Confesso
che rimasi veramente sorpreso della visita che, agli inizi del mese
di Marzo, mi fece Enrico Alia, amico fin dagli anni della prima pubertà.
Mi aveva, Enrico, annunciato per telefono la sua visita, dicendomi di
volermi dire qualcosa. Quando ci trovammo seduti a casa mia luno
di fronte allaltro, mi presentò una raccolta di sue poesie,
che, mi disse aveva intenzione di pubblicare, e mi chiese a quel punto
una mia introduzione a quella quarantina di composizioni, scelte fra
il centinaio che egli conservava nei suoi cassetti. Non pensavo, né
avrei mai pensato, che Enrico potesse essere autore di poesie, inteso,
come era stato durante tutta la sua vita, ad un lavoro che con la letteratura
aveva avuto pochi rapporti; ed invece, eccoti una bella silloge di versi!
Alla prima sorpresa si aggiunse poi una seconda, quando, aprendo il
volumetto, mi accorsi che la produzione di Enrico era tutta in dialetto
siciliano, cosa che, veramente, mi diede ancora più da pensare
per la difficoltà che prevedevo di sapere interpretare correttamente
e velocemente lo scritto da esaminare. Ma ad un vecchio amico, che ti
onora di tanta stima, non si può negare una cordiale disponibilità,
e così, mi diedi dopo alcuni giorni a cercare di interpretare
il mondo poetico di questo anziano sognatore. La cosa mi fu facilitata
dalla lettura della prima composizione in versi, che si intitola, appunto,
A poesia senza rima, una sorta di introduzione di natura estetica, con
cui lAutore esprime la convinzione che la poesia, se rimata, è
«ciù difficultusa», si capisce, per chi la
scrive ma «quannu a senti, è nu divertimentu»
riferendosi al lettore. Su questo stesso tema Alia ritorna più
avanti, più aperto e più preciso, in una composizione
che si intitola, appunto, Chi è a puisia, nella quale esprime
il suo concetto della poesia, «
la puisia è nsintimentu/ca
se nun lài, nun lu poi nvintari»; una sorta
di poetica alla buona, intrisa, però, di concetto e sentimento
insieme, e posto che essa «nasci spuntania», allartista
non resta che «nta ssu mentri, ti lammurtalari/ scrivennu
unni capita ppi prima», però «rannuci ncontenutu
e anticcia i rima».
Questo componimento si potrebbe benissimo assumere come un documento
programmatico, a prescindere dal fatto che non precede lintera
produzione. In effetti, guardando ai temi trattati, si riscontra chiaramente
la presenza di un sentimento profondo che permea tutte le composizioni
e dà loro una unità che nasce da una altalenante visione
del mondo, ora entusiasta ed ingenua, ora pensosa e preoccupata, che
si riflette come in uno specchio nellinteriorità dellAutore
e da questa balza fuori a comunicare concetti e sentimenti vissuti e
sentiti con profonda sensibilità umana...
Salvatore
Martorana
A
poesia senza rima
Iu chiedu scusa, a l'autri poeti
tutti scrivemu, e pinsamu, comu ni pari
Basta ca si raggiunginu li meti
ognunu, a modu sovu po puitari.
Però ppi mia, la puisia senza rima
è comu lu mangiari senza sali
Comu na cosa, ca propriu nun cullima
è comu, na pirsuna ca sta mali.
Fatta c'a rima, è ciù difficultusa
però l'orecchiu, cinn'avi gudimentu.
Diventa nna sunata armuniusa
ca quannu a senti, è nnu divirtimentu.
Se senza rima, tu fai la poesia
quannu la senti, nun c'è tantu piaciri
Na cosa senza sucu, senti a mia
e dicinu cosi, accussì tantu pi diri.
Chistu però, è lu pinseri miu
po darsi ca mi pozzu, anchi sbagghiari
Però stu fattu, n'lu ricu sulu iu
lu rici anchi me frati e me cumpari
|