Copertina
Sebastiano Burgaretta
I fatti di Avola
2008 (Terza edizione)
8°, pp. 142, 15,00

EAN 978-88-96071-08-3
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Il 2 dicembre di quel famoso 1968 ad Avola ebbe tragico epilogo uno sciopero di lavoratori dell'agricoltura che si protraeva da oltre dieci giorni per giuste rivendicazioni sindacali.
La polizia sparò e due di quei braccianti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, furono uccisi e altre decine di lavoratori feriti.
Ministro dell'interno dell'epoca era il democristiano Franco Restivo, siciliano.
Tutta l'Italia si sdegnò e un numero infinito di manifestazioni si svolsero ovunque.
A seguito dei Fatti di Avola l'allora ministro del lavoro, il socialista Giacomo Brodolini, venuto ad Avola il 4 gennaio 1969, qui promise una emanazione di norme a favore dei lavoratori, e così in effetti fece, con la legge 300 del 20 maggio 1970, conosciuta come lo Lo Statuto dei lavoratori.
L'intera storia di quegli eventi è documentata nel libro di Sebastiano Burgaretta dal titolo I fatti di Avola, adesso riproposto dalla Libreria Editrice Urso nella sua terza edizione, per far conoscere ai giovani quella brutta storia e, ricordarla, a chi facilmente dimentica.

CHE FINE
HANNO FATTO
I BRACCIANTI?

Ormai a lavorare la terra sono rimasti in pochi e anziani

Domenica mattina. Fa freddo e piove. La piazza è deserta. Qui non piove mica spesso. Eppure piove oggi come pioveva il giorno dei funerali, trent'anni fa, e tutti ricordano il mare di ombrelli. Tra pochi giorni è il 2 dicembre: il sindaco diessino, dopo qualche tentennamento, celebrerà l'anniversario. Il professor Burgaretta e il suo amico editore Ciccio Urso - vero eroe che ha una libreria dove si fornisce tutta la provincia e che è l'ultima libreria d'Italia, perché sta più a sud di Tunisi - stanno aspettando dalla tipografia le bozze della nuova edizione del libro, e sembra che resistano in trincea come quel giapponese sull'isola tanti anni dopo la guerra. Vogliono tenere vivo il ricordo del 2 dicembre a tutti i costi, ma per i nobili di allora e di ora fu solo una cosa che mise in cattiva luce Avola. I ragazzini che sfrecciano sui motorini non ne sanno niente, né gliene frega. Si vedono tutti sul viale che porta al Lido, la sera sono così tanti che gli abitanti non riescono a entrare in casa. Protestano e sono stati anche minacciati. I ragazzi non stanno nella piazza, in nessuno dei quattro angoli, e chissà se quando saranno grandi riusciranno almeno a cacciare via questa tradizione. Di braccianti ce ne saranno sempre meno. Poco male: perché quei tanti che stavano sulla statale il 2 dicembre 1968 stavano lì perché non volevano più il caporalato e lottavano contro quella specie di gabbie salariali che facevano differenze tra la provincia di Siracusa del nord (dove si veniva pagati di più perché arrivavano le grandi industrie, e allora la campagna poteva svuotarsi) e quella del sud, dove ogni ora veniva pagata oltre trecento lire in meno. Ora a lavorare la terra sono rimasti in pochi, per lo più anziani: il caporalato è risorto (e non molto tempo dopo l'approvazione dello Statuto dei Lavoratori) ed è vivo, e dal decreto Berlusconi in poi anche legittimato; di gabbie salariali si torna a parlare e non sembrano affatto lontane; e finanche lo sciopero pare che debba essere autoregolamentato, perché così non va più bene. E che ce la ricordiamo a fare la tragedia di Avola?

Toto Roccuzzo

In Diario della settimana
Anno III numero 48
2 dicembre 1998
I fatti di Avola
1968-1998

pag. 24


A QUARANTAQUATTRO ANNI
DAL 2 DICEMBRE 1968

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Sezione comunale di Avola
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia


AvolaDa quel "lontano" "2 dicembre 1968" (ma così vicino nelle problematiche che si vivono) da quei "Fatti di Avola" che diedero i natali allo Statuto dei Lavoratori, al di là delle cerimonie commemorative istituzionali, del ricordo di quel sangue versato, la sezione comunale avolese “Ida Peyrot D’Agata” dell’ANPI invita tutti a "resistere" ancora verso i nemici della democrazia, a non chiudersi nel privato per risolversi i problemi. È arrivato il tempo di farsi sentire e di lottare ancor di più per i diritti conquistati con tanto dolore e sangue e che rischiano di essere cancellati.
Non si può tacere e rimanere a guardare i nostri figli condannati in un limbo lavorativo fatto di precarietà, di disoccupazione... Non è possibile permettere a dei ladri arroganti di continuare a rubarci la dignità, oltre al denaro. Non si può accettare passivamente che il territorio continui ad essere massacrato, violentato, che le risorse siano ancora sprecate e sacrificate al dio del consumismo... Non è possibile vivere in una comunità dove impera l'egoismo e l'edonismo più sfrenato e che considera i valori della solidarietà e del rispetto delle idee da rottamare. È il momento di svegliarsi e partecipare con consapevolezza e responsabilità alla vita politica di ogni realtà in cui si vive... È arrivato il momento di stare al fianco di quei lavoratori che stanno sui tetti delle fabbriche e lottano; è il momento di lottare contro qualsiasi forma di violenza alle persone, che siano donne, uomini, bambini, disabili, malati, ebrei, palestinesi, extracomunitari...
Consigliamo ai nostri iscritti e simpatizzanti dell’ANPI di seguire, di partecipare alle iniziative che si svolgeranno nel nostro territorio, ma specialmente di impegnarsi con responsabilità, cominciando nel proprio piccolo mondo individuale quotidiano, a seminare chicchi di democrazia, di solidarietà di rispetto.

Appuntamento per i nostri iscritti e simpatizzanti: domenica 2 dicembre 2012 ci ritroviamo, alle ore 8,45 all’angolo della Libreria Editrice Urso da dove ci muoveremo per recarci nei pressi dell’Ospedale di Avola, luogo in cui si svolsero i fatti.

PER CONTATTI: Liliana Calabrese Urso
Presidente Sezione ANPI Avola
anpiavola@libreriaeditriceurso.com

logo AlesIl Movimento Culturale Ales - Largo Baluardo 23, Avola dedica la giornata del 2 dicembre 2012 a quegli eventi. Per non dimenticare l'eccidio, con un occhio alla realtà odierna con questo PROGRAMMA:

Ore 17:00: Incontro/Dibattito - "La memoria e il presente. La repressione del dissenso dai Fasci siciliani al tempo della crisi".
Ore 18:30: Incontro/Dibattito - "Agricoltura e globalizzazione. Avola tra centri commerciali e terre incolte".
Ore 22:00: Proiezione del film-documentario “Avola 2 dicembre 1968” di Giovanni Di Maria e Gioacchino Tiralongo.
Sarà presente Giovanni Di Maria.

A seguire dibattito conclusivo.
Eventuali modifiche o integrazioni al presente programma saranno comunicate in anticipo.


Lotte bracciantili e memoria storica

[...]Con la lotta che i braccianti iniziano nel novembre 1968 si rivendica la parificazione delle due zone salariali, in cui è divisa la provincia di Siracusa, miglioramenti economici e l’introduzione di una normativa volta a consentire nelle aziende il controllo delle applicazioni contrattuali. Mentre gli aspetti economici della vertenza non costituiscono un serio ostacolo al componimento della stessa; viceversa, si manifesta subito da parte degli agrari una ostilità preconcetta sulla parte normativa che le organizzazioni sindacali hanno concretizzato nella istituzione di commissioni comunali paritetiche e nel controllo sulla esecuzione dei contratti.
Olio su tela di C. FrateantonioDi fronte alle resistenze degli agrari a trattare su questi punti della vertenza, lo sciopero si protrae per alcuni giorni e fino a quando il prefetto di Siracusa, dietro le pressioni del movimento sindacale e di esponenti della classe dirigente siracusana più vicina ai lavoratori, convoca di nuovo le parti. Ma per ben due volte i rappresentanti degli agrari non si presentano alle trattative. In questo clima matura la decisione dello sciopero generale del 2 dicembre e poi lo scontro alle ore 14 sulla statale 115.
Gli aspetti più interessanti di questa parte del volume sono le interviste ai testimoni. Per capire l’atteggiamento e gli umori che serpeggiano negli ambienti dell’apparato statale è opportuno far riferimento alle dichiarazioni di alcuni protagonisti di quelle vicende. «Ad un determinato momento,— afferma l’on. D’Agata — mentre trattavamo in prefettura e si stava arrivando al dunque, il prefetto fu chiamato al telefono da Roma. Non parlò davanti a noi, si allontanò e si fece passare la comunicazione dall’altra parte. Poco dopo ritornò con atteggiamento cambiato di punto in bianco: mentre prima aveva una posizione mediatrice e tendeva a far raggiungere un accordo alle parti, dopo la telefonata diventò collaterale e di sostegno alle posizioni di intransigenza degli agrari. Non ricordo se in quella riunione o in quella successiva minacciò di far intervenire i militari, non più la polizia, i militari». Di carattere analogo è la dichiarazione del sindaco di Avola del tempo, on. Denaro, il quale era presente a quella seduta: «L’impressione che io ebbi, per quello che avvenne, fu a causa di una telefonata (al prefetto) venuta dall’alto, proprio forse dal ministro Restivo, in seguito alla quale il prefetto fece allontanare dal gabinetto il colonnello dei carabinieri e il questore, cambiando tattica».
BrodoliniL’atteggiamento ambiguo e ostile della prefettura e degli organismi statali verso i lavoratori verrà richiamato più volte anche nel corso del dibattito parlamentare. Il deputato comunista Antonino Piscitello, che era stato presente agli avvenimenti, nel suo intervento dirà che fin dall’1 dicembre era stata segnalata telegraficamente al ministro del Lavoro la drammatica situazione della zona e che egli «era riuscito ad avere assicurazione da parte del prefetto di Siracusa che la polizia non sarebbe intervenuta».
Giustamente Giarrizzo rileva che «la decisione politica di cui il prefetto di Siracusa fu strumento interpretò anticipandole scelte reazionarie quali erano maturate in settori decisivi dell’apparato statale e della classe politica italiana». E poi conclude domandandosi se la reazione di destra, e cioè le motivazioni e gli obiettivi della cosiddetta «strategia della tensione», non vadano ricercati nelle vicende di questi mesi e nella crisi politico-sociale in atto nel paese. «La prova generale, — continua Giarrizzo — come è noto, sarebbe stata ad un anno preciso da Avola la strage di Piazza Fontana: è arbitrario proporre che le radici di quel radicalismo di destra abbiano tratto succhi ed alimento da iniziative di repressione e di scontro, proposte all’opinione pubblica come ‘errori’?» (Giarrizzo, nota introduttiva).
Si tratta di suggerimenti e riflessioni, sui quali non si può non convenire. Ma chi voglia approfondire la storia del Mezzogiorno e della Sicilia, ed in particolare la storia delle campagne e del movimento contadino non può non interrogarsi sul significato e sull’importanza delle lotte bracciantili del 1968, di cui i fatti di Avola assumono ormai un carattere periodizzante. In che senso queste lotte innovano rispetto alla tradizione del movimento contadino siciliano e da quale contesto economico-sociale traggono alimento?

dal Saggio storico di Giuseppe Astuto
in I fatti di Avola, pag. 13

Bertinotti
Fausto Bertinotti legge "I fatti di Avola" di Sebastiano Burgaretta
©Foto Corrado Bono Avola 18 novembre 2011

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