchia, partecipando allo scavo di lasos. Ricercatore confermato dal 1981 al 2000, ha insegnato presso l'Università della Calabria e di Agrigento. Attualmente professore di Archeologia della Magna Grecia e Sicilia presso l'Università di Catania, ha conseguito l'abilitazione a professore ordinario di Archeologia Classica. Dal 2005 è direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica (ora Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici) dell'Università di Catania. Ha diretto numerosi scavi in Sicilia e in Italia meridionale ed è stato componente delle missioni archeologiche di Prinias (Grecia) e lasos (Turchia). Dal 1987 fa parte della Missione archeologica italiana che opera a Kyme Eolica (Turchia), dove dirige gli scavi sulla Collina Sud. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Tra i principali temi di ricerca è lo studio della topografia e delle produzioni artigianali delle città greche e delle loro relazioni con le popolazioni indigene. |
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"Una pagina tira l'altra. Eppure la lettura non può che scorrere con lentezza. C'è troppo dolore, c'è troppa disperazione, nel paesaggio di realtà che si va ad attraversare. Il mare è diventato una enorme fossa comune, il teatro acquatile di una immane tragedia di naufraghi: il quadrante acheronteo di violenze, lo specchio deforme attraversato dai fantasmi di quanti hanno sperato nella salvezza della fuga, sebbene pagata con la spoliazione e con gli abusi, con l'urlo raggelato delle madri e il pianto muto dei bambini che non sanno come decifrare l'orrore che si è disegnato nei loro occhi. Con quanta velocità è concesso di leggere la lentezza della sacra rappresentazione dell'esodo di una umanità straziata, tradita dalla storia e offesa dalle politiche del sospetto e dell'egoismo? A Vigàta, Montalbano è impegnato nella gestione degli sbarchi, nei soccorsi ai migranti, nello smascheramento degli scafisti. Ha la collaborazione del commissariato, di vari volontari, e di due traduttori di madrelingua. Si prodigano tutti. Si sacrificano, tra tenacia e spossatezza. Catarella si intenerisce, si infervora, e mette a disposizione delle operazioni caritatevoli la sua innocente quanto fragorosa rusticità. Il lettore procede, compunto, con il passo del pellegrino. E non si accorge che dietro le pagine si sta armando un romanzo perfettamente misterioso. Persino Montalbano viene colto di sorpresa. L'arrivo felpato del delitto gli dà il soprassalto..." (Salvatore Silvano Nigro) |
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In copertina IN QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA: Luciano Violante: mafie italiane e criminalità transnazionale RICERCHE È plausibile una teoria generale della mafIa? La cultura della sconfitta Lineamenti storici e problemi interpretativi Gli aspetti nascosti della democrazia Un modello di successo Donne di Cosa nostra Dalla mafia al crimine transnazionale SAGGI I Balcani: culla d'Europa o polveriera? INTERVISTE Fabio Granata. Emanuele Macaluso. Luigi Colajanni. Jorge Orlando Melo
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Oriana Fallaci Oriana Fallaci odiava scrivere lettere perché le rubavano tempo prezioso al lavoro sui libri. Eppure nessuno più di lei ha legato il suo nome alla scrittura epistolare. Fin dagli esordi nel giornalismo ha tenuto una fitta corrispondenza pubblica e privata con i protagonisti della politica, della cultura, del giornalismo, da Andreotti a Nenni, da Ingrid Bergman a Shirley MacLaine, da Henry Kissinger a Fidel Castro. E ogni volta era capace di stilare tre, quattro o anche più minute, quasi sempre firmate, per immaginare cosa sarebbe apparso agli occhi del suo interlocutore una volta aperta la busta. Le minute venivano poi conservate per avere traccia dello scambio epistolare e, grazie allo straordinario lavoro di archiviazione delle sue carte private, è stato possibile scegliere fra le centinaia di lettere scritte ad amici e colleghi, alla famiglia e ai politici, quelle più significative per raccontare l'intera esistenza attraverso la sua viva voce. Sono missive ricche di aneddoti spassosi, riflessioni sulla politica italiana ed estera, sfoghi sulle difficoltà a sopportare il peso della distanza dagli affetti più cari. Un'occasione unica per osservare da vicino il talento di una donna ossessionata dalla scrittura e così sedotta dal suo lavoro da trasformare anche le lettere d'amore in capolavori letterari. Prefazione di Edoardo Perazzi. |
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