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Riflessioni, esperienze, consigli, itinerari... di Santiago / Un sasso sul Cammino...
« il: 29 Settembre 2010, 23:24 »
29-settembre-2010
Premessa
Con quello che più sotto andrò ad esporre vorrei smuovere le acque...pellegrine per sviluppare un confronto-dibattito affinché si dia a Cesare quello chè di Cesare e a Dio quel chè di Dio.
Cioè fare in modo che si possa sviluppare un pensiero critico sul modo di concepire il Camino de Santiago perchè si abbia chiaro, quando si pensa di percorrerlo, se si va a fare un pellegrinaggio o un trekking. In maniera da comprendere che sono per loro natura due cose diverse e che andrebbero denominate, addirittura, in modo diverso.
Mi auguro di vedere i cerchi di questo sasso, allargarsi in un proficuo scambio didee.
Ola peregrini de Santiago!
Era tanto che pensavo di lanciare un sasso nello stagno dei camminatori. Soprattutto verso quei pellegrini (?) che sembrano molto affezionati al Cammino. Cercando di capire le motivazioni per cui viene, da molti appunto, intrapreso ripetutamente e se in questo loro riandare continuo si possano definire ancora pellegrini?.
Come avrete constatato anche voi, che lavete percorso, una volta terminato, il Cammino lascia in tutti coloro che laffrontano, una euforia mista a meraviglia e stupore.
A molti, poi, quell' atmosfera mitica si trasforma in una specie di "età dell'oro" tanto da non volersene distaccare quasi più. Infatti cominciano a ripercorrerlo, magari cambiando di volta in volta itinerario. Diventando così, inconsapevolmente, quelli che io definirei come:
gli abbonati del Camino de Santiago .
Probabilmente debbono mettersi così costantemente in cammino perchè hanno molte colpe da farsi perdonare...o molte grazie da chiedere...o molti voti da sciogliere...!?! Forse.
Questi, in tempi in cui lo si intraprendeva come una cosa molto seria, erano gli scopi e davano un senso a chi si dichiarava pellegrino. Ancor oggi questi sono la molla delle moltitudini che si recano a Lourdes, a Fatima, a Loreto e in tanti altri Santuari.
E qui che lancio questo sasso come provocazione per capire a cosa serva e a che pro sia finalizzato, oggi, tutto questo ritornarci ripetutamente.
Ripercorrerlo più e più volte per quale motivo? Per poter aggiungere, di volta in volta, una nuova tacca sul bordone? Per fregiarsi del titolo onorifico di...Peregrino Maximo? Per laurearsi in Camminologia jacobea comparata? Per acquisire punti e ricevere in premio... un posticino in Paradiso? Per conoscere qualè, di tutti, il Cammino con più fascino?
Lo scopo del Cammino, mi sembra, non sia quello di dare medaglie, titoli o altro...perchè non è una gara a premi! Questa dovrebbe essere la prima cosa chiara in chi parte e riparte.
Il Cammino è lepilogo di un percorso interiore personale che culmina nel desiderare di recarsi in un Luogo Santo alla ricerca di risposte alle proprie necessità temporali o spirituali. Affrontandolo in maniera responsabile, per quello che rappresenta, perchè si tratta di andare, per e con Fede. E nullaltro.
Considerando che fare un pellegrinaggio per Fede, in una società tiepidamente cristiana, le motivazioni sopradescritte non credo siano più alla sua base, nella gran parte dei casi; alla luce di questo, allora, mi chiedo: chi si mette continuamente in cammino , con che criterio e con che scopo riparte ogni volta?
Per rendersi conto di ciò basta ascoltare o leggere la gran parte dei ricordi dove appare ben evidente che la priorità la detiene il cammino per il cammino fine a sé stesso.
Infatti difficilmente, di questi pellegrini, si trova un pensiero, una riflessione sulle emozioni più intime e profonde che landare allincontro con Santiago, per il quale si sono messi ogni volta on the road, abbia loro trasmesso!
Più che pellegrinaggio da questi... abbonati il Cammino, mi sembra, venga ridotto da alcuni a vacanze low cost e alternative, da altri a performance fisiche per uomini duri, per i mountain bikers ad un bel percorso fuoristrada e a via esoterica per le anime inquiete. Infine, perchè no, sottosotto anche in love paths, visto la facilità di contatti... per trovare lanima gemella.
Insomma un bel contenitore, in linea con i tempi attuali, ma che per loro ha perso la sua forma semplice originaria.
La cartina di tornasole, mi sembra di poterla cogliere, in special modo, proprio in quegli stupori ed entusiasmi che questi trek-pellegrini riportano a casa, ogni volta sconvolti per... avere conosciuto e aver condiviso tutto con gente mai vista prima e avere scoperto che ci siamo sentiti tutti così bene come...come...fratelli
Ma così bene che è stato necessario fare un monton de Caminos per scoprirlo?
Allora bisognerebbe che si ponessero questa domanda: Ma che tipi di persone siamo stati fino ad ora nel nostro ambiente quotidiano?
Se non siamo mai stati capaci, prima, di salutare chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di fermarci a parlare con chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di porci in ascolto di chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di donare un sorriso a chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di essere attenti alle necessità di chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di fare comunità negli ambienti che frequentavamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di vivere sobriamente senza troppo superfluo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di alzare lo sguardo verso il cielo e godere di una giornata di sole o di pioggia!
Vivere in questo spirito, nell ambiente di tutti i giorni, forse é un po troppo difficile?
O forse, perchè non si pongono mai in questa prospettiva di vita?
Perchè invece sul Cammino tutto questo lo si accetta vivendolo e rivivendolo ogni volta?
Forse perchè il Cammino ha la capacità, attraverso questi segni, di far aprire gli occhi sulla bellezza di valori autentici che sanno rendere la vita gioiosamente più semplice e umana. Spogliandola, soprattutto, da quelledonismo imperversante che la soffoca.
Certo è che se fossero partiti già vivendo la propria vita con un po di fede, carità, giustizia e attenzione verso chi era loro prossimo, il Cammino non li avrebbe sconvolti così tanto con queste rivelazioni e, ritornando a casa, essi, avrebbero portato non lo stupore ma una gioia con cui rafforzare quei valori vissuti già nella propria normale quotidianità. Sul Cammino, semmai, avrebbero avuto un ulteriore occasione per viverli ancor più intensamente. Così arrivati a Santiago e, finalmente, deponendo sulla Sua tomba le cause che li avevano spinti a venire da Lui, essi avrebbero adempiuto e concluso lo scopo del loro pellegrinaggio.
Rifarlo ancora e ancora è invece la dimostrazione di essere stati sensibili e stupiti solo esteriormente al messaggio del Cammino ma, non volendolo trasformare in un modello di vita, vogliono ritornarci solamente per riassaporare quelle forti sensazioni ma senza mai farle proprie.
La conclusione, in questa prospettiva, è nella domanda: come pellegrini o come trekkers !?
La prima ipotesi la escluderei, dopo tutte le considerazioni fatte, mentre nella seconda, più confacente a tutto quanto fin qui detto, sarebbe logico che fosse loro esplicito che non andranno a percorrere - el Camino de Santiago - ma el Sendero de Compostela.
Con questo lungi da me la presunzione che solo i puri possano percorrerlo e averne lesclusiva. Certo il Cammino può senzaltro aiutare i tanti curiosi a scoprirne in modo diretto quei semplici valori intrinsechi che li potranno aiutare a riflettere sul senso della vita in conseguenza proprio di questa esperienza così coinvolgente.
Lanciando questo sasso spero di non venire additato come il solito savonarola o, più attuale, come un talebano fondamentalista del Cammino. Io credo che, invece, questo sia un atto dovuto ad un percorso che, per moda e bussines, sta snaturandosi e allontanandosi sempre più dallo scopo originale che è spirituale e nullaltro.
Tutta questa diatriba, invece, non può essere proposta per un altro cammino che è la Via Francigena in quanto non nasce per motivi spirituali. Quindi mettersi sulle orme di Sigerico è, in questo caso, un bel trekking e come tale va affrontato.
Concludo sperando si possa aprire, come già detto, un dibattito che aiuti ad approfondire, con i vari punti di vista, di chi vorrà intervenire, su questo argomento che ritengo sia da non sottovalutare per una maggior chiarezza.
Ultreya! Ruggero
Premessa
Con quello che più sotto andrò ad esporre vorrei smuovere le acque...pellegrine per sviluppare un confronto-dibattito affinché si dia a Cesare quello chè di Cesare e a Dio quel chè di Dio.
Cioè fare in modo che si possa sviluppare un pensiero critico sul modo di concepire il Camino de Santiago perchè si abbia chiaro, quando si pensa di percorrerlo, se si va a fare un pellegrinaggio o un trekking. In maniera da comprendere che sono per loro natura due cose diverse e che andrebbero denominate, addirittura, in modo diverso.
Mi auguro di vedere i cerchi di questo sasso, allargarsi in un proficuo scambio didee.
Ola peregrini de Santiago!
Era tanto che pensavo di lanciare un sasso nello stagno dei camminatori. Soprattutto verso quei pellegrini (?) che sembrano molto affezionati al Cammino. Cercando di capire le motivazioni per cui viene, da molti appunto, intrapreso ripetutamente e se in questo loro riandare continuo si possano definire ancora pellegrini?.
Come avrete constatato anche voi, che lavete percorso, una volta terminato, il Cammino lascia in tutti coloro che laffrontano, una euforia mista a meraviglia e stupore.
A molti, poi, quell' atmosfera mitica si trasforma in una specie di "età dell'oro" tanto da non volersene distaccare quasi più. Infatti cominciano a ripercorrerlo, magari cambiando di volta in volta itinerario. Diventando così, inconsapevolmente, quelli che io definirei come:
gli abbonati del Camino de Santiago .
Probabilmente debbono mettersi così costantemente in cammino perchè hanno molte colpe da farsi perdonare...o molte grazie da chiedere...o molti voti da sciogliere...!?! Forse.
Questi, in tempi in cui lo si intraprendeva come una cosa molto seria, erano gli scopi e davano un senso a chi si dichiarava pellegrino. Ancor oggi questi sono la molla delle moltitudini che si recano a Lourdes, a Fatima, a Loreto e in tanti altri Santuari.
E qui che lancio questo sasso come provocazione per capire a cosa serva e a che pro sia finalizzato, oggi, tutto questo ritornarci ripetutamente.
Ripercorrerlo più e più volte per quale motivo? Per poter aggiungere, di volta in volta, una nuova tacca sul bordone? Per fregiarsi del titolo onorifico di...Peregrino Maximo? Per laurearsi in Camminologia jacobea comparata? Per acquisire punti e ricevere in premio... un posticino in Paradiso? Per conoscere qualè, di tutti, il Cammino con più fascino?
Lo scopo del Cammino, mi sembra, non sia quello di dare medaglie, titoli o altro...perchè non è una gara a premi! Questa dovrebbe essere la prima cosa chiara in chi parte e riparte.
Il Cammino è lepilogo di un percorso interiore personale che culmina nel desiderare di recarsi in un Luogo Santo alla ricerca di risposte alle proprie necessità temporali o spirituali. Affrontandolo in maniera responsabile, per quello che rappresenta, perchè si tratta di andare, per e con Fede. E nullaltro.
Considerando che fare un pellegrinaggio per Fede, in una società tiepidamente cristiana, le motivazioni sopradescritte non credo siano più alla sua base, nella gran parte dei casi; alla luce di questo, allora, mi chiedo: chi si mette continuamente in cammino , con che criterio e con che scopo riparte ogni volta?
Per rendersi conto di ciò basta ascoltare o leggere la gran parte dei ricordi dove appare ben evidente che la priorità la detiene il cammino per il cammino fine a sé stesso.
Infatti difficilmente, di questi pellegrini, si trova un pensiero, una riflessione sulle emozioni più intime e profonde che landare allincontro con Santiago, per il quale si sono messi ogni volta on the road, abbia loro trasmesso!
Più che pellegrinaggio da questi... abbonati il Cammino, mi sembra, venga ridotto da alcuni a vacanze low cost e alternative, da altri a performance fisiche per uomini duri, per i mountain bikers ad un bel percorso fuoristrada e a via esoterica per le anime inquiete. Infine, perchè no, sottosotto anche in love paths, visto la facilità di contatti... per trovare lanima gemella.
Insomma un bel contenitore, in linea con i tempi attuali, ma che per loro ha perso la sua forma semplice originaria.
La cartina di tornasole, mi sembra di poterla cogliere, in special modo, proprio in quegli stupori ed entusiasmi che questi trek-pellegrini riportano a casa, ogni volta sconvolti per... avere conosciuto e aver condiviso tutto con gente mai vista prima e avere scoperto che ci siamo sentiti tutti così bene come...come...fratelli
Ma così bene che è stato necessario fare un monton de Caminos per scoprirlo?
Allora bisognerebbe che si ponessero questa domanda: Ma che tipi di persone siamo stati fino ad ora nel nostro ambiente quotidiano?
Se non siamo mai stati capaci, prima, di salutare chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di fermarci a parlare con chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di porci in ascolto di chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di donare un sorriso a chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di essere attenti alle necessità di chi incontravamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di fare comunità negli ambienti che frequentavamo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di vivere sobriamente senza troppo superfluo!
Se non siamo mai stati capaci, prima, di alzare lo sguardo verso il cielo e godere di una giornata di sole o di pioggia!
Vivere in questo spirito, nell ambiente di tutti i giorni, forse é un po troppo difficile?
O forse, perchè non si pongono mai in questa prospettiva di vita?
Perchè invece sul Cammino tutto questo lo si accetta vivendolo e rivivendolo ogni volta?
Forse perchè il Cammino ha la capacità, attraverso questi segni, di far aprire gli occhi sulla bellezza di valori autentici che sanno rendere la vita gioiosamente più semplice e umana. Spogliandola, soprattutto, da quelledonismo imperversante che la soffoca.
Certo è che se fossero partiti già vivendo la propria vita con un po di fede, carità, giustizia e attenzione verso chi era loro prossimo, il Cammino non li avrebbe sconvolti così tanto con queste rivelazioni e, ritornando a casa, essi, avrebbero portato non lo stupore ma una gioia con cui rafforzare quei valori vissuti già nella propria normale quotidianità. Sul Cammino, semmai, avrebbero avuto un ulteriore occasione per viverli ancor più intensamente. Così arrivati a Santiago e, finalmente, deponendo sulla Sua tomba le cause che li avevano spinti a venire da Lui, essi avrebbero adempiuto e concluso lo scopo del loro pellegrinaggio.
Rifarlo ancora e ancora è invece la dimostrazione di essere stati sensibili e stupiti solo esteriormente al messaggio del Cammino ma, non volendolo trasformare in un modello di vita, vogliono ritornarci solamente per riassaporare quelle forti sensazioni ma senza mai farle proprie.
La conclusione, in questa prospettiva, è nella domanda: come pellegrini o come trekkers !?
La prima ipotesi la escluderei, dopo tutte le considerazioni fatte, mentre nella seconda, più confacente a tutto quanto fin qui detto, sarebbe logico che fosse loro esplicito che non andranno a percorrere - el Camino de Santiago - ma el Sendero de Compostela.
Con questo lungi da me la presunzione che solo i puri possano percorrerlo e averne lesclusiva. Certo il Cammino può senzaltro aiutare i tanti curiosi a scoprirne in modo diretto quei semplici valori intrinsechi che li potranno aiutare a riflettere sul senso della vita in conseguenza proprio di questa esperienza così coinvolgente.
Lanciando questo sasso spero di non venire additato come il solito savonarola o, più attuale, come un talebano fondamentalista del Cammino. Io credo che, invece, questo sia un atto dovuto ad un percorso che, per moda e bussines, sta snaturandosi e allontanandosi sempre più dallo scopo originale che è spirituale e nullaltro.
Tutta questa diatriba, invece, non può essere proposta per un altro cammino che è la Via Francigena in quanto non nasce per motivi spirituali. Quindi mettersi sulle orme di Sigerico è, in questo caso, un bel trekking e come tale va affrontato.
Concludo sperando si possa aprire, come già detto, un dibattito che aiuti ad approfondire, con i vari punti di vista, di chi vorrà intervenire, su questo argomento che ritengo sia da non sottovalutare per una maggior chiarezza.
Ultreya! Ruggero