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36) melchiorre gerbino  Maschio
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copenhagen
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Martedì, 6 Febbraio 2007 22:23 Host: 0x5358926b.bynxx16.adsl-dhcp.tele.dk Scrivi un commento Invia una E-mail

La polemica con Fernanda Pivano si sposta nella ìdiscussioneî della voce ìbeat generationî italiana, in Wikipedia (a seguire testo integrale come pubblicato in quella voce)-----------------
Lo scrivente, Melchiorre "Paolo" Gerbino, È stato leader storico del Movimento Mondo Beat e direttore responsabile della Rivista "Mondo Beat" (Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 32 in data 30-1-1967). Questo voglio ricordare perchË Fernanda Pivano, Gianni De Martino, Gianni Milano, Matteo Guarnaccia, che a oggi, 5 febbraio 2007, pubblicizzano i loro libri in Wikipedia in questa voce "beat generation" italiana, non si sono potuti sottrarre dal citarvi Melchiorre Gerbino e Mondo Beat. Ma poichË lo hanno fatto, chi diffamando, chi mistificando, chi in maniera errata e lacunosa, io, a mia volta, non posso sottrarmi dall'apportare qui rettifiche e chiarimenti.
In "C'era una volta un beat.10 anni di ricerca alternativa", Arcana Editrice, 1976, libro pubblicato quando di me in Italia non si sapeva pi? nulla, perchË da anni stavo viaggiando per il mondo, l'autrice, Fernanda Pivano, mortifica e stravolge la storia mia personale e quella di Mondo Beat e de La Contestazione, fino a pubblicare un fotomontaggio dove la mia immagine È inserita tra quelle di persone a me sconosciute: nella fantapolitica didascalia di quel fotomontaggio si legge- "Un momento della riunione in casa di Giorgio Bertani a Verona il 1? Novembre 1966: un gruppo di compagni dello P.S.I.U.P. spiega a Vittorio Di Russo, qui nella foto accanto a Paolo Gerbino, allora impiegato dell'Alitalia e futuro leader della tendopoli di Nuova Barbonia, il programma del Partito". Voglio ricordare che in tempi pi? recenti dagli archivi della Central Intelligence Agency È stato reso noto che lo P.S.I.U.P. (Partito Socialista Italiano di Unione Proletaria) fu ideato e sovvenzionato da quella stessa Agenzia per ostacolare l'unit‡ politica tra il Partito Socialista Italiano e il Partito Socialista Democratico Italiano: non mi stupirei perciÚ se Fernanda Pivano, ai tempi della pubblicazione di quel fotomontaggio con quella didascalia, stesse lavorando per la CIA.
Gianni De Martino, È fatto largamente risaputo, si appropriÚ di una copia della mia "Storia documentata di Mondo Beat", prima che questa fosse pubblicata in appendice a "I viaggi di Mel", Marco Philopat, Shake Edizioni, e corse a pubblicarla a suo nome e a nome di tale Marco Grispigni presso l'Editrice Castelvecchi, col titolo "I capelloni, Mondo Beat 1966-1967 storia, immagini, documenti". Non pago di ciÚ, si divertÏ pure a dileggiare la mia immagine, fino a pubblicare un fotomontaggio dove mi si vede bere da un pitale durante uno sciopero della fame. Che Gianni De Martino sia un impostore lo si È visto in Wikipedia stessa, dove alla voce "gianni de martino", ora bloccata e oscurata cautelativamente, si spaccia per "uno dei fondatori della rivista Mondo Beat".
Gianni Milano parla di esperienze a Mondo Beat, che in verit‡ consistettero nell'avermi dato un articolo, che gli pubblicai nel secondo numero della Rivista: quando gli proposi di collaborare come capo-redattore, egli rifiutÚ (la Rivista "Mondo Beat" non era ancora famosa!) e queste furono tutte le sue esperienze a Mondo Beat. Quello che asserisco È verificabile perchË coloro che parteciparono veramente agli eventi di Mondo Beat sono immortalati in centinaia di foto e di articoli dei quotidiani e delle riviste d'epoca, ripresi durante tumultuose manifestazioni pubbliche, contestazioni plateali, sit-in, scioperi della fame, denunce al tribunale di Milano... di Gianni Milano non c'È ombra a Mondo Beat.
Matteo Guarnaccia, anche se in buona fede, nel suo "Beat & Mondo Beat", Stampa Alternativa, 1996, scrive di Mondo Beat e di me una valanga di cose inesatte e lacunose: fosse stato rigoroso, Guarnaccia avrebbe cercato negli archivi dei quotidiani e vi avrebbe trovato una montagna di materiale e il bandolo della matassa della vera storia.
Il colmo È perÚ che la vera storia di Mondo Beat era stata pubblicizzata in questa pagina "beat generation" italiana e ne È stata bannata! L'utente "Tempiese", di cui io non conosco la vera identit‡, il quale a mia insaputa aveva pubblicato la voce "melchiorre gerbino wikipedia", aveva pure a mia insaputa pubblicizzato, in questa pagina "beat generation" italiana, il libro "I viaggi di Mel", di Marco Philopat, Shake Edizioni, in appendice al quale È pubblicata la mia "Storia documentata di Mondo Beat". Un Amministratore di Wikipedia ha perÚ bannato "I viaggi di Mel" da questa voce "beat generation" italiana. Presumo lo abbia fatto avendo constatato che la mia "Storia documentata di Mondo Beat" non È consonante con quelle scritte da Fernanda Pivano e dagli altri tre... E chi gli puÚ dare torto a questo Amministratore?! La mia storia È fuori luogo in questa pagina, perchË È scritta e documentata da chi ha fatto la storia!
Ma il grottesco non È tutto qui, perchË È tutta questa pagina "beat generation" italiana che È un falso storico, architettato da Fernanda Pivano ad usum delphini e ad esaltazione della propria immagine. » falso l'assunto della prima sentenza: "» stata Fernanda Pivano, con le sue traduzioni, a trasferire in Italia la Beat Generation", perchË nË in Italia nË in nessun'altra parte d'Europa si manifestarono mai fenomeni di beat generation, che fu solo e tipicamente fenomeno americano. In Europa si manifestarono, e fecero storia, i Provos in Olanda e La Contestazione in Italia e in Francia. Il Movimento Provo esplose ad Amsterdam il 10 marzo 1966, il giorno stesso del matrimonio della principessa ereditaria Beatrice col tedesco Claus von Amsberg, che aveva militato nella Giovent? hitleriana. I giovani olandesi si sentirono provocati dalla scelta matrimoniale di Beatrice, e reagirono da provocatori (provos) attaccando la carrozza nuziale durante il tragitto, tanto che gli sposi dovettero abbandonarla e a stento trovarono rifugio nella hall di un albergo, mentre le telecamere trasmettevano in diretta mondiale. NË il Movimento Provo si esaurÏ con quell'episodio, ma fece stagione, motivato dai temi del pacifismo e dell'ecologia. Fu un movimento di chiara matrice anarchica: nel primo numero della Rivista "Provo" in prima pagina veniva raffigurata la madre della principessa Beatrice, la regina Giuliana d'Olanda, seduta dietro una vetrina nella postura di una classica prostituta di Amsterdam!... Preso in una retata di provos ad Amsterdam e deportato in Italia sbarcÚ a Linate, il 12 ottobre 1966, Vittorio Di Russo. Io, che mi trovavo allora a Milano, appresi la notizia da un quotidiano e andai a cercarlo, lo trovai, e tre giorni dopo il suo arrivo, il 15 ottobre 1966, con lui e Umberto Tiboni fondai il Movimento e la Rivista "Mondo Beat". Vittorio Di Russo e io c'eravamo conosciuti e frequentati nella prima met‡ degli anni '60 nell'underground della Citt‡ Vecchia di Stoccolma e lÏ io conobbi pure la mia compagna svedese Gunilla Unger, che sarebbe stata il punto di riferimento delle prime ragazze italiane che aderirono a Mondo Beat. Al momemto della fondazione, Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e io concepimmo Mondo Beat come movimento anarchico non-violento, essendo i tre dichiaratamente anarchici: era nella mutazione della non-violenza che ci distinguevamo dagli anarchici tradizionali, che avevano ucciso i re, ed era in questa mutazione della non-violenza che La Contestazione, nata da Mondo Beat, avrebbe trovato denominatore comune generazionale con i Provos olandesi e con la Beat generation americana, ma ovviamente La Contestazione ebbe un suo percorso e una sua fisionomia del tutto originali, perche' La Contestazione si confronto' con la realta' italiana prima, poi con la francese. Che Mondo Beat e La Contestazione siano stati di stampo anarchico È chiaro come la luce del sole: basti solo pensare che il primo colpo di manovella di ciclostile al primo numero della Rivista "Mondo Beat" lo diede Giuseppe Pinelli nella sezione anarchica Sacco e Vanzetti di Milano, dove fu pure offerta a "Mondo Beat" la carta per la stampa. Quando fu stampato il primo numero di "Mondo Beat", Giuseppe Pinelli, Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e io avevamo letto di Jack Kerouac, per citare il personaggio pi? carismatico della beat generation americana, quanto Jack Kerouac aveva letto di noi: niente! E tutto questo sto a dire per fare capire come in verit‡ Fernanda Pivano niente produsse di storico in Italia! Tradusse in italiano, e mediocremente, perchË non È una grande scrittrice ("La mia kasbah"!), testi americani che furono tradotti in diecine di lingue e che sarebbero stati comunque tradotti in italiano: i premi letterari e la fama Fernanda Pivano li deve al potere, che la strombazza ai 4 venti, perche' lei serve biecamente il potere, falsificando la storia per far credere che in Italia non sia successo nulla di memorabile, ma che tutto sia stata moda letteraria, importata grazie a lei dall'America. Fernanda Pivano in ultima istanza serve il Vaticano, che con la prima ondata di contestazione si vide arrivare dentro San Pietro una femminista con un cartello "L'utero È mio e lo amministro io!" e da una seconda ondata verrebbe travolto: confondere la memoria storica e fare affluire altrove i moti spontanei di contestazione, per farli defluire nel qualunquismo, È per il Vaticano questione di sopravvivenza!
Ma che Fernanda Pivano, che chiaramente ispira in Wikipedia questa pagina "beat generation" italiana, sia una mistificatrice reazionaria lo si vede anche e chiaramente dal link di questa pagina con La Contestazione, perche' dove ci si aspetterebbe di trovare Mondo Beat e gli anarchici, si trovano invece citati i comunisti e le loro organizzazioni: si trovano citati cioË quelli che fermarono e fecero defluire La Contestazione! » difatti cosa risaputa che furono i comunisti a fermare a Parigi gli anarchici quando marciavano verso l'Eliseo, da dove Charles De Gaulle era gi‡ fuggito. Si sa bene che De Gaulle andÚ a cercare rifugio da Leonid Breshnev, il capo dell'Unione Sovietica, e si sa bene che Breshnev gli accordÚ protezione a patto che la Francia uscisse dalla Nato. De Gaulle lo promise (e mantenne poi la promessa) e Leonid Breshnev ordinÚ a Waldeck Rochet, il segretario del Parito Comunista Francese, di fermare i contestatori, cioË gli anarchici, e questo fecero i comunisti francesi. » risaputo altresÏ che In Italia il Vaticano fece trovare l'intesa tra la Democrazia Cristiana, sua creatura politica, e i comunisti, e ciÚ con l' inaugurazione della stagione cosidetta del "catto-comunismo", e allora i comunisti sollevarono un polverone, ricordato come "il 68", col quale fecero defluire La Contestazione nel qualunquismo.
Ora, se una qualche comprensione si puÚ avere per il comportamento dei comunisti, che avevano creduto nella dittatura del proletariato, nella guida dell'Unione Sovietica, nel fine che giustifica i mezzi, nessuna comprensione si puÚ avere per Fernanda Pivano!... Nel 1966 Jack Kerouac venne in Italia per dare un'intervista televisiva alla Rai, e subito ebbe Fernanda Pivano messa alle calcagna, fin dentro la Rai stessa, dove Fernanda Pivano tagliuzzÚ e rabberciÚ l'intervista di Kerouac, prima che fosse mandata in onda. Intervistato mentre stava per partire, Jack Kerouac, alla domanda di cosa pensasse di Fernanda Pivano, rispose testualmente -"Una spia ebrea comunista". Che ciÚ abbia detto Kerouac È incontestabile, perchË È la stessa Fernanda Pivano che lo riferisce nel suo libro "C'era una volta un beat", Arcana Editrice, 1976... Come ho gi‡ scritto altrove, per me non fa differenza che Fernanda Pivano possa essere ebrea o turca, con un passato al servizio dei bolscevichi o della CIA: di Kerouac condivido solo l'opinione che sia una spia.
Questa pagina di Wikipedia sulla "beat generation" italiana, da Fernanda Pivano ispirata e gestita, andrebbe cancellata e sostituita con quella americana della "beat generation", integralmente cosÏ come essa È pubblicata in Wikipedia, senza altre aggiunte e senza altri link, solo tradotta in italiano, ma non da Fernanda Pivano!
Melchiorre Gerbino - Copenhagen, 5 febbraio 2007.

dottor Freud Giovedì, 8 Febbraio 2007 03:58
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-- CHE FINE HA FATTO MEL GERBINO --

"Complotti" , "fotomontaggi", "infiltrazioni" : Ë quello che qui racconta lo sventurato sig. Gerbino, annettendo tutto e tutti in un cumulo di assurdit‡ e di menzogne con qualche sfumatura di verit‡.

L'anziano provocatore semiprofessionista sfiora poi il ridicolo quando accusa a gran voce la Pivano e il De Martino di mistificazione: avendo la prima pubblicato in "C'era una volta un beat" "un fotomontaggio" - afferma il Gerbino - "dove la mia immagine È inserita tra quelle di persone a me sconosciute"; e il secondo pubblicato un altro fotomontaggio, nel libro " I capelloni", dove si vedrebbe il " leader storico del Movimento Mondo Beat e direttore responsabile della Rivista 'Mondo Beat' (Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 32 in data 30-1-1967)... bere da un pitale durante uno sciopero della fame".

E tutto questo per ordine della CIA, ovviamente !

Ancora una volta - forse credendosi al Maurizio Show - il Melchiorre Gerbino pone se stesso al centro di una cospirazione immaginaria e vacua.

Ci tocca cosÏ sorbirci la petulanza di una specie di sottocultura dell'intrattenimento e della provocazione ad oltranza che - mettendo in imbarazzo parenti, conoscenti e amici - va avanti fino al delirio con accenti offensivi non privi di pretenziosit‡ e di vigliaccheria.

P.S. L'opinione urlata dallo sventurato di Calatafimi non sembra proprio controcultura beat, ma proprio la sottocultura di un perdente radicale
evidentemente fuori di testa o di melone : un "vecchio stronzo" - come direbbero i ragazzi - che ha pure la sfiga di chiamarsi melchiorre gerbino e di credersi davvero il Direttore del manicomio dal quale sembra appena scappato.
lol
35) Anpi, Aned, Anppia Catania 
santo.catarame@tin.it
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Giovedì, 1 Febbraio 2007 00:21 IP: 151.76.150.236 Scrivi un commento Invia una E-mail

† Agli Organi di Informazione
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Oggetto: Un vile e criminale atto fascista† nel ì Giorno della Memoriaî ad Adrano


†††††††††† Uno spregevole atto criminale di squadrismo fascista† Ë stato commesso durante la nottata del 27 Gennaio, ìGiornata della Memoriaî,† ad Adrano, in provincia di Catania.
†††††††††† Eí stata† vigglicamente frantumata la statua marmorea ( la testa Ë stata asportata) collocata nella villa comunale, dedicata alla memoria di† Carmelo Salanitro, martire antifascista adranita, docente di liceo, ucciso dai nazisti il 24 aprile del 1945 nelle camere a gas del Lager di Mauthausen.
††††††††† La violenta azione, che† oltraggia drammaticamente i valori fondanti dellíantifascismo della nostra Repubblica proprio nella Giornata dedicata al ricordo dei tanti cittadini europei assassinati nei campi di sterminio,† Ë avvenuta dopo le iniziative di commemorazione di Carmelo Salanitro che† ieri si sono svolte ad Adrano, organizzate dallíAmministrazione comunale nella villa comunale e †dalla Sinistra Giovanile.
††††††††† Nel convegno serale †della SG, relatori tra gli altri, Nunziato De Francesco ex deportato di Mauthausen ñ del Consiglio nazionale dellíAned - e alcuni insegnanti del Liceo classico Cutelli ( la scuola dove insegnÚ Carmelo Salanitro), lo storico locale prof. Scalisi, presenti una foltissima rappresentanza della comunit‡ adranita e tantissimi giovani, Ë stata commemorato il martire antifascista arrestato nel 1940 per attivit‡ ìsovversiveî contro la guerra scatenata dalla dittatura fascista ñ denunziato dal preside, condannato dal Tribunale Speciale a 18 anni di carcere -.
††††††††† Salanitro, consigliere provinciale del partito popolare prima della dittatura, negli anni atroci della repressione del fascismo, unico insegnante del Liceo non iscritto al pnf , Ë stato un magnifico ed eroico artefice di promulgazione del supremo valore della Pace, contro gli orrori della guerra. Il professore, di latino e greco, nei primi mesi del 1940, considerando prioritaria líesigenza di contribuire a costruire un ìmuroî contro il terribile macello umano ormai in atto, lasciava in solitudine, nelle cartelle degli studenti e nelle cassette, bigliettini di condanna contro la guerra di aggressione† scatenata dal nazi-fascismo a tremendo danno† di tutti i †popolo europei.
†††††††††† PagÚ con la vita i suoi semplici, fulgidi ed eroici atti di manifestazione per ìriconquistareî la Libert‡ violentemente repressa.††
††††††††† LíANPI, líANED e líANPPIA †di Catania, nellíesprimere il massimo sdegno contro líinfame azione vandalica di stampo fascista, invitano i massimi rappresentanti della Repubblica italiana ad operare †le iniziative necessarie per far luce sullíorrendo misfatto, e attivare† le proposte atte ad †onorare degnamente la memoria vilipesa del prof. Carmelo Salanitro, alla cui figura gi‡ in data 6 novembre Ë stata intitolata líaula consiliare della Provincia di Catania.


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†††††††††† ( f.to Nunziato Di Francesco† Presidente Anpi Catania, Consigliere Nazionale dellíAned)
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34) Melchiorre Paol Gerbino  Maschio
milvafusex@yahoo.com
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Mercoledì, 24 Gennaio 2007 17:40 IP: 151.76.155.16 Scrivi un commento Invia una E-mail

FERNANDA PIVANO senatrice a vita - Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Gentilissimo Signor Presidente, Onorevole Giorgio Napolitano,
lo scrivente, Melchiorre Gerbino, e' stato il direttore della rivista Mondo Beat e il leader dell'omonimo Movimento. A Mondo Beat nacque La Contestazione, che dal 1967 si propago' in Italia, poi in Francia dal 1968. Mondo Beat fu fondato (Movimento e Rivista) da Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e da me il 15.10.1966 in Milano e in Milano fu disciolto il 15.7.1967, tre giorni dopo che la Tendopoli di "Nuova Barbonia" era stratta distrutta con un'operazione congiunta di esercito, carabinieri e polizia.
Per venire ora a Fernanda Pivano, diro' che, dopo una breve fase iniziale di "annusamento", corse cattivo sangue tra Mondo Beat e il "salotto letterario" di Fernanda Pivano e tra le due parti non vi furono sinergie ma rigetto. Da una parte Fernanda Pivano non capiva il senso e la portata di quello che si andava sviluppando a Mondo Beat, e chiamava cio' "sottocultura di ragazzi di strada", tutta presa a vendere il prodotto della beat generation americana, di cui traduceva e introduceva testi, d'altra parte a Mondo Beat si temeva, specialmente da parte mia, che con vane mode d'oltreoceano Fernanda Pivano fecesse rammollire i giovani libertari, che erano invece chiamati a pelare gatte nostrane (e ce n'erano!).
Durante il suo percorso, nel Movimento Mondo Beat confluirono le altre correnti libertarie che operavano in Milano, di cui le piu' rimarchevoli l'Onda Verde e i provos della "Sacco e Vanzetti", e cio' avvene per la buona volonta' di tutti e soprattutto di Giuseppe Pinelli, il quale diede il primo colpo di manovella di ciclostile al primo numero della rivista Mondo Beat e partecipo' attivamente allo sviluppo della storia del Movimento fino al suo scioglimento. Dopo lo scioglimento del Movimento, per la stampa di un ultimo numero della Rivista si offri' disinteressatamente l'editore Giangiacomo Feltrinelli.
Come vede, Signor Presidente, un percorso intenso quello di Mondo Beat, otto mesi che fecero storia: da Giuseppe Pinelli, che diede l'avvio della Rivista col ciclostile, a Giangiacomo Feltrinelli che scrisse l'articolo di fondo dell'ultimo numero. In quegli otto mesi a Mondo Beat furono formulate l'ideologia, la metodologia e la terminologia de La Contestazione, che e' "azione non-violenta di massa per l'affermazione dei diritti civili e per la salvaguardia dell'ambiente nell'era nucleare". I termini "contestare", "contestatore", "contestazione", vennero coniati, in questa nuova accezione, a conseguenza delle "diffide" e dei "fogli di via" che la questura di Milano "contestava" ai giovani di Mondo Beat che non erano residenti in citta', per rispedirli ai loro luoghi di origine: a un certo punto i giovani di Mondo Beat si appesero il foglio della diffida al collo, come fece Alfio D'Agosta, e a Piazza del Duomo, tra i flash dei fotografi dei quotidiani "contestarono" la questura di Milano, finendo ovviamente in prigione: l'Istituto di correzione minorile Cesare Beccaria e il Carcere di San Vittore ne erano letteralmente intasati. Fu cosi' che da "contestati" i giovani di Mondo Beat mutarono in "contestatori".
Ma a Mondo Beat non ci si impegno' solo in azioni mirate ad affermare i diritti civili, ma ci si impegno' pure a salvaguardia dell'ambiente e al recupero di opere del patrimonio universale, se e' vero che i giovani di Mondo Beat furono i primi ad accorrere a Firenze, a dar soccorso dopo l'alluvione, e se e' vero che sul loro esempio accorsero a Firenze centinaia di giovani da piu' parti d'Europa, non pochi dei quali si sarebbero poi integrati in quel "Movimento di Cittadini del Mondo" che fu appunto Mondo Beat. Se i giovani che accorsero a Firenze furono battezzati "angeli del fango" non fu perche' avevano i capelli a spazzola e facevano il lavoro bestemmiando tra i denti, ma fu perche' avevano lunghe chiome e una generosita' inesauribile nel prodigarsi nel fango.
Che faceva intanto Fernanda Pivano? Niente. Qualche fumacchiata di hashish, forse, se e' vero che Gianni Scarpelli, uno che frequentava assiduamente il suo salotto, fini' in prigione, con grande risonanza sui giornali - il primo caso in Italia! - per consumo di hashsh: Fernanda Pivano fini' pure con grande risonanza sui giornali, ma perche' fece ottenere a Gianni Scarpelli, che non era pittore, il permesso di dipingere in cella (!).
In quegli otto mesi della sua storia Mondo Beat fu il crogiolo dei temi del rinnovamento della societa' italiana. Nella redazione della sua Rivista, detta "La Cava" per l'antico scantinato a volta che ne faceva parte, passarono i primi italiani ecologisti, divorzisti, abortisti, obbiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio, animalisti, macrobiotici, preti che invocavano il diritto al matrimonio, lesbiche e gay dichiarati. E passarono migliaia di giovani, numerosissime le ragazze, di ogni parte d'Italia e di tutte le estrazioni sociali. E passarono tanti giovani stranieri, numerosi i francesi che avrebbero poi propagato La Contestazione nel loro Paese. Il gruppo internazionale piu' intrinseco a Mondo Beat era formato da circa 400 giovani che facevano "contestazione globale", cioe' si rifiutavano di vivere in famiglia, avevano abbandonato l'istituzione scolastica, non si piegavano al lavoro salariato. I loro volti sono immortalati nei quotidiani e nelle riviste d'epoca, ripresi durante tumultuose manifestazioni pubbliche, sit-in, scioperi della fame, denunce al tribunale di Milano contro la questura, contestazioni contro la questura stessa... La redazione di Mondo Beat poteva essere frequentata da chiunque, 24 ore su 24, perche' La Cava era sempre aperta e chiunque vi poteva appoggiare il suo zaino in un guardaroba, senza pagare. A nessuno veniva chiesto di identificarsi, ne' veniva chiesto da dove arrivasse ne' dove stesse andando, e chiunque poteva restare a suo piacimento nel giro di Mondo Beat se ne rispettava e ne faceva rispettare le tre regole: no alla violenza, no al furto, no alle droghe (le prime due regole erano dettate da ragioni morali, la terza da motivi di sicurezza). Le strutture di Mondo Beat si reggevano economicamente con la Rivista, stampata in migliaia di copie (fino a dodicimila) che i giovani del Movimento vendevano per le strade di Milano e nelle scuole. Nella rivista Mondo Beat non c'erano inserzioni pubblicitarie di sorta. Costava 100 lire, di cui 25 andavano a chi la vendeva e 75 alla redazione. I conti li teneva Umberto Tiboni, uno dei tre fondatori, e i soldi venivano versati in una banca e quando se ne voleva prelevare, per pagare l'affitto della Cava o la tipografia che stampava la Rivista, occorrevano la firma di Tiboni e la mia apposte davanti al cassiere. Io ero quello che, oltre ai miei, selezionavo gli articoli degli altri e preparavo il menabo', ed ero anche il direttore responsabile della Rivista, regolarmente iscritto all'Albo e registrato in tribunale, e il proprietario della testata: ma non era un business, Signor Presidente, perche' da sette pubblicazioni e un manifesto mi son venuti quattro sequestri e un processo. Mi dispiace non poterLe fare io stesso omaggio della mia "Storia documentata di Mondo Beat", pubblicata in appendice al libro "I viaggi di Mel" di Marco Philopat, Shake Edizioni, perche' da 26 mesi, cioe' da quando il Vaticano falli' l'ultima volta di farmi assassinare in Sicilia, vivo da esule, attualmente in Danimarca, ma La invito a prendere visione di quella storia, certo che la trovera' interessante... E per concludere su Mondo Beat, il Movimento prese proporzioni nazionali e internazionali e fiumi d'inchiostro scorsero tutti i giorni sui quotidiani e fiumi sui settimanali, finche' il Governo Moro, in coincidenza con la "Guerra dei 6 giorni", ordino' la distruzione della Tendopoli di Mondo Beat e fece requisire La Cava. Io presagii allora che non c'era piu' spazio in Italia per un movimento pacifista e decisi di sciogliere Mondo Beat, essendo caduta su di me la fatalita' di dovere prendere decisioni, perche' Vittorio Di Russo, uno dei tre fondatori, gia' da mesi si era ritirato dalla scena e Umberto Tiboni si trovava incarcerato a San Vittore, assieme agli elementi piu' di spicco del Movimento. Sciolsi Mondo Beat senza patemi, perche' il suo modello, La Contestazione, era gia' stato collaudato a prova di globalizzazione. Ma i "collaboratori esterni" della Rivista, pubblicisti e giornalisti professionisti che negli ultimi tempi si erano avvicinati alla redazione, chiesero di potere dare alle stampe un ultimo numero ed io, convinto che la Rivista non piu' supportata dal Movimento fosse di nessuna valenza, non mi volli interessare personalmente di quell'ultimo numero e ne affidai la redazione a Gianni De Martino, un diciannovenne della provincia di Salerno che da poco era arrivato a Mondo Beat, il quale mi avrebbe poi seguito in Marocco e a Marrakech mi avrebbe attirato, assieme alla mia compagna svedese Gunilla Unger, in una casa di freak dove mi aspettavano quelli che mi avrebbero dovuto eliminare con una overdose di morfina - me che non mi ero mai bucato - perche' in Italia si potesse dire all'opinione pubblica "Avete visto che fine ha fatto quel drogato del direttore di Mondo Beat?!" (di questo affare ho scritto, facendo nomi e cognomi, nel mio libro "Viaggi", Grasso Editore,1990, ma Gianni De Martino e un funzionario dell'Ambasciata d'Italia in Marocco, tale De Mattia, pure implicato nell'affare del mio tentato omicidio, non mi denunziarono per diffamazione, ma falli' la casa editrice Grasso di Bologna e il curatore fallimentare a mia insaputa fece incenerire migliaia di copie del mio libro!) )... Nel 1997, trent'anni dopo i tempi di Mondo Beat, quando mi accingevo a pubblicarne la storia con l'Editrice Shake, pensai che sarebbe stato interessante avere alcune introduzioni ad essa, scritte da personaggi disparati di quell'epoca, e pensai di chiedere pure un'introduzione a Gianni De Martino, per liberarlo dal suo karma e recuperarlo a una sorta di fratellanza, e percio' gli consegnai il menabo' del libro, note e foto, completo per le stampe, perche', prima di scrivere la sua introduzione, egli leggesse la storia di Mondo Beat, di cui sapeva ben poco, perche' era arrivato verso la fine di essa. Che fece Gianni De Martino, mentre io ero andato a distendermi un paio di mesi in Madagascar? Pubblico' a spron battuto presso l'Editrice Castelvecchi la mia storia, stravolgendola e intitolandola "I capelloni", e firmandola col suo nome e con quello di tale Marco Grispigni, e in piu' concesse graziosamente a Fernanda Pivano il diritto di riprodurne le foto, cosa che quella fece prontamente (questa vicenda e' largamente conosciuta). Ma Gianni De Martino e' intoccabile, Signor Presidente, perche' lavora per il Vaticano. Lei vuole che in Italia si metta in galera uno che lavori per il Vaticano?! E per giunta uno che fa lavori cosi' delicati, come quello che Gianni De Martino fece a Marrakech?!... Non sarebbe giusto! Perche' in Italia non si mette in galera manco un prete che sodomizzi il chierichetto nella navata centrale della chiesa durante la messa di Natale: lo si mette ai domiciliari, cosi' che possa continuare comodamente...
E veniamo a Fernanda Pivano.
Ai tempi di Mondo Beat, quando i giovani del Movimento si battevano per i diritti civili, manifestando perche' venisse abrogato il "Codice Rocco", ancora in vigore dai tempi del Fascismo, per cui a insindacabile giudizio della polizia si poteva privare della liberta' di movimento un cittadino incensurato, contestandogli un foglio di via obbligatorio per il suo paese di residenza e diffidandolo dal soggiornare per 5 anni in Milano, pena un mese di carcere, poi tre se recidivo, poi sei... e quando i giovani del Movimento si impegnavano, come a Firenze, al recupero di parte del patrimonio culturale dell'umanita', allora essi erano per Fernanda Pivano "ragazzi di strada che facevano sottocultura". Poi, quando Mondo Beat fu disciolto e Melchiorre Gerbino si rimise a viaggiare per il mondo, allora Fernanda Pivano promosse tempestivamente, tra i giovanissimi delle scuole, tanti piccoli gruppi "Mondo Bit" e si precipito' a fondare la rivista "Pianeta Fresco", cui aderirono tante illustrissime firme, acciosiacosacche' si creasse un ponte tra la cultura della protesta della beat generation americana e la sottocultura dei ragazzi di strada italiani: peccato che, malgrado la grande pubblicita' che gli accordarono i media, dopo due numeri Pianeta Fresco si trasformo' in Pianeta Fiasco e ora pudicamente Fernanda Pivano non lo menziona piu' nella sua biografia. Poi, non vuoi che a casa sua intellettuali omosessuali si riunivano per fondare un movimento gay e Fernanda Pivano, con una folgorazione da genio, suggeri' loro di chiamarlo F.U.O.R.I.!, come sta scritto in pubblicazioni autorevoli?! Veramente pero' "Fuori" era il titolo di due articoli, apparsi in due numeri consecutivi nella rivista Mondo Beat, scritti da Rene' Vento, il primo gay italiano dichiarato... E intanto scriveva e parlava di "protesta" della beat generation americana, Fernanda Pivano, e citava Allen Ginsberg, che aveva detto (traduzione di Fernanda Pivano): "Di tutti i beatniks del mondo quelli che mi fanno piu' tenerezza sono quelli italiani, perche' protestano per qualcosa che, nella migliore delle ipotesi, vedranno soltanto i loro figli" (notare bene che Allen Ginsberg diceva e Fernanda Pivano traduceva "protestano"). E poi, nel 1976, dieci anni dopo la fondazione di Mondo Beat, Fernanda Pivano non dava alle stampe, con la casa editrice Arcana, l'opera "C'era una volta un beat. 10 anni di ricerca alternativa"?! E che opera! I ragazzi di strada italiani che avevano fatto sottocultura, nella sua memoria avevano subito una metamorfosi ed erano ricordati come soggetti politici coscienti , grazie a lei che l' 1 Novembre 1966 a Verona aveva presentato Vittorio Di Russo e Melchiorre Gerbino al compagno Bertani, che aveva spiegato loro il programma dello P.S.I.U.P. (Partito Socialista di Unione Proletaria)! E a riprova di cio' Fernanda Pivano riproduceva nel libro un fotomontaggio, cosi' mal fatto che pure uno scemo si poteva accorgere che era un fotomontaggio, in cui l'immagine di Vittorio Di Russo e la mia erano inserite in un contesto di persone a me sconosciute, tra cui questo Bertani. In verita' quell' 1 Novembre 1966, quando ancora noi di Mondo Beat e la Pivano "ci si annusava", eravamo stati a Verona a bere vino a casa dell'avvocato Dona', in una collina dell'Oltreadige, e Vittorio Di Russo, come puo' essere constatato nei registri del pronto soccorso dell'ospedale, dove io stesso lo accompagnai, aveva avuto un raptus etilico: altro che PSIUP!... Questo pubblicava Fernanda Pivano 10 anni dopo la fondazione di Mondo Beat. Poi, col passare ancora degli anni, Fernanda Pivano FINALMENTE CAPI' che i testi che lei aveva tradotto e introdotto in Italia sulla protesta della beat generation americana storicamente non valevano un fico secco, perche' in Italia e in Francia la storia l'aveva fatto La Contestazione! E allora che fece Fernanda Pivano?... Signor Presidente, provi a indovinare!... Ma fece una cosa semplice e geniale! Non scrisse piu' di "protesta" della beat generation americana ma comincio' a scrivere di "contestazione" della beat generation americana, contestazione che grazie a lei era stata poi portata in Italia!
MA DA DOVE HAI PORTATO LA CONTESTAZIONE, FERNANDA PIVANO, SE LA CONTESTAZIONE E' NATA IN ITALIA?! Da dove l'hai portata tu, se La Contestazione e' nata a Milano, a Mondo Beat, e l'ho tenuta a battesimo io?! Dall'America non potevi, perche' il termine "contestation" non esiste in americano e in inglese nell'accezione con cui viene usato in italiano, tanto che ancor oggi, quando dall'italiano si deve tradurre "contestazione" in americano o in inglese, ci di deve ridurre al termine "protest"! Esiste in francese "La Contestation" perche' La Contestazione da Milano si e' propagata a Parigi!... La verita' e' che tu hai trafficato col sangue dei vivi perseguitati, quello di Melchiorre Gerbino, e con la memoria dei morti, quella di Giuseppe Pinelli, che e' il volto simbolo de La Contestazione. Da 40 anni coi tuoi scritti, le tue ciarle, i tuoi audiovisivi, tu vai colando un liquame che inquina l'informazione e confonde la memoria, dato che a qualsiasi costo deve restare confusa la storia di Mondo Beat, e cio' perche' la prima ondata di contestazione porto' dentro San Pietro una femminista con un cartello "L'utero e' mio e lo amministro io!", una seconda ondata travolgerebbe (e travolgera') le mummie dei papi!
Colui che conio' il termine "beat" nell'accezione con cui viene usato per indicare la beat generation americana, Jack Kerouac, disse di te, come tu stessa riferisci in "C'era una volta un beat", Edizione Arcana 1976: "Una spia ebrea comunista". Per me non fa differenza che tu sia ebrea o turca, comunista o fascista, condivido il giudizio di Kerouac che tu sia una spia.
Colui che conio' il termine "contestazione" nell'accezione con cui viene usato contro il sistema, io, Melchiorre "Paolo" Gerbino, scrisse di te, in "Viaggi", Grasso Editore, 1990: "Una donnina subdola, vera kapo' di provinciali italiani".
Ma figuriamoci se tu ti curassi di quello che poteva dire di te Kerouac o scrivere Gerbino! Tu hai proceduto senza soste, tra premi letterari e standing ovation, fino a pretendere ora di essere eletta senatore a vita.
Signor Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, io capisco bene che un presidente non puo' sottrarsi ai dettami della realpolitik, ma che anzi, a maggior ragione di altri, vi si deve adeguare. Quando Lei avra' insignito Fernanda Pivano senatore a vita, noi non ci strapperemo le vesti, perche' ce le siamo gia' strappate quando il Vaticano fece eleggere Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica italiana, ne' ci sbellicheremo dalle risate alla vista di Fernanda Pivano sollevata a senatore, perche' ci siamo gia' sbelllicati quando fu eletto senatore il cavallo dell'imperatore Caligola.
Nel formulare auguri per il 2007 a Lei, Signor Presidente, e a quanti leggeranno questa lettera, sentitamente saluto
Melchiorre Gerbino
direttore di Mondo Beat e leader de La Contestazione





dottor Freud Giovedì, 8 Febbraio 2007 04:01
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-- CHE FINE HA FATTO MEL GERBINO --

"Complotti" , "fotomontaggi", "infiltrazioni" : Ë quello che qui racconta lo sventurato sig. Gerbino, annettendo tutto e tutti in un cumulo di assurdit‡ e di menzogne con qualche sfumatura di verit‡.

L'anziano provocatore semiprofessionista sfiora poi il ridicolo quando accusa a gran voce la Pivano e il De Martino di mistificazione: avendo la prima pubblicato in "C'era una volta un beat" "un fotomontaggio" - afferma il Gerbino - "dove la mia immagine È inserita tra quelle di persone a me sconosciute"; e il secondo pubblicato un altro fotomontaggio, nel libro " I capelloni", dove si vedrebbe il " leader storico del Movimento Mondo Beat e direttore responsabile della Rivista 'Mondo Beat' (Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 32 in data 30-1-1967)... bere da un pitale durante uno sciopero della fame".

E tutto questo per ordine della CIA, ovviamente !

Ancora una volta - forse credendosi al Maurizio Show - il Melchiorre Gerbino pone se stesso al centro di una cospirazione immaginaria e vacua.

Ci tocca cosÏ sorbirci la petulanza di una specie di sottocultura dell'intrattenimento e della provocazione ad oltranza che - mettendo in imbarazzo parenti, conoscenti e amici - va avanti fino al delirio con accenti offensivi non privi di pretenziosit‡ e di vigliaccheria.

P.S. L'opinione urlata dallo sventurato di Calatafimi non sembra proprio controcultura beat, ma proprio la sottocultura di un perdente radicale
evidentemente fuori di testa o di melone : un "vecchio stronzo" - come direbbero i ragazzi - che ha pure la sfiga di chiamarsi melchiorre gerbino e di credersi davvero il Direttore del manicomio dal quale sembra appena scappato.
lol
33) Presidenza "L'Altra Sicilia" 
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Venerdì, 12 Gennaio 2007 15:21 IP: 151.63.53.182 Scrivi un commento Invia una E-mail

La diaspora siciliana e la globalizzazione

"Nel tempo dell'inganno universale dire la verit‡ Ë un atto
rivoluzionario.î George Orwell
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La diaspora siciliana e la globalizzazione

(www.laltrasicilia.org) - Quest'anno a rappresentare l'Italia agli Oscar
sar‡ una poesia pi? che una pellicola che ha anche un'altra particolarit‡
che la rende forse unica nella storia del cinema italiano agli Oscar: il
film non Ë recitato in italiano, ma in siciliano, tanto che da noi Ë stato
distribuito con i sottotitoli (persino in Sicilia... sic!). Si tratta di
Nuovomondo diEmanuele Crialese.

Da quando ho visto il film ogni tanto la sera mi soffermo su di un baule
da viaggio di fine Ottocento che tengo ai piedi del letto. Su di esso sono
ancora incise con un punteruolo le iniziali della mia trisavola che, dopo
essere emigrata negli Stati Uniti con la famiglia, decise di ritornare in
Sicilia. AcquistÚ il baule, lo riempÏ e lo affidÚ ai facchini. Come esso
sia arrivato sino a me, tra due guerre mondiali e la sistematica
distruzione di tutto ciÚ che sapeva di siciliano e di popolare tra gli
anni '50 e '70 del novecento, non saprei dire.

La diaspora siciliana, iniziata verso la fine dell'Ottocento e di cui per
breve tempo fece parte anche la mia trisavola, ha portato i nostri
fratelli in giro per il mondo, come semi trasportati dal vento e
scaraventati ai quattro angoli del globo. E dove questi semi hanno trovato
terreno fertile, sono germogliati, ed i loro germogli hanno dato frutti.

E' per questo che, per esempio, oggi il presidente di una multinazionale
come la Mobil (ora Exxon-Mobil) puÚ chiamarsi Lucio Noto, o l'allenatore
della nazionale argentina di calcio Alfio Basile.

I siciliani non sono perÚ l'unico popolo ad aver subito il dramma
dell'emigrazione. In tempi pi? recenti abbiamo visto il popolo indiano
esplodere su tutti i continenti a poco a poco salendo la scala sociale dai
lavori pi? umili sino alla stanza dei bottoni di molte multinazionali.
Gli indiani, al contrario dei siciliani, hanno capito l'importanza della
ragnatela creata da tutti quei figli della "Madre India" dispersi in ogni
angolo del pianeta. E stanno richiamando indietro i loro emigranti
tramutando in oro quella che a prima vista poteva sembrare una sconfitta
oramai la certa: la perdita cioË del loro DNA pi? sano.

In tempi di globalizzazione, o meglio di ritorno ad un mondo globalizzato
quale quello esistente ai primi del novecento, i flussi migratori
diventano reversibili. L'economia moderna, basata pi? sulle idee che sugli
ingenti capitali una volta necessari per intraprendere nuove attivit‡
industriali, rende l'emigrato che ha girato il mondo raccogliendo
esperienze e magari qualche titolo di studio, una specie di mina vagante
capace di sconvolgere i normali flussi di ricchezza sclerotizzati del
novecento, riportandosi indietro il benessere nel frattempo prodotto e per
giunta con gli interessi.
Sotto questo punto di vista per l'Italia l'emigrato meridionale sta
passando da fonte di moneta pregiata (Roma ha lucrato e speculato non poco
sulle rimesse dei meridionali all'estero, lucro poi ovviamente dirottato
al nord...) a potenziale forza rivoluzionaria capace di scardinare i
classici rapporti coloniali tra nord e sud instauratisi all'indomani della
cosidetta "unit‡".

In pi? l'emigrante (o i discendenti dell'emigrante meridionale dei secoli
passati) non sono controllabili dai partiti e dai politici corrotti che
hanno permesso il soggiogamento alle nordiche bramosie del popolo
siciliano (e meridionale in generale) e sono immuni dalla coercizione
culturale alla quale tutti noi siamo sottoposti giorno per giorno
attraverso i media convenzionali.

Ritornando all'India, secondo dati forniti da The Economist, il 68% dei
manager indiani che vivono attualmente negli Stati uniti stanno
assiduamente cercando un'opportunit‡ per tornare a casa. Non si hanno dati
riguardanti i siciliani, visto che da noi la classe politica dirigente non
ha alcun interesse alla cosa, ma possiamo immaginare che non sarebbero
molto diversi da quelli indiani. Il problema Ë che non si fa niente per
attirare imprenditori siciliani indietro dall'estero.

A questo punto la soluzione puÚ essere un'altra: agire dal basso e
spingere i figli della diaspora siciliana ad organizzarsi non solo come
hanno fatto sino ad ora (e cioË per scopi culturali) ma anche con
obbiettivi... rivoluzionari (ci sia consentito il termine, perchË quando
ci vuole ci vuole!): la creazione di gruppi di pressione nelle nazioni di
residenza affinchË la verit‡ su quello che succede in Sicilia esca fuori
dagli angusti circoli culturali, protestando per la mancata approvazione
dello statuto regionale, per la continua messa in onda di film spazzatura
italiani che continuano a diffondere l'idea di Sicilia quale terra di
mafia (La Piovra viene ancora appositamente venduto dalla RAI in giro per
il mondo), organizzando dimostrazioni di fronte alle ambasciate italiane,
creando quei mass media siciliani che noi qui non abbiamo il permesso di
avere (radio, sito internet, TV satellitari).

La rinascita della nostra nazione deve passare attraverso la totalit‡ dei
suoi figli, e solo cosÏ potr‡ avvenire. Ed avverr‡. Ovviamente senza
capovolgere tutto scordandosi poi di quei figli che sono rimasti in
Sicilia: se Crialese nelle interviste parla del coraggio di chi Ë partito,
bisogna anche riconoscere che se la Sicilia Ë ancora una nazione con i
piedi ben piantati sulla sua terra questo lo si deve soprattutto a coloro
i quali hanno avuto il coraggio di restare (o di tornare).

Nuovomondo permetter‡ a tutti i siciliani nel mondo di chiudere il cerchio
del loro peregrinare evocando ed esorcizzando il dramma che pi? di ogni
altro ha segnato (anche inconsapevolmente) la loro storia: quella di un
siciliano in Sicilia che puÚ toccare il passato attraverso un oggetto
testimone di quegli uomini e di quei fatti, quella di un siciliano di
fuori che, figlio di emigrati, Ë idealmente tornato nel grembo della sua
Madre Terra con un film capace di collegare da solo l'anima di Trinacria a
quella di tutti i suoi figli.


L'ALTRA SICILIA - Antudo -(Skype: laltrasiciliantudo)

Movimento politico dei Siciliani "al di qua e al di l‡ del Faro"

[video.libero.it]

[video.libero.it]

(www.laltrasicilia.org)
32) Salvatore Coppola  Maschio
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Mercoledì, 27 Dicembre 2006 02:52 Host: host253-154-static.104-80-b.business.telecomitalia.it Scrivi un commento Invia una E-mail

SIAMO TUTTI AMERICANI!
SIAMO TUTTI MUSULMANI!
SIAMO TUTTI MAFIOSI!


Qualche tempo dopo la strage dell'11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York, per dimostrare la solidariet‡ all'amico popolo americano, qualcuno disse: "Siamo tutti americani", e tutti gli Italiani dissero: "Siamo tutti americani".
Certo gli amici americani meritavano questa nostra solidariet‡ e partecipazione al loro dolore, alle loro paure, che poi sono diventate anche le nostre dopo gli attentati di Madrid e Londra, perchÈ ogni essere umano, di qualunque colore o nazionalit‡ Ë nostro fratello, e non tanto perchÈ gli americani avevano sacrificato migliaia di loro concittadini per liberarci dal Fascismo e aiutarci a diventare una nazione democratica e libera, e costruire un'economiaÖ .
Per questo loro sacrificio li abbiamo ripagati abbastanza accogliendo sia le loro buone cose come la musica: il jazz, il rock&roll, il bluesÖ il cinema, la buona televisione - non ricordo quale sia - la cattiva, sÏ: Dallas, Beautiful e il Grande Fratello, mettiamo, per rispetto degli estimatori, tra le cose buone: la coca-cola, il pop corn e le chips; non so dove mettere le "ciuingam" (cheving-gum), di solito si mettono in bocca, ma mettiamo tra le cose cattive il fast food e sicuramente le basi NATO, sparse in tutta Italia per difenderci dai comunisti. In verit‡, tutti quelli che hanno una certa et‡ come la mia, per intenderci + di cinquanta, dovremmo ringraziare queste basi NATO, perchÈ altrimenti non saremmo sopravvissuti ai pranzi a base di bambini degli affamati comunisti.
Senza dimenticare che noi italiani abbiamo dato tanto ai fratelli americani: migliaia e migliaia di emigrati, la pizza e il mandolinoÖ
Per cui, da adesso in poi, ci prendiamo e diamo solo le cose buone e buttiamo via quelle che non servono pi?, per esempio: le basi Nato! A che servono adesso che anche tutti i Russi hanno detto: "Siamo tutti americani" e mangiano pop corn, chips e hamburger e bevono coca cola?
Purtroppo, perÚ, per noi e per i fratelli americani, il loro presidente Giorgio doppia V Bush ha trovato un altro nemico che non mangia ancora pop corn, chips e hamburger e beve coca cola e cioË: il TERRORISMO, e, come se non bastasse si Ë "inventato" la guerra "preventiva" per l'"esportazione" della democrazia.
In verit‡, questa "trovata" della cosa preventiva o auto-assoluzione preventiva davanti al popolo non Ë una novit‡; basta tornare indietro di qualche anno, ai tempi di Ponzio Pilato che fece decidere al popolo di far morire Ges? Cristo sulla croce - cosÏ si usava all'epoca, in tempi pi? moderni: la ghigliottina, l'impiccagione, la scossa elettrica e ultimo ritrovato della barbarie umana: l'iniezione letale-. Che poi Ges? Cristo Ë risuscitato - ma questa Ë un'altra storia - Ë stata una buona cosa perchÈ ci siamo inventati la Pasqua e la Pasquetta che ci fa molto comodo quando siamo studenti chÈ ci facciamo una settimana di vacanza e da adulti la gita fuori porta con le grandi abbuffate e tonnellate di panettoni di Natale riciclati in forma di colomba.
E cosÏ, tra un panettone e una colomba, sono morti migliaia di fratelli americani, decine di nostri fratelli italiani; per le migliaia di iracheni morti, poverini, Ë cambiata solo la causa, prima morivano per colpa di Saddam, adesso sono morti o muoiono ogni giorno per colpa della ditta di import-export G.W.B.=Gorge W Bush - presidente degli Stati Uniti d'America.
Sono sicuro che, adesso, con il senno di poi, i fratelli americani pensano che fosse molto meglio il Presidente di qualche anno fa, tale Bill Clinton, il quale non mandava nessuno a fare la guerra, ma si faceva fare la "cosa" preventiva, cioË prima di tornare a casa dalla moglie, dalla stagista.
A noi italiani non ce ne fregava nulla in quanto erano cazzi suoi, Ë proprio il caso di dirlo, e noi in Italia, la democrazia ce l'abbiamo. Possiamo fare quello che vogliamo, se ce lo possiamo permettere, andare al ristorante, in pizzeria, andare al cinemaÖ, o altrimenti restare a casa a guardare la televisione mangiando pop corn, chips e bevendo coca cola.
Se poi ci viene mal di pancia andiamo all'ospedale e ci passa subito. Noi, in Italia, abbiamo buoni medici e buoni ospedali; certo, ogni tanto, qualcuno ci lascia le penne per una "minchiata", ma possiamo migliorare. Infatti, tempo fa, qualcuno disse che si potevano curare certe malattie grazie alla ricerca sulle cellule staminali. E qui casca l'asino, o meglio la nostra democrazia=libert‡. Infatti, ogni tanto ci dimentichiamo, come ha detto un giornalista inglese di cui non ricordo il nome, ma non Ë importante tanto non Ë che abbia scoperto l'America, perÚ, allo stesso tempo, Ë importante perchÈ l'ha detto uno di fuori: "In Italia c'Ë il quartier generale della Chiesa Cattolica".
E cosÏ, il Presidente - chiamato Papa - di questa Organizzazione che ha filiali in tutto il mondo, che dice di parlare in nome di DIO, ha detto: ´NO! 'Sta cura "preventiva" non s'ha da fare. Se 'sti malati moriranno per colpa di questa malattia, Ë perchÈ DIO vuole cosÏ, e, se insistete vi scomunico tutti e vi faccio licenziareª.
Poi, qualcuno, e questa Ë storia recente, disse: ´Voglio morire - o meglio - lasciatemi morireª.
Ma, ancora, tuonÚ la "voce" di DIO: ´NO! 'Sta morte "preventiva" non s'ha da fare. Devi "morire"!ª.
Quello, per sua fortuna, ha trovato un buon samaritano che l'ha aiutato a morire. Pace all'anima sua. Adesso lasciamolo vivere.
E altre volte la "voce" di DIO si Ë fatta sentire per scomunicare e fare licenziare chi avesse idee "preventive": cioË di non celebrare messa - ops, scusate, udienza, senza avere prima tolto il crocifisso dalla parete dell'aula del tribunale. Scomunicato e licenziato!
Ogni tanto, perÚ, questo Papa, diciamolo nome e cognome: Benedetto XVI chiude un occhio o meglio un orecchio, soprattutto dopo il discorso del 12 Settembre all'Universit‡ di Ratisbona, quando la cosa "preventiva" la vuole fare un fratello musulmano. Se proprio insiste, per non urtarne la sensibilit‡, si puÚ "evitare" di fare il presepe a scuola o cantare le strofe di Natale o cose del genere.
Insomma, se questo Papa dicesse: "SIAMO TUTTI MUSULMANI!" noi Italiani non avremmo nulla in contrario.
Invece, noi Italiani, e, soprattutto noi Siciliani siamo molto contrariati, anzi incazzzzati di brutto, quando si dice che: SIAMO TUTTI MAFIOSI!
Questo per "colpa" di un magistrato il quale ha detto che il presidente della Regione Siciliana diciamolo nome e cognome: Salvatore, per gli amici TotÚ, Cuffaro Ë mafioso.
Premesso che l'imputato in questione, come qualunque altro imputato ha diritto a tutte le garanzieÖ. e a dimostrare nelle sedi adeguate, cioË i tribunali, la sua innocenza, dobbiamo rilevare che anche il "nostro", prendendola sportivamente, si Ë detto: "la miglior difesa Ë l'attacco", e avvalendosi dell'idea dei suoi illustri "colleghi", cioË: la cosa preventiva o auto-assoluzione preventiva davanti al popolo, si Ë fatto stampare migliaia di manifesti: LA MAFIA FA SCHIFO!
Non so se il popolo che ha visto questo manifesto lo ha assolto, ma, come spesso accade, soprattutto quando si Ë in televisione davanti alle telecamere, si viene presi dall'istinto di "approfittare" dell'occasione, di farsi "vedere", e cosÏ al Governatore dei Siciliani Ë venuta l'idea di esibirsi, di mettersi, davanti a milioni di spettatori, una coppola in testa, di travestirsi da mafioso e riderci sopra.
Io, personalmente e, credo, tutti i Siciliani, forse anche i veri mafiosi, ce ne siamo vergognati e speriamo che l'imputato dimostri la sua innocenza, come detto, nei tribunali e, riservi queste sue manie di esibizione all'interno delle quattro mura di casa sua, magari dopo qualche bicchiere di troppo alla fine di una cena con gli amici.
Insomma, per finire, basta con le cose "preventive".
Salvatore Coppola licchia@virgilio.it

P.S. Tra non molto bisogner‡ aggiungere un paragrafo: SIAMO TUTTI CINESI!
31) Agency.star 
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Domenica, 17 Dicembre 2006 20:41 Host: host102-155-static.104-80-b.business.telecomitalia.it Scrivi un commento Invia una E-mail

1,5 BILIONI DI DOLLARI

DATI DA USA A SADDAM HUSSEIN

Líavvocato Giovanni Di Stefano, difensore dellíex rais, denuncia:

coinvolte aziende italiane, inglesi, tedesche e francesi



Amman (Giordania) ñ Baghdad (Iraq) - 17-12-2006 ñ ìGli Stati Uniti díAmerica diedero 1,5 bilioni di dollari in forma di garanzia bancaria a Saddam Hussein il giorno 20 dicembre 1983, dellíoperazione si occupÚ personalmente Donald Rumsfeldî dichiara líavvocato Giovanni Di Stefano difensore dellíex rais. ìCi sono documenti che lo provano. Con quei soldi degli Stati Uniti, Saddam avrebbe dovuto usarli per acquistare sostanze chimiche e biologiche. Cosa che Saddam non fece. Ecco perchÈ Usa e Gran Bretagna erano certi che Saddam possedesse armi chimiche perchÈ le avevano finanziate loro stessi. Saddam invece si mise díaccordo con alcune aziende di Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia per fare apparire come se avesse acquistato le sostanze chimiche, con líintento di tenersi una parte di 1,5 bilioni di dollari e uníaltra parte dei soldi pagata alle aziende che emisero fatture false prestandosi a questo tipo di operazioneî. I governi italiani, inglesi, tedeschi e francesi, che ruolo hanno avuto nella vicenda? Eí ora caccia aperta per conoscere i nomi di queste aziende.



Fonte:

[www.studiolegaleinternazionale.com]



Per ascoltare intervista in italiano:

[audio.amisnet.org:81]

Per ascoltare intervista in inglese:

[www.studiolegaleinternazionale.com]



Per interviste, dichiarazione e conferenze:

Ufficio Stampa

slipress@yahoo.it

tel. +39 3393188116

Studio Legale Internazionale

[www.studiolegaleinternazionale.com]



Photo, Giovanni Di Stefano



1.5 BILLION DOLLARS

GIVEN BY USA TO SADDAM HUSSEIN

Giovanni Di Stefano, defence counsel to former Rais,

details the implication for the Italian, British, German and French firms



Amman (Jordan) ñ Baghdad (Irak) ñ 17-12-2006 The United States of America gave a bank guarantee of 1.5 billion dollars to Saddam Hussein on the 20th December 1983. The operation was concluded by Donald Rumsfeld in personî states Giovanni Di Stefano, defence counsel to former Rais ìThere are documents proving that the United States gave such an amount of money to Saddam to acquire chemical and biological agents. Saddam did not comply with the terms of the loan. This explains why the USA and UK were convinced that Saddam did have chemical weapons since they financed such themselves. Saddam, instead, made arrangements with some Italian, British, German and French firms to produce, pending payment, false invoices for the required operation and kept the rest of the 1.5 billion dollars for himselfî. Were the Italian, British, German and French governments aware of this and to what extent? The hunt is on to find the firms concerned.



Source:

[www.studiolegaleinternazionale.com]



To listen to the interview in Italian:

[audio.amisnet.org:81]

To listen to the interview in English:

[www.studiolegaleinternazionale.com]



For interviews, statements and debates:

The Press Bureau

slipress@yahoo.it

tel. +39 3393188116

Studio Legale Internazionale

[www.studiolegaleinternazionale.com]



1,5 BILLION DE DOLLARS

DONNES A SADDAM HUSSEIN PAR LES ETATS UNIS



Giovanni Di Stefano, avocat defenseur de líex-Rais,

devoile la participation de societes italiennes, anglaises, allemandes et francaises



Amman (Jordanie) ñ Baghdad (Irak) 17-12-2006 ´ Les Etats Unis díAmerique ont accorde une garantie bancaire de 1,5 billion de dollars a Saddam Hussein. Líaffaire a ete conclue le 20 decembre 1983 par Donald Rumsfeld en personne ª declare Giovanni Di Stefano, avocat de líex-Rais. Il existe des documents qui le prouvent. Cette somme aurait du servir a Saddam pour se procurer des substances chimiques et biologiques. Ce que ce dernier síest bien garde de faire. Voila pourquoi, les Etats Unis et líAngleterre avaient la certitude que Saddam possedaient les armes chimiques quíils avaient finance eux-memes. Saddam, en revanche, síest mis díaccord avec des societes italiennes, anglaises, allemandes et francaises pour fournir, contre paiement, de fausses factures relatives a une telle operation. Le solde des 1,5 billion de dollars revenant, bien sur, a lui-meme. Reste a savoir si les gouvernements italiens, britanniques, allemands et francais ont ete au courant de líaffaire et dans quelle mesure. La chasse aux sorcieres est ouverte pour connaitre les noms de ces societes.



Source:

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30) Giovanni avv. Amenta  Maschio
avvgiovanniamenta@alice.it
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Avola
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Sabato, 16 Dicembre 2006 20:50 Host: host87-155-static.104-80-b.business.telecomitalia.it Scrivi un commento Invia una E-mail

COMUNICATO D.S. di Avola (Sr)

Duecento milioni delle vecchie lire per un brutto monumento da posizionare in Piazza Salvatore Allende, al Viale Lido, fra le due scuole: elementare De Amicis e alla media Capuana, per ricordare i caduti della seconda guerra mondiale che si opposero allo sbarco anglo-americano.
ì Eí questo il sapore della gara díappalto che líufficio tecnico sta portando avanti su mandato di questa sfasciata amministrazione di centro-destra.
CosÏ esordiscono i democratici di sinistra su quello che Ë stato gi‡ definito come il monumento della vergogna.
La vergogna di stare dalla parte sbagliata e cioË con i nazi-fascisti che in quegli anni si macchiarono di tante persecuzioni.
La vergogna di voler riscrivere al contrario e proprio ad Avola, citt‡ delle lotte bracciantili del í68, quelle pagine di storia che portarono allíarmistizio di Cassibile.
PerchÈ qui da noi la Resistenza fu fatta al contrario: proprio contro le forze alleate sbarcate sulle nostre spiagge per avviare la Costituzione di un sistema democratico e la liberazione della Sicilia e dellíItalia dal fascismo.
Non solo allora una provocazione politica e civile alla nostra democrazia e, proprio per questo anti Costituzionale; ma, una grossa provocazione alla citt‡ fatta con tanto spreco e disprezzo.
Un monumento inutile e proprio al Viale Lido: in un luogo divenuto invivibile e dove servono con urgenza ben altri interventi strutturali per salvaguardare i residenti e i giovani che lo frequentano.
AnzichÈ intervenire con la stessa somma sul Viale, allargando i marciapiedi, aumentando la superficie pedonale e potenziando líilluminazione, si propone a una citt‡ civile un Monumento alla Vergogna da parte di uníamministrazione che ha mostrato con la mercificazione degli assessorati di non vergognarsi di nulla.
Un Monumento fatto a se stesso, come ultimo atto, per farsi ricordare cosÏ ai posteri, prima di essere licenziata dai cittadiniî.
29) Francesco Paolo Catania 
Presidenza@laltrasicilia.org
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Martedì, 5 Dicembre 2006 05:12 Host: host114-155-static.104-80-b.business.telecomitalia.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Una ''Catena di Santa Sicilia'' per la nostra lingua

L'Altra Sicilia, insieme ad altri soggetti che hanno aderito
all'iniziativa, ha lanciato un progetto di legge di iniziativa popolare
per la difesa della nostra lingua tradizionale, il Siciliano, e in genere
della nostra cultura da una globalizzazione che tende ad assimilare tutto
ed a cancellare ogni specificit‡.

Il nostro progetto, si basa sull'introduzione del Siciliano e di altre
"materie" di civilt‡ siciliana (storia, letteratura, teatro,...) nelle
nostre scuole, sul bilinguismo (nei documenti pubblici, nelle insegne,
nelle indicazioni stradali), sulla creazione di una radio-tv
autenticamente siciliana.

Quanto Ë permesso a tutti i pi? piccoli popoli europei, nazioni e regioni
storiche senza stato non c'Ë ragione che venga negato ai Siciliani se non
per la nostra vilt‡ nel difendere il nostro codice culturale nobilissimo
quasi fosse qualcosa di cui vergognarsi.

Raccoglieremo le 10.000 firme per strada, tra movimenti e associazioni a
noi vicine, in Sicilia e all'estero e confidiamo pienamente nel successo
dell'operazione. Ma siamo anche convinti che quanto pi? saranno le firme,
tanto pi? la nostra deputazione a Palazzo Reale non potr‡ ignorarne il
messaggio. Per questo chiediamo il tuo aiuto che a te costa poco e alla
Sicilia puÚ dare tanto. Un po' come accade nelle Catene di S.Antonio, se
ognuno che riceve questa e-mail raccoglie 14 firme (tante sono le firme
che occorrono per riempire il modulo) e la gira ad altre 14 persone, in
pochi mesi il numero di firme autenticate sar‡ destinato ad esplodere.

Le procedure sono semplici.

Scarica il modello allegato per la raccolta e stampalo su foglio A3 fronte
e retro.

I MODULI puoi richiederli anche al Comitato Promotore o scaricati dal sito
[www.laltrasicilia.org] e riprodotti localmente;

Prima di raccogliere le firme, occorre VIDIMARE tutti i moduli: puoi farlo
o in Comune dal Segretario Generale (o un suo delegato), o in Tribunale
dal Cancelliere Capo (o un suo funzionario delegato), o in Pretura dal
Cancelliere Capo (o un suo funzionario delegato); se i moduli non sono
vidimati, tutte le firme raccolte saranno annullate, invalidate!

Le firme possono essere raccolte in presenza di un AUTENTICATORE
(cancelliere di Tribunale, consigliere comunale o provinciale, funzionario
incaricato dal Sindaco o dal Presidente della Provincia, ecc..);
I moduli con le firme raccolte devono essere portati in Comune per il
rilascio dei certificati di iscrizione nelle liste elettorali: il Sindaco,
o un suo delegato, dovr‡ allegare ai moduli i singoli certificati
elettorali corrispondenti ad ogni firmatario, oppure fare su ciascun
modulo la certificazione collettiva. Le firme senza la certificazione
elettorale saranno tutte annullate!
I moduli con le firme autenticate e certificate devono essere spediti
subito al Comitato Promotore.
NON DIMENTICARE di consegnare ai firmatari un modello pregandoli di fare
lo stesso. Infine spedisci la copia con le firme autenticate insieme ai
singoli certificati elettorali corrispondenti ad ogni firmatario alla sede
del Comitato promotore.
E' pi? semplice di quel che si puÚ pensare. Basta dedicare qualche ora
della nostra vita a contribuire alla sopravvivenza del Siciliano e della
Cultura Siciliana e, con esso, della nostra stessa Sicilia.

Sostieni questa "Catena di S. Sicilia" e non farla interrompere.

Per qualsiasi DUBBIO, INCERTEZZA, INFORMAZIONE CONTATTA IL COMITATO
PROMOTORE ai n? 0039 338 2512743 - 0032 475 810756

o invia una e-mail a: laltrasicilia-antudo@libero.it -
segretario.movls@laltrasicilia.org.

PER LA SICILIA, SOLO PER AMORE DELLA SICILIA - ANTUDO!

Francesco Paolo Catania
Presidente - (Presidenza@laltrasicilia.org)
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Sostieni la nostra campagna con un contributo, anche modesto.

Dall'Italia:
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28) L'Altra Sicilia-Antudo 
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Lunedì, 20 Novembre 2006 00:06 Host: host248-155-static.104-80-b.business.telecomitalia.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Da dove viene la mafia

(www.laltrasicilia.org) - Ci siamo ritrovati, negli ultimi giorni, ad una recrudescenza dell'arma mediatica che lo stato italiano usa per giustificare agli occhi del mondo l'oppressione delle regioni del sud.

Credere infatti che le campagne denigrative contro siciliani, calabresi, napoletani, etc... abbiano un origine per cosÏ dire "spontanea" Ë da ingenui ed anche un po' da fessi.

Come l'Italia esporta nel mondo le immagini delle campagne toscane, dei vicoli veneziani, del colosseo romano, investendo sul ritorno di immagine, cosÏ ha esportato una certa idea di meridionale, investendo in un ritorno di immagine che le ha permesso di avere mano libera prima nel genocidio dei meridionali, poi nella loro schiavizzazione, ed ora nella loro totale emarginazione economica.

Ovviamente il meccanismo deve essere oliato, cosÏ come di tanto in tanto ci fanno rivedere il bel barbone di Osama Bin Laden, come ogni tanto ricominciano a parlare dei Ceceni (che a seconda dei rapporti con Putin diventano terroristi o vittime) o dei Curdi turchi (idem che i Ceceni), ogni tanto all'opinione pubblica internazionale deve essere raccontata qualche bella storiella sulla mafia per fare spaventare i bambini prima di addormentarsi.

Il massimo della goduria per il regime Ë poi quando all'estero prendono la palla al balzo e approfittano della situazione per scaricare nello stesso piatto su cui (dopo averci mangiato) sputano i tosco-padani le loro immondizie. Ed allora: levata di scudi generale, censura assoluta, teste che rotolano quando da qualche parte sibila la notizia che l'ETA si sarebbe trasferita in Nord-Italia, spettacolarizzazione e scuola di ricamo sulle immense stronzate scritte riguardo al traffico di droga in Spagna (iniziato dai fuoriusciti corleonesi scappati dalla Sicilia) o a quello di armi in Germania (gestito dai calabresi).

Su queste ed altre ridicole campagne promozionali ci siamo soffermati altre volte, e non crediamo si debba ora andare a scavare sotto tanto per confutarle.

Possiamo solo riproporre agli autori ed a coloro che qui da noi ancora credono che tutto quello che viene da nord sia oro colato (inclusi i giornalisti dei giornali locali che riprendono le notizie appoggiandole) il consiglio gi‡ dato da Pulvirenti, noto imprenditore catanese: "Cambiate Spacciatore".

Certo a considerare l'enorme mole di libri ed articoli, servizi giornalistici, film e sceneggiati che la riguardano, sembra che qui l'unico problema sia la mafia. Eppure sappiamo che non Ë cosÏ: ci sono i neonati malformi di Gela ed Augusta, ci sono le aziende che magari non hanno mai pagato una lira di pizzo ma sono strangolate dalla burocrazia, ci sono migliaia e migliaia di famiglie che vivono in baraccopoli che sembrano essere la periferia di una qualunque citt‡ africana. Insomma ci sono tutti i problemi di un pezzo di terzo (se non quarto) mondo. PerÚ si parla solo di mafia, citando connessioni e trame degne di un film di James Bond, cosÏ simili ai film di Scorsese da far venire il dubbio su chi avesse copiato: Scorsese dalla realt‡ per i suoi copioni, o i saputelli nostrani da Scorsese?

Spulciando su internet si puÚ leggere di connessioni con Gorbaciov, con Osama Bin Laden, con il traffico di Plutonio, con il Vaticano. Abbiamo addirittura trovato uno che diceva che la Sicilia sarebbe dovuta essere parte del famoso "Axis of Evil" di George Bush (Te li immagini gli americani a bombardare se stessi?).

Per chi vorrebbe una immagine migliore della sua Sicilia non mancano le occasioni per scoraggiarsi, riprendere le valige e tornare a masticare il pane amaro dell'emigrazione.

Eppure ogni tanto qualche spunto degno di nota lo si puÚ anche trovare. Sul domenicale del 12 novembre de Il Sole 24 Ore Diego Gambetta, professore di sociologia ad Oxford, traccia un interessante parallelo tra la Russia post-sovietica e la Sicilia di met‡ ottocento.

L'articolo in realt‡ ci sembra forzatamente confuso, poichË associa un evento instantaneo ed epocale come il crollo del comunismo, ad una poco chiara "caduta del feudalesimo" nella prima met‡ dell'ottocento in Sicilia. In una terra dove rapporti di tipo feudale sono sopravvissuti sino almeno alla seconda guerra mondiale, parlare di "caduta" del feudalesimo limitata al periodo 1800-1850 mi sembra un poco forzoso. Semmai si potrebbe parlare di un lento declino. (*)

Piega poi il ragionamento ai propri bisogni confondendo il pre ed il post collocandoli ambedue oltre l'evento nel caso della Russia, ed ambedue prima dell'evento nel caso della Sicilia, cioË prima del tramonto definitivo del feudalesimo.

Correggendo queste distorsioni temporali si puÚ trovare una soluzione. Partiamo dalla Russia.

Non vi Ë dubbio che l'esplosione del fenomeno mafioso sia da collocare oltre la caduta del regime comunista, ma visto che di regimi ne cadono continuamente nel mondo e non sempre come conseguenza ci si ritrova tale fenomeno, i pressupposti devono essere collocati prima della caduta, nei rapporti corrotti instauratisi all'interno di una macchina burocratica che non premiava le capacit‡ dei singoli. I "boss" infatti sono spesso provenienti dagli apparati burocratici sovietici.

Sistemata la parte russa, passiamo a quella siciliana. Se il feudalesimo originava da qualche parte corruzione, questa doveva essere nell'amministrazione dei feudi, affidati ad avidi signorotti locali da una classe nobiliare sempre lontana ed impegnata nei complicati riti sociali delle citt‡. Il disgregarsi di questo sistema, ha liberato tali signorotti dall'asservimento ai baroni e li ha proiettati verso il potere, aiutati da una conoscenza del territorio "palmo a palmo" e da campieri privi di scrupoli.

Quello che ci manca Ë l'evento che ha fatto crollare definitivamente il sistema. Tra ottocento e novecento l'unico evento in Sicilia assimilabile al crollo del muro Ë la caduta dei Borbone, con i nuovi padroni che per assicurarsi fedelt‡ mettono al potere i Sedara (quante verit‡ ci ha detto Tomasi di Lampedusa...), avidi di denaro e senza scrupoli e quindi facilmente ricattabili.

Come sapevano, i tosco-padani, di potersi fidare di tale classe? Forse ne avevano avuto esperienza diretta in situazioni simili. Gambetta ci dice che "sul mercato non furono solo la terra ed i suoi prodotti, ma gli stessi bravi (tra virgolette, ndr), che un tempo agivano sotto il controllo monopolistico dei baroni". Anche qui un errore: i "bravi" sarebbero da identificare con i campieri, al servizio del "Don Rodrigo" di turno (il signorotto), e non con il signorotto stesso.

Ma allora... vuoi vedere che la soluzione l'abbiamo avuta tutti sotto i nostri occhi, sui banchi di scuola, e non ce ne siamo nemmeno accorti?

Post Scriptum: l'autore dell'articolo contenente la frase circa la pertinenza dell'inserimento della Sicilia nell' "asse del male" si chiama Diego Gambetta e l'articolo Ë pubblicato sul Boston Review (http://bostonreview.net/BR29.2/gambetta.html). E' lo stesso Gambetta o un omonimo? Certo se fosse lo stesso ci sarebbe da ridere: il Professor Gambetta ha infatti ricevuto nel 2003 il premio "Paolo Borsellino", assegnatogli dall'Accademia di Studi Mediterranei di Agrigento. Complimenti.

(*) L'articolo contiene altri spunti interessanti: pone innanzitutto un orizzonte temporale congruente alla messa in posa delle radici del fenomeno mafioso, senza pi? richiamare fantomatiche radici arabe. Esclude poi l'elemento genetico associando il popolo russo a quello siciliano. Invoca cioË le condizioni ambientali come prevalenti su quelle culturali, sconfessando praticamente il 90% della pubblicistica anti-meridionale tosco-padana.


L'Altra Sicilia-Antudo
Movimento politico dei Siciliani 'al di qua e al di l‡ del Faro"

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27) Il Comitato per le Energie Rin  Maschio
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Noto
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Domenica, 12 Novembre 2006 05:50 Host: host185-154-static.104-80-b.business.telecomitalia.it Scrivi un commento Invia una E-mail

TRENTA TORRI EOLICHE NELLA PIANA DI NOTO!!

IL ìCOMITATO PER LE ENERGIE RINNOVABILI E CONTRO LE TRIVELLAZIONI GAS PETROLIFERE IN SICILIAî †SULLE INSTALLAZIONI PER LíENERGIA EOLICA NEL TERRITORIO DI NOTO



Come Ë noto, sta per essere completata la fase istruttoria per dare líassenso e le autorizzazioni alla Greenco srl di Milano per la installazione di 30 gigantesche torri eoliche per la produzione di energia elettrica dal vento, tra Pachino e Noto, a ridosso dei Pantani di Vendicari.

Le torri sono alte circa 80 metri a cui vanno aggiunti 40 metri di raggio delle pale (circa 120 metri totali, il ìgrattacieloî di Noto Ë alto sui 40 metri) con massimo diametro del palo di 4,5 metri e dovrebbero servire alla produzione di 60 Mw di energia elettrica, ovvero quanto basta per coprire il fabbisogno energetico per usi residenziali delle popolazioni dei comuni di Noto, Avola, Pachino, Portopalo, Rosolini, Ispica e Pozzallo.

Diciamo subito che in realt‡ a tali Comuni non andr‡ un solo watt di tale energia, visto che la stessa dovrebbe essere consegnata in contrada Boneria e lÏ venduta al Gestore Servizi Elettrici (GSE, ex GRTN). NË, pare, vi andranno altri benefit se non una esigua somma, rispetto al valore dellíenergia totale prodotta, da riconoscere al Comune di Noto per 20 anni di circa 300.000 Ä/anno per i primi 12 e sui 120.000 Ä/anno per altri 8. Ovviamente semprechË il gestore della rete compri tutta questa energia. CíË il rischio fondato che una volta costruito il parco eolico le pale rimangano ferme perchÈ il gestore della rete non considerer‡ vantaggioso comprare quella energia.

Si consideri altresÏ che il parco eolico progettato nella piana di Noto non Ë il solo; si affianca infatti ad altri 2 che dovrebbero sorgere nei comuni di Pachino e Rosolini.

Tutti e tre andrebbero a far compagnia ad altri 2, gi‡ costruiti ma non operanti, in prossimit‡ di Buccheri e di Ferla. A tutti questi si associa quello mai costruito, ma che ha generato un contenzioso infinito, in prossimit‡ della citt‡ di Ragusa.

Deve essere per questo che non solo allíAmministrazione di Noto, ma anche alle Amministrazioni di Pachino e di Rosolini, sono sorti non pochi dubbi, sfociati gi‡ in una chiara opposizione, le cui ragioni, probabilmente sono simili a quelle che di seguito esporremo.

Resta inteso che líeolico Ë, per la nostra area, insieme al fotovoltaico e il solare termico, una fonte di energia rinnovabile e pulita; e quindi non si puÚ essere, in linea teorica, contrari.

Si puÚ perÚ essere contrari al megaeolico e alle sue improprie e svantaggiose collocazioni.

Per essere chiari, i principali dubbi si possono riassumere nei seguenti punti:



1) †riteniamo che sia uníopera eccessiva per le dimensioni delle strutture che altererebbero in modo definitivo il paesaggio del Val di Noto come accaduto nelle zone di Carlentini, Buccheri, Vizzini, ecc. e comprometterebbero irreversibilmente la politica di sviluppo turistico ed agricola avviata. Per spiegare con un esempio eí come se a fronte di un bisogno legittimo di latte di un neonato questo venisse somministrato con uníesagerata autobotte anzicheí con un adeguato biberon.

2) †in Sicilia, come in altre parti díItalia, e nelle nostre zone in particolare, si sta avendo una proliferazione inflattiva di tali parchi eolici in assenza di una norma che ne regolamenti la diffusione come affermato dallíAssessore al Territorio e Ambiente Regionale in data 14 ottobre 2006 .

3) queste opere non rientrano in un piano energetico regionale di cui si richiede da tempo la redazione per quantificare i fabbisogni energetici e le modalitaí di produzione delle energie rinnovabili necessarie alle attivitaí umane della Sicilia

4) manca per di pi? una politica regionale e nazionale di valutazione dei sistemi energetici rinnovabili piuí consoni alle vocazioni territoriali.

5) in tutto il mondo si vanno diffondendo piccoli sistemi di produzione tra la popolazione (mini eolico, fotovoltaico, biocombustibili, idroelettrico, ecc.) che in tal modo viene resa partecipe di un processo-produttivo-condiviso di energia; si veda in proposito il video-shock [video.google.it] <http://video.google.it/videoplay?docid=4779789464965319082&amp;q=energie> . Líimpianto eolico previsto dalle ditte private promotrici a Noto invece eí un impianto espressione di un modo di concepire la produzione energetica in modo centralizzato ad opera di gruppi economici potenti ed avulsi dagli interessi dei territori coinvolti.

6) in altre nazioni europee ( Germania, Danimarca, ecc.) ove vi era stato uno sviluppo dellíeolico eí in atto un ripensamento sullo sviluppo di tali sistemi di produzione e ì líindustria del vento eí entrata in una situazione di blocco. Si cercano pertanto nuovi mercati di sboccoÖî( dossier del giornale tedesco ìDer spiegelî del 14 marzo 2003). Che siano i nostri?

7) In Sicilia si deve cominciare a† parlare di ìdecrescitaî dei consumi† e di riduzione degli sprechi energetici †e non solo† di sostituzione di fonti energetiche.





Queste le nostre perplessit‡, sulle quali chiamiamo le †Associazioni ambientaliste e culturali, le Forze politiche, líAmministrazione Comunale, i Cittadini tutti a riflettere e ad aprire un ampio dibattito, fino ad arrivare a prendere posizioni quanto pi? possibile ponderate e condivise, cosÏ come Ë stato sulle trivellazioni gas-petrolifere.



Date le premesse di cui sopra, in questo frangente, da parte nostra non possiamo, †che invitare il Consiglio Comunale, chiamato ad esprimersi, a fare tutto il possibile per scongiurare il pericolo del Megaeolico a Noto e ad intervenire autorevolmente presso la regione per evitare quanto sopra paventato.

Ci dichiariamo infine pronti e disponibili, con quanti vorranno farlo insieme a noi, a una collaborazione per líelaborazione di un Piano Locale Per Le Energie Rinnovabili che guardi a tutte le energie rinnovabili, coinvolga tutte le forze economico-produttive locali †e che passi preferibilmente per il mini eolico, o per altri sistemi †purchË adeguatamente collocati e con vantaggi diretti e immediati per le citt‡ e i cittadini di queste zone....

Noto† Novembre 2006

Il Comitato per le Energie Rinnovabili e contro le trivellazioni gs-petrolifere in Sicilia
26) L'ALTRA SICILIA - Ufficio stam 
fpcatania@gmail.com
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Lunedì, 10 Luglio 2006 00:29 Host: host173-154.pool80104.interbusiness.it Scrivi un commento Invia una E-mail

Facciamo volare l'Aquila di Sicilia

Bruxelles, 6 luglio 2006

L'annuncio di Cuffaro (Presidente, ma lui sminuisce tale carica ritenendosi soltanto un "Governatore") di voler costituire una compagnia aerea siciliana di bandiera ci lascia per un verso un po' soddisfatti ma anche molto perplessi.

Sar‡ vero? O Ë l'ennesima boutade propagandistica come quando tira fuori pezzi di Statuto minacciando di applicarli per poi lasciare tutto come prima? O servir‡ per imbarcare "precari" a spese del pubblico o per insidiare non l'Alitalia (che lo meriterebbe eccome) ma magari la nostrana Wind Jet che senza tanto clamore una qualche risposta ai nostri disagi negli spostamenti gi‡ la d‡?

Se fosse vero... Se fosse tutto limpido...

Vero Ë che anche questa volta l'idea Ë nostra (Cuffaro, come tanti altri, Ë abituato ad attingere alla "biblioteca" de L'Altra Sicilia); ricordate la campagna "Costruiamoci le nostre ali" di qualche tempo fa?

Ma se fosse vero, sarebbe talmente importante per la Sicilia che quasi quasi passeremmo sopra al fatto che le iniziative de L'Altra Sicilia si fa finta di ignorarle o si considerano provocazioni per poi riprenderle ed essere considerate seriamente.

Finirebbero l'umiliazione ed i costi aggiuntivi per tutti coloro che volano da e per la Sicilia, oggi costretti a passare per la Penisola a prezzi proibitivi e con cancellazioni impreviste, se fosse solo per l'Alitalia, anche per andare a Tunisi o a Malta o in Sardegna. Finirebbe l'isolamento economico e culturale della Sicilia, solo virtualmente oggi al centro del Mediterraneo, e la Questione Siciliana riceverebbe una spallata formidabile.

Ma noi crediamo che le imitazioni siano sempre surrogati dell'originale e non ci fidiamo ancora.

Gi‡ il primo sbaglio lo ha fatto:

dice che vuole vedere la Trinacria dorata su sfondo giallo e "arancione".

"Arancione" signor Presidente? Ma siamo diventati olandesi ed orangisti e non lo sappiamo?

Eravamo passati sopra ad alcuni "ritocchi" ipocriti dei simboli siciliani perchÈ era meglio avere una bandiera imperfetta che non averne alcuna: il giallo "sotto" anzichÈ "sopra" il rosso per non essere scambiati (senza mai Dio!) con i nazionalisti siciliani degli anni '40 (ne avessero un pelo del loro orgoglio!), il rosso che era diventato inspiegabilmente "rosso aranciato", trasformando i sacri colori del Vespro in una sagra degli agrumi,...

Ma arancioni no, Signor Presidente, arancioni non ci vogliamo proprio diventare.

E poi ricordate la sorte riservata ad Air Sicilia di Crispino? Messo alle strette tra gli interessi "nazionali" e quelli Siciliani il nostro butter‡ dalla torre sempre i secondi. Gi‡ sentiamo i commenti del tipo: l'Alitalia Ë sÏ inefficiente, sÏ in crisi, ma Ë un simbolo e l'orgoglio italiano, pazienza se i costi di questo baraccone sono per lo pi? a carico della Sicilia (e non della Sardegna). All'ultimo pagheremo sempre noi perchÈ quel carrozzone si sfascerebbe se la compagnia aerea siciliana facesse davvero una concorrenza serrata.

Ma alla fine, se nascer‡, sempre che nascer‡, non sar‡ un aquila, sar‡ un pappagallino con le ali tarpate (come la SIREMAR), magari con una partecipazione dell'Alitalia nel suo capitale finalizzata a tenerla nei limiti del piccolo cabotaggio.

Ma noi faremmo altro.

E sceglieremmo l'altro simbolo storico della Sicilia, l'Aquila, quell'Aquila che sventolava nei nostri stendardi e si coniava sulle nostre monete fino alla catastrofe del XIX secolo e che quasi nessuno ricorda pi?. Quale simbolo pi? adatto al volo?

E anche il nome sarebbe importante: Sicilia fly, AirSicily, AirSicania, SicanAir, Trinacria fly o qualcosa del genere...

I Siciliani della diaspora raccoglierebbero subito la sottoscrizione necessaria al "decollo" dell'iniziativa.

Ma intanto stiamo a vedere.

Antudo!
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25) malastrada.film 
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Domenica, 25 Giugno 2006 13:39 Host: host207-154.pool80104.interbusiness.it Scrivi un commento Invia una E-mail

La malastrada.film, insieme ai comitati contro le trivellazioni in Val di noto ed in collaborazione con: produzionidalbasso.com, arcoiris.tv,
casablanca, universo.tv, arci, siciliantagonista, lanciano la produzione del film-inchiesta *"13 Variazioni su di un tema barocco; Ballata ai petrolieri del Val Di Noto". *

Dopo la rielezione di TotÚ Cuffaro alla presidenza della regione, si riapre per una buona parte del popolo siciliano un periodo di battaglia per difendere la propria terra da quegli interventi di
reindustrializzazione che vorrebbero annullare un percorso costruito
negli anni dalle popolazioni e che ha portato la sicilia ad individuare,
in una prospettiva di sviluppo sostenibile, il proprio futuro economico
ed ambientale. Il caso delle trivellazioni in Val di Noto diviene dunque esemplare. La regione sicilia nel 2004, ad opera del suo assessore
all'industria "Marina NoË", emette provvedimenti che permettono a quattro colossi del petrolio la ricerca e l'estrazione di idrocurburi in
sicilia. Ad intervenire in val di noto, in un territorio inserito nella World Heritage List dell'UNESCO e riconosciuto come patrimonio
dell'umanit‡, arriva l'americana Panther Resourch Corporation. Questo film vuole raccontare cosa Ë accaduto in questi 2 anni di lotte,
affiancando agli strumenti giornalistici quelli sensoriali: 13 variazioni di tema su di un Territorio che deve rimanere Patrimonio di tutti e non bottino di alcuni.

La novit‡ consiste nel sistema di produzione che la malastrada.film ha
scelto di attuare: il progetto verr‡ finanziato dai singoli cittadini che vorrano preacquistare un copia DVD del film attraverso la piattaforma [www.produzionidalbasso.com]
<http://www.produzionidalbasso.com/>.
<http://www.produzionidalbasso.org/>Una via nuova per la produzione
indipendente che attraverso questo sistema riesce a bypassare la grande
industria cinematografica, nonchÈ l'apparato televisivo ufficiale
permettendo la circolazioni di idee e conoscenze fuori dalle censure e
dal controllo politico.

Ogni cittadino da ogni parte d'italia avr‡ la possibilit‡ di diventare
produttore di un film che verr‡ pubblicato sotto licensa Creative
Commons e che dunque potr‡ circolare ed essere diffuso liberamente senza alcuna restrizione.

La raccolta fondi durer‡ 15 giorni, dal 23 giugno al 7 luglio.

Sito di riferimento dell'iniziativa (attivo in tutte le sue parti dal 23
giugno)

[www.siciliantagonista.org] <http://Www.siciliantagonista.org/>



info per la malastrada.film (per la produzione, realizzizazione e
organizzazione)

info@malastradafilm.com




*Diffondi ovunque l'e-mail e l'iniziativa, se hai un sito pubblica il
comunicato stampa, in due parole: ama la Sicilia!!
Grazie.
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