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I CAMMINI EUROPEI
DEL PELLEGRINO
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I libri in lingua italiana per il Cammino di Santiago
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DEI PELLEGRINI DI SANTIAGO DE COMPOSTELA
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Ultreia e suseia!
Ultreia e suseia

Io sono solo un pellegrino sulla terra; voi siete di meglio?
(Johann Wolfgang Goethe, in “I dolori del giovane Werther”)

Il prossimo incontro nel nord Italia tra poeti e pellegrini organizzato dalla Libreria Editrice Urso dovrebbe essere realizzato a Brescia domenica 14 ottobre (Prevediamo di stare assieme un intero giorno. Seguiranno dettagli sul luogo e i tempi dell’evento. Renditi disponibile, se puoi).
In quella circostanza sarà ufficializzato un nostro concorso riservato esclusivamente ai pellegrini.

Quasi tutti i pellegrini che hanno affrontato il cammino di Santiago hanno certamente sentito queste due strane espressioni.
Entrambe le parole, anche nella variante "Ultreya e suseya" derivano dal latino, “ultreya”: “ultra” (più) ed “eia” (avanti), mentre “suseya” potrebbe tradursi avanti verso l’alto. L’origine della loro apparizione sembrerebbe datare al XII secolo, in una canzone compresa nel “Codex Calistinus” che nel dare il benvenuto ai pellegrini diceva tra l’altro: “Ultreya e suseya, adjuva nos Deus”.
Questa frase potrebbe descrivere l'immaginario dialogo di un incontro sul cammino; “dove vai o pellegrino?” “Ultreya”, avanti, si rispondeva e l'interlocutore ribatteva: “suseya”, in alto (andrai), Dio ci protegge. Molto probabilmente era questa l’espressione che usavano tra di loro i pellegrini dell’antichità quando si incontravano. Può darsi che la interpretazione più corretta possa anche essere la più semplice, più oltre, più su, verso Santiago, ma sembra che si rivolgesse un invito ad andare avanti a chi si incontrava, sotto la protezione di Dio, per raggiungere le vette dello spirito. Qualunque sia la più ortodossa traduzione, resta il magnifico e semplice ritornello che si tramanda tra i pellegrini da circa mille anni e che tutti riconoscono come elemento di comune aggregazione.
Così è per i pellegrini, così può intendersi per i poeti pellegrini, e così è anche per i pellegrini poeti.

PER LA MADONNA DELLE MILIZIE
VEDI LE FOTO
ALBUM DEL CAMMINO DA AVOLA FINO A SCICLI

PRIMA EDIZIONE MAGGIO 2013
foto
DA AVOLA attraverso Rosolini, Ispica, Donnalucata
FINO A SCICLI
E DELL'INCONTRO del'incontro di Scicli

Un gruppo di pellegrini collegati a cammini di fede europei
è partito da Avola venerdì 24 maggio 2013
percorrendo a piedi in due giorni la distanza
da Avola a Donnalucata e, poi, fino a Scicli.

Santiago ti ha già preso. Vieni, ripartiamo
Riflessioni di Francesco Urso
a seguito del pellegrinaggio verso Santiago de Compostela  effettuato in luglio del 2004

 

Ciccio e LilianaNe senti parlare, qualcosa di forte dentro di te cammina, ti incuriosisce, ti fa pensare, ti fa sognare tra un sonno e l’altro, a occhi aperti.  Santiago ti prende. Sei già sulla strada.
Caro Giovanni, cara Carmela e cari amici che leggete, da parte mia posso dare una semplice e modesta testimonianza di quello che succede. Non si può facilmente parlarne, né, forse, sarebbe conveniente scriverne… Lo faccio per voi (e, un poco, anche per me, per capire di più).

Non me lo tolgo più dalla testa. Appena tornato sto già organizzando il prossimo Cammino dice Alessandro in un intervento nel forum dedicato al “Cammino” nel sito internet libreriaeditriceurso.com.

Il cammino mi ha chiamato ancora... dice Giovannangelo

“Sono tornato dal cammino il 13 di Maggio e già non vedo l'ora di ripartire...” dice Marco e così via, tanti altri. E io? E noi? E Liliana, Rosa, Alessandro, Saro, Kathy, Giovanna, Pilar, Joaquín, Maria, Raquel, Carlos, Odilo, Pascal, Paulo, Amanda, Leonardo, quattroDaniel, Philippe, Micheline, Marie? E gli altri amici? Cosa provano adesso?

Ho viaggiato a lungo, e in tutte le forme (in moto sono andato anche fino a Kabul in  “quell’Afghanistan,// allora// ai più sconosciuto”, scriveva Franco Caruso, il mio amico poeta). Le esperienze di viaggio non mi sono mancate e le ritengo tutte straordinarie, ma quella del Cammino  è tutta un’altra cosa.

Pascal, uno della “famiglia del Cammino”, camminando, un giorno mi disse – Sai, noi del Cammino siamo tutti speciali, ma io sono più speciale di tutti.

Questo sentirsi, questo avvertirsi “speciali” appartiene a molti di noi che sono in cammino.  Nessuno ti prende per mano, nessuno ti indirizza, ti spinge, ti fa fretta, ti dice il percorso obbligato. Non ci sono autobus, né aerei né treni su cui devi salire da un giorno all’altro. Non ci sono ipermercati. Né sei in crociera.
Sono già stato anche a Santiago, una volta, nel 2002, in camper; ero e, forse, non sono più un camperista… Riconosco adesso di essere tante cose assieme e di non essere niente in particolare. Andando a piedi ti spogli un poco di quello che sei stato e ti vesti di qualcos’altro più essenziale. Tante cose si riformulano naturalmente, prima e dopo Santiago. La tua storia personale acquista nuova logica. Sembra come una rinascita.
Ma cos’è e perché il Cammino? Tutto cominciò prima assai di noi e continuerà dopo di noi, di sicuro per sempre. Fu tra l’anno 812 e l’814 che l’eremita Pelagio segnalò la presenza di strane illuminazioni in quel posto dove furono trovate quelle ossa umane, che secondo Teodomiro, vescovo della vicina Iria Flavia, in Galizia, appartenevano a Giacomo il maggiore, ed ai suoi discepoli Anastasio e Teodoro. Dall’844 poi, dopo la battaglia di Clavijo, il Santiago matamoros, la visione, cioè, di Giacomo su un cavallo bianco, con la sciabola in mano che taglia le teste dei mori, aiutò i re cattolici a liberare la Spagna dall’occupazione araba e diventò simbolo dell’unificazione culturale e religiosa e, quindi, il suo sepolcro diventò meta di pellegrinaggio. In modo in trestretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di sa’ Iacopo o riede dice Dante nella Vita Nuova (XL, 6). Il cammino degli inizi, quello che, incredibilmente, già nel ‘200 e nel ‘300 vede protagoniste donne siciliane, subisce alterne vicende. Ad un certo punto, per le difficoltà e i pericoli, si creano delle mete di pellegrinaggio alternative e, nel caso della Sicilia, alcune di queste vengono dotate di reliquie del santo (Capizzi, Messina, Caltagirone, Modica, Zafferana Etnea,ecc.). Si sa che ad Avola Antica il Beato Antonio Etiope (1490-1550) frequenta la chiesa di Santa Venera ed alimenta la lampada votiva all’altare di San Giacomo. 

Il pellegrinaggio verso Santiago ad un certo punto sta per subire un definitivo declino, quando nel 1878 vengono ritrovati di nuovo i resti dei nostri soliti tre scheletri, precedentemente nascosti per salvarli dalle numerose scorrerie piratesche. Identificati, al solito, i corpi, riprende vitalità il pellegrinaggio e si consolida con la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1982. Nel 1987 il Consiglio Europeo dichiara il Cammino di Santiago primo itinerario culturale europeo, in aggiunta al riconoscimento artistico dei suoi monumenti da parte dell’Unesco. Coelho ha fatto il resto, coi suoi libri. Noi, forse in maggior parte sicuramente laici stiamo dando parecchio. Ma cosa significa dare, e cosa ricevere?  E cosa la parola laico? Fede e non fede, già parlarne, in tutta la sua possibile schematicità, è una questione mal posta. Si tratta invece di qualcosa che travalica i contorni della razionalità, che va oltre gli stessi confini del dire, a parole, di aver fede (L’altro Giacomo faceva bene a parlare anche di opere…). Ho creduto di spaziare a piacimento, ho sorriso dello spazio limitato della ragione, ho intuito qualcosa a occhi aperti. Il pellegrino postmoderno va col suo tempo, va solo, prosegue in compagnia, ritrova il suo passo, accetta quello degli altri, soffre, gioisce, prova stupore, si accontenta, non pretende. Ha tempo e non corre.

Penso alla mia generazione, a quanto sia stata fortunata, forse l’ultima delle generazioni fortunate. Ho avuto l’occasione di provare dal vivo lo scontro di classe, gli interessi più forti in lotta fra loro. L’invadenza, la totalizzazione di certe idee ha portato non poche tragedie, ma mi ha fatto ancorare alla vita, anche se ne ho pagato fortemente il prezzo. Non avrei immaginato i sentieri del mistero, né avrei scommesso su questi ulteriori camminamenti. Colpa di questi anni confusi, del crollo dell’ideologia? Forse “colpa” anche di Saro e dei suoi “Acquanuvenisti”. (Se non fosse stato per le loro consuete uscite tutte le prime domeniche del mese, non avrei immaginato, che avrei potuto fare a piedi ogni giorno 25 km con uno zaino in spalla). Colpa, forse, di quella Sara di Udine, che incontrammo in Grecia, che ci fece fare la prima parte del Cammino nel 1993?  Necessità ordinaria della mia vita. Forse.

LilianaTutti i mesi precedenti alla partenza siamo stati impegnati a leggere libri (dalla prima guida di Aymeric Picaud, interna al duecentesco codice callistino, sino a quella di Terre Di Mezzo), a valutare difficoltà, pomate, calzette, scarpe, magliette; a provare percorsi, a studiare i pellegrini devoti ai Santi più vari, a parlarne, parlarne agli amici, a sentirsi sornionamente presi in giro da Benito e compagni e da Giovanni e fedeli amici venerabili…
Si avvicina la data della partenza, vengono i primi dubbi, come sempre accade prima di una grande esperienza. Si parte, ci si ricongiunge ai pochi amici, mentre comincia la lunga, straordinaria serie delle coincidenze, che coincidenze non sono. Già al primo giorno in treno c’è l’incontro casuale col cardiologo Francesco, nel medesimo scompartimento, e la scoperta di saperlo amico più caro del più caro mio amico, Turuzzu. Poi l’inconsueta visione nei Pirenei… Dopo, l’incontro con l’Ungherese della città di Debrecen, la stessa città della nostra Sofia. Poi la cittadina di Los Arcos, con la chiesa dedicata alla Madonna, un giorno qualsiasi di luglio, proprio l’11, giorno del compleanno e della festa a Liliana con la torta gelato, con la nostra “famiglia” internazionale di pellegrini al completo. Liliana con la chitarra cantava e pensava, alla sua Chiesa dell’Arco, che la vide nascere a Noto, in un giorno identico a quello. Il nostro poeta del Cammino Joaquín, così si rivolge a Liliana:“Como un trovador de la Umbría//rasgas el aire del camino.//A tu paso te saluda//el trigo ondulante,//la sonrisa del girasol,//las hayas centenarias…” in questa parte di suo “Poema incompleto”, perché lui aggiunge Poema incompleto a propósito, como inacabado aún se muestra el camino”;
a Liliana, che chiama la trovadora del cammino.

Tenera e santa fu, prima di partire, la scommessa di Nella e di Emanuele, che mi affidarono ognuno di loro, un messaggio, un impegno. E io, straniero nel mio tempo, pur appartenendo a questo tempo, straniero a logiche di fede, sono stato a sentire quello che loro pensavano religiosamente, a rispettare le loro parole, la loro fede coerente. La vita è il Cammino e il Cammino diventa la vita.
Così, di punto in bianco, la croce di Emanuele ha accompagnato il mio zaino, come se Emanuele fosse con me (e lo era, di fatto…). Non avevo pensato al cordoncino, quando gliela ritornai, ma sapevo che poteva trovarlo da solo, un giorno, per coincidenza, come si dice, e come è accaduto.

E Nella, così come suo marito Santo, Sebastiano suo figlio sono stati intensamente con me; e soprattutto, a Sarah e al suo libro ho pensato e immediatamente incontrato, un pomeriggio a San Juan de Ortega, nei pressi dei Montes de Oca, all’undicesima tappa del Cammino, in un giorno di luglio della mia vita.

Mi viene da pensare a questo santo curioso, figlio del tuono, spodestato dalla sua cattedrale nella sua figura di matamoros in questo 2004 e adesso prestato a riappacificare gli uomini fra loro, in questa Europa sempre più multirazziale  e multireligiosa. Avrà molto da fare, assieme a noi, in questa direzione.

 
Continuano sempre gli interventi nel nostro forum (http://www.libreriaeditriceurso.com/public/santiago/forum/index.php).
Scrive
Titti, in data martedì 7 dicembre 2004 alle ore 07.01
Ciao a tutti… sono ore che sono sveglia e non trovo niente di meglio che fantasticare sul viaggio che vorrei fare quest'estate… A Santiago, naturalmente!e “l’argomento” della mia tesi di laurea, ma penso che faccia bene non solo al mio curriculum, ma anche al mio spirito sempre dubbioso e insicuro. Ciao a tutti e spero di trovare tra voi compagni di viaggio! A presto!

Cammino di Santiago de Compostela

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da Saint Jean Pied De Port fino a Belorado


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AD AVOLA DOPO IL TERREMOTO DEL 1693
LA CHIESA DI SAN GIACOMO CON ANNESSO LO SPEDALE SAN GIACOMO

Dopo il tremendo terremoto del 9-11 Gennaio 1693, che sconvolse tutta la fascia orientale della Sicilia e la parte estrema della Calabria, facendo scomparire del tutto antiche città come Avola e modificando le caratteristiche di altre come Catania e Messina, gli istituti caritatevoli di assistenza e beneficenza furono riprodotti nell'ambito del nuovo abitato, entro il perimetro esagonale dal quale prende l'avvio l'odierna città.
EsagonoIn una carta topografica, fatta redigere e pubblicare a proprie spese dal Marchese Giuseppe Guttadauro nel 1756, di cui, anche se conservata nel Museo Civico, circolano molte copie, viene registrata una cosiddetta "Domus Hospitalis", ubicata in un isolato delimitato dalla Via Cavour e dalla Via Milano, comprendente le attuali case Santuccio e i locali adibiti una volta ad uffici della Maternità ed Infanzia ed oggi ad uffici SAUB. Chi entra in questi ultimi locali, malgrado le trasformazioni operatevi, si avvede subito dai soffitti a botte che i vani erano un tempo e originari 1862 al 1885, cioè all'anno in cui avvenne il riconoscimento e l'avvio dell'Ospizio-Ospedale G. Di Mariaamente locali di chiesa. Essi costituivano appunto la Chiesa di S. Giacomo, edificata ad imitazione di quella già esistita sulle colline e distrutta dal terremoto e a corredo della annessa Domus Hospitalis.
Nei fascicoli dei "Conti dei Stabilimenti di beneficenza" della città di Avola, risultano registrati i nomi dei componenti del Consiglio di Amministrazione dell'opera dello Spedale S. Giacomo, nome trasferito alla "Domus" soltanto con la soppressione della chiesa contigua, nell'anno 1819. Essi sono: il barone Angelino Greco e don Concetto Guttadauro come procuratori, don Vincenzo Gubernale come tesoriere.
CappucciniDa un opuscolo del Bentivegna, riguardante le opere pie della Sicilia del 1862, si traggono ancora riferimenti e notizie in "subiecta materia". Nel 1858, Avola, con una popolazione di 10754 anime, disponeva ancora di uno "Spedale e Chiesa di S. Giacomo", il cui Consiglio di Amministrazione era composto di tre deputati, aventi una durata triennale. Il bilancio dello Spedale aveva le seguenti entrate. l) per fondi rustici e urbani, £ 4,24; per canoni e soggiogazioni, £ 278,24. Aveva all'incontro i seguenti esiti annui: l) per soldi agli impiegati amministrativi e per spese di amministrazione, £ 23,28; 2) per spese culto divino, £ 51,83; 3) per spese ed esiti vari (somma distribuita agli ammalati poveri a domicilio), £ 101,96; per fondo di spese impreviste, £ 105,4l. Lo Spedale beneficiava inoltre, a tutto il mese di maggio 1862, di una rendita di £ 42,50 sul Gran Libro.
Dal 1862 al 1885, cioè all'anno in cui avvenne il riconoscimento e l'avvio dell'Ospizio-Ospedale G. Di Maria, di cui si dirà tra breve, non si ha alcuna traccia o notizia di uno stabilimento che abbia assolto finalità di cura o assistenza di cittadini. E' da pensare che in tale periodo abbia continuato la sua attività, sia pure stentatamente lo Spedale S. Giacomo, la cui scomparsa dalla vita cittadina avvenne inavvertita e senza alcuna consapevolezza degli amministratoti pubblici e degli assistiti.

in stampain Italico L. Troja, Dalla "Domus hospitalis" al moderno "Ospedale Giuseppe Di Maria" - (Origine e vicenda storica dell'Ospedale di Avola), Libreria Editrice Urso, Collana MNEME n. 28

Dal sito internet http://www.activitaly.com/immaginicinema/vialattea1.htm
La Via Lattea di Luis Buñuel
E' scritto nel testo in sovrimpressione al termine de "La Via Lattea" di Luis Buñuel: "Tutto ciò che nel film riguarda la religione cattolica e le eresie cui essa ha dato luogo, in specie dal punto di vista dei dogmi è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono tratti sia dalle scritture che da opere di teologia e di storia ecclesiastica, antiche e moderne."
All'inizio del film, Buñuel ci avverte che "in molte lingue occidentali la Via Lattea si chiama anche 'La strada di San Giacomo' " e che "da questo fatto deriva il nome di Compostella, Campus Stella, il campo della stella" per la città di Santiago, in Spagna, collocata sulla traccia della celeste Via Lattea. Questa città, "dall'XI secolo dopo Cristo e durante tutto il medioevo fu meta - dice la voce fuori campo - di un importante pellegrinaggio. Allora, più di cinquecentomila pellegrini si mettevano ogni anno in viaggio, a piedi, verso Santiago. Venivano da ogni parte d'Europa. Si recavano in Spagna per rendere omaggio alla tomba dell'apostolo San Giacomo. Alla fine del XVI secolo, mentre le guerre di religione ostacolavano seriamente il pellegrinaggio, il vescovo di Santiago fece nascondere le spoglie dell'apostolo per proteggerle. I sacri resti furono scoperti per caso soltanto verso la fine del XIX secolo."
Ma la storia dei resti di San Giacomo non costituisce forse un pretesto per parlare di qualcos'altro? Il termine "Compostella" con cui viene designata la città di Santiago è anche il titolo di un'illustre opera alchemica del XIII secolo dovuta al francescano Bonaventura da Iseo. Si tratta di un manoscritto che nel titolo richiama il nome di uno strumento dell'Arte Reale: la teca in cui gli alchimisti ripongono le cose preziose. Del resto, non è senza significato la tradizione che colloca l'esordio dell'attività alchemica di Raimondo Lullo, Basilio Valentino e Nicola Flamel proprio a partire dal loro pellegrinaggio a Santiago, una città dove per secoli le diverse confessioni monoteiste hanno potuto dialogare liberamente attraverso il sincretismo della Sapienza Ermetica. A Buñuel, tutto ciò doveva essere ben presente, se non altro per aver frequentato in gioventù i circoli parigini della corrente artistica surrealista, che aveva tra le proprie bibbie anche i testi di Fulcanelli.
La Via Lattea narra la fantastica avventura di due pellegrini del XX secolo che viaggiano in direzione di Santiago, ma ritroso nel tempo attraverso i secoli e le varie manifestazioni eretiche alle quali hanno dato luogo i principali dogmi cristiani. All'inizio del loro viaggio, Jeane Pierre, così si chiamano i pellegrini, incontrano un eccentrico personaggio che li sollecita a raggiungere la loro meta, per generare con una meretrice due figli di prostituzione che dovranno rispettivamente chiamare: "Tu non sei il mio popolo" e "Non più misericordia". L'episodio, che rievoca il libro del profeta Osea a proposito dell'infedeltà di Israele nei confronti di Dio, sembra più che altro un pretesto. Anche se la "Pietra" (Pierre) e la "prostituta" possono essere immagini riconducibili al simbolismo dell'Arte Spagirica, una interpretazione del film esclusivamente in chiave di allegoria alchemica sarebbe senza dubbio fuorviante. Per il momento, si può invece ipotizzare che Jeane Pierre siano soltanto gli apostoli Pietro e Giovanni. Dopo averli apostrofati con le parole del profeta Osea, il personaggio incontrato dai due pellegrini si allontana, accompagnandosi ad un nano che libera in aria una bianca colomba. Possiamo anticipare che la colomba rimanda in tale contesto alla figura di Maria Maddalena, che nel vangelo di Luca viene presentata come una "peccatrice" e che la posteriore tradizione medievale ha sempre considerato una prostituta. Il termine Maddalena deriva, neanche a farlo apposta, dal toponimo della località di Magdala o Migdal, che rimanda dal punto di vista etimologico al nome della colomba.
Subito dopo lo strano incontro di Jeane Pierre si apre l'episodio in cui vediamo Gesù in procinto di radersi la barba. Sua madre sta accudendo un bambino e rivolge a Gesù queste precise parole: " Figlio mio, non ti radere. Stai molto meglio con la barba! " Questo elemento serve presumibilmente a configurare l'adesione di Gesù alla legge ebraica del deuteronomio, che obbliga gli uomini adulti a portare la barba. Ma la scena della Sacra Famiglia suggerisce inoltre l'idea eterodossa dell'esistenza dei fratelli di Gesù. Al bambino cui pulisce maternamente il viso, la Madonna dice: "Sei tutto sporco! Vai a giocare in strada coi tuoi fratelli. "
Proseguendo lungo il loro itinerario, Jeane Pierre incontrano in una locanda un prete ed un brigadiere che discutono appassionatamente di religione. Il prete espone con competenza il principio della transustanziazione del corpo di Cristo nell'ostia della comunione eucaristica: " L'ostia è il corpo di Cristo - dice il sacerdote - E questo è tutto. E non bisogna credere che si tratti di una semplice rappresentazione, di un simbolo, per così dire, del corpo di Nostro Signore. Gli albigesi lo credettero. E anche i calvinisti, certo. E altri ancora. Ma questo è e rimane un gravissimo errore. " E poco dopo aggiunge ancora: " … Credo quia absurdum! La religione senza mistero non sarebbe più religione! Per finire: ogni eresia che attacchi un mistero può essere seducente, a prima vista, ma per gli ignoranti e per gli uomini superficiali … le eresie non riusciranno mai ad oscurare la verità. " Intanto sopraggiunge un'ambulanza e due infermieri caricano il sacerdote sulla vettura. Ecco che cosa si nascondeva dietro a tanta ortodossia, soltanto un pazzo mitomane fuggito dal manicomio. Eppure, che in quel prete ci fosse qualcosa che non andava si doveva capire fin dall'inizio, in base alla sua affermazione secondo cui i musulmani sono cattolici e gli ebrei lo sono anche di più. L'idea di una essenziale affinità fra le principali religioni monoteiste apparteneva ad alcuni ambienti del pensiero ermetico medievale, contigui ai movimenti eretici che contestavano il principio del sacramento eucaristico. Le opinioni di questi eretici intorno alla natura di Cristo finirono per coincidere con l'opinione che esprimevano i rabbini intorno alla figura del Messia, e con le dichiarazioni del Corano che facevano di Gesù Cristo non il figlio di Dio ma uno dei suoi profeti. Agli eretici medievali, poteva essere in particolare gradita l'idea di un Messia investito di una missione di rinnovamento politico-sociale e di un Cristo che secondo la tradizione islamica riesce a scampare alla crocifissione, venendo sostituito da un sosia. In tale contesto, dire come fa Buñuel che gli ebrei ed i musulmani sono cattolici significa ribaltare i termini della questione, proclamando eretica la chiesa di Roma e riconoscendo l'universalità del cristianesimo propugnato dai cosiddetti eretici.
Pierre e Jeansi fermano per la notte in una capanna di pastori, nei pressi di una foresta, dove assisteranno ad alcuni riti della liturgia che caratterizzava l'agape dei seguaci di Priscilliano di Avila, vescovo eretico del IV secolo. Uno dei diaconi presenti alla cerimonia annuncia che da Roma è giunta la lieta notizia del decreto dell'Imperatore Graziano con cui Priscilliano viene reintegrato nella sua carica di vescovo di Avila. Priscilliano, trionfante, afferma: " Igitur pars nostra vincit. Non ego haereticus sum, sed ille qui Papae titulum sibi assumpsit.Nostra doctrina ergo vera est, et cito eam aperto in universo mundo predicabimus. " Ma in cosa consiste questa dottrina?Lo apprendiamo da Priscilliano stesso e dai suoi fedeli: " Anima nostra essentia divina est. Sicut angeli, ipsa quoque a Deo creata est. Stellarum cursu regitur. In peccati poenam unita fuit corpori. Corpus nostrum opus daemonis est. Daemon autem existit a principio, sicut Deus ipse. Rem tam indignam et impuram sicut corpus nostro Deum creasse non decet. Corpus carcer animae est. Anima, ut ab eo sese liberet ab ipso separari debet. Corpus humiliare et contenere necessarium est. Delectationibus carnis incessanter submittendum. Ad hoc ut, post mortem, anima mundata ad coelestem sedem redeat. "
Si tratta di un "corpus" di credenze gnostiche per nulla inconsueto nelle comunità proto-cristiane dell'Europa nord occidentale del IV secolo dopo Cristo. Ma accanto a queste credenze Priscilliano faceva anche riferimento alle consuetudini della tradizione ebraica. Fatto giustiziare in Gallia dalle autorità romane, si dice che il suo corpo fece ritorno in Galizia, suo paese natale, attraverso la stessa via che a partire dall'VI secolo divenne meta del pellegrinaggio a Santiago di Compostella. Qui si riteneva che giacessero le spoglie dell'apostolo Giacomo, il vescovo della comunità cristiana di Gerusalemme, che alcune fonti non considerate canoniche ritengono uno dei fratelli di Gesù. San Giacomo è leggendariamente considerato il propagatore del verbo cristiano in Spagna e si dice che le sue ossa siano state esumate nel VI secolo nei pressi di Compostella. Degli scavi che risalgono a dopo il secondo conflitto mondiale hanno tuttavia rivelato che in prossimità del santuario si trovano soltanto delle tombe cristiane risalenti al IV secolo e una tradizione autoctona riferisce che le ossa dell'apostolo Giacomo sarebbero in realtà di Priscilliano.
Jeane Pierre sono giunti a Tours, nei pressi di un ristorante dove un maggiordomo, il signor Richard, s'intrattiene con la servitù in profonde considerazioni teologiche. Il flash back che a questo punto si apre sulla figura del marchese de Sade potrebbe sembrare una digressione, ma in realtà l'ateismo ed il libertinismo da lui professati non sono altro che una versione aggiornata al razionalismo del sei settecento del pensiero gnostico. " Solo gli uomini immorali non credono in Dio. Peggio ancora! Se lo negano, è solo per soddisfare liberamente le loro passioni, perché un'evidenza non può venire negata. " Dice il signor Richard. Su questo punto egli trova l'approvazione dei propri interlocutori, ma una donna delle pulizie replica che per lei c'è una cosa che è molto difficile da capire: " è che Cristo sia un uomo e contemporaneamente un Dio. " Il signor Richard le risponde con ostentata saccenteria: " Se sapeste quante eresie ci sono state su questo argomento! … alcuni sostenevano che il Cristo fosse soltanto un Dio … Sì, pensavano che il suo aspetto umano fosse soltanto una specie di fantasma, di apparizione. " E subito dopo aggiunge: " E naturalmente non soffrì, non morì, eccetera eccetera … Marcione e i monofisiti sostenevano queste tesi. " Lo interrompe un cameriere: " Anche Nestorio, no? " Risponde in modo un poco azzardato il signor Richard: " Esatto, Nestorio. Altri eretici invece sostenevano il contrario, naturalmente Cristo non era un Dio, ma un uomo, nient'altro che un uomo. " Si da il caso che Nestorio fosse invece condannato dal concilio di Efeso quale "nuovo ebreo" per aver sostenuto che Maria non era la madre di Dio e che perciò Cristo era soltanto un uomo. Marcione era invece un ricco commerciante e sosteneva l'idea di una netta contrapposizione tra "legge" e "amore": Antico e Nuovo Testamento. Egli finì così per escludere dai testi sacri tutto l'Antico Testamento.
A questo punto si apre un nuovo flash back su un episodio della vita di Gesù che viene riferito soltanto dal vangelo di Giovanni, il quale è peraltro l'unico evangelista a riportare anche la discendenza genealogica di Gesù. Si tratta della scena sulle nozze di Cana. Gesù è in ritardo. Un servo gli dice: "Maestro, gli invitati sono tutti arrivati. Vostra madre e i vostri fratelli stanno aspettando. " Gesù gli replica secondo le parole degli evangelisti Marco (3.31) e Matteo (12.47) : " Ecco mia madre e i miei fratelli. Poiché chiunque avrà fatto la volontà del padre mio che è nei cieli, egli mi è fratello, e sorella, e madre. " In queste citazioni, il riferimento di Buñuel all'esistenza dei fratelli di Gesù è esplicito, mentre la scena delle nozze di Cana sembra peraltro alludere ad un suo possibile matrimonio. Di nuovo, siamo ricondotti in pieno XX secolo al ristorante del signor Richard, il quale sta ricevendo dei clienti che si dimostrano incuriositi dal suo discorso. Il signor Richard si domanda come mai di fronte a tanti ciarlatani e visionari, come ad esempio Simon Mago, "solo il Cristo sia riuscito ad imporsi." "Ma perché era l'unico a essere Dio!" Gli fa eco la signora Garnier. Il signor Richard dimostra con un piccolo inchino la sua approvazione. Jeane Pierre, i due pellegrini, che intanto si sono affacciati all'ingresso del ristorante sono cacciati in malo modo. Per espiare il peccato originale, la religione cristiana ha elaborato una nuova forma di gnosi che redime l'uomo, rendendo il figlio di Dio consustanziale al Padre. Il messaggio di Buñuel è questo. Ma va anche oltre. Per una sorta di proprietà transitiva, il discorso fatto a proposito degli atei vale anche per i cristiani: al fine di soddisfare liberamente le proprie passioni, essi hanno affermato la divinità di Cristo che espia con la propria morte i loro peccati. Il cristianesimo è in pratica la forma più autentica di ateismo.
Jeane Pierre sono giunti a Bordeaux e si trovano nei pressi di un istituto scolastico femminile. Qui assistono al saggio di fine anno delle allieve, la recita di una commedia interpolata da alcuni canoni stabiliti al concilio di Braga contro l'eresia di Priscilliano: " Se qualcuno sostiene che ai cristiani è permesso di avere molte mogli, e che avere molte mogli non è vietato da alcuna legge divina … Anatema su di lui! … Se qualcuno sostiene che nel sacrificio della messa si commette un atto blasfemo verso il sacrificio di Gesù Cristo morto sulla croce … Anatema su di lui! … Se qualcuno sostiene che è impossibile osservare i comandamenti di Dio, anche per chi è in stato di Grazia … Anatema su di lui! … Se qualcuno sostiene che Dio nutre odio per il bambino che nasce e lo punisce per aver commesso il peccato di Adamo … Anatema su di lui! … Se qualcuno, solo perché giudica immonde le carni che Dio ha dato all'uomo per nutrirsi, e non perché desideri mortificare il suo corpo, si astiene dal mangiarne … Anatema su di lui! "
Un altro flash back ci porta dalla recita delle allieve dell'istituto Lamartine alla cella di un tribunale dell'Inquisizione, in pieno medioevo. Un eretico nega l'esistenza del purgatorio e dichiara la nullità dei falsi sacramenti della cresima e dell'estrema unzione. " Mi domando se bruciare gli eretici non sia una azione contraria alla volontà dello Spirito Santo. " Afferma un giovane monaco del tribunale. Gli risponde l'Inquisitore: " Ma è la giustizia degli uomini che li punisce! E' il braccio secolare! Gli eretici non sono condannati perché sono eretici, ma per le sedizioni e gli attentati che perpetrano a danno dell'ordine pubblico! "
Jeane Pierre sono al confine spagnolo e facendo l'autostop assistono ad un incidente stradale. Una macchina esce di strada e l'automobilista muore sul colpo. Ma i due pellegrini si accorgono che nel sedile posteriore della macchina c'è un giovane, il quale non è altri che il demonio. " Ma chi è lei? " Chiede Jean. Il giovane risponde: " Un operaio … Un operaio che non sciopera … E là sotto siamo milioni e milioni …" La polemica politico-sociale nei confronti del regime franchista è più che evidente. A questo punto l'autoradio, rimasta accesa, attacca una litania.La voce appartiene allo stesso Buñuel che recita alcuni passi della "Guía de pecadores" del frate domenicano Luis de Granada: " Lagrimas allí no valen, arrepentimientos allí no aprovechan … oraciones allí no se oyen, promesas para adelante allí no se admiten … tiempo de penitencia allí no se da … porque, acabado el postrer punto de la vida, ya no hay mas tiempo de penitencia …" Con perfetta consapevolezza teologica, il demonio così commenta: " Eppure io credo che un giorno anche noi saremo salvati … Il giorno del Giudizio, Dio avrà pietà di noi. " Ma questa è per Buñuel anche la prospettiva di un futuro cambiamento politico per la Spagna.
I due pellegrini riprendono il cammino. Subito si apre un nuovo episodio sulla disputa di molinisti e giansenisti intorno alla dottrina del libero arbitrio e della Grazia nello stato della natura corrotta dal peccato originale. La disputa assume le caratteristiche di un duello alla scherma, intercalato da una contesa verbale che ricorda in modo parodistico le discussioni dialettiche previste dal curricolo formativo della Ratio Studiorum gesuitica. Come in un gioco delle parti, il duello si risolve senza né vinti né vincitori e i contendenti se ne ritornano a casa scambiandosi reciproche cortesie. Jeane Pierre riprendono il cammino.
Giunti oltre confine, nei pressi della baia di San Sebastian, incontrano Francesco e Rodolfo, due giovani studenti del … cinquecento, che li ricompensano di una moneta d'oro affinché alloggino il loro asino presso la locanda del Llopo. Attraverso il simbolismo dell'oro e dell'asino siamo così ricondotti nell'ambito di un'allegoria alchemica. L'avventura di Rodolfo e Francesco riguarda principalmente il tema della disputa intorno al dogma della trinità e quello dell'immacolata concezione, che si conclude in modo crudelmente sarcastico nel dialogo tra Rodolfo, un prete e una ragazza: Il prete: "Allora, ascoltatemi attentamente. Pensate che Maria è rimasta vergine, prima e dopo la nascita del Salvatore. Naturalmente, alcuni eretici hanno negato questa realtà: per esempio Fotino e Cleobulo. Ma bisogna credere al dogma. Il Cristo è stato generato dalla madre senza infrangere la sua verginità. Lo capite bene?" La ragazza: "Oh, sì! Proprio come il pensiero sprizza dal cervello senza rompere la scatola cranica! " Rodolfo: "E come un raggio di sole attraversa il vetro senza romperlo! " Il prete: "Esattamente. E infine pensate alla sua Assunzione! Pensate che la Vergine è salita al cielo in carne e ossa, portata dagli angeli, e che, da lassù, ella intercede per i peccatori! … Ebbene, se voi volete essere graditi alla Vergine Maria, ricordatevi che a Dio nulla ripugna di più del peccato d'impurità. Sapete perché Gesù non ha risposto a Erode quando questi lo interrogava, e nemmeno ha alzato gli occhi verso di lui?" La ragazza: "Perché Erode era un uomo lascivo e fornicatore, e Gesù non voleva nemmeno guardarlo in faccia! " Il prete: "Perfetto, figlia mia! Dovete guardarvi dalla lubricità come dalla peste! Ricordatevi di quelle sette odiose, gli adamiti o i nicolaiti, che mettevano le loro donne in comune e che si abbandonavano alla lussuria! Sono stati tutti condannati!" La ragazza: "E' scritto: " La casa della donna corrotta è la via del soggiorno dei defunti" " (Proverbi 7.27). Rodolfo: "Signor curato? … E se decidessimo di sposarci, io e lei? " Il prete: "Evidentemente, questo cambierebbe un po' le cose … Ascoltate tuttavia ciò che dice l'apostolo Paolo a questo riguardo … " E' bene per l'uomo di non toccare donna " … E inoltre è giusto che voi sappiate che certi teologi, e san Tommaso tra gli altri, hanno sostenuto che perfino per le coppie legittime l'unione carnale è un peccato veniale." La ragazza: "Io sono vergine, padre. Dunque, sono forse senza peccato! " Il prete: "Non lo dica neppure! Ahimè, figliola, nessuno è senza peccato! " Rodolfo: "Neanche la Santa Vergine? " Il prete: "Lei sì, naturalmente! La Vergine era incapace di commettere un peccato. Ma sapete che Origene, San Basilio e San Giovanni Crisostomo hanno sostenuto che era colpevole di qualche peccatuccio? " La ragazza: "Quali? " Il prete: "Un po' di vanità, può darsi. Desiderio di essere stimata.Hanno anche detto che durante l'Annunciazione aveva dubitato delle parole dell'Angelo. E che, infine, ai piedi della Croce, la sua fede aveva un po' vacillato. "
Al termine del film, i due pellegrini giungono finalmente a Santiago. Qui incontrano una prostituta che appare ai loro occhi una principessa. La prostituta li avverte che la città è deserta, in quanto si è scoperto che la tomba di san Giacomo nasconde in realtà le spoglie di Priscilliano, e pertanto nessuno vi si reca più. Ai due viandanti non resta altra consolazione che comprare l'amore della prostituta con la moneta d'oro regalata loro da Rodolfo e Francesco. La prostituta dice a Jean: " Vorrei che tu mi dessi un bambino … Lo chiamerò … Lo chiamerò " Tu non sei il mio popolo"! " Pierre allora interviene per chiederle: " E noi? Se lo avremo anche noi due, un bambino?" La prostituta risponde: " Lo chiamerò "Non più misericordia"! " La profezia rivelata ai due viandanti all'inizio del film si compie: la prostituta e i due pellegrini spariscono all'interno di un bosco.
Dal medesimo bosco avanzano due ciechi che vanno incontro a … Gesù, il quale è seguito da alcuni apostoli. Gesù: " Ma soprattutto non dimenticate ciò che vi ho appena detto" Pietro protesta: " No, Signore! Dio te ne salvi, tu non puoi morire!" Gli risponde Gesù: "Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini! " Uno dei due ciechi si appella a Gesù chiamandolo figlio di David. Gesù con un po' di terra e qualche sputo ridona la vista ai ciechi, ma raccomanda loro di fare in modo che "nessuno lo sappia" (Matteo 9.30). " Perché non vuoi che si sappia che tu li hai guariti? " Chiede Giovanni. E gli altri apostoli gli fanno eco: come mai, " certe volte, non vuoi che si raccontino i tuoi miracoli? … A Cafarnao ne hai fatti tanti in pubblico! Hai moltiplicato i pani e i pesci e c'erano migliaia di persone!" La risposta di Gesù è quantomai sibillina: " Non sono venuto a mettere pace sulla terra, ma spada! " (Matteo 10.34). E sempre con le parole dell'evangelista Matteo così prosegue: " … Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera … In verità, in verità vi dico che i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua! "
Quale è dunque la "pietra filosofale" nascosta nella Grande Opera di Buñuel?Penetrarne il senso è difficile. L'unica certezza è data dalla centralità che egli attribuisce alla figura di un Messia eretico, che non è venuto a portare pace sulla terra, ma spada. Un Messia che discende direttamente dalla stirpe di Davide, un Re d'Israele che è circondato da fratelli e sorelle … e a Cana si unisce in matrimonio con una donna, forse la Maddalena. Un Messia che deve certamente molto alla tradizione apocrifa del vangeli e forse anche qualcosa alla letteratura sui testi ritrovati a Nag Hammadi e Qumran dopo la seconda guerra mondiale. La chiave per comprendere il significato dei nomi attribuiti ai "due figli di prostituzione" risiede forse negli opposti atteggiamenti manifestati nei confronti del messianesimo di Gesù da parte degli apostoli Pietro e Giovanni. L'apostolo Giovanni e la tradizione giudeo-cristiana sono i custodi di un messaggio messianico legato alla stirpe davidica di Gesù e all'obbedienza alla Legge ebraica. L'apostolo Pietro, invece, è colui che, disperando del successo della missione politico-sociale di Gesù e non volendo accettare la sconfitta, ne prostituisce allora il messaggio a vantaggio di una sua interpretazione di tipo salvifico, sul modello delle religioni orientali. Ma la prostituta del finale è anche una "principessa", che ricorda la figura di Maria di Magdala e l'ammonimento a non considerare la morte di Gesù come un atto di misericordia nei confronti dell'uomo.

Gianfranco Massetti

FerlaLa CHIESA MADRE di Ferla (Siracusa) dedicata a San Giacomo maggiore apostolo
 
La Chiesa Madre di Ferla è dedicata a San Giacomo maggiore apostolo. Il suo sito nasconde antichissime testimonianze; recenti scavi hanno messo in luce il nucleo di una necropoli ellenistica, all'interno del suo perimetro.
 
La chiesa attuale fu ricostruita dopo il terremoto del 1693 sullo stesso perimetro della precedente che era di tipo rinascimentale. La ricostruzione avvenne a spese del marchese di Ferla secondo un impianto a mononavata. La Ferlachiesa è caratterizzata da una muratura imponente, fortemente sostenuta da robusti contrafforti sui due lati.
 
Il prospetto, costituito da due ordini architettonici, il primo dorico, il secondo ionico, forse non fu mai completato.

Successiva alla realizzazione del prospetto è la torretta dell'orologio, costruita su un contrafforte sul lato nord.
 
Tutto il perimetro murario è realizzato con conci squadrati di pietra da taglio.
 
Sul portale principale, di stile corinzio, campeggia lo stemma civico.
 
FerlaL'interno, di ampie dimensioni ha tre cappelle sfondate per ogni lato, più la cappella del Santissimo. L'apparato decorativo degli stucchi e delle sculture è di stile corinzio.
 
Sul retro della Matrice il parroco don Vincenzo Lanteri costruì nel 1717 la casa parrocchiale, comprendente tredici stanze su due piani, con annessa cisterna e orto. Per l'edificazione furono riutilizzati fregi e bassorilievi, prelevati dalle chiese distrutte dal terremoto.
 
Nel parrocato si conserva un archivio che raccoglie atti, manoscritti e documenti in pergamena a partire dal 1481.

Locandina del Raduno tenuto ad Avola nel 2011
locandina

 
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