Opportuna una riedizione della "Storia del Teatro Siciliano" di Francesco De Felice?
Indubbiamente sì.
Definire infatti asfittico o almeno povero il panorama degli studi sulla scena di prosa isolana, è quasi pleonastico, tanto rare sono le indagini in tale vasto ed interessante mondo culturale nostrano. Se si eccettuano il testo di Calogero di Mino (Il teatro siciliano nella tradizione mediterranea) frutto di alcune ricerche e di conversazioni-dibattiti, e quello più ambizioso e più informato (Sicilia Teatro) che Carlo Lo Presti completò nel 1969 pochi mesi prima della sua improvvisa scomparsa, ben poco d'altro può essere enumerato. Eppure la materia è affascinante, ricca di implicazioni e non priva di appigli con il sociale da una parte e il letterario dall'altra.
D'altronde sollecitazione valida alla ristampa del testo che il De Felice presentò nel 1956 può discendere dal senso di quella fatica, che può definirsi autentica testimonianza di fatti e avvenimenti che andavano maturando, ma anche delle condizioni, del loro verificarsi e del contesto stesso in cui il loro svolgersi riusciva ad assumere un senso compiuto. Non va dimenticato, per esempio, che Francesco De Felice – nato a Catania il 15 agosto del 1887 e quivi vissuto (seppure con ampie parentesi dovute alla sua brillante carriera di funzionario dello Stato conclusa col grado di Prefetto), fino al 25 marzo del 1971 quando si spense alla rispettabile età di 84 anni – fu non solo l'osservatore attento del fenomeno teatrale siciliano e in particolare di quello catanese che ne è il fulcro, ma di esso in varie occasioni fu addirittura protagonista.
DOMENICO DANZUSO
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