Ma cos'e' questa ''cosa malcreata'' chiederanno i piu' giovani ai quali non e' stata consegnata memoria del territorio e della sua gente. Semplice: e' la traduzione in italiano del siciliano ''cosa malaccriata'', dove ''malaccriata'' significava, a suo tempo, ''scostumata'', ''sconcia''. Magari esagerando un po'. Qualcuno degli antichi indovinelli infatti era talvolta tramandato in un linguaggio un po' ''ardito''. Ma era soltanto un linguaggio traslato, magari all'apparenza un po' ''ardito'', ma soltanto per significare ben altro che il senso letterale delle parole. Ed era sempre una montagna di antica saggezza popolare che, attraverso questo linguaggio figurato, talvolta un po' salace, talaltra allusivo, sempre frizzante, sorridente, si trasmetteva di generazione in generazione. Soprattutto nelle lunghe sere d'inverno, senza televisione, magari attorno al braciere (''a conca'').
Avevano anche un nome questi indovinelli: ''i 'nniminagghi'', termine idiomatico esattamente omologo di indovinelli. Ad essi era riservato soprattutto il periodo di carnevale. Cosi' come quello di Natale era dominato dalla Novena. Lo scenario era sempre la casa. Protagonista la famiglia.
Burgaretta ci offre cosi' un novo insegnamento di storia patria. Dopo il fondamentale testo sui Fatti di Avola, dopo i tanti testi sulle nostre tradizioni popolari. In prosa e poesia.
SALVATORE MAIORCA
da LA SICILIA 9 febbraio 2010
Burgaretta Sebastiano, Non e' cosa malcreata - Indovinelli popolari siciliani, 2009, ottavo, pp. 184, ill., Euro 15,00
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