Nome | POESIE con eventuali Commenti | ||||||
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Charlie era un numero, era un destino! E tu eri con me, nel meriggio di festa, come pioggia di fuoco sulla mia sete. Tu eri con me, limoncello d?estate, e, quando l?India soffiava sul collo, visione a sorpresa del mare. E rimani con me, quando penso all?amore, anche se, quella sera del Brin, mi abbracciasti alla gare e fu l?ultima volta. |
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Tornate alle vostre buvette! Tornate alle vostre buvette! L? non arriva il tonfo, poi, nemmeno tanto forte: ? soltanto caduto un uomo, ma non ? che un operaio, e neanche da tanto alto, soltanto venti metri. Volendo, si poteva non morire, ma quello, dispettoso, pur di dar qualche grana al suo bravo padrone, a quel gran cuore d?oro, che, chiss?, che, magari, non gli paghi un bel funerale. Tornate alle vostre buvette! Riposatevi un po? delle fatiche, non lasciatevi distogliere da tali piccolezze, avete cose serie in discussione, tutte per la salvezza del paese: c?? d?allungare il tempo di lavoro, quaranta ore son proprio una sciocchezza! e aggiungere un po? d?anni di lavoro. Ditelo a quei fannulloni di lavoratori quanti anni voi state abbarbicati ai vostri beneamati e lustri scanni, ?come l?edera al muro s?attacca? e neanche con la fiamma ossidrica e neanche morenti vi si stacca. Tornate ai vostri scanni! A discutere queste leggi importanti: ?Onorevoli colleghi, ? bene si lavori, uomini e donne fino a settant?anni?? ?Ma no, onorevole collega, settantacinque almeno, io propongo. Guardate me, di anni ne ho novanta, ma col cavolo che vado in pensione?. Vedete, com?? bravo, voi scansafatiche, smaniosi di scialacquarvi la vita in pensione? Finch? vi reggerete in piedi, dovrete lavorare. I giovani, intanto, staranno a guardare. Onorevoli perdonate questi perditempo se qualche tonfo dovessero fin l? farvi arrivare. Tornate ai vostri scanni! Ma almeno una volta provate, un giorno, otto ore soltanto, a stringere bulloni, a ingoiare vernici in mezzo a rumori infernali; o su un?impalcatura a venti trenta metri, o chini per ore all?acqua e al sole. E poi provate a immaginare di tornarci ancora l?indomani e poi ancora ancora ancora, cos? per anni e anni e anni trentacinque, quaranta, quarantuno? E poi tornate alle vostre buvette e ai vostri beneamati lustri scanni! Benito Marziano Da ?Quaderni? n? 1/09 |
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Una premessa: Questa poesia ? dedicata a mio padre Carmelo. La sua compagna Maria, dopo una terribile malattia (morbo di Alzheimer), lo ha lasciato. Ho "sentito" la presenza di mia madre, in questi giorni che hanno seguito la sua morte: Una serenit? nello spirito, un dolce pensiero nel ricordarLa. Anche i miei fratelli e mio padre provano la stessa sensazione. Della quale ci stupiamo giorno dopo giorno. Non so a cosa sia dovuto questo. Mio padre dice che dorme serenamente. E in questa poesia ? mia madre che gli parla, mentre lui dorme. Noi poeti siamo a volte un "veicolo", di emozioni e sentimenti, che appartengono ad altri. Noi, a volte, diamo voce a chi voce non ha pi?. Rommi, Carmiluzzu, rommi ca t'accucciu, teni l' occhi chiusi, e sentimi n? sonnu. U sai ca iu ti viru, e nun ti lassu sulu. Rommi Carmiluzzu, e n?ta comu 'npisci e curri, curri comu o ventu, senza pinsari, ne strati picciriddu, senza scappi, senza friddu. Rommi Carmiluzzu, e vola 'no desertu, pari?tu nu principi, senza sc?ntu ni lu pettu. Nu barracanu, 'nsulcu, 'ncavaddu senza frenu. Rommi, ti pari aieri. Passasti e mi viristi, e ?u cal?i l'occhi, ca mi mancaia u ciatu, e a tia par?a stranu, ca ti trim?ia a manu. Rommi Carmiluzzu, u sai, nun sugnu luntanu. Parra e picciriddi, riccillu ca li amu. Ora ca sunu ranni, cap?sciunu c? fattu. Sputa Carmiluzzu, sputa pulviri e fangu, sputa la stanchizza, e dommi senza ciatu. Rommi cuietu, ci sugnu iu, c' agghi? addivatu. Rommi Carmiluzzu, c? tempu miu passau. Ma quannu poi ti susi, tal?a u ciuri miu. Racci a manu, e b?sila 'na frunti. Idda ? a pena mia, ci? ricu o Signuri. Stringila forti, quannu siti suli, riccillu ca mi manca, cu tutta la s? cruci. Dormi Carmeluccio, dormi, io ti abbraccio, tieni gli occhi chiusi e sentimi nel sogno. Lo sai che ti vedo e non ti lascio solo. Dormi Carmeluccio e nuota come un pesce e corri, corri come il vento, senza pensare, per le strade bambino, senza scarpe, senza freddo. Dormi Carmeluccio, e vola nel deserto, sembravi un principe, senza paura nel tuo petto. Un mantello, un solco, un cavallo senza freno. Dormi, ti sembra ieri. Passavi e mi vedesti e io abbassai gli occhi, che mi mancava il fiato, e ti sembrava strano che ti tremasse la mano. Dormi Carmeluccio, lo sai, non sono lontano. Parla ai bambini, di loro che li amo. Ora che sono cresciuti, capiscono cosa hai fatto. Sputa Carmeluccio, sputa polvere e fango, sputa la stanchezza e dormi senza fiato. Dormi tranquillo, ci sono io, che li ho cresciuti. Dormi Carmeluccio, che il mio tempo ? passato. Ma quando ti svegli, guarda il mio fiore. Dalle la mano e baciale la fronte. Lei ? la mia pena, lo dico al Signore. Stringila forte, quando siete soli, diglielo che mi manca, con tutta la sua croce. |
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Adesso non sei pi?. C'? solo silenzio, intorno. Giaci, reciso fiore. Profuma di Paradiso la tua anima candida che brilla gi? nel sole. Per le labbra il tuo respiro, sento. Scende gi?, caldo nel mio cuore. Tu, dolce madre, della Divina il nome. Tu, Maria, di lui sperduto, sposa con amore. Stupita, incerta era lei, la nera dama del dolore. Pensava fossi un angelo caduto per errore. -------------- Per mia madre, morta il 03 Marzo 2009 |
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Del ricordo, ormai sbiadito, della sua nuda schiena mi sostanzio. E si fa brama e poi tormento il suono assordante di quei bisbigli nel silenzio. Intatta solitudine, argine sacro, conducimi alla dimenticanza! Ma ? il buio lontano da lui, ? la morte. |
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Non piangere per me, tu, mio caro padre, e lei che come te, sfiorava le mie mani. Sono adesso di luce senza pi? lacci. I miei anni perduti, per Lui son ritornati. Leggo nel tuo cuore, la pena e il grande amore, ma io che vedo te, adesso vedo il sole. Perdonalo Signore, ? il mio pap?, il migliore. Mi puoi sentire in sogno, padre del dolore? Sorridi e non voltarti. Abbraccia forte lei, e pensami tra gli angeli.
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(Acrostico dedicato ad Antonio Caldarella) Andando nelle vie del mondo, torni sempre o ritorni nell?immensit?, infinit? della vita orgogliosamente. (Corrado Bono) |
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Quantu vulissi aviri tempu e dinari, ppi curari a puisia e campari r?amuri, quantu disiassi rari sazziu e culuri a ogni cosa ca pari nu ciuri. Pigghiatu 'nveci sugnu ra mia cumpagna a solitudini, ro travagghiu fattu ppi duviri e re sordi ca ci volunu ppi campari. Misteri tintu ? chiddu ro pueta, ca nun po? teniri a s? anima scueta, sempri 'n cerca ri ogni cosa ra vita, talia u munnu comu fussi a prima vota, mentri mastica nummira e cunta ppi fari quattrari u s? cori ca canta. |