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Venerdì, 2 Maggio 2025 15:54 Grazie per aver visitato questo spazio dedicato a URLA LA TUA OPINIONE. Qui puoi lasciare la tua riflessione. |
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Nome | Riflessioni con eventuali Commenti | ||||||||
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Ciao a tutti,
confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti . Il dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto sta avvenendo. Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire ad un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche. 'E arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è saltato e il mio intervento pure. Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico" viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilità dei cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre riappropriarci della nostra voce prima di perderla definitivamente. Il referendum è evidentemente anche questo! Mariachiara Alberton RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM... perchè il Governo non farà passare gli spot ne' in Rai ne' a Mediaset. Sapete perché ? Perché nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il quorum lo scenario sarebbe drammatico per i governanti ma stupendo per tutti i cittadini italiani: Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E' necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone Il referendum non sarà pubblicizzato in TV. I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il 12 giugno. QUINDI : I cittadini, non andranno a votare il referendum. Vuoi che le cose non vadano a finire cosi ? Copia-incolla e pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti. Passaparola! |
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La costituzione italiana citata solo nella parte che ci conviene
La costituzione italiana, mi pare, è citata da tutti, ma solo nella parte che ci conviene, mentre vengono ignorati i punti che non ci vanno a genio. E' chiaro che un articolo costituzionale ed essenziale cita: "La sovranità appartiene al popolo ed è il popolo ad eleggere chi lo deve rappresentare in parlamento". Pertanto, dare degli imbecilli a chi ha ha votato il governo (LA MAGGIORANZA) è anticostituzionale e denota una cultura politica ZERO. La nostra costituzione dice anche che le leggi le fa il popolo italiano, ossia chi è stato delegato dalla maggioranza dei cittadini a rappresentarlo nel parlamento. La magistratura ha il SOLO compito di applicare le leggi e non discuterle, BELLE O BRUTTE. Signori, smettiamola di dire fesserie e cerchiamo di essere veri cittadini italiani. ![]() ![]() |
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Incapaci di comprendere dove finisce il lecito?
Ma veramente credono i politici che gli italiani siano incapaci di comprendere dove finisce il lecito e comincia la terra di nessuno dell’imbroglio e della truffa? Lo spettacolo offerto dal parlamento italiano in questi ultimi tempi ha sollevato il velo della bugia e offre anche ai più sprovveduti la prova dell’estrema miseria cui ci sta trascinando una maniera di gestire il potere semplicemente scandalosa. E’ mai possibile che nelle aule dove si dovrebbe pianificare e gestire il nostro presente e il futuro dei nostri figli si passi il tempo a parlare di comportamenti privati del premier o delle esigenze elettorali della lega? Oltretutto parlano anche male e non conoscono l’italiano, non solo i semplici deputati, anche i membri dell’esecutivo non scherzano. Perché un povero cittadino che accende la tv è costretto a sentire gli sproloqui di individui privi di istruzione e di educazione o le sgangherate contorsioni del deputato della maggioranza per spiegare quello che non si può spiegare se non con le pratiche proprie della mafia? A questa gente gli italiani pagano un lauto vitalizio anche con pochi mesi di frequentazione del parlamento o, meglio, con appropriati colpi di mano i parlamentari si sono da soli attribuiti benefici e prebende e ne ricevono solo offese. Dovremo tollerare in eterno questo stato di cose? Se cerchiamo una spiegazione siamo in difficoltà ma ecco il lampo della rivelazione. Sulle rovine del comunismo abbiamo lasciato che germogliasse il seme dell’arbitrio camuffato con il termine di democrazia. Il suffragio universale, in teoria una conquista civile, nella realtà à soltanto la giustificazione per le ruberie e le violenze su una popolazione inebetita e narcotizzata dai media. La stessa idea di stato nazionale, che dovrebbe fornire le regole etiche della convivenza, in realtà non ha niente di etico. E’ forse moralmente accettabile che lo stato sia il fornitore ufficiale della droga sotto forma di tabacco e sigarette? E’ moralmente accettabile che lo stato tragga le sue fonti di sostentamento (le tasse) dai consumi tralasciando le grandi proprietà e i grandi patrimoni? Il concetto di proprietà privata tanto caro al nostro premier, se guardiamo bene, non è altro che la metafora del vecchio detto “homo homini lupus”, e sulle vie e nelle piazze non circolano che lupi. Come si vede sono troppe le cose ambigue e incomprensibili per farsene una ragione o nutrire una speranza. Non resta allora che rifugiarsi sulla cima della montagna più vicina e vivere di radici e bacche lasciando agli italiani tutta la pozza di fango nella quale si stanno spensieratamente crogiolando. |
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Il recupero delle ideologie
Il terzo millennio si apre con l’assenza nella politica mondiale delle ideologie; i muri e gli steccati non ci sono più, almeno per il mondo occidentale. Rimangono ancora nei confronti di quelli che chiamiamo i paesi terzi, dove vivono le popolazioni più povere del pianeta con le quali noi, evoluti, preferiamo non avere contiguità e rapporti. Guardiamo tutti a come si comportano gli americani e li scimmiottiamo non accorgendoci che ci stanno spingendo alla rovina. Il mondo globalizzato, inventato al di là dell’oceano non è altro che una ideologia che ci spinge a vivere senza nessuna ideologia. Ogni individuo è un mondo a sé che opera con proprie regole personali senza i limiti delle regole altrui. Non è una novità assoluta se pensiamo che, alcuni secoli fa, si teorizzava dell’uomo come predatore del suo simile. Il nostro premier incarna questa teoria nella sua pienezza. Egli ha accumulato ed accumula denaro in maniera esagerata ma non tollera che gli si facciano domande sulle modalità da lui attuate. I comunisti, che gli servono per sviare le domande, avevano una ideologia che abbiamo tutti ripudiato con troppa fretta. Non potevamo tollerare lo stalinismo ma abbiamo accettato la difesa del lavoro e le conquiste sociali che prima del comunismo non esistevano e ancora non esistono negli Stati Uniti. Quando comprenderemo che la globalizzazione porterà immancabilmente alla perdita degli ammortizzatori sociali, della sanità articolata come oggi per tutti e della scuola statale allora, forse rimpiangeremo di essere stati sordi e ciechi. Persino Obama ha iniziato, tra mille ostacoli, ad effettuare una retromarcia ma noi, schierati come marionette dietro il nostro premier andiamo avanti impavidi. E’proprio così disdicevole pensare che la proprietà privata è una offesa alla dignità degli uomini? E’ sbagliato pensare che gli uomini possono mettere insieme le proprie forze per assicurare a tutti i membri della società i beni essenziali per la sopravvivenza? Erriamo quando pensiamo che a tutti, senza distinzione di censo,colore della pelle e religione debba essere assicurata la possibilità della istruzione e conseguente avvio al lavoro? Se, come penso, la risposta è negativa, allora diamoci una mossa e mandiamo al diavolo Berlusca e la sua corte, forse siamo ancora in tempo per salvarci noi e i nostri figli. |
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Partendo dalla constatazione che ci troviamo in un momento di grave difficoltà economica e sociale mi provo a fare alcune considerazioni. La mia generazione è stata appena sfiorata dagli avvenimenti collegati alla seconda guerra mondiale: ricordo vagamente il piccolo fucile di legno con il quale giocavo da balilla, i carri con i grossi cavalli che trainavano i cannoni e ogni tanto lo sconquasso delle bombe che aprivano crateri nelle vie e nelle piazze del mio paese. Finita la guerra c’è stata la rinascita che tutti conosciamo come “ il miracolo italiano “. Le nuove generazioni si sono assunte il compito arduo e appassionante di dare un senso alla società che usciva dalla guerra. Anch’io ho sentito quel richiamo e, come tanti come me, ha cercato di far sentire ai propri figli quello che per noi era un dovere: Costruire uno stato democratico con al centro i valori eterni della libertà, del lavoro e del rispetto dell’altro. Oggi avanza un’altra generazione, piena di ansie e vigore, la quale sembra indecisa sulla strada da percorrere. E’ tentata dalle lusinghe della globalizzazione, commistione di desideri e bisogni planetari, quasi sempre illusori e irraggiungibili, e non riesce ad intraprendere nessuna attività pratica. Si dice in giro che i giovani si appoggiano volentieri alla famiglia fino ad una età avanzata e non si può giustificare il fenomeno solo con la precarietà o la mancanza di lavoro. Credo che dai giovani bisogna aspettarsi qualcosa di più. Non hanno subito i traumi, piccoli o grandi, della guerra e pensano di poter fare a meno dei valori catalizzati dai vecchi. Il mondo è loro e lo aggrediscono, ma nel modo sbagliato. Nulla è dovuto a nessuno, nemmeno a loro, ma tutto può e deve essere conquistato anche con la violenza, se necessario. I nostri giovani, però, sembrano non capire e si perdono dietro i falsi valori che i media propongono: il telefonino, il computer, la discoteca e simili. Non sono ancora alle strette perché, bene o male, in tasca hanno sempre i 100 euro che passa la famiglia e l’automobile di papà è sempre disponibile. Mi domando cosa aspettano? Perché non si muovono, non reagiscono alla miseria morale dei nostri giorni e non prendono la barra del comando? I vecchi non hanno più le forze per farlo e i loro sudati risparmi presto finiranno.
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L’ologramma di Silvio
Circola in internet una immagine del premier che sembra quella più attendibile per i suoi 75 anni. Mi viene in mente la leggenda del Cid campeador, eroe della storia spagnola il quale durante il primo giorno della decisiva battaglia di Valencia contro i mori fu colpito da una freccia al cuore e morì. I suoi generali lo imbracarono con un supporto di ferro al suo cavallo e il giorno successivo lo portarono sul campo di battaglia. Alla sua vista i mori, atterriti, si dispersero perdendo la battaglia e il Cid entrò così nella leggenda. Tornando alle faccende italiane la similitudine si rafforza se pensiamo alle pratiche televisive, delle quali il premier abusa, che antepongono l’apparire all’essere e tutto viene trasformato in serial tv. E’ mai pensabile che un signore dai capelli bianchi, il viso solcato dalle rughe e lo sguardo triste e spento sia l’attore principale dei festini notturni lussuriosi conosciuti con il nome di bunga-bunga? Sulle tv, l’unico luogo dove il presidente del consiglio è sempre presente, circola non la sua persona fisica ma il suo ologramma ottenuto con l’uso di quantità industriali di cere e accorgimenti di una schiera di truccatori. Nelle rare occasioni in cui la sua presenza si protrae oltre un certo limite è costretto a scappare quando comincia a sciogliersi la cera per non svelare l’inganno. L’onorevole Di Pietro non può arrabbiarsi se alle sue denunce il premier abbandona l’aula, deve capire che è obbligato a farlo dal cerone che gli cola sul collo. Penso che gli italiani saranno presto liberati dall’attuale stato di dittatura politica e sarà il decorso del tempo che farà il miracolo. Neanche tutto l’oro del mondo può cambiare e neanche rallentare il decorso della vita biologica. Purtroppo nel paese di Einaudi, Segni, De Gasperi siamo ridotti a sperare nel tempo che passa per risolvere i problemi del vivere civile. L’attuale opposizione non è all’altezza della situazione e non capisce che bisogna disegnare un quadro politico diverso per combattere l’attuale. Per esempio dire chiaramente che, se avrà i suffragi, farà pagare le tasse a chi attualmente non le paga, i grandi patrimoni e le rendite finanziarie ; finanzierà la scuola pubblica e solo quella; combatterà veramente gli appetiti degli speculatori insaziabili quali petrolieri e tutti quelli che fanno cartello. E’ perfettamente inutile continuare in una opposizione contro una persona ricchissima, che distribuendo il suo denaro, porta dalla sua parte chi vuole. Fulvio Maiello 22 aprile 2011 |
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Riflessione sul libro fondante della chiesa cattolica romana
Dal libro dell’esodo: Mosè scese dalla montagna portando le tavole della Legge che Dio aveva inciso sulla pietra. Ma, durante la sua assenza, il popolo di Israele aveva scordato le regole e si era dato ai bagordi e alla lussuria più sfrenata. Alle rimostranze di Mosè, infuriato perché il popolo di Israele si era abbandonato all’adorazione del vitello d’oro, Aronne rispose: Tu conosci il popolo, sai quanto è proclive al male! Mosè allora si pose alla porta dell’accampamento e disse: chi è con Dio si ponga accanto a me. La tribù dei Leviti si schierò subito compatta accanto a lui. Mosè disse loro: ognuno cinga la spada al fianco. Attraversate e girate l’accampamento di porta in porta e ognuno di voi uccida il proprio fratello, l’amico, il vicino. Dopo migliaia di anni la storia si ripete. Agli inizi del terzo millennio gli italiani si sono dati un altro vitello d’oro e in esso si identifica una gran parte di uomini e donne che lo adorano estasiati. Sono tutti in preda ad una sottomissione quasi religiosa e non tollerano osservazioni e richiami. Si divertono alle imprese lussuriose del loro idolo, forse perché immaginano di poter un giorno partecipare al bunga-bunga, una volta che sarà diventato pratica generalizzata. Alcuni già da adesso vi partecipano, specialmente le donne che fanno corona al capo. Gli altri dovranno aspettare fino a quando non sarà partorita una legge che lo renderà alla portata di tutte le tasche oppure finanziato dal Servizio Sanitario Nazionale. L’ insegnamento che la Bibbia ci tramanda è che non si può combattere il degrado morale e materiale del popolo con le chiacchere e i riti della politica. Come fece Mosè bisogna, forse, aspettare i nuovi Leviti armati per passare a fil di spada tutti gli attuali ed estasiati adoratori del moderno Vitello d’oro? Fulvio Maiello aprile 2011 |
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Lettera al Pontefice
Santità, sono un cattolico per nascita, educazione familiare e scelta personale ma, se mi guardo attorno, vedo ogni giorno di più aumentare i dubbi e la mia fede vacilla. Il mio paese è impantanato in una palude di interessi privati e sete di potere che non lascia spazio ai sentimenti antichi quali l’onestà, l’amore per il prossimo, la tolleranza e il rispetto del diversi e la chiesa di Roma cosa fa? Assiste indifferente se non compiacente alle ingiurie che si ripetono con frequenza sempre maggiore. In altri tempi avrebbe prodotto qualche frate che dal pulpito avrebbe invocato le fiamme dell’inferno sui prevaricatori, i furbi e i manipolatori delle popolazioni ma, ai nostri giorni, forse non nascono più Savonarola e allora, l’imput che viene dalle alte sfere è quello di venire a patti con il potere del momento e cercare di convivere con esso. Non si spiega altrimenti l’assoluta mancanza di una parola, un cenno, un rimbrotto da parte della chiesa di Roma a fronte dello scempio osceno che la classe politica italiana sta perpetrando ai danni del popolo italiano. La chiesa tace e i nuovi barbari consolidano il loro potere. Forse che nelle stanze del Vaticano si pensa che è meglio, per il futuro della Chiesa, assecondare i potenti? Ma, se è questa la giustificazione, e risulta evidente solo se ci si guarda in giro per il mondo e si osserva come in molti paesi trionfano i regimi conservatori e reazionari, con la benedizione delle alte sfere vaticane, allora è doveroso porsi una domanda. Quali valori porta avanti il cattolicesimo, la chiesa di Pietro e degli apostoli? Francamente, Santità, non vorrei essere al suo posto, schiavo come sembra delle correnti di palazzo e delle trame politiche dei Suoi cardinali. Non mi permetto di rivolgerLe un rimprovero ma, mi sarei aspettato dalla sua voce un fermo richiamo, urbi et orbis, all’amore, alla carità e al perdono e una condanna, altrettanto ferma del compromesso con il denaro, ovvero con Satana e delle sue dottrine che conosciamo con il nome di globalizzazione. Se continua così cercherò in una religione orientale quello che non trovo più nella religione cattolica. Fulvio Maiello- Aprile 2011 |
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Lettera Aperta alla Prestigiacomo sulla “Tutela Penale dell’Ambiente”
On. Ministra, entro il prossimo 10 aprile dovrà essere emanato il decreto legislativo sulla tutela penale dell’ambiente che recepisce la Legge Comunitaria 2009, possiamo sperare che detto decreto venga effettivamente deciso e che non si ricorra ad un suo rinvio in previsione di una imperdonabile decadenza? Le nostre Associazioni ritengono di vitale importanza che questa occasione di vera democrazia, non venga sprecata. Quello che è in gioco è il miglioramento della qualità ambientale di un territorio che da oltre cinquanta anni è stato massacrato da uno sviluppo senza alcun controllo e che può realizzarsi, a nostro avviso, ricorrendo ad interventi sanzionatori anche di carattere penale, e non attuando provvedimenti premianti come gli accordi transattivi da Lei proposti. “Accordi transattivi” con le industrie, fra cui quelle siciliane di Priolo e Gela, per cancellare in un sol colpo tutti i gravi disastri ambientali da esse causati. Tratterebbesi di un colossale condono tombale/ambientale a favore di quanti hanno consapevolmente ignorato di fatto la violazione di numerosissimi diritti tra cui quello alla salute, alla vita, ad un ambiente sano e ad uno standard di vita accettabile. Tali accordi infatti equivarrebbero ad un saldo del tipo di fine stagione: Inquini 10 paghi 1. “Finalmente in Italia il contrasto al crimine ambientale non si farà più con armi spuntate”, come ha dichiarato il senatore Francesco Ferrante, che si interessa delle politiche relative ai cambiamenti climatici, intervenuto al workshop “I delitti contro l’ambiente e la salute” organizzato dall’Isde Italia (International Society of Doctors for the Environment, Associazione Medici per l’Ambiente). “In Italia – aggiunge Ferrante - i responsabili dei reati ambientali sono soggetti solo a sanzioni pecuniarie. Nel nostro paese i reati contro l’ambiente sono sostanzialmente crimini senza castigo, sebbene il numero delle violazioni in materia di tutela ambientale, salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, è pari a circa uno ogni 43 minuti. Non emanare il decreto legislativo entro il 10 aprile vorrebbe dire fare un regalo enorme all’ecomafia e agli inquinatori senza scrupoli, un vero e proprio colpo di spugna che annullerebbe i principali processi per crimini ambientali in Italia”. La nostra preoccupazione sull’eventuale non emanazione del suddetto decreto scaturisce dalla conoscenza dei gravi danni all’ambiente ed alla salute certificati dai numerosi studi epidemiologici che ne attestano il rapporto di causa-effetto, oltreché dei rischi cui sono esposti lavoratori e cittadini residenti nell’area industriale. Signora Ministra, ci siamo permessi di esternarLe i nostri dubbi sull’emanazione del decreto, considerati i Suoi ultimi e decisivi orientamenti, non condivisi dai cittadini del siracusano, in tema di protezione della salute (CDR, da impiegare quale co-combustibile nei cementifici, operazione che produce molto più inquinamento rispetto agli inceneritori) e di prevenzione dei rischi (costruzione di rigassificatore), ignorando le giuste prescrizioni dell’Assessorato regionale all’Energia ed il parere negativo dell’Assessorato regionale all’Ambiente per la coesistenza nel sito prescelto del triplice rischio: sismico, bellico ed industriale. Augusta 06 aprile 2011 Decontaminazione Sicilia, AugustAmbiente e Costituente Ecologista Siracusa <b>Prof. Luigi Solarino - Dott. Giacinto Franco - Dr. Paolo Pantano |
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Il signor B
I motivi che consigliano al cittadino, che abbia un minimo di intelligenza, ma credo sia sufficiente il semplice buon senso contadino, di smetterla di occuparsi delle vicende umane e giudiziarie del sig. Silvio Berlusconi sono essenzialmente almeno due. Il primo è di carattere generale e riguarda lo stato della cultura nel paese: il secondo riguarda esclusivamente l’attuale Presidente del Consiglio come persona fisica. Non c’è chi non veda la rilevanza epocale che ha assunto nella società attuale la globalizzazione in tutte le manifestazioni dell’attività umana. Dalla grande finanza, al commercio, all’industria, alla cultura, ai mezzi di comunicazione, all’agricoltura all’inizio del terzo millennio sono cambiati gli scopi e i parametri. Solo il profitto è la molla, la giustificazione e il fine di ogni attività e ad esso, nuovo vitello d’oro, siamo tutti sospinti a porci in adorazione. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti basta ricordare come oggigiorno più del 90 per cento degli abitanti di questo paese scelga di trascorrere i propri fine settimana nei grandi centri commerciali anziché frequentare i molti musei e i parchi che sono frequentati solo dai turisti esteri. Una vocina maligna mi suggerisce che quando gli italiani non avranno più un euro da spendere potranno ancora continuare a frequentare i centri commerciali ma, stavolta, per chiedere l’elemosina. Vogliamo arrivare a tanto prima di risvegliarci dall’ipnosi collettiva nella quale siamo immersi? Si potrebbe continuare e ricordare come tutto ciò che accade non avviene per caso ma in base a precise finalità: la distruzione della scuola con i tagli alle risorse per abbattere le difese davanti alla pressione degli affaristi; la conquista dei mezzi di informazione per addormentare con notiziari e pubblicità mendaci ogni residuo di coscienza civile; la neutralizzazione della giustizia per garantire impunità ai corruttori. Il nostro nemico principale non è Berlusconi ma la globalizzazione, che egli rappresenta e propugna, incompatibile con le tradizioni culturali e la storia del nostro mondo occidentale. Per occuparci infine del secondo motivo osservo come il sig. Silvio Berlusconi sia una persona fisica come milioni di altre con le sue virtù e i suoi vizi, con i suoi lati fisici gradevoli e meno e non possiamo certo accodarci alle schiere dei suoi ammiratori che non perdono occasione per innalzare odi al suo passaggio. Penso che è un uomo molto ricco, anzi esageratamente ricco, ma anche infelice. Se qualcuno può mi spieghi a che cosa gli serve possedere tutte le ville di cui è entrato in possesso se poi può abitare solo in una alla volta? Dicono che abbia una famiglia e dei figli ma la famiglia l’ha perduta e i figli non credo siano tanto fieri di lui. L’unico suo tratto caratteristico è l’amore per il denaro che nelle sue convinzioni da anche potere. Il che bisogna riconoscere sia anche vero almeno come si evince dal fatto che si è comprato a suon di milioni di euro i voti che gli mancavano per sfuggire alle grinfie della giustizia e il consenso dei lampedusani , ingenui isolani passati velocemente dagli improperi agli osanna solo al balenio dei mitici biglietti di carta che sono tutto il suo mondo. Non possiamo perdere il nostro tempo ad occuparci di un singolo uomo. Berlusconi è forte perché rappresenta la maggioranza degli italiani che vorrebbero tutti essere come lui e in lui si identificano e sono attualmente senza difese immunitarie. Ecco perché si trova, piccolo e grasso, a guidare senza meriti di cultura o di storia personale. un popolo di pecore. Occorre prima far crescere le pecore prima di scegliere chi le deve governare. |
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In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia
Fino a poco tempo fa conoscevamo l’isola di Lampedusa come un pezzo di terra africana rimasta isolata nel mediterraneo a seguito della lacerazione dell’unico supercontinente un tempo esistente. Poco più di uno scoglio dove le tartarughe marine deponevano le uova, un gruppo di cittadini tiravano avanti a fatica le famiglie e parecchi altri cittadini, questi benestanti, utilizzavano per le vacanze al sole. Improvvisamente tutto è cambiato. La Tv ci fa vedere folle di uomini. In maggioranza giovani, donne e bambini provenienti dalle vicine coste africane i quali arrivano con ogni mezzo disponibile in quantità tali da far pensare alle antiche migrazioni dei popoli sempre periodicamente verificatesi nella storia dell’umanità. Senza scomodare l’homo erectus diffusosi sulla terra a partire, guarda caso, dalle savane africane possiamo ricordare l’invasione dei dori verso il mediterraneo al tempo della civiltà greca; passando poi per le invasioni barbariche del medioevo e, per finire, alle massicce emigrazioni di concittadini ed altri cittadini europei verso le americhe degli ultimi tempi. Osservando con attenzione e senza pregiudizi i volti che passano sulla tv vengono spontanee da fare un paio di osservazioni. La prima è che sono persone in tutto e per tutto uguali a noi anche nel colore della pelle. Non mostrano atteggiamenti di violenza ne di manifesta sofferenza. Non perché la sofferenza non c’è ma perché è pudicamente dissimulata. La seconda osservazione è che in maggioranza si tratta di giovani che portano negli occhi la promessa di un futuro. La riflessione ci porta ad osservare come mai niente e nessuno si è potuto opporre alla forza e vitalità delle migrazioni popolari. Nel terzo millennio ci sono ancora delle persone che pensano di poter chiudere le porte d’ingresso del loro paese a tutti quelli che , per un verso o per l’altro, non ci piacciono. La cosa grave è che costoro stanno attualmente al governo del paese. Mi riferisco ai padani che nessuno sa cosa significhi, non a tutti i padani per fortuna, ma a quelli che stanno sfruttando le più basse pulsioni delle masse per il loro interesse personale. Ci sono nei paesi del mediterraneo fenomeni nuovi e speranze di cambiamento che nessuno vuole cogliere e i nostri governanti non sanno fare altro che basse polemiche al loro interno con atteggiamenti ondivaghi che vanno dal baciamano ai peggiori dittatori al difficile equilibrismo politico in campo internazionale. Considerata la pochezza e povertà del panorama politico nazionale lancio una proposta. Perché non seguiamo l’esempio degli egiziani, tunisini , libici e altri che si stanno mettendo in moto e non facciamo anche noi qualcosa di utile per i nostri figli? E’ vero o no che gran parte dei componenti le assemblee parlamentari è costituita da personaggi che hanno o hanno avuto a che fare con la giustizia? Mi sembra che Beppe Grillo ne abbia confezionato un lunghissimo elenco. I giudici sono stati bloccati e possono funzionare solo per giudicare e condannare i ladri di polli e solo quelli. Allora mandiamoli tutti a casa, a calci nel sedere se occorre, senza riguardo alcuno o ripensamenti e cominciamo da zero a ricostruire una nuova società. |
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Guerra in Libia. Quali costi e conseguenze?
I motivi possibili di un attacco, presentato ancora una volta come umanitario, che minaccia di tradursi in un disastro di lungo periodo, alle porte di una Europa che rischia di pagare un conto elevatissimo. di Carlo Ruta In Libia è partita una guerra, che i governi dell’Occidente e gran parte dei mezzi d’informazione presentano ancora una volta come umanitaria. Di cosa si tratta realmente? Per comprendere quanto sia credibile tale motivo, è utile partire da un paio di dati storici recenti. Israele alcuni anni fa ha pianificato e attuato in Palestina una operazione che ha denominato con coerenza «piombo fuso». L’esito è stato di qualche migliaio di morti, quasi tutti civili. Ma nessuno ha minacciato una guerra «umanitaria». Nessuno si è guardato bene dal metterla in opera, come nessuno si era esposto a tanto già nella precedente operazione «Pace in Galilea», dagli esiti analoghi. Altro caso istruttivo è quello dello sterminio delle popolazioni cecene pianificato e attuato da circa venti anni dai governi della Russia, prima con Eltsin poi con Putin. Si tratta per certi versi di una guerra infinita, che ha provocato centinaia di migliaia di morti, in massima parte civili. Fino ad oggi nessuno Stato ha invocato però l’avvio di guerre «umanitarie». Nella Libia di Gheddafi tale tipo di azione, in difesa dei diritti delle popolazioni, è stata invece voluta risolutamente dalle nazioni forti dell’Occidente, su input degli Stati Uniti e con la convalida del consiglio di sicurezza dell’ONU. A quali costi, in termini di vite umane? In Libia è in atto una virulenta repressione di regime, che in un mese ha fatto centinaia di morti, forse qualche migliaio. Ma l’attacco «umanitario» promette di tradursi in una ecatombe, con numeri di vittime di molto superiori. Gli strateghi della Nato e del Pentagono sono troppo avvertiti per non mettere nel conto esiti di questo tipo, trattandosi di disarticolare una forza militare che, allo stato delle cose, non è di poco conto. Non solo. È prevedibile che occorra neutralizzare le reti militari non convenzionali, anche queste non indifferenti, costituite anzitutto dalle unità terroristiche e mercenarie del regime di Gheddafi. E, come testimoniano le casistiche belliche degli ultimi decenni, se si intende centrare quest’ultimo obiettivo, le stragi di civili, dette comunemente «effetti collaterali», tanto più difficilmente saranno evitabili. Nelle prime fasi della guerra preventiva in Iraq, per eliminare cellule del regime deposto, i comandi americani non hanno esitato a pianificare a Baghdad la distruzione di interi isolati in cui risultavano annidate, con l’uccisione di tutti i civili che li abitavano. E, come attestano numerose cronache, tale regola non scritta ha funzionato e vige ancora in Afghanistan. Le guerre «umanitarie» hanno avuto fino ad oggi un decorso istruttivo. Se ne ricordano due recenti, per certi versi emblematiche: quella in Somalia, nel 1992-93, e quella in Kosovo del 1999. La prima, un po’ per convincimenti strategici errati, un po’ per imperizia dei comandi sul terreno, è degenerata presto in una carneficina «umanitaria» che ha raggiunto l’acme nella battaglia del Checkpoint del 2 luglio 1993, chiusasi, secondo fonti ufficiose, con centinaia di morti civili. Le folle somale, di cui si facevano scudo i miliziani di Aidid e di altre fazioni, hanno saldato poi il conto, con stragi dei «benefattori» occidentali. Infine questi ultimi, resisi conto della palude in cui erano sprofondati, con un nemico che finiva con il combaciare in tutto e per tutto con l’intera popolazione, hanno dovuto uscirsene, lasciando una situazione tragica. Ancora oggi la Somalia, come il Darfur, costituisce una terra di nessuno, in ostaggio ai signori della guerra, ai pirati e alle reti islamiche. La «guerra umanitaria» del Kosovo, condotta dalla Nato, non è stata da meno. È stata scatenata per impedire le stragi etniche di Milosevic, che avevano prodotto alcune centinaia di morti. Si è verificato però un inconveniente. Le stragi di civili compiute dagli alleati atlantici, note appunto come effetti collaterali, hanno superato di gran lunga quei numeri. Sono state fatte stime di decine di migliaia di morti. Non solo. È stato certificato che i medesimi hanno fatto impiego, per fini offensivi, di uranio impoverito, con effetti dannosi sulle popolazioni che insistono ancora oggi. Infine una nota ugualmente tragica. Come ha dovuto riconoscere di recente la stessa Unione Europea, il Kosovo, sottratto con la forza a Milosevic e riconosciuto di recente come paese sovrano, costituisce il primo narco-Stato d’Europa, sotto l’egida di un personale tipicamente criminale. Questo paese, incuneato nel centro esatto del continente, tra Oriente e Occidente, suggerisce altresì norme di comportamento ai paesi contigui, come l’Albania, invasa anch’essa dall’eroina e finita intanto, come altri paesi, alle soglie del default. Sul terreno, le guerre «umanitarie» presentano in definitiva un saldo negativo. Restano poi un affare complesso, e dai contenuti vaghi. Anche quella del Vietnam, da cui sono scaturiti circa 3 milioni di morti, di cui i due terzi civili, è stata giustificata alla vigilia dello scatenamento come tale. E si è oltre il paradosso. È legittimo allora un interrogativo: escludendo la guerra, si sarebbe potuto adottare altro mezzo per soccorrere le popolazioni colpite dal regime di Gheddafi? Si direbbe di sì. L’Onu avrebbe potuto deliberare, per esempio, una soluzione pacifica e realmente umanitaria, come quella adottata nell’ultimo mezzo secolo in numerosi casi, dal Libano al Ruanda, dalla Bosnia all’Ossezia. Avrebbe potuto sancire, in particolare, l’impiego, per quanto possibile, di una forza d’interposizione tra le parti in conflitto, tale da fare scudo anzitutto sulle popolazioni, propedeutica altresì a un possibile cessate il fuoco. L’inaffidabilità del Raìs è evidentemente un aspetto che non può essere minimizzato. Ma si sarebbe potuto tentare. Un contributo forte sarebbe potuto venire poi dalle regioni interessate. l’Unione Africana, l’organizzazione sovranazionale cui fanno riferimento tutti i paesi africani ad esclusione del Marocco, ha assunto una posizione netta, contraria all’attacco militare degli Usa e di altri paesi forti dell’Occidente. Si candidava in questo modo a intervenire sulla vicenda, in modo autonomo, sul piano diplomatico e non solo. Ma, a dispetto della decolonizzazione, la parola del continente nero non ha contato praticamente nulla. La decisione bellica era già presa? È quanto sembrano suggerire, tra l’altro, i deficit operativi della vigilia. Dopo la risoluzione dell’Onu sarebbe dovuto ripartire, con perentorietà, il pressing diplomatico dei governi, per indurre il dittatore libico a fare dei passi indietro, se non addirittura a riporre il potere nelle mani del popolo. Ma, saltando a piè pari le prassi più coerenti con il motivo umanitario, è scattato l’attacco dopo poche ore. Cosa ha sollecitato allora gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra e altri paesi europei a questa guerra, che si annuncia appunto più sanguinosa di quanto sia stata fino a oggi la repressione di Gheddafi? Il bottino del petrolio e dei gas naturali costituisce un buon movente, per le problematiche energetiche chi investono i paesi più industrializzati. La situazione sembra presentare tuttavia aspetti più compositi. Di primo acchito, la crisi del Maghreb, che ha fatto aumentare di molto il prezzo del greggio, ha generato apprensione nei governi europei che per decenni, in un quadro di stabilità strategica, avevano fatto affari con i regimi di Ben Ali, Mubarak e Gheddafi. Passata però la concitazione delle prime settimane, nei medesimi ambienti sono andate manifestandosi logiche di vario genere, incluse quelle di livello egemonico. I fatti del Nord Africa, da quel che è emerso dalle cronache, non sembrano invece aver colto di sorpresa la Casa Bianca e il Pentagono, che sin da subito hanno mostrato l’intenzione di intervenire sui processi in atto. Ma per quali scopi? A prescindere da tutto, l’arroccamento degli Stati Uniti in Libia, anche a costi di vite umane elevatissimi, come in Afghanistan e in Iraq, suggerisce un disegno strategico oltre che economico, di controllo dell’area, atto a impedire, verosimilmente, che nei paesi interessati dalla rivolta popolare, dal Maghreb al Medio Oriente, possano prevalere nel medio periodo politiche antiamericane. E tale linea, adottata in tutte le regioni del globo, appare compatibile con le mire degli Stati europei interventisti. La Francia governata da Sarcozy, finita negli ultimi anni zero dietro l’Italia per Prodotto interno lordo, tanto più attirata quindi dalle risorse energetiche del Nord Africa, e non solo, ha motivi per rinegoziare il proprio ruolo di potenza. L’Italia di Berlusconi, come ostentano le testate governative, ritiene che l’adesione al conflitto sia un passo necessario, per poter contare in Europa e far valere il settimo posto tra le potenze industriali del globo. L’Inghilterra di Cameron, che ha registrato nel biennio 2008-2009 un vero e proprio crollo del Pil, da cui non riemergerà facilmente, ha buoni motivi per ampliare i propri interessi economici nel Nord Africa e, soprattutto, in chiave geopolitica, per riprendere quota lungo la regione mediterranea, dopo oltre cinquanta anni dall’umiliazione di Suez. Ma forse, come è accaduto in Iraq e in Afghanistan, tali convitati, pur destinati a vincere in poco tempo la guerra convenzionale, hanno fatto male i conti. La presa di distanza della Germania di Angela Merkel appare al riguardo significativa, come in Italia la dissociazione della Lega di Bossi, che pure partecipa al governo. In definitiva, si vorrebbe stabilizzare l’area sotto l’egida delle potenze occidentali, ma l’esito potrebbe essere quello di un disordine lungo e tragico, alle porte dell’Europa, e, forse, dentro l’Europa. |
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