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132) Paolo Rametta  Maschio
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Domenica, 13 Marzo 2011 00:53 Host: 93-46-29-20.ip105.fastwebnet.it Scrivi un commento Invia una E-mail

“C’ERA UNA VOLTA LA MAFIA”

Con questa lettera mi rivolgo a tutti i siciliani, di qualunque età, sesso e convinzione politica, perché ciò che voglio esprimere prescinde da qualsivoglia logica di partito. Col cuore tengo a precisare che il mio intento non è assolutamente quello di impartire lezioni di vita, ma di invitarvi seriamente, una volta per tutte, a tirar fuori la vostra rabbia e la vostra insofferenza per essere la Sicilia ancora oggi sotto scacco di una mafia che, silenziosamente, continua tessere le trame dei suoi loschi affari.
L’attuale Procuratore Nazionale Antimafia, il dr. Pietro Grasso, ha un sogno: poter un giorno, non troppo lontano, prendere in braccio i suoi nipotini e raccontargli una storia con questo inizio <c’era una volta la mafia>; sto parlando di un uomo che vive sotto scorta dal 1985, 25 anni trascorsi rischiando quotidianamente la propria vita, rinunciando a tutto ciò che per noi è scontato, dall’andare al cinema al farsi una passeggiata per i negozi. Per cosa? Per soldi? Per il potere? Per il successo? Niente di tutto questo! Pur avendo la possibilità di scegliere una vita tranquilla, al riparo da pericoli, lui e tutti gli uomini come lui, i soli che possono legittimamente definirsi “uomini d’onore”, hanno scelto di esporsi, di combattere in prima linea; di fronte al male non hanno abbassato la testa da sconfitti ma hanno deciso di affrontarlo a testa alta, guardandolo negli occhi, abolendo decisamente la parola “egoismo” dal loro dizionario e improntando il loro agire all’amore incondizionato per la propria terra.
Ecco, io vi chiedo di riflettere sul significato della vita di tutti coloro i quali – magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine, gente comune che ha avuto il coraggio di ribellarsi – hanno lottato per un ideale. L’errore della nostra società è quello di dare tutto per scontato, di ritenerci liberi da qualsiasi dovere morale; ci sentiamo con la coscienza pulita sol perché ci consideriamo persone oneste che provano sincera ammirazione nei confronti di chi lotta per la giustizia. Io vi dico che è troppo facile limitarsi ad applaudire e restare fermi a guardare, occorre qualcosa di più, occorre tradurre in chiave operativa tutta questa nostra stima, occorre agire! Prima ancora di essere una fattispecie criminosa puntualmente definita e disciplinata dal Legislatore, la mafia è un problema sociale che nasce, si nutre e si espande grazie al nostro egoismo, alle nostre coscienze troppo spesso inerti, alla forma mentis secondo la quale “chi pensa agli affari propri campa cent’anni”. Si ok campa cent’anni ma con quale dignità? Le Istituzioni possono solo contrastare il fenomeno, arginarlo, ma il colpo finale dobbiamo darlo noi; a noi spetta il compito di trasformare quel sogno del dr. Piero Grasso nella nostra realtà. Come fare? Anzitutto occorre svegliarsi da questo rassicurante torpore, indignarsi e denunciare senza la minima esitazione quei delinquenti che incutono timore con la forza dell’intimidazione. Ma bisogna essere uniti nel farlo, perché fino a quando ci sarà anche soltanto una persona che chinerà la testa, su quella fragilità la mafia trarrà la propria linfa vitale. Se oggi siamo 50, domani 100, dopodomani saremo 150 e così via fino a quando saremo noi e la nostra voglia di riscatto a trionfare sul marcio che inquina le nostre vite da troppo tempo ormai. La mafia non è invincibile ma, parole di Giovanni Falcone, “è un fatto umano e come ogni fatto umano ha avuto un inizio ma avrà anche una fine”. Finiamola col dirci “io non sono un eroe come loro, ho la mia vita e miei interessi da tutelare”. C’è gente che, pur non conoscendoci, è morta anche per noi, ancorché con la matematica certezza che avrebbe pagato cara la propria scelta, non ha arretrato di un centimetro continuando la propria opera. A noi il compito di onorare la loro memoria, di fare in modo che l’impegno di chi non c’è più e di chi ancora oggi lotta a denti stretti, abbia un senso. Il loro esempio deve essere la nostra forza!
Paolo Borsellino diceva “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. Allora noi dobbiamo anche pregare, tutti insieme con convinzione, affinché il Signore scuota le menti di tutti quei giovani che ancora oggi non riescono, o peggio, non vogliono aprire gli occhi; affinché Li induca a scegliere da che parte stare con fermezza di spirito, Li convinca che la mentalità dell’indifferenza, del pensare agli affari propri facendo finta di nulla, non rende l’uomo furbo, né tanto meno libero, ma perdente.
Paolo Rametta
131) Fulvio Maiello  Maschio
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Sabato, 12 Marzo 2011 23:24 Host: net-188-153-89-177.cust.dsl.teletu.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Qualcosa non torna

Non so se sono il solo ad avere alcune sensazioni inquietanti, ma non credo. Penso piuttosto che sia in atto una sorta di ipnosi collettiva per cui ci incamminiamo tutti, l’uno accodato all’altro, all’orlo del baratro. Solo il primo della fila vede dove stiamo andando e si vede che gl fa comodo. Gli altri non vedono, non sanno e sono contenti così. Come spiegare altrimenti i continui sondaggi favorevoli al premier. così saldo al potere che neanche un cataclisma sembra impressionarlo. Le piazze si riempiono sempre più spesso di migliaia di donne, di precari, di studenti, di insegnanti, di disoccupati, di semplici cittadini e tutti insieme protestano contro il governo e il premier. Non so quanti siano tutti insieme, certamente parecchi milioni ma il premier continua a dire che lui è stato eletto dai cittadini. Vuoi vedere che le folle che scendono nelle piazze sono anch’esse foraggiate dal premier per fare un poco di scena ma quando si va a votare confermano la fiducia al Silvio nazionale ?
Se qualcuno che sia intelligente, libero e onesto può chiarire quest’arcano farà una opera buona. Purtroppo di questi tempi trovare una persona con tali tre caratteristiche è difficile se non impossibile
130) Fulvio Maiello  Maschio
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Lunedì, 7 Marzo 2011 16:30 Host: net-188-153-76-191.cust.dsl.teletu.it Scrivi un commento

A proposito di dittatori
Quando si parla di dittatori si pensa a personaggi aggrottati, circondati da guardie del corpo armate e dediti a pianificare profitti personali attraverso imbrogli e rapine. Il ritratto che viene fuori è la fotografia del nostro Presidente del Consiglio. E’ vero che lui non è mai aggrottato ma, al contrario, sempre sorridente però il suo sorriso più che di serenità dell’anima parla di un amaro fallimento familiare e desta perfino compassione. Per il resto ci sono tutti gli altri tratti. Sempre preceduto e seguito da un codazzo di atletici e scattanti giovanotti che, anche se non in vista, certamente sono armati. Per quanto riguarda la pianificazioni di imbrogli è il racconto fedele della sua vita a cominciare dalle speculazioni edilizie, dall’esercizio disinvolto del mezzo televisivo, dalla fraudolenta acquisizione di case editrici e giornali. Sostiene di volere bene all’Italia e agli italiani, di essere un difensore della famiglia cattolica e di volere arricchire tutti. L’amor di patria è smentito dall’alleanza con i leghisti che non nascondono certo la loro antipatia per i simboli dello stato, primo tra tutti la bandiera nazionale. La difesa della famiglia mal si accorda con la sua situazione familiare e le sue abitudini sessuali che vanno oltre i confini del codice penale. Quanto al desiderio di voler arricchire tutti gli italiani per il momento si è fermato a qualche escort non solo, ma retribuisce i suoi legali e supporter con i soldi pubblici e non con i suoi. Già il fatto che sfugge sempre i confronti e non gradisce le domande la dovrebbe dire lunga sull’attendibilità delle sue affermazioni ma quando si esaminano le sue lamentele allora non ci sonno più possibili dubbi. Si lamenta dei comunisti ed è un affezionato amico o complice di bagordi del più conosciuto comunista esistente,il presidente russo Putin. Si lamenta della stampa ma dimentica di possedere due testate nazionali e di avere in corso l’acquisto del Corriere della sera. Si lamenta infine della TV nazionale non ricordandosi che possiede quattro canali televisivi a fronte dei due della Rai. Rete uno della Rai è infatti presidiata e gestita da un suo sbirro. Per quanto attiene infine alla sua vita privata è meglio stendere un velo pietoso e accennare appena alle iniziative della sua ex-moglie, che certamente lo conosce meglio di tutti noi. Concludo con l’affermazione che l’attuale presidente del consiglio è un dittatore come quelli che l’hanno preceduto con una sola differenza: quelli di una volta acquisivano e gestivano il potere con la violenza fisica lui lo fa con la corruzione e il denaro. Ma sempre di dittatura si tratta.

Fulvio Maiello - 07.03.2011
129) fulvio Maiello  Maschio
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Martedì, 22 Febbraio 2011 19:40 IP: 2.40.68.219 Scrivi un commento

La nostra società malata
La democrazia è tale quando tutti i soggetti della contesa politica ne rispettano le regole. Se una parte importante, per conquistare o mantenere il potere, decide di non rispettarle, anche la parte opposta è costretta a fare lo stesso: ecco come nascono i conflitti sociali che possono portare fino alla guerra civile.
E’il grande dilemma della sinistra italiana.
A fronte di una destra che, conquistata la maggioranza in maniera poco trasparente e con il determinante aiuto della parte più retriva della popolazione, conduce la sua azione politica senza scrupoli o limiti di sorta, la sinistra non può limitarsi alla enunciazione dei grandi principi che le sono propri: la giustizia sociale, il diritto al lavoro alla salute a alla sicurezza e stare a guardare passivamente come tali principi vengono quotidianamente stracciati. Tanto tempo fa insorse in armi contro la dittatura ma lo fece quando quest’ultima era già per suo conto agonizzante. Aspetta forse di trovarsi di trovare le medesime condizioni per muoversi oggi?
Perché i sindacati stanno alla finestra osservando senza battere ciglio la trasformazione della società in un insieme di consumatori di ricchezza senza nessuno che la produca?
Il Capo dello Stato che, privo di poteri, continua a sollecitare l’armonia sociale e il reciproco rispetto tra le istituzioni e la politica senza accorgersi che nessuno lo ascolta. Essendo, senza dubbio, un galantuomo perché non pensa alle dimissioni?
Perché la chiesa non si fa più sentire tra i deboli e gli umili ma si limita a pontificare dall’alto dei palazzi apostolici che nessuno ascolta?
Proprio dalle alte gerarchie abbiamo recentemente sentito come le omelie delle funzioni domenicali siano ormai diventate giri di parole senza senso e chiacchiere insulse.
Non può avere un futuro una società in cui tutti accampano diritti e nessuno sente di avere dei doveri. Tutti vogliono l’assistenza sanitaria,i soldi per fare la spesa e vestirsi, la protezione delle forze dell’ordine, gli asili nido dove depositare i figli e i luoghi per il tempo libero ma con quali risorse assicurare tutte queste cose nessuno se ne preoccupa.
Credo che sia inutile sollecitare un momento di riflessione in chi è completamente plagiato e non si pone più da tempo problemi avendoli tutti delegati al loro amato rappresentante che continua a promettere loro tutto e di più. Questi non si preoccupa di essi ma pensa ai suoi affari e ai suoi divertimenti privati che hanno ormai superato i limiti della decenza.
Non è possibile aspettarsi che il Capo dello Stato invii un manipolo di corazzieri per assicurare alla giustizia un Presidente del Consiglio che non la riconosce. Eppure il tanto vituperato Vittorio Emanuele III° ,allora Re d’Italia, fu capace di mandare i carabinieri ad arrestare l’allora Capo del Governo.
Non credo che oggi Putin o Gheddafi manderebbero le teste di cuoio per liberarlo.
Non è neanche pensabile aspettarsi da un parlamento riempito di escort e servi, che non si arrendono neanche all’evidenza e, novelli kamikaze, sono pronti all’ultimo voto per difendere il padrone.
Si potrebbe sperare in una rivolta delle forze armate ma anche questa soluzione risulta antistorica.
Ci apprestiamo a celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia ma non ci accorgiamo che forse siamo in presenza dei suoi funerali. Come interpretare il fatto che basta un virus insignificante come il berlusconismo ad infettare il nostro organismo statale senza trovare resistenze? Un organismo senza anticorpi non può sopravvivere ed è inutile celebrarne i compleanni.
Per evitare di ripercorrere la via usata dai nostri dirimpettai tunisini, che non vedo realizzabile nella nostra società, vecchia, stanca e incapace di sacrifici, avanzo una proposta: smettiamola di pensare al premier e a quello che fa, tanto non possiamo in alcun modo influenzare i suoi comportamenti né censurarli. La maggioranza degli italiani è con lui come lo era al tempo del fascismo con il duce e senza un aiuto esterno non riesce e non vuole aprire gli occhi. Possiamo sperare che, come un tempo le forze alleate, oggi possa essere la Comunità Europea a costringerci a spazzare la nostra casa invasa dai rifiuti?
Personalmente non ci credo ma, al punto in cui siamo arrivati, anche le ipotesi più difficili possono darci almeno un briciolo di speranza.
128) Leonardo Miucci  Maschio
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Mercoledì, 16 Febbraio 2011 23:44 Host: host148-100-dynamic.247-95-r.retail.telecomitalia.it Scrivi un commento

Il Consiglio d'Egitto e l'impostura materializzata col Premio ''Sciascia'' a Berlusconi

Le notizie a volte fanno male, ma ce n’è una che mi ha fatto male più di tutte.
Sul quotidiano “La Repubblica” di oggi 16/2/2011, a pagina 13, si legge: “Premio Sciascia a Berlusconi i familiari dello scrittore insorgono. Iniziativa del sindaco di Recalmuto, ex dipietrista, in nome della ‘giustizia giusta’”. Vi invito a leggere l’articolo anche se nel frattempo alcune considerazioni occorre farle. Paradossalmente in questa iniziativa, portata avanti da una componente politica, emerge in tutta la sua cristallinità il pensiero letterario, e direi anche filosofico, di Leonardo Sciascia. Oserei quasi dire che non c’è alcun bisogno di leggere tutta l’opera sciasciana per capirne il senso, basta leggere l’articolo di giornale in questione e accostarlo alla lettura di uno solo dei suoi romanzi e scritti: Il Consiglio d’Egitto. È un’impostura al quadrato, come sempre amo ripetere; è l’impostura che si materializza; è l’impostura che anima l’agire umano, ad ogni livello.
Invito il popolo della cultura a indignarsi.
Leonardo Miucci
127) fulvio maiello  Maschio
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Lunedì, 14 Febbraio 2011 20:42 Host: net-188-153-80-16.cust.dsl.teletu.it Scrivi un commento

Alla metà degli italiani che proprio non ne possono più.
All’altra metà ossequiosa e strisciante ai piedi del faraone di Arcore non dico niente, solo che mi sono segnato i loro nomi per far sì che, quando Cesare sarà caduto, non si sognino di potersi riciclare con altre vesti. Quindi tutti i deputati scelti ed insediati nel parlamento italiano con Forza Italia, le veline, le escort e i voltagabbana stiano tranquilli perché qualcuno si ricorderà delle loro malefatte e delle loro pietose comparsate televisive. Se il re è malato nel fisico e nella mente non possono esserlo anche tutti i suoi servi, quindi accettino, quando il momento verrà, e verrà molto presto, la giusta punizione per il disastro che hanno procurato agli italiani. Alla prima metà dico che non bisogna perdere la fiducia perché possiamo farcela e dobbiamo farlo per i nostri figli, per noi stessi e per la storia. Come comportarci in questi momenti bui? Considerato che nella dialettica politica si fronteggiano due schieramenti dei quali, quello attualmente al potere non rispetta alcuna regola scritta (costituzione, leggi ed istituzioni) non si può sperare di ottenere qualche risultato con le solite alchimie ed azioni politiche indicate dalle leggi vigenti. In una guerra dove un contendente usa la bomba atomica non si può pretendere di sottometterlo con i forconi. I nostri partiti politici non l’hanno ancora capito e non sanno leggere quello che succede intorno a noi. Anche in Tunisia e in Egitto c’erano dei regimi simili al nostro ma non sono stati i partiti politici a causarne il crollo, bensì il popolo di internet che ha trovato l’unità ed ha risvegliato la passione politica delle popolazioni. Come dice Saviano oggi non serve a niente avere le mani pulite se le teniamo in tasca, occorre tirarle fuori ed usarle contro chi sta distruggendo il nostro futuro. Che ci sia anche da noi una dittatura si evidenzia dal fatto che dovunque ci si giri si trovano i prodotti che il premier ci vende: le televisioni, i giornali, le banche, le case, i libri, le vacanze, gli alimentari e l’abbigliamento tutto porta il marchio di Arcore. Berlusconi malgrado ciò trova ancora la spudoratezza di definirsi vittima dei giornali, delle tv e dei giudici della sinistra. Come si può notare non l’ho chiamato con la carica che ricopre perché, per quanto mi riguarda, lui non è il mio Presidente del Consiglio ma solo il Presidente di Gasparri, Santanchè, Minetti, Ruby e molti atri italiani che hanno fette di prosciutto sugli occhi. Cosa possiamo fare? Scendere pacificamente nelle piazze e protestare ma anche boicottare tutte le merci e i prodotti che fanno capo al regime. Tanto la cintola occorre stringerla perché le risorse sono drenate e destinate ai divertimenti notturni del premier e delle sue puttane. Quindi non sarà un grande sacrificio non comprare i suoi giornali, non accendere i suoi canali tv ( anche Rai1 fa parte di Mediaset ), non comprare i libri Mondadori, non fare operazioni bancarie nelle sue banche, né assicurazioni nelle sue compagnie, non frequentare i suoi supermercati ecc. Se saremo capaci, tutti insieme, di fare queste cose per almeno 3 mesi vedrete che qualcosa accadrà.
126) Leonardo Miucci  Maschio
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Giovedì, 10 Febbraio 2011 23:09 Host: 93-46-2-179.ip105.fastwebnet.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Alcune considerazioni (molto approssimative)
a riguardo della poesia e dell’utilizzo dei social network


Rispondo, così, indirettamente ed in modo involontario all’amico Orazio Parisi che credo, malgrado la mia assoluta latitanza e lontananza da Facebook, di potere definire tale.
Non sono un poeta. Ma chi può definirsi tale? Chi lo fa si autodefinisce e chi definisce altri poeta commette un’impostura al quadrato.
Il poeta gode di una lente di ingrandimento, gli riesce di “vedere” una realtà che ad una mente distratta non riesce di vedere. A quella realtà egli applica un linguaggio, un registro direbbero gli addetti ai lavori, che si fa carico del significato di quella realtà. Se tutti vedono un sole lucente in una giornata di primavera, o il mare azzurro nelle giornate d’estate, o tutti sentono il vento che “accarezza le foglie”, o le pietre che con il loro toccarsi “esprimono musica”, e se poi tutti così vedendo e sentendo, si cimentano a poetare pretendendo di fare passare quel linguaggio per poesia, dove in realtà di poesia c’è veramente poco, direi quasi niente, tutto allora sembra affettazione di banalità mista a stupidità. Tutti sono cantori della realtà. Nessuno è cantore della realtà. Tutti sono poeti. Nessuno è poeta.

Amo ricordare, a proposito della poesia e dei poeti, un aneddoto, per la verità già ricordato in altre circostanze ma qui ora s’impone ulteriormente, e un’affermazione fatta qualche tempo fa da un mio amico. L’aneddoto è legato alla figura di Antonio Caldarella al quale una volta chiesi chi fosse per lui il poeta. Mi rispose dicendomi che il poeta è colui che presa una mozzarella tra le dita ne fa uscire il latte. Il succo. D’altronde chi saprebbe rendere poetica una sgualcita lista della spesa? L’essenziale. Il tutto o il niente, o ciò che la contingenza ti dà, come luogo o come arnesi, non ha alcuna importanza, fosse anche un pezzo di carta raccattato da terra sul quale scrivere poche, essenziali e subitanee – ma immortali – parole prima che accada l’irreparabile, probabilmente nello stretto di una trincea, con la morte che ti aspetta al guado. Vi sembra che noi oggi siamo essenziali? Facebook ha i caratteri dell’essenzialità? E poi, ci siamo dimenticati della morte, non c’è più niente che incombe sul nostro stupido vivere; solo la stupidità che incombe sulla stupidità; la morbosità di un apparire a tutti i costi, senza pudore. Il pudore ha molta attinenza con la poesia.
L’affermazione invece proviene, come dicevo, da un mio amico (del quale, caro Orazio, non farò il nome neanche sotto tortura) il quale una volta mi disse (e lo disse anche in un contesto pubblico) che ogni volta che pensa alla poesia e più precisamente ai poeti gli viene in mente il piccolo “Useppe” (il bambino del grandioso romanzo La Storia di E. Morante) che “pensava” le poesie nella sua testa e lì, e solo lì, le elaborava senza alcun bisogno di dirle. Il silenzio, dunque. Il non detto. Pensate veramente che oggi esista il silenzio? E poi dove? Su Facebook?
Il poeta non ama mostrarsi, normalmente egli rifugge dagli schiamazzi e, soprattutto, il poeta non dice mai di essere poeta. La poesia accade e lui, il poeta, non conosce il perché di questo accadimento. Ma il poeta sa di tutto il resto, conosce gli altri accadimenti, la sua lente di ingrandimento gli permette una visione a trecentosessanta gradi; nulla gli sfugge. Potrebbe avere diritto di parlare di ogni cosa, soprattutto di ciò che ci e gli accade attorno dove i più sembrano invece ipnotizzati e i poeti che si dichiarano tali preferiscono parlare del cielo stellato, del mare azzurro e di altre sciocchezze che, in quanto provengono dal moto del cuore, risultano di un più facile chiacchiericcio. Tuttavia egli preferisce far parlare il silenzio.
Non si dovrebbe parlare dei poeti, essi non hanno bisogno di latori.
Una precisazione: a quelle due o tre persone che hanno avuto le palle di non aderire a Facebook, ti prego, caro Orazio, di aggiungerne sicuramente altre due.


3 febbraio 2011
Leonardo Miucci

Orazio Parisi Venerdì, 11 Febbraio 2011 16:45
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All'amico Leonardo Miucci
pubblicata da Orazio Parisi il giorno venerdì 11 febbraio 2011 alle ore 10.53

Caro Leonardo, innanzitutto mi fa un gran piacere risentirti dopo tutti questi mesi di lontananza. E non solo da Facebook. Ma, è ovvio, questo non è un rimprovero. Ognuno di noi ha i suoi impegni, le sue preferenze, le sue inclinazioni. Tutte cose, queste, su cui non si può assolutamente metter lingua.

Mi fa piacere che hai trovato il tempo di parlare anche tu di poesia. Ogni tanto fa bene staccare la spina dal tran tran del vivere quotidiano. Per rigenerare lo spirito, si dice in questi casi. Ma, cos'è lo spirito? Come vedi, ai tuoi "interrogativi" sul senso della poesia se ne possono aggiungere degli altri ad libitum. Il rischio, tuttavia, è quello di cadere nel disprezzo. E di allontanarci così dal senso della poesia.

Ma, cos'è il senso della poesia? Innanzitutto, direi, è appunto quello di allontanare l'uomo dal disprezzo. Non per altro, per non rischiare di cadere nell'anatema di Lautréamont:

"Vecchio oceano, le tue acque sono amare. E' esattamente il medesimo gusto del fiele distillato dalla critica sulle belle arti, sulle scienze, su tutto. Se qualcuno ha del genio, lo fanno passare per un idiota; se qualcun altro è bello di corpo, diviene un gobbo orrendo. Certo, l'uomo deve davvero sentir con forza la sua imperfezione, di cui i tre quarti d'altronde non son dovuti che a lui stesso, per criticarla così! Ti saluto, vecchio oceano!" (Lautréamont, da "I canti di Maldoror", [9]).

La poesia è poi una parola semplice; se vuoi, magari ingenua. Non si cura di sapere come accade di norma, se nel silenzio della testa di Useppe o nel frastuono dei social network. Ma, nonostante questa sua natura semplice, come diceva Aldo Pecora all'Unità, vuole essere contaminante. Per allargare le opportunità, nel mondo che brulica di disprezzo, di felicità possibili.

Se non ti dispiace, vorrei farti leggere una poesia che io, che non sono poeta!, ho scritto proprio in questi giorni:

"Quant'è cruda, e insulsa e vuota,

la realtà,

senza la metafora.

Mi stacco dal computer,

per odorare il senso nudo

del vivere.

"Nulla di buono hanno gli eccessi",

esclama con disgusto Maldoror.

Il senso dell'immaginazione

reclama la sua natura,

per quanto l'artifizio la sovrasterà.

L'odore antico, tuttavia,

sopravviverà nella metafora".

La poesia, senza dubbio, vuole essere contaminante. E, nonostante ciò, conservare al contempo il senso del pudore. Su questo, sì, hai perfettamente ragione. La poesia pura non esiste. Persino Ezra Pound, il fondatore della fanopea, credette che la poesia moderna dovesse affondare le sue radici nella lotta spietata all'usura, che a sua volta affonda le sue radici nel corrotto sistema monetario e finanziario statale. Serve in questo caso distinguere tra il vero poeta e il falso poeta, così come si distingue tra moneta vera e moneta falsa. Ma, non c'è bisogno di strillare istericamente contro le monete false, perché si corre in questo caso il rischio opposto, di non saper più riconoscere quelle buone. Così come, d'altronde, non serve fare gli eroi contro i social network, perché non dobbiamo mai dimenticare, come ci ha ricordato dalle pagine di "Le scienze" di questo mese Tim Berners-Lee, il fondatore del World Wide Web, che la Rete siamo noi.

Comunque, Leonardo, grazie per aver sollevato questi problemi, che, come la tua consaputa sensibilità ci dimostra, non sono secondari rispetto a ciò che accade oggi nel mondo, e in particolare nel nostro Paese, dove la superficialità e l'indifferenza stanno generando mostri. Di molto peggiori dei falsi poeti.

A presto. Orazio.

Giovanni Stella Martedì, 15 Febbraio 2011 16:41
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Poesia e poeti

Ciccio Urso mi chiede di intervenire nel piacevole dibattito istauratosi tra amici sulla poesia e sul poeta.
Si è scritto e si è detto tanto del perchè della poesia e di chi è il poeta. Aggiungere qualcosa di nuovo è difficile se non impossibile.
Ricordo che Eugenio Montale nel ricevere a Stoccolma avanti Re Gustavo di Svezia il premio Nobel pronunciò il suo discorso nel quale disse, fra l'altro. “... io sono qui per aver scritto poesia, un prodotto assolutamente inutile, quasi mai nocivo ...”.
Dal canto suo Salvatore Quasimodo, nostro conterraneo, insignito anche lui del Nobel scrisse vari discorsi sulla poesia e sulla sua attualità assumendo che “Poesia è libertà e verità ... e non modulazioni astratte del sentimento”.
Giuseppe Ungaretti – che non ebbe il massimo riconoscimento letterario del quale furono insigniti invece i primi due – una sera a Roma uscendo dalla trattoria Cesaretto, passeggiando per le vie del centro con Corrado Sofia per smaltire il Chianti, col quale avevano abbondantemente innaffiato il pasto, urlava a squarciagola di essere il più grande poeta d'Europa. Alle suppliche di Sofia di tacere per evitare di svegliare la gente replicava “Lascia che lo sentano”.
La poesia è un'arte come le altre: pittura, musica, scultura, e via dicendo e assolve alla funzione che ha ogni manifestazione dell'arte.
Il poeta è un'artista e come tale è un uomo che a differenza di altri riesce a far affiorare in superficie quanto, viceversa, resterebbe sommerso nei suoi fondali.
Perciò comunica ed esteriorizza ciò che nel suo profondo alberga e da esso promana: le sofferenze, i dolori, le gioie, gli amori ... e quant'altro la vita e la storia regalano quotidianamente. Granelli di stati d'animo, momenti di confronto con se stesso.
E lo fa con l'uso della parola, ma di una parola sensibile, che confina con la musica, perciò poesia, musica della parola.
Ma quei versi gli si appartengono fin quando restano nel ventre del vulcano, ché una volta spifferati sono lapilli che se sparsi sono di tout le monde, quindi dei lettori che ne trarranno il senso che vorranno.
Perciò Bufalino scrisse che “Simile a un colombo viaggiatore/ il poeta porta sotto l'ala/ un messaggio che ignora”.
E Fernando Pessoa mirabilmente comunica: “Il poeta è un fingitore/ finge così completamente/ che arriva a fingere che è dolore/ il dolore che davvero sente”.
Abbiamo ricordato qualche giorno fa il secondo anniversario della prematura scomparsa dell'amico Antonio Caldarella, artista poliedrico ed anche poeta.
Nessuno quanto Lui sapeva quanto fosse vera la definifione di Pessoa. Aggredito dal male inclemente pativa le atrocità del dolore, che pur tuttavia era stimolo alla produzione artistica, lasciando a noi e alle future generazioni il frutto della sua creatività.
La perenne attualità della poesia e del poeta portò Salvatore Addamo a dire che “Solo un poeta potrà dichiarare estinta l'era dei poeti”.
Uno dei temi più trattati dall'arte in genere, dalla poesia in particolare, è l'amore.
In un momento di felice creatività l'artista Mario Zuppardo ha realizzato un carboncino – poi ripreso in chiave policroma – che nella sua estrema semplicità dei tratti ha sintetizzato il senso degli Innamorati: un uomo e una donna seduti sulla spiaggia, lei lo abbraccia da dietro, il loro sguardo proiettato verso l'infinito.
Ciccio mi ha chiesto poco fa di scrivere queste brevi righe sull'argomento. E così, a caldo, ho obbedito.
È il 14 febbraio. Una festa inutile. Gli innamorati sono sempre in festa.

Leonardo Miucci Giovedì, 17 Febbraio 2011 23:53
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Tra la vita e la morte la poesia ed un pizzico di pudore
di Leonardo Miucci



Far parlare l’inconscio è l’unica cosa che ultimamente desidero fare più di ogni altra. L’inconscio è il carico di pulsioni che il soggetto si porta dietro sin dalla sua infanzia o dalla sua nascita. È un carico di pulsioni che prima o poi affiora , che esige e pretende di affiorare. Si crede, e a mio avviso a ragione, che nell’inconscio risieda la verità, una verità che pretende di farsi vedere e con la quale il soggetto in quanto persona è chiamato prima o poi a fare i conti. La verità, in questo caso, è fatta di desideri, non importa di quali desideri si tratti, ma pur sempre desideri. Il più delle volte sono desideri indicibili che in quanto tali subiscono la censura dell’Io; l’unica strada che hanno per sfuggire alla censura dell’Io, è quella dei sogni.

Il sogno, quella dimensione senza spazio-tempo dove i desideri dell’inconscio possono emergere e dire ciò che hanno da dire; una realtà deformata nelle immagini che alla nostra mente, abituata com’è agli schemi mentali, non riesce di decifrare. Secondo la psicoanalisi i sogni soddisfano desideri rimossi, attraverso quelle immagini che la nostra mente vede deformate, forse perché al di fuori dello spazio-tempo; e lo fa forse per via di un’esigenza di camuffamento, volendo dribblare le censure dell’Io ed è così che quelle immagini noi le vediamo deformate e quindi a volte quasi impossibile da decifrare se non attraverso un processo ermeneutico che solo agli addetti ai lavori riesce. Immagini deformate come metafore. Là dove c’è la metafora, là c’è la poesia. Ciò che la nostra anima (in senso lato, mi si passi il termine) ha da dire, lo vuole dire in silenzio, quasi con timore, e lo fa ricorrendo alla metafora, ma non la metafora artefatta, costruita dalla mente, bensì quella che nasce dall’inconscio, dalla nostra profondità, dalle nostre verità più indicibili.

Inconscio. Metafora. Pudore. Poesia. Verità.

*****

Quando ero bambino ricordo che in occasione della ricorrenza del 2 novembre, la sera prima mia madre preparava la tavola mettendoci sopra due zuppiere di acqua e quattro fette di pane, perché, ci diceva, durante quella notte i nonni morti sarebbero venuti a farci visita e siccome venivano da molto lontano era giusto fargli trovare qualcosa da mangiare. Loro, poi, avrebbero lasciato dei regali, perlopiù dolci, a noi bambini. Ricordo mia madre con quale cura e amore preparava la tavola, le leggevamo in volto un senso di persuasione che non dava spazi a dubbi; non potevamo non crederle, anche se la paura in noi era tanta.

Quanta poesia in quei gesti! Quanto silenzio in quelle parole! Quanto pudore!

Superata quella notte, noi bambini potevamo poi parlare della morte con una certa tranquillità, come se qualcosa di esorcizzante avesse investito la nostra anima.

Qualche giorno fa mia figlia, come sicuramente sarà capitato ad ogni genitore, mi ha fatto una domanda a proposito della morte (anni prima anche mio figlio mi fece domande a riguardo: deve essere un vizio di famiglia). Le dissi candidamente che della morte nessuno poteva dirle niente se non che essa accade e quando accade nessuno può farci niente. Pianse tanto perché non riusciva ad accettare il fatto di non poter rivedere mai più le persone a lei care, anche se non le avevo mai precisato quest’ultimo aspetto. Non ne parlò più. Dovetti poi, intimamente, rimproverami di non essere stato capace di “usare” la metafora, o la poesia, come aveva fatto mia madre che, contrariamente a me, non solo non era (è) una donna munita degli strumenti della tecnica ma non era (è) neanche scolarizzata.






***

Avanzo un’equazione, forse una sintesi, anche se non vedo né la tesi né l’antitesi: inconscio-desideri-verità uguale a poesia-arte-letteratura.

Esercitare praticamente l’arte poetica sembra facile attesa la disponibilità dei mezzi tecnologici. Mi chiedo però: se ipotizziamo esistente il filo conduttore tra l’inconscio e la poesia, quanti oggi sanno fare emergere il soggetto dell’inconscio che della poesia sembra essere il naturale precursore?

Leonardo Miucci
Avola, 13-2-2011
125) Pantano Paolo  Maschio
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Martedì, 4 Gennaio 2011 23:27 Host: 93-46-1-30.ip105.fastwebnet.it Scrivi un commento Invia una E-mail

INVITIAMO AD INVIARE ALLA MAIL antitrust@agcm.it IL SEGUENTE TESTO PER RICHIEDERE LA SOPPRESSIONE DELLO SPOT CHIARAMENTE PRO-NUCLEARE IN ONDA DA DIVERSI GIORNI SULLE RETI MEDIASET.
COMPILATE ALL'INIZIO E ALLA FINE CON I DATI E FATE GIRARE!
Per inviare il testo basta fare copia\incolla in una nuova mail


Oggetto: ingannevolezza del messaggio pubblicitario dello spot televisivo che pubblicizza il sito fourmnucleare.it.



Il sottoscritto ... (Nome Cognome Comune di residenza), in qualità di consumatore, chiede all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di valutare, ai sensi del Titolo III, Capo II, d.lgs n.206/2005 (Codice del Consumo), la sussistenza dei presupposti di ingannevolezza nel messaggio pubblicitario dello spot televisimo che pubblicizza il sito fourmnucleare.it attualmente trasmesso in TV.

In questo messaggio pubblicitario, evidentemente studiato in modo da far credere che il messaggio sia perfettamente bipartisan ed equilibrato, ogni proposizione dubitativa nei confronti dell'adozione delle centrali nucleari è immediatamente seguita da un'affermazione "pro-nucleare" che la smentisce, inducendo quindi la falsa convinzione che tali obiezioni siano oggettivamente infondate; inoltre, l'affermazione conclusiva porta ingannevolmente a credere che (al contrario di quanto emerge universalmente dalle discussioni scientifiche ai più alti livelli) sia appurato che non sussistono problemi relativi alla sicurezza delle centrali nucleari (e dei loro prodotti di scarto).

Per le ragioni suesposte il sottoscritto chiede che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, verificata l’ingannevolezza del messaggio pubblicitario individuato:

– ne inibisca la continuazione;

– considerata la sussistenza dei motivi d’urgenza, intervenga comunque cautelativamente per sospenderlo provvisoriamente.
124) Biagio Iacono  Maschio
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Lunedì, 6 Dicembre 2010 17:31 Host: 93-46-46-150.ip106.fastwebnet.it Scrivi un commento Invia una E-mail

ESTRATTO da [www.lagazzettadinoto.it:]
Attualità, Politica, Arte e Cultura.
ANNO XXIII - LUNEDI' 6 DICEMBRE 2010
Editore-Direttore Resp. prof.Biagio Iacono
Aut.Trib. Siracusa n. 4/90 del 10/02/1990 e variazioni
iacono@lagazzettadinoto.it biagioiacono@alice.it

Caso Muscoiona

IL SALUTO AD UN AMICO


NOTO – 4 Dicembre 2010 – Anch’io come tanti Netini – se non tutti, visto che c’è stato qualcuno che l’ha denunciato e su cui a tempo e luogo la Giustizia e la Magistratura dovranno pur dire qualcosa di definitivo a futura memoria sul caso Muscoiona – sono stato al funerale di Salvatore(v.foto), che ho conosciuto giovanissimo studente quando gli davo spesso un passaggio per andare a scuola negli anni Settanta. Anch’io, come tanti di noi, ne ho seguito con simpatia le iniziative editoriali nel campo che poi gli si è rivelato più confacente,quello della ricerca naturalistica, ed anch’io con la mia Famiglia spesso ne ho seguito i consigli o sperimentato le sue erbe e misture: senza, però, mai poter diversamente “diffidare” sulla di lui serietà personale o competenza in materia. Per questo, non ho tentennato a pubblicare in evidenza su questo giornale (24/25 novembre 2010) una ”Lettera” di solidarietà a firma d’un Gruppo di Cittadini di Noto, fra i quali anch’io mi riconoscevo per la serietà delle riflessioni e che ripropongo in pagina interna. Pertanto - memore dell’umana Sventura che può abbattersi su ognuno di noi - fatte salve tutte le presunte o vere voci sulle modalità della morte dopo l’arresto ed i domiciliari, ho voluto anch’io rendergli l’ultimo saluto in San Carlo, l’altro ieri 2 dicembre 2010, quando ho trovato in chiesa moltissimi suoi Amici, come me, fra una moltitudine di Popolazione addolorata: un segno, questo, che ci deve far riflettere tutti a NON dimenticare un fatto così triste per la nostra Città! Su cui NON dovremo né dobbiamo abbassare la guardia proprio perché, se la morte è foscolianamente giusta dispensatrice di memoria, sul nostro concittadino Salvatore Muscoiona non cada una coltre d’assordante apatico silenzio. Noi attenderemo serenamente il giudizio quanto più sollecito della Magistratura, alla quale vorremmo giungesse anche la nostra modestissima Vox Populi che – al di là di maldicenze o sospetti sul piano inquisitorio – a noi, absit iniuria verbis, suona moralmente ed umanamente assolutoria.
Biagio Iacono

lA LETTERA
Pubblichiamo integralmente:

" Il linciaggio mediatico è un reato!
Difendiamo la dignità umana di SALVATORE M.
Conosciamo l’erborista Salvatore M., alcuni non molto bene, altri di più, e l’abbiamo frequentato.Passando dal corso di Noto lo vediamo da oltre 20 anni nella sua bottega,a preparare e vendere le sue misture. Fa un mestiere unico ed è uno dei pochi superstiti di un altro tempo; non vede soltanto nel profitto la sua meta, ma sa, come pochi altri, quanto superflui sono spesso i rimedi chimici introdotti dal potere delle grandi industrie farmaceutiche rispetto alla potenza della natura. È un saggio, uno che veramente sa cosa fa,e non per caso mezzo paese lo frequenta per farsi curare e aiutare. Ci sono centinaia di persone che arrivano da lontano, dal Nord Italia o da altri paesi per farsi preparare da Salvatore M. un preparato che non possono trovare da nessun’altra parte. Recentemente l’abbiamo visto di nuovo, sulla prima pagina di un giornale, arrestato in quanto sospettato di un grave ed infamante crimine che qui non citeremo, perché non sta a noi discutere della sua colpevolezza. Diremo invece che Salvatore stava al posto d’onore nella pagina di quel giornale, lo stesso posto riservato ai boss mafiosi quando vengono catturati, con bene in vista il nome e il cognome, la professione, il luogo dove lavora e la fotografia che lo fa sembrare un mostro… Il linciaggio mediatico è proibito dalla legge, perché un PRESUNTO criminale resta innocente finché un tribunale non lo condanni.
In Italia, e in Sicilia i media commettono ogni giorno gravi abusi dietro la scusa del diritto di cronaca, pubblicando nomi e foto di persone indagate, e ricostruendo i fatti come se fossero già accertati e comprovati. Solo che la pubblicazione dei nomi e delle foto riguarda sempre le stesse persone: quelli che si sanno difendere meno, quelli più deboli, come gli immigrati, arrestati per un PRESUNTO reato, che si trovano pubblicati nei giornali con fotografia, nome e cognome… manca soltanto l’indirizzo. Perché ai media interessa lo scandalo, anche “fatto in casa”.
I media sono potenti, fare causa contro di loro è una faccenda impossibile,ti impegni per anni, perdi alla fine non soltanto la causa ma anche un mare di soldi. Se si tratta invece di una persona di “onore” oppure di potere, i media non pubblicano mai il nome oppure una foto, semplicemente soltanto le iniziali, come dovrebbero fare sempre, e ne parlano poco, magari nell’ ultima pagina. La campagna di linciaggio che si è messa in atto contro Salvatore M. ha già rovinato una persona e una vita prima che vengano concluse le indagini ed eventualmente iniziato un processo. Questo è inaccettabile. Noi ci opponiamo a questa forma di auto giustizia dei media, che accende la voglia del LINCIAGGIO, indegna per un paese civile! Salvatore M. resta innocente finchè un tribunale non avrà provato il contrario. Sappiamo bene comunque quanto sarà difficile correggere l’immagine sbagliata creata dai media e dal passa parola, che già sembrano aver distrutto una persona, se alla fine questa venisse assolta in pieno. "

Un Gruppo di Cittadini di Noto

ESTRATTO dal 24 al 25 NOVEMBRE 2010

Lisa Stybor - Berlino Martedì, 7 Dicembre 2010 17:38
Host: 93-46-46-150.ip106.fastwebnet.it
SALVATORE
Conosco Salvatore Muscoiona da tanti anni. Siamo amici. Sono molto sorpresa e triste ch'è morto. Sorpresa, perché abbiamo telefonato circa 5 settimane fa, e Salvatore era gentile e allegro, come sempre.
Ma adesso ho capito, non c'era un processo fino ad oggi, e l'esistenza di lui era distrutta degli articoli degli giornalisti.
Questo si chiama "una diffamazione"! - in tedesco: Ruf-mord (omicidio chiamato)

Questi giornalisti devono essere castigati! Perché il nome al completo? Perché fotografie di Salvatore in persona e del suo negozio - prima di un processo?

La diffamazione è stata così grave che l'esistenza in questo (piccolo) comune Noto era distrutta e dunque veramente un uomo, Salvatore, è morto.

Allora - reclamo un processo per Salvatore, e un processo per tutti i giornalisti che sono
responsabili in questo caso.

Spero che Sicilia/Italia è ancora uno Stato di diritto, giusto?

Lisa

Lisa Stybor Venerdì, 10 Dicembre 2010 15:43
Host: 93-46-46-150.ip106.fastwebnet.it
... forse non sara un processo, ma deve essere un analisi se queste calunnie erano legittimate o non.
se non, se tutto era una grande bugia e hanno distrutto con questa bugia l'esistenza di un uomo,
poi questa donna (chi ha cominciato tutto) e probabilmente anche la polizia hanno fatto errori gravi -
con la consequenza che salvatore è morto oggi. ed io lo chiama" omicidio colposo" -

sono cosi triste perché salvatore è stato molto solo in queste l'ultime due settimane della sua vita.
quanto lui ha sofferto? cosi disperato, cosi abbondanato, senza il fratello, il padre, la madre, tutti gia morti -
- anche senza gli amici ? qui ha parlato con lui? chi ha dato viatico ? fiducia?
lui chi amato la libertà sopra tutto, non era possibile di lasciare la casa, perchè arresto domiciliare,
ed lui era completamente isolato - detto un mostro -
l'esistenza era distrutta -


salvatore è per me come una vecchia pietra siciliana, come un dinosauro, un parte di un sicilia, chi non essiste di piu.
e questa donna, ed anche la polizia (se loro anche hanno colpa-) - questi stanno per me per un nuova sicilia -
un sicilia della globalisatione, dell'egoismo, della solitudine -


salvatore era la lentezza della vecchia sicilia contro la velocità della sicilia di oggi -
salvatore era la caldezza della vecchia sicilia contro il freddo della sicilia di oggi -

salvatore era - ed ha avuto nel suo cuore - la grande amore della vecchia sicilia per la vita,

verso l'appathia della sicilia di oggi.


lisa
123) Alex Zanotelli  Maschio
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Martedì, 9 Novembre 2010 14:50 Host: 93-46-46-150.ip106.fastwebnet.it Scrivi un commento

CAMBIARE O’ SISTEMA
Mancano poche settimane al vertice mondiale sul clima che si riunirà a Cancun, in Messico. Dal 29 novembre al 10 dicembre, i governi di circa 200 paesi dovranno affrontare la più grande emergenza della storia: i cambiamenti climatici. Questo vertice avviene ad un anno dall’altro, quello di Copenhagen, che si è concluso senza alcun accordo vincolante, ma solo con una ‘dichiarazione’ di intenti. Dopo il fallimento di Copenhagen, la strada è ora tutta in salita. L’umanità non può fallire di nuovo a Cancun: è in ballo il futuro del pianeta. Il surriscaldamento del pianeta è la conseguenza di un Sistema economico-finanziario che ha come unico obiettivo la crescita illimitata. “E se la Grande Recessione ora in atto- scrive Tom Friedman sul New York Times- ci venisse a dire che il modello di crescita illimitata degli ultimi 50 anni non sia più sostenibile sia economicamente che ecologicamente? E’ il 2008 l’anno in cui abbiamo sbattuto contro il Muro per cui Madre Natura e il Mercato ci hanno detto:Basta!” Questo non è solo un problema politico-economico o ecologico, ma una sfida enorme anche a tutte le religioni, a tutte le Chiese. In ballo è il futuro del pianeta, della vita in tutte le sue forme. E’ quindi un problema teologico proprio perché Dio è il Dio della vita, appassionato di vita. Dio ci ha impiegato quattro miliardi e seicento milioni di anni per regalarci questo splendido pianeta. Un credente che adora il Dio della vita non può che essere un appassionato difensore della vita, del pianeta. Infatti l’attuale crisi ecologica sottintende una crisi spirituale ancora più profonda. “Crediamo che lo stretto legame esistente tra crisi economica e crisi ecologica sia l’espressione di una più ampia crisi etica, morale e spirituale- affermano le Chiese riformate dell’Asia nel loro documento Sorella Terra,Fratello Canguro. E’ infatti con la fede assoluta nel ‘libero mercato’, con il culto della ricchezza e dei beni materiali, con il ‘vangelo’ del consumismo e della crescita illimitata, che gli esseri umani hanno sfruttato i loro fratelli e sorelle e hanno saccheggiato la loro unica casa.”
E con grande saggezza asiatica, quelle chiese ci suggeriscono:” Per superare questa crisi si richiede nient’altro che un radicale rinnovamento spirituale. A partire dalla nostra fede cristiana, riaffermiamo che tale trasformazione deve essere fondata sull’imperativo biblico dell’opzione preferenziale di Dio per gli emarginati (giustizia) e per la sacralità della vita(sostenibilità).” E’ quanto afferma anche il direttore della rivista ecumenica SOJOURNES, Jim Wallis in un suo recente editoriale: ”A livello teologico noi assistiamo ad una devastante spoliazione della Terra di Dio. Noi dovremmo essere i custodi del Golfo del Messico, delle foreste tropicali, delle spiagge… ed invece assistiamo inerti alla distruzione di queste meraviglie. Certamente per le bugie, l’irresponsabilità pubblica e privata, ma fondamentalmente per la nostra convinzione che riteniamo ‘etica’ una crescita economica illimitata, alimentata dall’energia fossile, una crescita che è insostenibile.” Ecco perché ci dobbiamo essere come credenti in questa sfida enorme alla vita, al pianeta. Esserci insieme a tutti i fratelli e sorelle non credenti. E’ in ballo la vita. E’ per noi una questione etica, morale oltre che teologica: il Dio appassionato di vita che ci ha inviato Gesù perché abbiamo vita e vita in abbondanza (Giov. 10,10). Non si tratta solo di cambiamenti climatici, ma di un Sistema economico-finanziario planetario che ammazza per fame (un miliardo di affamati secondo la FAO), ammazza per guerra (milioni di morti!) e ammazza il Pianeta. Non dobbiamo solo cambiare il clima, ma cambiare un Sistema di morte. Per questo chiedo a tutte le associazioni, parrocchie, movimenti ecclesiali di approfondire questi temi in vista di Cancun e impegnarsi a cambiare O’ Sistema. Ma soprattutto dobbiamo unire tutte queste energie con quelle di coloro che non credono, ma si impegnano. Dobbiamo unire le forze per salvare il Pianeta, per salvare la vita. Dobbiamo insieme fare pressione sui nostri parlamentari e ministri che non vogliono affrontare questi temi. E’ ora di finirla di parlare di PIL e di crescita, ed invece iniziare a pensare a economie alternative che permettano a tutti, compreso il pianeta, di vivere. Dobbiamo essere presenti a Cancun con la Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale (RIGAS), con tutti i movimenti di base e indigeni dell’America Latina, con tutti i movimenti ecologici dell’Africa e dell’Asia per dire a tutti che il tempo della giustizia ambientale è ora. Dobbiamo ricongiungerci con i movimenti del Sud del mondo (il grido dei poveri) per rispondere insieme al grido della terra. Per questo facciamo nostre le seguenti richieste avanzate dalla Conferenza Mondiale dei Popoli della Madre Terra tenutasi a Cochabamba (Bolivia) dal 20 al 22 aprile 2010:
- difendere il Protocollo di Kyoto che fissa un obiettivo unico per tutti: ridurre le emissioni di gas serra ed esigere che gli USA lo ratifichino;
– limitare l’aumento della temperatura a 1° centigrado;
- ridurre del 50% le emissioni di gas serra rispetto al 1990, questo per il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto(2013-2017);
- opporci ai mercati dell’anidride carbonica (vietare che i paesi ricchi comprino dai paesi impoveriti la loro quota di aria pulita);
- richiedere che i paesi ricchi paghino il debito climatico verso i paesi impoveriti(sono questi che pagheranno di più i cambiamenti climatici) ;
- insistere perché i paesi ricchi investano per i cambiamenti climatici quello che ora spendono in armi (Nel 2009 hanno investito in armi 1.540 miliardi di dollari!);
- trovare, da parte dei paesi ricchi, 100 miliardi di dollari all’anno per sostenere le politiche di adattamento e mitigazioni; - spingere per una tassa minima (0,05%) sulle transazioni finanziarie. Questo permetterebbe un gettito di centinaia di miliardi l’anno su scala internazionale;
- fare pressione perché si dia inizio a una radicale trasformazione dell’agribusiness.
Sono queste anche le nostre richieste fondamentali che facciamo ai nostri amministratori, politici, parlamentari, governi, all’Unione Europea che è chiamata a giocare un ruolo più incisivo a Cancun nelle trattative tra i paesi ricchi e i paesi impoveriti. Nella speranza, anche, di arrivare presto a una Dichiarazione universale dei Diritti della Madre Terra. E’ uno sforzo comune questo fra credenti e laici, fra associazioni religiose e movimenti di base per salvare Madre Terra. “La più significativa divisione oggi tra gli umani non è basata sulla nazionalità, né sull’etnia, né sulla classe sociale o appartenenza religiosa- ha scritto il teologo ecologista americano p.Thomas Berry - ma la divisione è piuttosto tra coloro che massacrano la Terra e coloro che sono invece impegnati a preservare la Terra in tutto il suo splendore.” E’ un urlo questo che viene da una terra martirizzata, la Campania che è diventata la punta dell’iceberg di ciò che accadrà alla nostra Madre Terra se non faremo inversione di marcia. Uniamoci in un unico grande movimento per salvare la Madre Terra. Dobbiamo farcela: è in ballo il Pianeta, è in ballo la vita.
Alex Zanotelli
Napoli, 7 nov. 2010
122) L’ALTRA SICILIA – Antudo 
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Lunedì, 11 Ottobre 2010 23:51 Host: 93-46-28-126.ip105.fastwebnet.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Al Ministro-Presidente della Regione siciliana
• Al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana
• Ai Sig. Assessori regionali
• Agli On. Deputati regionali siciliani
• Ai Ch.mi Senatori eletti in Sicilia
• Agli On. Deputati eletti nelle circoscrizioni della Sicilia
• Ai Sig. Eurodeputati eletti nella circoscrizione Sicilia-Sardegna

APPELLO PER L’ATTUAZIONE DELLO STATUTO SPECIALE DELLA REGIONE SICILIANA

Sabato 30 ottobre 2010 alle ore 15:30 a Palermo, in piazza Ruggiero
Settimo, si raduneranno i partecipanti alla manifestazione “30 ottobre –
La Sicilia e i Siciliani per lo Statuto“; il corteo dei manifestanti
raggiungerà, transitando per via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, il
Palazzo Reale, sede del Parlamento Siciliano.
L’obiettivo è richiedere l‘applicazione dello Statuto Siciliano.

Con la presente i cittadini siciliani chiedono alla loro legittima
rappresentanza istituzionale democraticamente eletta di porre termine alla
situazione di illegalità costituzionale in cui la Nostra Regione versa da
più di sessant’anni dall’ottenimento di quello Statuto autonomistico, di
natura pattizia, che le avrebbe consentito un’ampia forma di autogoverno.
Nonostante talvolta i media dicano diversamente, infatti, lo Statuto
Siciliano è operante soltanto in minima parte, talvolta distorta, e
neanche nei suoi punti più qualificanti, grazie anche ad un sistema di
giurisprudenza costituzionale che non è conforme agli accordi che con lo
Statuto si erano stabiliti tra lo Stato Italiano ed il Popolo Siciliano.
Come è noto, inoltre, questa Carta non è un “incidente” della storia, ma
una precisa riparazione contro le tante violazioni costituzionali che
avevano contrassegnato in precedenza la confluenza dello Stato di Sicilia
nelle formazioni politiche dapprima duosiciliane e poi italiane, e quindi
un ordinamento che dettava le linee guida per il futuro, in uno spirito di
cooperazione tra concittadini della Sicilia e del resto del Paese, in modo
da evitare che si ripetessero i saccheggi, gli sfruttamenti
indiscriminati, le forme di vero colonialismo interno, che avevano
caratterizzato la storia precedente.
Questa promessa, vero patto tra Sicilia e Italia, è stata unilateralmente
tradita o stravolta dallo Stato italiano, dai suoi poteri forti in molti
modi e, purtroppo, anche da larghi strati della sua classe politica e
dirigente.
• Dov’è la nostra Alta Corte?
• Dove sono le norme attuative dello Statuto?
• Dov’è l’ordinamento tributario separato che ci era consentito?
• Dov’è l’applicazione generalizzata del principio di territorialità
nell’attribuzione del gettito tributario?
• Dov’è la devoluzione del demanio e del patrimonio dello Stato alla
Regione ed ai suoi enti locali?
• Dov’è la determinazione certa del Fondo di Solidarietà Nazionale
per la
programmazione di piani di investimento infrastrutturale?
• Dov’è la compartecipazione della Sicilia alla gestione della
politica
valutaria e, implicitamente, monetaria (oggi in parità con gli altri
membri del SEBC)?
• Dov’è la devoluzione di tutte le funzioni amministrative ed
esecutive
dallo Stato alla Regione ed agli enti locali?
• Dov’è la soppressione delle province e delle prefetture?
• Dov’è la partecipazione strutturale del Presidente della Regione al
Consiglio dei Ministri per rappresentare l’amministrazione statale in
Sicilia?
• Dov’è l’esenzione daziaria sull’importazione dei beni per il
capitale
agricolo e agro-industriale?
• Dov’è la gestione autonoma dei prestiti interni con la
possibilità di
ricorso diretto al risparmio pubblico?
• Dov’è la sezione siciliana della Corte di Cassazione?
• Dov’è la gestione autonoma dei vitali settori del credito, delle
assicurazioni e della finanza?
• Dov’è la Polizia regionalizzata?
• Dov’è la scuola autonoma, con la scuola primaria in competenza
esclusiva, dove poter insegnare lo Statuto, la storia, l’arte, la musica e
la lingua e letteratura siciliana?
• Dov’è la nostra compartecipazione alla formazione degli atti
comunitari
europei su materie di nostra competenza e la nostra autonoma attuazione
degli stessi?
E si potrebbe continuare.
I cittadini siciliani che consegnano questo appello considerano la propria
“deputazione”, lato sensu intesa, l’unica che legittimamente possa
chiedere a gran voce nelle sedi istituzionali competenti il mantenimento
dei diritti costituzionali del Popolo Siciliano.
Senza il rispetto dei diritti costituzionali della Sicilia non ci sarà
uscita dal sottosviluppo, non ci sarà liberazione possibile dalla mafia e
da ogni altra illegalità, non ci sarà una propulsione autonoma che possa
condurre a vere condizioni di cittadinanza, ma solo assistenzialismo e
subalternità. Senza l’applicazione dello Statuto saremo sempre sudditi,
piegati alla richiesta del “favore” al posto di ciò che è invece un
“diritto”.
Siamo coscienti che le emergenze oggi appaiono altre: una disoccupazione
ormai abnorme, i nostri produttori strangolati dal “racket” dei compratori
nazionali, i nostri redditi erosi da una continua e strisciante inflazione
e da politiche centrali dissennate, gli enti locali sovraffollati e in
dissesto, servizi pubblici e infrastrutture indegne di un paese civile,
chiusure continue di ogni struttura, impresa, centro decisionale, nonché
emergenze sociali ed ambientali da tutte le parti. Ma siamo anche
coscienti che se continueremo a delegare ad altri le decisioni cruciali
per la nostra Terra, le cose non potranno che andare a peggiorare. Solo
noi siciliani possiamo farci carico dei nostri problemi e tornare a
camminare sulle nostre gambe finalmente come un paese normale. È da circa
sei secoli che lottiamo per l’autogoverno e finora l’avere affidato ad
altri il nostro destino ha prodotto soltanto un lento e inesorabile
declino.
Su questo chiediamo chiarezza e coraggio da parte di tutti.
Noi non ci fermeremo.
W la Sicilia!

Santo Trovato (Catania), Rosa Beatrice Cassata (Messina), Gianluca
Castriciano (Messina),Domenico Corrao (Palermo), Carmelo Cuschera (Favara
- AG), Mimmo Dagna (Palermo), Beppe De Santis (Palermo), Mario Di Mauro
(Catania), Antonio Fricano (Palermo), Fonso Genchi (Palermo), Giuseppina
Marrone (Siracusa), Gaetano Simile MacColl (Palermo)

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo
[www.laltrasicilia.org]
121) Gruppo EveryOne 
info@everyonegroup.com
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Lunedì, 23 Agosto 2010 17:05 Host: 93-46-43-52.ip106.fastwebnet.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Caschi bianchi pattugliano Milano a caccia di Rom


di Alfred Breitman - Gruppo EveryOne


Milano, 22 agosto 2010. Pattugliano in bicicletta le strade di Milano. Il loro compito è quello di allontanare i Rom, i senzatetto, i poveri dai luoghi in cui sostano per chiedere l'elemosina o semplicemente per ripararsi dal sole. Sono i "caschi bianchi" e il percorso fisso delle loro ronde prevede il passaggio davanti alle chiese: luoghi sacri dove in tutto il mondo è concesso da secoli agli esseri umani che si trovano in stato di indigenza di procurarsi i mezzi di sussistenza grazie alla carità dei più fortunati. Di fronte alle ragioni della forza e dell'intolleranza, a Milano e in Italia perde valore anche la saggezza riposta nella Costituzione, che all'articolo 3 recita: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". La Repubblica, al contrario, usa il suo potere e i suoi strumenti autoritari per... rimuovere chi è povero, escluso e disagiato. Ci si chiede chi autorizzi le azioni quotidiane delle "ronde" e quale legge violino le persone indigenti costrette a mendicare dall'inadeguatezza della stessa Repubblica, visto che anche la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 519 del 1995, ha dichiarato illeggittimo il “reato di mendicità non molesto". Abbiamo seguito le operazioni delle ronde, rilevando come i Rom e i senzatetto vengano allontanati dal sagrato delle chiese - che oltretutto sono proprietà del Vaticano - e dalle vie della città nonostante non molestino nessuno.


Nella foto di Steed Gamero, i "caschi bianchi" di Milano allontanano due senzatetto dal sagrato di una chiesa





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