Salvatore Salemi per 'Juliette cara' di Benito Marziano |
01-10-2009 inserito da ciccio; categoria Novita' in libreria.
![]() ![]() alla presentazione dei libro di Benito Marziano, che si tenne a Noto il 20 giugno 2009 nella Sala Gagliardi per gli incontri culturali aventi ad oggetto libri e opere della Libreria Editrice Urso che da qualche tempo vengono proposti con un logo creato per l'occasione coniugando i libri col nome della citta' (in questo caso NOTOLIBRI), come dalla immagine della locandina che qui a fianco riproduciamo. Il testo di Salemi e' accompagnato da brani tratti dall'opera di Benito Marziano qui indicati con la parola LETTURA che in quella occasione lesse magnificamente l'artista Peppe Montalto. In questo modo, fornendo materiale di varia natura Francesco Urso
LETTURA: Fu per questo che all'improvviso, dopo una curva a gomito che mi aveva costretto a rallentare, mi ritrovai davanti, nella campagna al di la' del muro, alcuni suoi rami carichi d frutti penzolanti sulla sede stradale, un ciliegio. Le drupe porporine sprizzavano lampi riflettendo i raggi del sole. Era il nostro ciliegio! Ricordi? Nei pressi della stazione di Toritto, quando lo scoprimmo, cosi' come ora scoprivo quest'altro, dopo una curva, i suoi frutti irradianti a tratti, quando fra le nuvole che si andavano addensando riusciva a filtrare qualche raggio del sole ancora alto. - Fermati, rubiamo un po' di ciliegie - dicesti - a te piacciono tanto -. Lo sapevi? Certamente l'avevo detto io qualche volta, e te ne eri ricordata. Allora, quella tua piccola attenzione che faceva anch'essa parte di quel tuo intenso modo di amarmi, non la colsi. Capii soltanto dopo qualche tempo che era una istintiva manifestazione della delicatezza del tuo volermi bene, notare e ricordare persino le cose piu' insignificanti di cui ti parlavo.Mi fermai, scendemmo dall'auto, saltammo il muro. Indossavi una gonna corta, appena sotto il ginocchio, come si portavano gia' a quel tempo, quasi ad annunciare la moda della minigonna che da li' a qualche anno sarebbe esplosa alla grande. Era larga, di stoffa leggera, vaporosa, gialla a grossi fiori, che si sollevava al piu' tenue alito di vento o al piu' piccolo tuo movimento. Io, saltato per primo il muro, ti porgevo la mano per aiutarti a saltare giu'; tu sopra, io in basso, ti guardai sotto la gonna, intenzionalmente, sorrisi e† schioccai la lingua. - Brutto mandrillo - dicesti ridendo. † Raccolti un po' di frutti, ci mettemmo a passeggiare per la campagna, tu, con le mani piene di ciliegie appoggiate al petto, sorridente, mi sembrasti quasi irreale, come una figura uscita dall'Allegoria della Primavera, il bellissimo quadro del Botticelli. Ti guardavo estasiato. Quando ci sorprese, improvviso e scrosciante, il temporale, eravamo un po' distanti dalla macchina, e poi c'era da scavalcare il muro, percio' corremmo a ripararci sotto il ciliegio. Ci giungemmo zuppi, l'acqua ti scivolava sul volto, io stesi una mano, presi dall'albero ancora una ciliegia, finsi di lavarla passandola lentamente sulle tue labbra bagnate, la portai in bocca, la mangiai.†- E' buona come le tue labbra - ti dissi.† - Perche' non mangi direttamente le mie labbra, allora? - mi provocasti.† Ti abbracciai, poggiai le mie labbra sulle tue, te le mordevo con dolcezza, tu mordevi le mie, bevevamo l'acqua che ci scorreva sui volti.† - Tu sei diventato molto per me, tu non l'hai ancora capito quanto bisogno ho di te -.C'era nel tono della tua voce come una richiesta d'aiuto. Mi sorprese, anche se non ne colsi, ne' avrei potuto, il perche', e non detti alcuna importanza a quella sensazione. Volli darti, pero', la misura del bene che anche io gia' volevo a te. - E io sono qui con te, per sempre, se tu vorrai -.† Non smetteva di piovere, gli indumenti bagnati ti si erano incollati addosso, pensammo di ripararci meglio in macchina, vi ci dirigemmo correndo, vi entrammo, ci sedemmo. Attraverso la camicia bagnata spuntavano turgidi, appuntiti i tuoi capezzoli, la gonna lasciava trasparire le mutandine che, bagnate anch'esse, non coprivano molto. †- Sembri nuda - ti dissi e c'era nella mia voce tremante tutta l'intensita' del desiderio.† - Sento freddo, cosi' bagnata-. Tremavi un po'.† - Spogliati - ti dissi. Mi guardasti senza parlare. Capii cosa stavi pensando.† - Ma no - aggiunsi - non per quello... anche... ma, intendo, spogliati per toglierti di dosso i vestiti zuppi e ti copri, finche' si asciugano un po', con il mio impermeabile, vedi, sta ancora la' dietro -.Stava la', infatti, sul sedile posteriore, da quando pochi† giorni prima aveva ancora piovuto e, dopo, li' era rimasto. Mi girai, lo presi, te lo porsi. Mi guardavi con un'espressione fra lo stupore e l'incertezza, fino ad allora non c'era stato molto fra noi, ti sorprendeva la mia richiesta, forse era troppo spinta, o ti infastidiva mostrarti nuda: ci conoscevamo da pochi mesi. Magari temevi quello che sarebbe potuto accadere, e che poi effettivamente accadde. Poi, guardando avanti come se non parlassi con me, mi chiedesti: - Ma tu, cos'hai in testa, esattamente? - Avvertii un grande disagio: temevo di averti fatta adirare, ma eri serena, anzi sorridevi, e mentre io ancora cercavo di trovare qualcosa da dirti per convincerti che forse mi avevi frainteso, tu, lentamente, cominciasti a spogliarti.† Mi appariva piano piano il tuo corpo, i tuoi seni con i capezzoli lunghi, inturgiditi dal freddo. Dopo ho sempre ricordato cosi' i tuoi capezzoli, incredibilmente lunghi e turgidi. Poi togliesti la gonna, le cosce roride, la pelle d'oca. Ti carezzai, volevo soltanto scaldarti frizionandoti un po', e invece toccarti e sentirti la pelle d'oca, pelle d'oca galeotta! mi dette una grande emozione e un'eccitazione incontrollabile. Da allora, ricordandomene, mi piacque cercare, a volte, di farti accapponare la pelle, cosa che mi riusciva facilmente mordicchiandoti il collo. Mentre cominciavi a coprirti con l'impermeabile, io ti toglievo cio' che ancora ti rimaneva addosso. Quando fosti nuda ti stringesti attorno l'impermeabile.†- Sono zuppo anch'io - dissi, togliendomi la giacca. Ma tu gia' mi sbottonavi la camicia, mi aiutasti a togliermela, poi apristi l'impermeabile e† anch'io vi entrai dentro. † La narrazione che
segue e' la rievocazione delle piu' significative vicende di cui e' costellata quella storia d'amore, ma anche dei rimorsi di
Ennio, dopo la sua grave colpa, e della sua successiva vana ricerca di Juliette: tanto vana quanto insistente, soprattutto durante
gli anni immediatamente successivi alla separazione.
Leggiamo, allora, un passo del romanzo in cui il motivo della ricerca emerge strettamente intrecciato a quello della speranza e a quello della delusione per l'assenza della donna. LETTURA:
Il motivo della ricerca
s'intreccia, in tutta la prima parte del romanzo, con la rievocazione della
stagione d'amore con Juliette. I diversi momenti di quella storia emergono
senza un preciso ordine, ma secondo le sollecitazioni del momento che riceve la
memoria, tuttavia non senza la possibilita' per il lettore di ricostruire la
cronologia della bella favola: l'insorgere dell'amore, i momenti e le occasioni
particolarmente gratificanti, il contesto degli amici,
qualche piccola gelosia, fino all'occasione non cercata, inattesa, del
tradimento da parte di lui.
LETTURA:
E piu' avanti, ecco ancora le parole significative di Paco sulla necessita' di costruire un mondo migliore. LETTURA:
- Ma tu non hai sempre detto, anche tu, che certamente, cosi' com' e', questa societa' non va? - fece Paco - E come la vuoi cambiare la societa'? eh, Sabino? Voi italiani vi siete conquistata la liberta' lottando contro il fascismo. Ma pensi che fosse questa la liberta' che la gente sognava? O credeva che da li' sarebbe cominciato il cambiamento di questo mondo iniquo, ingiusto, dominato da millenni ormai dagli egoismi piu' sfrenati? Ma come si puo' cambiare questo mondo, se ciascuno di noi piano piano si piega, si arrende alla logica che lo domina? Le giustificazioni per lasciarsi trascinare dalla fiumana del conformismo e dell'indifferenza si trovano sempre, siamo bravi tutti a trovarle. No! Se veramente qualcosa deve cambiare non dobbiamo darci alibi, nessuno -. Tacque per un po', rimanendo a guardare fissamente la sigaretta che continuava a rigirarsi fra le dita, sembrava che da quella sigaretta gli dovessero arrivare le parole che avrebbe voluto dire, poi finalmente l'accese, aspiro' una prima boccata e ricomincio' a parlare lentamente. † - Neanche io credo fino in fondo che si possa migliorare veramente questa nostra societa', che non mi piace, ma potrebbe anche essere peggiore, e questo nessuno, forse, puo' saperlo meglio di me che ho dovuto lasciare il mio paese e chissa' se ci potro' mai tornare. Ma non mi piace neanche questa vostra democrazia, questa nostra democrazia, voglio dire, perche' qui vivo, e sento che questo per ora e' anche il mio paese, perche' credo che le frontiere fra i popoli le hanno poste gli uomini e cosi' come le hanno poste deve essere pure possibile abbatterle. Non e' possibile che questo accada un giorno? - - Tu ci credi? - gli chiese Mimma. - Io non credo a niente, ma so che se volessero, gli uomini potrebbero costruire certamente un mondo migliore, e che ogni generazione deve tentare di costruirlo, o almeno sognarlo -. † Non comprendevo le confabulazioni, appartate e misteriose fra compagni, ogni volta che si dovessero prendere decisioni che avrebbero determinato l'assetto degli organismi dirigenti di una qualsiasi sezione† o peggio ancora degli organismi provinciali. Ogni dirigente, a qualsiasi livello, aveva sempre rapporti piu' stretti, privilegiati, direi, con alcuni (e fra questi non mancavano quelli che cadevano persino in una dipendenza, a volte anche servile, avendo in animo di trarne qualche favore o utilita'); meno cordiali con altri; di totale e persino ostentata indifferenza con altri ancora. †† Se poi accadeva che per un qualche motivo o manifestazione pubblica o congresso di partito venisse qualche dirigente al disopra di quelli provinciali, costui assumeva in genere un atteggiamento distaccato, tranne che con i dirigenti provinciali suoi sostenitori, perche' se non erano di quelli che lo sostenevano nelle sue misere scalate, li snobbava ugualmente. Per non dire dei compagni piu' umili: braccianti, contadini, operai che si sentivano onorati di aver rivolta la parola, e che soltanto perche' gliela mettevano davanti quelli si degnavano di stringere loro la mano. Tranne quando si avvicinavano campagne elettorali e quindi decisioni per le candidature e successiva necessita' del voto. Allora tutto cambiava, tutti i dirigenti, poiche' tutti aspiravano alle candidature e i designati all'elezione, diventavano concorrenti; sembravano allora conoscersi appena tra loro, ma tutti diventavano calorosissimi con i compagni, cosiddetti di base, e non lesinavano loro persino abbracci e baci. Non era certo il partito che io mi ero figurato quando voi parlavate durante le nostre conversazioni; e non credo che avreste mai pensato che questo fosse. Cominciai a parlare di queste mie impressioni negative col mio dipendente Nello che, a volte, non sapeva cosa rispondermi; a volte mi diceva, con una maturita' che mi sembrava maggiore di quella che ci si sarebbe potuta attendere in un giovane di quell'eta', che si', avevo ragione. - Accade cosi' in tutti i partiti, e quindi anche nel nostro. Perche' gli uomini siamo cosi': ambiziosi, egoisti. Sembriamo magari tanto miti e altruisti, ma se possiamo avere di piu', di piu' cerchiamo di prendere. Pero', vedi, alla fine, i nostri compagni, pur con i loro difetti e le loro ambizioni, si ritrovano sempre dalla parte dei deboli e dei lavoratori. Perche', sai come scrisse una volta Brancati? lo sai...† Brancati? nostro concittadino possiamo dire, di Pachino, e non era certo comunista. Eppure scrisse che ''l'uomo di sinistra, anche nelle occasioni in cui agisce male, non riesce a far sparire del tutto l'impronta di nobilta' da cui e' segnato''-. Mi sorprese che conoscesse Brancati, anche se da queste parti Brancati, ora ingiustificatamente quasi dimenticato, a cavallo degli anni Cinquanta era molto letto. †††††††† Diversioni come
queste, per cui il protagonista si scosta da quello
che avrebbe dovuto essere l'unico oggetto del ricordo, cio e' la storia d'amore
con Juliette, costituiscono un segnale molto importante, poiche' lasciano gia'
intravvedere che le vere ragioni del suo bisogno di raccontare si collocano ben
al di la' della sola e semplice esigenza di rivivere un'esperienza d'amore. E infatti nella seconda parte del libro e' un passato ancor
piu' remoto rispetto al tempo di quell'esperienza, vale a dire sono gli anni
della fanciullezza nonche' la condizione attuale del personaggio a divenire
prepotentemente oggetto della narrazione.
LETTURA: ''In fuga dalla guerra'' - da Altri anni †In fuga dalla guerra Nella seconda parte del libro dal racconto del passato si passa frequentemente, attraverso un riuscita alternanza temporale, al racconto della vita presente di Ennio; cosi' dal rapporto, o meglio dal contrasto, tra passato e presente emerge il tema del tempo che, scorrendo, trascina via la nostra vita; cosi' noi mutiamo, non le cose, e mutando, rimpiangiamo gli anni dell'infanzia e della giovinezza. LETTURA:Sto godendo la pace di questo splendido pomeriggio siciliano, qui questo non cambia. Non e' vero che in Sicilia non cambia niente, cambia, cambia ogni cosa, anche in Sicilia. Ma tu sarai mai venuta in Sicilia? O mi hai tanto odiato da non voler venire mai a conoscere questa terra? Questa terra che ha perduto tanta della sua autenticita', della sua identita'. Ma non intendo dire, con questo, che sia peggiore, o migliore. No! Dico soltanto che la Sicilia, ma cosi' ogni luogo, cosi' il mondo, cambiano perche' cambia la nostra vita, la vita di ciascuno di noi, perche' passa il tempo. E cambia la mia vita, e io sono diverso da cio' che ero, perche' sono vecchio e rimpiango quei luoghi, quei tempi, ma in realta' rimpiango la mia infanzia, la mia giovinezza svanite per sempre. Non e' il ciliegio che rimpiango, non e' Lipari che rimpiango, ma la mia vita di allora con te. Siamo anche noi cambiati, e forse questo non ci piace tanto. E anche questa terra e' cambiata. Ma la sua bellezza non e' cambiata, la bellezza della sua natura, la bellezza di un tramonto estivo siciliano non cambiera' mai. Quella villa un tempo, d'estate soprattutto, fu luogo di feste frequenti, ed Ennio, ancora ragazzo, aveva avuto la fortuna di esservi ammesso; li' egli aveva conosciuto Oria e con lei i primi turbamenti d'amore. Contrasta con quel tempo l'attuale stato di abbandono della villa e l'assenza dei Roccelli, da tanti anni ormai andati via. Ed Ennio, quando scopre per caso il ritorno fugace di uno di loro, uno dei figli dei signori Roccelli, deve prendere coscienza dell'abisso temporale che lo separa dagli anni dell'infanzia. Tullio Roccelli, che non vedeva da tanti anni e di cui serbava nei ricordi l'immagine di un ragazzo, e' ormai un uomo attempato come lui: - Ora anche io abbracciavo lui. - racconta Ennio - Erano due vecchi che si abbracciavano, e in quell'abbraccio, ritrovando i loro ricordi, ritornarono per qualche attimo a ritrovare i ragazzi di allora. E piu' triste rese la vecchiezza l'uscire da quel breve tuffo in quel tempo lontano -. E quella che un tempo era stata era stata la giovane e bella signora Roccelli, e' ora una vecchia novantenne svanita; constata, infatti, malinconicamente Ennio: - E l'immagine che avevo fra i miei ricordi di quella bellissima e affascinante signora al cui fascino non erano sfuggiti neanche i sogni di alcuni ragazzi, ... ora mi vedevo costretto ad aggiornarla con quest'altra immagine di una vecchia stanca e svanita-. La stessa Oria, la ragazza di un tempo che aveva avviato Ennio alle prime esperienze d'amore, non c' e' piu', e per sempre, perche' e' morta. La narrazione, in queste pagine finali del romanzo, tende a tratti a risolversi in poesia, la cui nota piu' significativa e' un turbamento, sia pure contenuto, di fronte al destino di dissoluzione cui la vita e' condannata: - dov'era il mio mondo? - si chiede Ennio - Dove le persone che hanno popolato la mia vita, pur se in parte tanto solitaria? Alcune non c'erano piu'; di altre non sapevo piu' niente; di altre ancora niente importava; con altre continuavo a dialogare, ma a una sola voce. E anche di queste non sapevo piu' niente o, magari, e ne avevo scoperto un caso, non erano piu' neanche in vita. Tutto mi si stava spegnendo attorno. E io gia' cominciavo a non essere altro che un contenitore di ricordi -. E' prosa poetica questo brano ovvero poesia in prosa, che prova come la parte finale del libro sia caratterizzata da una disposizione fondamentalmente lirica che rafforza quel legame, di cui si e' gia' detto, del romanzo con le precedenti opere in versi di Marziano. Basta leggere quella poesia della raccolta Sisifu intitolata ''Strana sta vita'', che si contraddistingue proprio per il motivo del tempo che, fuggitivo, porta via gli anni, e con essi si dissolvono l'infanzia, gli affetti e le vite di coloro i quali ci stavano accanto.
Il tema del tempo
che scorre inesorabilmente, che tutti e tutto travolge e muta, cosi' diffuso
nelle poesie di Sisifu,
e' il dramma silenzioso di Ennio: egli ha ora acquisito
la coscienza della brevita' della vita, onde il rimpianto dell'eta' piu' bella,
l'infanzia, e dei perduti momenti di felicita', come quelli che Juliette gli ha donato, o la delusione per i tanti sogni
coltivati e mai realizzati. Compare,
ad un certo punto della narrazione, un muro: un muro che Ennio, ancora ragazzo,
vide dal treno durante un viaggio con i genitori, nessuno dei quali aveva
saputo dirgli cosa nascondesse dietro. Il mistero di cio' che c'era dietro quel muro ha
accompagnato per tanto tempo Ennio, finche' questi, divenuto esperiente della vita, non e' riuscito ad attribuirgli un significato simbolico: †- Dietro quel muro, al di la' del quale tutti desideriamo e temiamo guardare, ci
sono le nostre illusioni cadute, i nostri desideri spenti, i nostri sogni
svaniti, i nostri ideali, persino, che il tempo ha piano piano sviliti nello scontro con la dura verita' della vita fino a vanificarli, e li ha
resi sempre piu' duttili fino a mutarli del tutto, a farli uscire dai nostri
orizzonti. Anche quelli piu' autenticamente sentiti. E
ci sono anche i nostri amori falliti, quelli che ci erano
apparsi piu' solidi e sui quali avevamo posto le maggiori aspettative. Anch'essi
li troviamo miseramente caduti dietro il nostro
personale muro - (p. 103). Cosi' la vicenda di Ennio trascorre da una dimensione inizialmente personale
verso una dimensione universale; non solo egli ha travalicato i confini della
sua storia d'amore con Juliette, ma ha voluto
abbracciare, attraverso il recupero memoriale del passato, un'intera vita, la
sua; e la sua vita ora sembra assurgere a simbolo dell'umana condizione, del
dramma, comune a tutti gli uomini, della lenta dissoluzione dell'esistenza
attraverso l'avvicendarsi di momenti lieti e tristi. |