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FRANCESCO GIULIANO  |
Città: LATINA (LT) |
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SOMMELIER
Un intormentimento bizzarro mi colse
ché sorseggiai un forestiero nettare
che con stupore il palato mio scosse.
Un’ardente passione pian piano mi accese.
Pareva ambrosia, tinta giallina,
che poscia mi avvinse il core,
quando un guizzo di luce da parte a parte passò
e quel tono ravvivò.
Subitamente!
Un nascimento focoso
la sua freschezza
col suo salso sapor stuzzicò
e l’animo mio allor incantò.
Un’euforia profonda
nella mia essenza,
di sorpresa,
gocciola dopo gocciola, suscitò.
Lo annusai: che fragranza fruttata!
Nel calice lo agitai,
indi, lo fiutai ancor:
captai d’acacia prelibato odor.
Lo gustai:
saporosità d’erbe notai.
Ancor lo centellinai:
morbidezza al palato ravvisai.
Il calice poi alzai
e i suoi riflessi giallognoli osservai:
che goduria alle iridi provai.
Di nuovo lo annusai: mi estasiai.
Ancor lo sorseggiai: sedotto fui.
Un'altra volta lo guardai: affascinato rimasi.
I primi verbi a trovare indugiai:
volevo bisbigliare
l’equilibrato senso
che quel nettare al bevitor
con amor infonde.
(Francesco Giuliano)
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FRANCESCO GIULIANO  |
Città: LATINA (LT) |
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LA BATTAGLIA
Sul Pal Piccolo,
là, dove proiettili,
spari,
ordigni sibilavano,
là, dove le baionette di color purpureo si coloravano,
là, dove grida,
lamenti,
gemiti imperversavano,
là, dove il trombettiere doppiamente si sfiatava,
siccome alla carica incitava,
Janu altero,
temerario,
audace,
con ardimento
e con fiero coraggio,
combatteva,
mentre i suoi compagni ad uno ad uno perdeva.
Tra i gigli martagone rosacei,
il milite Micheli cadeva;
in mezzo ai roponzoli plumbei violacei,
l’amicu Pippu stramazzava;
accanto alla barba di capra canuta,
il compagno Tanu si accasciava;
tra i prodigiosi ontani,
a terra esanime Turi piombava;
in mezzo ai sorbi, dai volatili prediletti,
a terra, in men di un fiato,
Saru crollava;
tra i rugginosi abeti,
il compagno Dinu, tremante, si riparava;
là, dove crescono i bianchi ranuncoli,
Paulu ferito a morte giaceva;
in mezzo ai fiori color rosa-arancio di geo penduli,
Santu col cor trafitto,
immobile,
pallido,
esanime stava;
accanto alle odorose violette clematidi,
Ntoni con atroce dolor ansimava;
là, sui bianchi terreni calcarei,
dove si erge vispo il ferrugineo rododendro irsuto,
anticipator di tanto pianto versato,
ferito ad una gamba Neli gemeva;
là, nei verdi pascoli,
dove si innalzano gli azzurri gerani silvani violacei
e l’aquilegia color vinaccia,
Natali d’un sol colpo moriva.
In mezzo a tutto questo sconvolgente,
efferato,
violento,
atroce,
disumano scempio,
Janu la morte con ardore disprezzava,
siccome tutto il suo eroico vigore manifestava.
Intrepido a gran voce esultava
e il cinico nemico umiliava.
(Francesco Giuliano)
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361) |
FRANCESCO GIULIANO  |
Città: LATINA |
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LA GRANDE GUERRA
Là, dove ancora Mnemosine batte le ali,
late bianche adornate da abbozzi neri,
là, come la Musa della Memoria,
quella sfinge rievocare l’eccidio oggi vuol,
tra quegl’irti grandiosi siti,
dove le nivee pietre torve
si tinsero di fulvo liquido vital,
che fece frignare tante madri,
che fece gemere numerose mogli,
che fece penare molte promesse spose,
diversi frati,
parecchie sore,
che rese orfani molti figli,
che fece attendere sulla domestica soglia
invano tanti padri!
Là, Mnemosine vola,
su quelle rocce scavate
da freschi rigagnoli d’acqua imperituri,
dove impera l’achillea
con i suoi fiorellini,
bianchi,
piccoli,
deliziosi,
che china verso il suolo,
siccome per levar prece,
quotidie,
per tutti quei valorosi scomparsi,
padri,
figli,
nipoti,
che poscia il paese
volle onorar col Milite Ignoto.
Là, Mnemosine vola,
dove la vulneraria,
con le sue magnifiche infiorescenze variopinte,
bianco-giallo-arancione,
contrasta con quelle bianche,
puntellate di rosso,
della sassifraga.
(Francesco Giuliano)
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