Tutti e tre gli autori
hanno iniziato l'attivita' giornalistica nei primi anni Novanta scrivendo
inchieste sulla criminalita' organizzata per il mensile Societa'
Civile ai cui ''amici'' e' dedicato il libro. Ci vuole una buona
dose di pazienza per continuare la lettura pagina dopo pagina dei fatti
narrati, supportati spesso da elementi giudiziari, che con lavoro certosino di
raccolta e coordinamento gli autori hanno espletato.
Il tutto interessa da oltre
mezzo secolo la capitale economica d'Italia. Quando
nell'Ottocento e agli inizi del Novecento si parlava di mafia il termine
evocava per antonomasia la Sicilia, terra dove atavico germinava il fenomeno
criminoso associato ad uomini vestiti di nero con
lupara e amicizie contigue che interessano lo stato sociale piu' basso. Negli
Stati Uniti d'America il fenomeno, sviluppatosi nei primi decenni del secolo
scorso, lo si individuava come d'importazione siciliana
in tutto, metodo e uomini (i gangster) compresi. Altrove in Italia
ramificatosi, estendendosi e creando focolai e cellule di origini autonome,
assunse connotazioni e denominazioni diverse: camorra e 'ndrangheta in Campania
e Calabria, Sacra corona unita in Puglia. Patologie criminose
tutte, con uno stesso denominatore comune: forme e metodi similari, ancorche' in
costante adeguamento alla evoluzione della societa'. La mafia, fenomeno
grave che tende ad essere uno Stato nello Stato, per
sovvertirne la legalita' ed assumere il controllo sostituendosi ad esso, e'
sempre un problema di vaste proporzioni che ha assunto vieppiu' dimensioni gigantesche e preoccupanti tali da cointeressare costantemente nella
lotta tutte le strutture istituzionali (dalle forze dell'ordine alla
magistratura) nel tentativo di arginare ed emarginare un fenomeno che si e'
dimostrato difficile da debellare. Lontani ormai i tempi descritti da Leonardo Sciascia,
ben conoscitore del fenomeno, ne Il giorno della
civetta e in tutti gli altri scritti che anche allora interessavano la
cultura letteraria, mezzo indispensabile per una diffusione di massa
conoscitiva di quanto accade nella societa' ad opera di questo cancro che tende
a creare diffuse metastasi. Agli abiti neri e alla lupara si sono sostituiti colletti bianchi e raffinati metodi criminogeni, via via adeguati ai tempi, che non potevano non approdare anche
nel nord, la' dove e' piu' forte l'economia, percio' anche a Milano. Questo libro
ne da' contezza con un lavoro minuzioso che ricostruisce un periodo lungo oltre
mezzo secolo e che, ovviamente, interessa una moltitudine di vicende, di
personaggi e di luoghi.
1Molto opportunamente gli autori hanno ricordato quale premessa al
lavoro, che fino a sentenza passata in cosa giudicata, ogni cittadino, ancorche'
oggetto di condanna nei primi gradi di giudizio, e' un presunto innocente. Cosi'
stabilisce la Costituzione italiana. I fatti percio' vanno tutti
oggetto di verifica, riscontro, esame dagli organi inquirenti prima,
della Magistratura poi.
Di quando in quando
esistono tuttavia fatti che si mostrano come gli scogli: riemergono intatti
dopo ogni ondata di parole. Nel risvolto di copertina
dal libro si legge: ''La mafia non esiste dicono i governanti padani, come i
loro colleghi del sud il secolo scorso. Con poche eccezioni anche le
associazioni imprenditoriali e professionali non la vedono. Chi nega, chi
minimizza, chi ostenta stupore di fronte alle indagini che svelano densi
intrecci tra criminalita', mondo degli affari e amministratori pubblici. Eppure
a Milano e in Lombardia la mafia c'e', ben radicata da oltre mezzo secolo: i
pionieri della 'ndrangheta e di cosa nostra arrivarono negli anni Cinquanta;
seguirono gli uomini della camorra e della Sacra corona unita. Da allora ne
hanno fatto di strada. Mafia a Milano racconta,
per la prima volta in modo organico e completo, una storia di violenza,
successo, arricchimento, emancipazione. [...]. Nel
nuovo millennio, le cosche dettano legge nei cantieri, accumulano enormi
patrimoni immobiliari, guidano holding familiari. Complice il silenzio che li
circonda, i clan trapiantati a Milano e dintorni si sono riorganizzati e
rafforzati. Per dare l'assalto all'economia e alla politica''.
Il libro oltre che della
gia' detta e sociologicamente interessante introduzione di Nando dalla Chiesa si
compone dei seguenti capitoli (all'interno di ognuno dei quali il lavoro e'
suddiviso in specifici paragrafi): ''Prologo; Radici; La stagione dei gangster;
Finanza nera alla milanese; Colletti bianchi; Nei quartieri delle cosche;
Amicizie pericolose; La santissima alleanza; La mafia non esiste; Assalto
all'economia; Epilogo: la cupola e il sistema''.
Si conclude poi con un indice dei nomi e un indice dei luoghi, resisi necessari per la cospicua
quantita' del materiale che lo compone. e' il volume di per se' un documento
storico? Forse. e' certamente un lavoro del quale non potra' fare a meno lo
storico di domani che vorra' affrontare il delicato argomento della mafia nella
capitale della finanza e dell'economia, nell'area industrializzata del nord
d'Italia, la' dove c'e' piu' denaro che velocemente circola e che in parte sfugge
purtroppo alle regole della legalita'.
I nostri padri ci hanno
lasciato in eredita' lo Stato di diritto. Noi abbiamo il dovere di lasciare ai
nostri figli la cultura della legalita', la sola che ci appartiene, la strada
che dobbiamo indicare a percorrere, quella che ''si fa camminando''. Per i
posteri, se posteri esisteranno.
Giovanni Stella

VOGLIO PARLARVI DI UN LIBRO
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