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Copertina RecensioneIl volume edito da Francesco Urso
«Viaggio nell'invisibile» di Gioacchino Scorsonelli

L´ultima fatica letteraria di Gioacchino Scorsonelli conduce il lettore ...
«Viaggio nell'invisibile» è il titolo dell'ultimo fatica letteraria di Gioacchino Scorsonelli, edito da Urso.
Un libro che conduce il lettore in un percorso che gli fa acquisire l'abilità a trasformare la vita secondo le sue intenzioni, di scegliere il tipo di vita che vuole vivere.
Una lettura scorrevole che consente di prendere decisioni concrete ed efficaci invece di vivere avanzando alla cieca.
I due protagonisti, per poter dare una risposta al perché viviamo e moriamo, intraprendono un viaggio che dalla loro realtà artistica, pedagogica e psicologica li porterà ad un nuovo mondo invisibile e fantastico.
«Le coincidenze - dice l'autore - costellano la nostra giornata, talvolta sconvolgono i nostri piani e ci cambiano la vita. Troppo ancorati al mondo fisico, non riusciamo ad attingere all'immenso potenziale di quello spirituale, che pure continua a bussare alla nostra porta. Noi tendiamo a sottovalutare questi messaggi che provengono dall'universo, se invece ci fermiamo a riflettere scopriamo che tantissimi avvenimenti apparentemente fortuiti sono importantissimi nella nostra vita, per la nostra evoluzione, per l'ampliamento e l'elevazione della nostra coscienza, per il nostro cammino spirituale». Tutto questo è il sincrodestino, quello che aiuta a trovare il significato del mondo, a comprendere la connessione che unisce ogni cosa, in quanto tutti siamo interconnessi non solo tra noi, ma anche con il tutto. Il sincrodestino ci fa acquisire l'abilità a trasformare la nostra vita secondo le nostre intenzioni».
Gioacchino Scorsonelli è un pittore autodidatta, i suoi quadri si trovano in alcune collezioni private in Italia, Francia, Germania, Argentina e Stati Uniti. Conduce a Noto e a Siracusa atelier di pittura finalizzati alla strutturazione dell'io dei bambini ed all'integrazione del sè degli adulti.
Ha pubblicato «L'educazione creativa, giocando con pennelli e colori»; «Eros ed Agape»; «Violetto», fiaba online.


Carmen Orvieto
LA SICILIA 12/12/2012 , pagina 42

Dieci libri da salvare

Una catastrofe di natura non precisata incombe sull'Umanità
e a ognuno di noi è consentito, in un'ipotetica "arca di Noè"
di poter portare con sé solo dieci libri.
Li salveremmo dal disastro e li vorremmo con noi,
perché non sapremmo farne a meno.
Anna Maria Folchini Stabile spiega quali libri salverebbe, e perché.

UN LIBRO COME UN RICORDO
COME UNA TESTIMONIANZA
COME UNA LUCE

ricordiPer l’approssimarsi di una ipotetica, malaugurata ed imminente catastrofe che dovesse colpire l’umanità mi si chiede di salvare alcuni libri che meritano, secondo la mia opinione, di essere salvati.
Rifletto sull’ipotesi e la prima cosa che mi sovviene è che di catastrofi ne viviamo ogni giorno e, dunque, ogni santo giorno noi dovremmo salvare qualche libro. Ma non lo facciamo, anzi ogni momento distruggiamo qualche libro semplicemente con la scelta di non leggere. Se potessi, nell’imminenza della catastrofe, i “miei” libri (e non solo i miei) li salverei tutti perché li considero come figli miei, partoriti dal mio pensiero anche se non da me scritti. Ma nella spaventosa ipotesi che mi si costringesse di sceglierne uno e uno solo, non avrei dubbi a scegliere…
Qualche tempo fa mi è capitato di leggere che la Bibbia è il libro più letto al mondo. Sarà vero anche perché non ho motivo di dubitare. La Bibbia è veramente un bel libro, denso di racconti che sin da piccolo mi destavano sorpresa e accanimento nella lettura per il modo avvincente della narrazione, soprattutto il libro della Genesi. La Bibbia è anche un testamento (non a caso si parla di Vecchio e Nuovo Testamento), una eredità che Dio ha voluto lasciare agli uomini e alla loro memoria affinché rammentassero sempre la loro origine, la loro Storia, anche e soprattutto nei momenti di angoscia come potrebbe essere quello nel quale l’umanità dovesse precipitare in vista di una catastrofe. In questo senso la Bibbia, secondo i cristiani, è forse anche una guida per la generazione che rinascerà – se rinascerà – ed alla quale gli uomini potranno rifarsi per ricreare le condizioni di umanità e moralità – si spera migliori – antecedenti al disastro.
Ben riconoscendo la sua bellezza, non credo, tuttavia, che salverei la Bibbia perché per par condicio dovrei salvare anche il Corano, la Torah e tanti altri testi sacri che secondo me meritano una eguale considerazione, e la scelta diventerebbe veramente ardua e comunque ingiusta.
Decido di non salvare la Bibbia e spero non me ne vogliano i cristiani e spero anche che non me ne vogliano i musulmani e gli ebrei e i buddisti, insomma tutti. Anche gli atei. Perché anche loro avranno un qualche testo “sacro” a cui si rifanno: “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche, ad esempio. Non salverei neanche questo.
La scelta del libro da salvare deve ricadere su un libro che descriva anzitutto un ricordo, poi una testimonianza ed infine una speranza di luce per l’umanità che rinasce. E, soprattutto, non deve fare torti a nessuno.
La scelta si mostra ancora più ardua.
Descrivere un ricordo sembrerebbe una cosa molto semplice, ma non lo è affatto.
Solitamente il ricordo ha la funzione non solo di far rivivere, magari inconsciamente, situazioni che ci hanno colpito, ma anche quella di spiegare a chi ci ascolta il vissuto che sta attorno a quel ricordo. E il vissuto il più delle volte è drammatico, tragico ed è anche per questo motivo che lo ricordiamo. Mio padre e mia madre, ad esempio, mi raccontano tuttora e sempre i fatti che hanno vissuto durante la Seconda guerra mondiale; la fame che attanagliava le persone e le inventive per scongiurarne i morsi. Un fatto, in particolare, mi ha sempre impressionato. La mia nonna paterna aveva il marito (mio nonno) al froricordinte e sette figli da sfamare. Lavorava nei campi e all’ora della pausa designata per consumare il poco pane avvolto in un fazzoletto rosso, ella si allontanava dal gruppo con la scusa di raccogliere della verdura che cresceva spontaneamente sul ciglio per farne del cibo cotto alla sera. In realtà lei si allontanava dal gruppo per la vergogna perché non aveva di che mangiare e per orgoglio non voleva chiederne alle altre donne. Nel suo fazzoletto rosso c’era avvolta una pietra. Mio padre, presente a quell’evento, con gli anni ne rese testimonianza diretta a noi figli affinché comprendessimo quale cifra poteva raggiungere la dignità di una persona di fronte alla tragicità e alla morte. Erano anni spaventosi, che riecheggiano tuttora nelle loro menti. Anni che comunque passarono. Anni che sono trascorsi grazie alle lotte e alle speranze di coloro che hanno creduto in un mondo migliore e nella uguaglianza degli uomini senza alcuna distinzione, facendo così evolvere la società verso una dimensione più umana e più equa.
Ecco perché non avrei dubbi a scegliere come libro da salvare la Costituzione della Repubblica Italiana che, sebbene nella sua apparente rigidità e freddezza, riesce ad incarnare i ricordi, le testimonianze e le speranze di un popolo.


Leonardo Miucci

Avola, 10 dicembre 2012

 

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