

I loro nomi vengono citati nel Libro “Canicattini Liberty”, pubblicato nel 1996 dall’Amministrazione Comunale del Comune di Canicattini a proposito dello scalpellino Santo Aiello uno dei migliori scalpellini di Canicattini il quale (si riporta testualmente)” … giovanissimo lavorò ad Avola alla decorazione della casa di via Rattazzi n° 4 e della Villa Mimma. Il soggiorno in questa Città fu decisivo per la sua formazione, in quanto gli permise di entrare in contatto con Michele Urso, Giuseppe Motta e Gaetano Restuccia che andavano elaborando un tipo di decorazione eclettica.”
Allo stesso modo nel Libro “Avola storia della Città dalle origine ai nostri giorni” l’Autrice Concetta Muscato Daidone a pagina 181 quando parla dell’emergente ceto medio avolese che liberatosi della sudditanza nei confronti della vicina aristocratica Città di Noto iniziava a manifestare la sua ricchezza commissionando la costruzione di case la cui realizzazione richiedeva l’opera di operai specializzati nella lavorazione della pietra bianca da taglio dove gli scalpellini trasfusero le loro capacità artistiche ed artigianali. La realizzazione di abitazioni riccamente decorate fu possibile grazie alla presenza di costruttori edili, scultori, decoratori ed ebanisti che avevano tramandato le loro capacità tecniche e l’amore per l’arte, cita i nomi di Giuseppe Motta, Michele Urso e Gaetano Restuccia.
Ancora Corrado Apolloni in "Avola Liberty" del 1985 a pagina 16 li cita, tra gli altri, come coloro che permisero di ornare le facciate di tantissime case di Avola con tralci ritorti, fiori, foglie, frutti, squisite testine femminili, ma anche conchiglie e mostri fantastici e grotteschi, mescolando in modo originale i moduli ornamentali del nuovo stile e quelli della locale tradizione tardo barocca creando degli autentici capolavori.
QUESTA L'ISTANZA PRESENTATA AL SINDACO PRO TEMPORE DA SERGIO MOTTA (Nipote dello scalpellino Giuseppe Motta)
Al Sig. Sindaco del Comune di Avola
Egr. Dott. Barbagallo Antonino
All’Ass. all’Urbanistica-Territorio –Protezione Civile
Egr. Dott. Campisi Davide
Ill.mo Sig. Sindaco del Comune di Avola
Il sottoscritto Sergio Motta, residente in Avola alla C.da Chiusa di Carlo senza numero civico,
PREMESSO
Che la zona in cui il sottoscritto risiede e dove risiedono altre decine di famiglie e precisamente la Contrada
chiusa di Carlo a cui si accede dalla SS 115 imboccando la strada di fronte al rifornimento Q8, è sprovvista
dei nomi delle Vie, con notevoli disagi per i residenti,
con la presente
INVITA
Codesta Spett.le Amministrazione a valutare la possibilità di assegnare dei nomi alle Vie della zona sopra
indicata per permettere l’individuazione di ogni abitazione, ormai numerose, con un numero civico.
A tal fine il sottoscritto sottopone al vaglio dell’Amministrazione i nomi di alcuni “Scalpellini” vissuti ad
Avola tra il 1876 ed il 1954 e precisamente Giuseppe Motta, Michele Urso e Gaetano Restuccia, che con il
loro sapiente lavoro artigianale hanno contribuito ad abbellire le facciate di alcune case storiche della
nostra Cittadina.
Ad essi appartengo la realizzazione delle decorazioni in stile Liberty di Palazzi e Ville Avolesi tra i quali la
casa di Via Rattazzi n° 4 e Villa Mimma sulla strada per Tangi.
I loro nomi vengono citati nel Libro “Canicattini Liberty”, pubblicato nel 1996 dall’Amministrazione
Comunale del Comune di Canicattini a proposito dello scalpellino Santo Aiello uno dei migliori scalpellini di
Canicattini il quale (si riporta testualmente)” …giovanissimo lavorò ad Avola alla decorazione della casa di
via Rattazzi n°4 e della Villa Mimma. Il soggiorno in questa Città fu decisivo per la sua formazione, in quanto
gli permise di entrare in contatto con Michele Urso, Giuseppe Motta e Gaetano Ristuccia che andavano
elaborando un tipo di decorazione eclettica.”
Allo stesso modo nel Libro “Avola storia della Città dalle origine ai nostri giorni” l’Autrice Concetta Muscato
Daidone a pagina 181 quando parla dell’emergente ceto medio Avolese che liberatosi della sudditanza nei
confronti della vicina aristocratica Città di Noto iniziava a manifestare la sua ricchezza commissionando la
costruzione di case la cui realizzazione richiedeva l’opera di operai specializzati nella lavorazione della
pietra bianca da taglio dove gli scalpellini trasfusero le loro capacità artistiche ed artigianali. La
realizzazione di abitazioni riccamente decorate fu possibile grazie alla presenza di costruttori edili, scultori,
decoratori ed ebanisti che avevano tramandato le loro capacità tecniche e l’amore per l’arte, cita i nomi di
Giuseppe Motta, Michele Urso e Gaetano Restuccia.
Ancora Corrado Apolloni in Avola Liberty del 1985 a pagina 16 li cita, tra gli altri, come coloro che permisero
di ornare le facciate di tantissime case di Avola con tralci ritorti, fiori, foglie, frutti, squisite testine femminili,
ma anche conchiglie e mostri fantastici e grotteschi, mescolando in modo originale i moduli ornamentali del
nuovo stile e quelli della locale tradizione tardo barocca creando degli autentici capolavori.
Considerando quanto precede, il sottoscritto confidando nella sensibilità di Codesta Amministrazione fa
ISTANZA
affinché alla strada indicata nella copia dello stralcio di mappa allegata venga assegnato il nome di
Giuseppe Motta (1893-1947) Scalpellino Avolese.
In subordine, e qualora codesta Spett.le Amministrazione lo ritenga utile, i nomi degli scalpellini Giuseppe
Motta, Michele Urso e Gaetano Restuccia e gli altri citati alle varie strade senza nome della sopra indicata
contrada creando così un’area del nostro territorio i cui nomi delle vie ricordano quei nostri concittadini
che contribuirono, con la loro opera, all’arricchimento ornamentale delle nostre antiche abitazioni.
Si allegano le copie delle pagine dei testi sopra citati e copia dello stralcio di mappa.
Confidando in un benevole accoglimento della presente istanza si porgono, con Osservanza, distinti saluti.
Sergio Motta
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Avola
Nuove strade
due intitolate
a Coletta e Hack
• Domenica 13 Aprile 2014
• Siracusa,
• LA SICILIA pagina 36
Avola. Al via il riordino della toponomastica in città. La Giunta comunale ha approvato la delibera con la quale vengono denominate o ridenominate oltre dieci vie. In diverse zone della città, i residenti chiedono da tempo l'eliminazione dei disagi legati soprattutto al recapito della posta. E' stata intitolata a Margherita Hack, scienziata di fama internazionale, una traversa priva di denominazione di via Miramare. Ed ancora, la via Franco Franchi di corso Indipendenza è stata cambiata in via Rita Levi di Montalcini, premio Nobel per la medicina. Di nuova denominazione sono le vie San Benedetto, Austalia e Canada (in contrada Cicirata); continenti simbolo dell'emigrazione italiana nel secolo scorso. Ad Elsa Morante, scrittrice del dopoguerra, è dedicata la via che congiunge la contrada Zuccara con la via Miramare; mentre a Giuseppe Coletta, brigadiere vittima di un attentato a Nassiriya, è intitolata una via di contrada Petrara. Di nuova denominazione sono anche le vie Giuseppe Motta, Michele Urso, Gaetano Restuccia e Giuseppe Consiglio in contrada Margio. Si tratta di maestri scalpellini avolesi che hanno realizzato opere civili in stile liberty. Ad Angelo Sigona, deceduto durante i "Fatti di Avola", è intitolata la via compresa tra le vie E. Filiberto e Pisani. Cenzina Salemi
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Avola liberty
Il liberty di Avola
di Corrado Apolloni
Pochi anni orsono, invitato a parlare sull'architettura tardo-barocca di Avola in quella città, ricorrente era da parte dei miei interlocutori l'affermazione che Avola fosse una città priva di interesse artistico se si escludeva la planimetria urbana, un esempio citato costantemente nella letteratura urbanistica. Mi sforzavo di smentire questo pregiudizio, ma permanevano negli interlocutori molte. perplessità. L'insistenza sugli aspetti urbanistici, la ricerca dell'identità tra utopia urbana del '700 e l'architettura tardobarocca nascondevano quelli che erano i linguaggi predominanti di questa città, e cioè l'eclettismo ed il liberty.
A pochi anni di distanza quel pregiudizio comincia ad essere superato e questa città comincia ad essere osservata con più attenzione, non soltanto per l'impianto urbano redatto da fra' Angelo Italia dopo il terremoto del· 1693, ma anche per gli aspetti architettonici del '700 dell' '800 e della prima metà del '900 e proprio per la conoscenza di quest'ultimo periodo un contributo prezioso ci viene da
Corrado Apolloni col volume «Avola liberty» con una nota introduttiva di Anna Maria Damigella, a cura dell' Amministrazione comunale di Avola.
Lo studio riguarda l'architettura, la pittura e le arti minori dal ferro battuto all'arredamento e si evidenzia subito da un lato il ruolo di alcune personalità locali con una formazione accademica, quali l'ingegnere Giuseppe Piccione (1866-1918), l'architetto Gaetano Vinci (1888-1964), il pittore-decoratore Raffaele Sca1ia (1876-1948), e dall'altro il ruolo dei capimastri-scultori, dei fabbri, degli ebanisti quali Giuseppe Consiglio senior, Giuseppe Consiglio junior, Michele Urso, Gaetano Restuccia, Antonino Manciagli, Salvatore Russo, Pietro Fratantonio.
La ricca presenza di architettura con motivi decorativi liberty è legata al nuovo impulso economico determinato, tra la fme dell'Ottocento e i primi del Novecento, ad Avola dalla suddivisione del latifondo in piccole proprietà e dallo sviluppo delle coltivazioni dei mandorli, degli olivi e delle viti.
Apolloni individua due tendenze parallele nel liberty avolese: uno stile «secco e squadrato» più accademico e uno stile «ornarnentista», utilizzato dai capimastri e dagli scalpellini, mentre la Damigella stabilisce relazioni tra le decorazioni plastiche di Avola ed analoghi motivi dell'«art nouveau» internazionale (Grasset, Mucha, Verneuil). Scegliendo tra le due tendenze, sottolinea come l'impaginazione degli elementi decorativi diventa gradevole ed interessante non nelle pretenziose architetture dell'aristocrazia, ma nelle case degli artigiani, dei coltivatori, degli stessi capimastri.
L'anno 1907 sarebbe quello in cui troviamo la prima casa liberty ad Avola ad opera di Sebastiano Vinci, su progetto del figlio Gaetano, allievo della Scuola d'Arte di Siracusa, diretta dal piemontese Giovanni Fusero, assertore e divulgatore del nuovo linguaggio a Siracusa, mentre l'adozione dei motivi floreali nelle decorazioni plastiche durerà fino al quinto decennio.
Come per altri centri della Sicilia sud-orientale più interessante risulta il liberty «minore» delle abitazioni ad un solo piano, dove l'essenzialità dei telai architettonici riesce a mettere ben in risalto le parti scultoree.
PAOLO NIFOSÌ
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IN CORSO VITT. EMANUELE n. 115 AD AVOLA
Palazzo Corsico, oggi Nicastro.
Ing. Paolo Corsico (1925), committente farmacista Carmelo Corsico.
Impresa costruttrice Giuseppe Sirugo.
Decoratori plastici: Gaetano Restuccia, Michele Urso, Giuseppe Consiglio padre, Giuseppe Consiglio figlio.
Lavori in ferro: Giuseppe Prazio. decorazioni pittoriche: Raffaele Scalia. |
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