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Giovedì, 1 Maggio 2025 17:50 Grazie per aver visitato questo spazio dedicato a VOGLIO PARLARVI DI UN LIBRO. Parla liberamente e cita autore, titolo ed editore. Qui puoi lasciare la tua riflessione. |
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Nome | Riflessioni con eventuali Commenti | ||||||||
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VORREI SOTTOPORRE ALL'ATTENZIONE DEI PALATI FINI, QUALI ALCUNI DI QUELLI CHE "BAZZICANO" PER LA LIBRERIA/CIRCOLO/RITROVO/ETC. ETC. IL LIBRO-TESTIMONIANZA DI BORIS PAHOR - NECROPOLI UN LIBRO CHE NON HA BISOGNO DI PRESENTAZIONI CONSIDERATO LO SPESSORE CULTURALE DELL'AUTORE ED IL TEMA TRATTATO RIVIVENDO LE TRAGEDIE DELL'OLOCAUSTO SOTTO UN NUOVO ASPETTO CHE NON E' SOLO QUELLO DI NARRARE I FATTI MA DI ESALTARE UNA UMANITA' MAI DEL TUTTO ANNIENTATA.
LIETO DI AVERE COMMENTI IN MERITO A PRESTO CIAO CICCIO NON VEDO ANCORA FUORI DALLA LIBRERIA L'ALBERO DI ULIVO CON LA "QUATTARA" PER RINFRESCARSI IN PROSSIMITA' DELLE IMMI- NENTI CALURE ESTIVE!! SE MAOMETTO NON VA ALLA MONTAGNA, LA MONTAGNA VA DA MAOMETTO!! |
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Edwards Kim, Figlia del silenzio, Garzanti, Euro 18,60
Invio le mie riflessioni sul romanzo Figlia del Silenzio terminato di leggere da un bel poí e gi‡ sedimentato dentro la mente e líanima. Premesso che per me líapprestarmi alla lettura di un nuovo romanzo Ë come iniziare un rito al quale mi predispongo con la speranza che non porti con sÈ una delusione, ma un messaggio che dia emozioni e insegnamenti. Quello che mi Ë rimasto impresso dalla lettura di questo sofferto romanzo che parla díAmore, Ë come líAmore che per antonomasia Ë il bene, la gioia portatrice di felicit‡, qualche volta ha dei risvolti spiacevoli, quando lo offri filtrato dalle esperienze personali non Ë pi? il grande Sentimento. Líamore, in questo libro mi fa pensare che sia come un liquido in un regale recipiente dal quale incrinatosi fuoriescono rivoli che si avviano per destinazione ignote, la certezza Ë che tutte originano dal sacro sentimento universale ma non tutti raggiungono i destinatari, procurando il bene insito nella Sua natura. Un poí Ë quello che accade al padre medico del romanzo, decide per amore, in virt? della sua esperienza di dolore vissuto, a voler evitare una sofferenza a quanti da Lui amati. Il risultato Ë alquanto sorprendente, logica vuole che líamore cresca con líamore, e non si trasformi in sordo dolore o in mancanza di stimoli di vita. Per fortuna che il tutto fa parte di un romanzo, e il percorso potrebbe essere cambiato, ma pensate, se fosse, come sembra essere, uníesperienza reale, quanta attenzione bisogna porre in modo particolare quando si Ama, questo sentimento va protetto, nutrito, e vegliato in modo che se dovesse sfuggirne un rivolo dal nostro cuore, traboccante contenitore, non si trasformi in Evitabile dolore. Salvo Pignato |
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Gabriella Tiralongo
La Disputa Le trivellazioni nel Val Di Noto Editori Associati Sampognaro & Pupi Il testo Ë un dossier che fornisce uníapprofondita relazione riguardo alle dinamiche conflittuali generatesi tra soggetti giuridici, politici e istituzionali coinvolti,dopo la maturazione del silenzio assenso, nellíavvio della realizzazione del pozzo ìEureka estîda parte della compagnia texana Panther Oil, per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi allíinterno di alcuni territori dei paesi di Vizzini, Mazzarrone, Licodonia Eubea, Grammichele, Caltagirone, Avola, Noto, Rosolini, Buscemi, Modica, Giarratana, Comiso, Monterosso Almo, Chiaramente Gulfi e Ragusa. Il lavoro, portato avanti con il doveroso rigore scientifico proprio dellíinchiesta giornalistica, compila un rapporto meticolosamente documentato su persone, avvenimenti, tesi, controversie, materie legislative che hanno generato la faccenda ì Trivellazioni nel Val di Notoî. Líautrice evita sempre qualsiasi esegesi personale riguardo alla disputa: ì Trivellazioni si ì- ìTrivellazioni noî ma nonostante il suo riferire impersonale e analitico riesce benissimo a destare le coscienze di chi legge. Chiudendo il libretto non ho potuto fare a meno di pensare, istintivamente, a Verga. Si, proprio lui: Giovanni Verga. Quello del movimento letterario del Verismo. Quello del ciclo di Vinti. Quello che, allíinterno di un ambiente sociale descritto, anonimo e non coinvolto nella vicenda, síimmedesimava nei suoi personaggi tanto da "vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole" e che intendeva studiare il tema del progresso dell'umanit‡ da una prospettiva antipositivistica rendendo tutti gli uomini vittime della "fiumana del progresso". Noi Siciliani che usciamo dallíinchiesta della Tiralongo non siamo ancora molto lontani dai Siciliani descritti dal VergaÖ. Fatalisti, rassegnati, deleganti, staticiÖ. Non sappiamo ancora che la Politica altro non puÚ essere che líinterprete dellíetica collettiva! Ma si puÚ avere etica senza consapevolezza? Ma la consapevolezza non Ë la condizione indispensabile per potere effettuare le scelte? La Tiralongo lo suggerisce citando Popper, a pagina 72: î Il prezzo della libert‡ Ë líeterna vigilanzaî. E la vigilanza, in uno stato democratico, spetta esclusivamente ai cittadini. I cittadini devono sapere, informarsi, partecipare alle questioni díinteresse pubblico. I cittadini devono assumersi líincarico della partecipazione diretta alle decisioni comuni. I cittadini devono pretendere di fare sentire la propria voce tramite referendum per le questioni pi? pressanti. Al di l‡ dei colloqui, incontri, vertici, riunioni dell'intera classe politica che discute su quali questioni approvare o legiferare, sono i cittadini che devono pretendere la possibilit‡ di potersi esprimere e dire la propria. Norberto Bobbio in ì Il Futuro della Democraziaî scrive: ìEí assurdo o meglio inconcludente vagheggiare un modo diverso di fare politica con attori e mosse diverse senza tener conto che per farlo bisogna mutare le regole che hanno creato quegli attori e predisposto quelle mosse". |
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Salvatore Di Pietro, Nella valle dell'ozio, 2008, 8?, pp. 176, Euro 13,00
Nella valle dellíozio intitola, Salvatore Di Pietro, questa silloge di brevi racconti scritti, dice, nei momenti di ozio. E mi viene di pensare, gi‡ dopo avere letto le prime pagine, che, se questi sono i prodotti del suo ozio, mi auguro, per il piacere di chi legge, che in ozio trascorra molto tempo. ìBrevi raccontiî li definisce lui. A me pi? che racconti sembrano capitoli di uníoriginale autobiografia, o, forse pi? appropriatamente, delle istantanee di momenti della sua vita. Dove, perÚ, il racconto degli avvenimenti, anche quelli della pi? normale quotidianit‡ sono, soprattutto, un pretesto per mettere a fuoco un ricordo, un momento ormai lontano, come, appunto, accade guardando una vecchia istantanea, e da lÏ avviare una vera e propria analisi introspettiva condotta, dal nostro, con rigorosa onest‡, senza niente nascondersi. SÏ, insisto sul niente nascondersi, perchÈ Di Pietro scrive per se stesso non per un lettore che, nel momento poietico, non esiste affatto per lui. La decisione di pubblicare, infatti, maturer‡ pi? tardi, anche per consiglio di alcuni amici fra i quali il sottoscritto che fu tra i primi, se non addirittura il primo, a leggerne il manoscritto e a consigliargliene la pubblicazione. Di questo, pertanto, me ne attribuisco buona parte del merito. Che siano racconti o capitoli di uníautobiografia o istantanee, come piace a me definirli, questi scritti accompagnano il lettore nel mondo complesso e travagliato di Di Pietro attraverso una narrazione giocata spesso sui toni del surreale e dellíassurdo, del kafkiano, direi, nel senso delle tante sfumature della sua interiorit‡ che affiorano nella sua scrittura. Oltre che allíassurdo, di cui ho gi‡ detto, ora si affida, infatti, a una sottile ironia, ora alla nota dello scetticismo, ora al disincanto, ora alla dignit‡ del dovere ma sempre con un linguaggio accurato e con una notevole capacit‡ di creare situazioni narrative dagli imprevedibili sviluppi ed esiti che il lettore potr‡ anche divertirsi a immaginare. Io mi sono divertito a farlo, e a leggere queste piacevoli e interessanti pagine. Benito Marziano |
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A una Venere appena sconosciuta
Autore: Emanuele Savasta Libreria Editrice Urso La copertina nera su cui spiccano lettere bianche e líimmagine di una giovane impressa come in una radiografia e frammentata in una sorta di puzzle da ricomporre, Ë líemblema perfetto per questo testo di poesie díamore per la donna. Amore generoso, capace di proiettarsi verso líesterno ed incapace di indugiare nellíintrospezione egoistica del proprio sentire o patire individualistico. Nella descrizione delle svariate situazioni affettive che líautore evoca, non esiste neanche una frase contenente acredine o autocommiserazione. Al contrario, i sentimenti espressi sono unicamente di riconoscenza, rispetto, stupore verso líamore che la donna sa dare e anche non dare. E in ogni verso la figura della donna emerge solenne tramite parole accostate líuna allíaltra con la stessa efficacia che, in un dipinto pregevole, hanno i segni e i colori quando imprimono e trasfigurano la realt‡ tanto da riuscire ad entrare in comunicazione con chi li osserva. Attraverso lemmi musicali e pacati come nenie, líautore narra i suoi sentimenti amorosi allacciandoli alla descrizione di elementi biotici e abiotici che egli scorge con gli occhi dellíanimo e canta con la maestria dei poeti. Nel libro, tramite la citazione di alcuni pensieri, per alcuni istanti emergono dalla loro dimensione Dante, Neruda, Bufalino, DíAnnunzio, Dostoevskij, Blake, Aeport. Il loro parlare si intreccia a quello dellíautore aggiungendogli pregio perchÈ, come quei grandi, anche lui con il suo dire Ë in grado di destare il cuore. |
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AUTORE: ALESSANDRO PERUZZI.
TITOLO OPERA: "AVEVO QUINDICI ANNI, LA COSTRUZIONE DI UN UOMO". EDIZIONI BASTOGI.WWW.BASTOGI.IT OTTIMO TESTO, BEN STRUTTURATO. ADATTO AGLI ADOLESCENTI E AGLI ADULTI, RAGAZZI DI IERI ![]() |
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Antonio Caldarella
Detto fra noi Libreria Editrice Urso, Avola 2007, pp. 63, Ä 8,50 *** Líautore Ë nato a Siracusa nel 1959 ed ha conseguito la laurea in Scienze Politiche allíIstituto Orientale di Napoli. » poeta, drammaturgo, attore e regista. Lavora in teatro, cinema e televisione dal 1977. Con la medesima casa editrice ha pubblicato La luna sfogliata dal vento (1991) accreditata dalla prefazione di Jean-Paul Manganaro, noto traduttore e critico letterario, professore allíUniversit‡ di Lille, gi‡ professore alla Sorbona di Parigi citt‡ dove vive. La raccolta ora data alle stampe Ë dedicata ìdi cuore, o meglio di polmone, al professore Umberto Veronesiî e agli altri della sua Èquipe per averlo ìriportato sullíisolaÖ che cíËî. Non víË bisogno di aggiungere altro per dar contezza del dolore e della sofferenza patiti da questo bel giovane poeta che anche con i versi ha sconfitto la malattia. Questo libro testimonia perciÚ anche, ove mai ve ne fosse bisogno, del dolore e della gioia per la rinascita, cui il verso ha concorso sensibilmente. Antonio Caldarella, nei versi e coi versi, Ë riuscito a coniugare con ottimismo, gioia di vivere e amoreÖ anche per la sua terra, i conterranei, le cose del reale, descritte con semplicit‡ e trasparenza di linguaggio e di immagine. *** Circostanze queste che nella serata di presentazione del libro nella fredda ma poi calda serata del 22 dicembre scorso nel salone comunale di Avola organizzata dallíinfaticabile editore Ciccio Urso e presentata con garbo e stile da Libero DíAgata, egli ha saputo rappresentare, sia nella lettura dei versi, sia nelle risposte alle domande del pubblico, una persuasiva determinazione. Ricorrente Ë stato il tema dominante nelle domande e negli interventi del pubblico: chi Ë il poeta? CosíË la poesia? Ungaretti diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie. Dopo lo fanno solo i poeti e gli sciocchi. Il poeta ñ io credo ñ Ë un uomo come altri, che a differenza di altri riesce a far affiorare in superficie quanto viceversa resterebbe nel sommerso, nei suoi fondali. E perciÚ comunica ed esteriorizza ciÚ che nel suo profondo alberga e da esso promana: le sofferenze, i dolori, le gioie, gli amoriÖ e quantíaltro la vita e la storia ci regalano quotidianamente. Granelli di stati díanimo, momenti di confronto con se stesso. E lo fa con líuso della parola, ma di una parola sensibile, che confina con la musica, perciÚ poesia, mezzo al fine. CosÏ quelle parole, quei versi gli si appartengono fin quando restano nel ventre del vulcano, chÈ una volta spifferati sono lapilli da lasciar macerare in fondo a uno dei tanti cassetti, finchÈ le fiamme della purgazione, prima o poi, non le divorano. Ma se cede alla tentazione di pubblicare, quei versi non gli si appartengono pi?, sono di tout le monde, perciÚ dei lettori, che al di l‡ della critica letteraria li apprezzeranno o meno, secondo un proprio metro di valutazione e un personale convincimento che attribuisce a quelle poesie un significato che magari prescinde interamente dallo stato primigenio, intenzionale, dellíautore nel momento del parto. PerciÚ Bufalino scrisse che ìSimile a un colombo viaggiatore / il poeta porta sotto líala / un messaggio che ignoraî. Chi Ë il poeta dunque? Un uomo sensibile nei confronti del quale si possono dare tante definizioni. Qui privilegiamo quella di Pessoa ìIl poeta Ë un fingitore, / finge cosÏ completamente / che arriva a fingere che Ë dolore il dolore che davvero senteî. Senza dimenticare la definizione che della poesia diede Montale nel ricevere a Stoccolma il premio Nobel nel 1975îÖ un prodotto assolutamente inutile quasi mai nocivoî. E nella societ‡ di oggi da tanto tempo ci si domanda se cíË un futuro per la poesia. Quasimodo da poeta siculo-greco come amava definirsi non poteva che conclamarne la perenne attualit‡. E Addamo, forse profeticamente, scrisse che ìSolo un poeta / potr‡ dichiarare estinta líera dei poetiî. *** Le poesie di Antonio non hanno titolo perchÈ, come lui stesso ha spiegato, ìla vita non ha titoloî. Questa raccolta, in ogni caso e indipendentemente dalle circostanze che líhanno germinata, rappresenta un notevole passo avanti e un ulteriore salto di qualit‡ nei confronti della precedente, datata oltre quindici anni fa. Tre lustri che si notano eÖ si leggono. ìMani piccole e grandi gesti / storie e mignoli / unti di bugie / E poi rossetti e calze smagliate, sudateî. / CosÏ i versi di esordio del volume. Poi ìQuante rose nascono, muoiono, / diventano pane per gli uccelliî. Il passaggio altalenante dallíuomo ai fiori e agli animali con estrema sintesi Ë fulmineo. Tutta la raccolta Ë una piacevole mescolanza di sensazioni umane, di effetti della natura che si alternano e poi sfilano come in un palcoscenico per la gioia degli occhi, la dolce musicalit‡ del verso, la forte emozione e sensazione che riesce a comunicare anche quando si riferisce allíIsola, ai suoi figli alle sue cose, con il linguaggio originale della terra che ci ha dato i natali e che ci ospita. ìClandestino di me stessoî, ecco chi Ë e come si vede, ancora in una fulgurazione, il poeta, che come tale, continua ìa sognare un ponte che porti alla lunaî, a quella meta ideale da sempre di poeti e innamorati. E poi, ben conscio, ammonisce ìGeneralmente non si scrive / si correggono solo i fogli bianchiî. » quel che ora ho fatto anchíio usando i fogli dono di Ciccio, che col suo consueto sorriso sornione sotto baffi inesistenti, mi ha incitato a scrivere. E adesso sono io a invitare il lettore a leggere la raccolta di Antonio. Giuro che non si pentir‡. Giovanni Stella |
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Angelo Rullini, Ai figli di Marte (Collana di poesia Araba Fenice n. 22), 2006, 8?, pp. 56, Euro 8,00
INCONTRO AL TEMPO Angelo Rullini offre con i ìFigli di Marteî alle generazioni future la possibilit‡ di un viaggio affascinante incontro al tempo della storia e, soprattutto, del mito nel regno delle emozioni e della fantasia. Cullati dalle onde del tempo si salpa dalla riva di una terra incantata e ci si immerge in un mare di ricordi, inseguendo tracce del passato alla scoperta della propria identit‡, alla scoperta del proprio essere, vivo e capace di emozionarsi. Rullini ricerca continuamente il mare, il sole, i sapori, i profumi, i colori della sua Sicilia dove mare e cielo, cristallizzati dal mito, sono inconfondibilmente unici ed eterni. Questi elementi naturali, semplici, nudi ma universali portano lontano in un paesaggio mitico e trasmettono la verit‡, una verit‡ fatta da eventi e segni del passato che danno senso allíesistenza. Egli, dunque, ricerca il mito nella vita, il mito riflesso dalla natura perchÈ chiave di lettura e di interpretazione della vita che si realizza nel tempo ma si vive nella dimensione mitica. Il mito rende capaci di sognare e comprendere ogni goccia del mare, ogni granello di sabbia che riportano alla mente pensieri e giorni andati. Grande protagonista un tempo mitico, cristallizzato dove passato, presente e futuro coesistono, coincidono; scorporando i tre tempi non Ë possibile coniugare líessere, realizzare e vivere uníesistenza significativa. Nel suo viaggio a ritroso verso le origini osserva il lungo andare delle nubi allíinfinito; vede ogni lontano passato rivivere grazie al sole; ascolta líantico raccontato da pietre. Il vento con il suo manto assapora, scorre e vivifica ogni cosa e sussurra al tempo, fra vicoli solitari, segreti comprensibili solo dai bambini perchÈ capaci di sognare. Anche la luna, viaggiando sul mare, attraverso le notti del tempo, canta favole e miti e, nella magia della sera, conduce allíorizzonte dove perdersi per poi ritrovarsi come esseri con il cuore. Egli si estranea in luoghi immensi e solitari, trasferisce la sua mente e il suo animo nel mare e nel deserto, regni del silenzio eterno, testimoni della storia e del mito: líacqua protegge e racconta il passato, le tempeste di sabbia coprono e conservano il tempo. E cosÏ fra nudi scogli e sassi, fra nude foglie e maglie di pescatori, tra vuoti di tristi tonnare scordate dal tempo Rullini ritrova se stesso e paragona la sua esistenza ad ìuna tela sgangherata, tarlata dal rammarico e dal rimpiantoî. Il linguaggio semplice Ë giocato sui suoni, i ritmi e le cadenze e ben si adatta ad una poesia delle origini, del mito, della quotidianit‡ di un tempo intriso di odori e sapori, di colori e ricordi della sua infanzia e della sua terra. Giusi Blanco |
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Aldo Messina, Nuove dalla Nunziata, marzo 2007, 16?, pp. 128, Euro 9,00
Ogni scrittura Ë in rapporto con líantico. Se questo Ë un dato di fatto, ogni archeologia Ë in rapporto con la scrittura. Ad essa Ë riservato il compito di raccontarla. Non cíË scrittura che non merita di essere raccontata. Al racconto líarcheologia non puÚ sottrarsi, quando cíË la necessit‡ di riportare alla luce i simulacri cari allo scrittore. Al cospetto dei propri rimossi, lo scrittore non si tira mai indietro. Da questo punto di vista, la scrittura archeologica Ë una sorta di regolamento di conti con se stesso. Nasce da qui la necessit‡ di allargare il fronte della narrazione. Non solamente la parola, intesa come oralit‡, si puÚ attribuire il compito di raccontare: con la parola non cíË rimozione del senso. Quindi la parola non puÚ testimoniare il tempo che Ë senso rimosso. Questo non si puÚ dire della scrittura. Essa, a partire da quegli oscuri luoghi da cui un giorno la coscienza si Ë emancipata, pone in essere le sue simbologie nella rappresentazione del senso traslato, cioË del solo senso che consegnandosi alla trascendenza si salva. La scrittura archeologica trova il senso nel nulla e salva lo scrittore, il cui racconto si autosostiene su un abissale fondamento di libert‡. CíË il sospetto che non salva líuomo: líuomo che Ë antecedente allo scrittore non puÚ rinunciare al dolore. Lo scrittore Ë colui che ha accettato questo lascito di sofferenza. Il compito che gli spetta Ë di strappare dalle mani del tempo il senso di questo dolore privo di senso. La scrittura archeologica, libera da ogni arcaico fondamento sacro, ha preso definitivamente congedo da quegli spazi enigmatici e bui che risolvevano nel racconto mitico la primigenia follia degli uomini. Non cíË possibilit‡ di sopprimerla la follia, ma solo allontanarsi da essa, tenersi distante, confonderla, come fa la scrittura archeologica che Ë scrittura traslata o scrittura stratificata. Il libretto di ìnarrativa archeologicaî (cosÏ ha pensato di definirlo il suo autore) ìNuove dalla Nunziataî Ë un alto esempio di scrittura stratificata, cioË di scrittura capace di de-scrivere líarte, cioË una scrittura che metta líuomo in condizione di scoprire i modelli che contengono la sua essenza attraverso la negazione del divino, come puÚ succedere a un collezionista di madonne che non puÚ fare a meno di contemplare le sue icone prima di pensare, di viaggiare, di amare. ìNuove dalla Nunziataî non Ë racconto sfuggente, pur se basato su qualcosa di comunicativo ed estetico nello stesso tempo: strade inesistenti, fenditure della roccia, incisioni che non si leggono quasi pi?, trafugamenti e trafugatori, imposture e impostori. Ogni traccia, ogni segno attiene al campo dello spirito, forse anche agli affetti ancestrali, ai legami indissolubili: un padre che muore pi? volte, una madre dietro ogni sacra icona. Buttandola su Freud ci sarebbe da scialare, ma Ë meglio lasciar perdere. Meglio non correre il rischio di sfondare porte aperte. In conclusione, se Ë arte Ë arte, puÚ star bene il riso e puÚ star bene il pianto, perchÈ ognuno vi si riconosce. Il prof. Aldo Messina Ë uno che ha imparato a piangere e a non dividere le sue lacrime tra la vita dellíuomo e la vita dellíarte. Con ciÚ dimostrando díaver capito che cosíË un ìuomoî e che cosíË ìarteî. Egli non Ë percorso da un reale conflitto di sentimenti e non fa fatica a portarsi alla vera altezza dellíuomo e alla vera altezza dellíarte: un uomo Ë un uomo solo se puÚ appartenere allíarte, e líarte Ë arte solo se puÚ contare su un uomo che la sostiene. Andrea Camilleri, autore del romanzo ìLa concessione del telefonoî si Ë guardato bene dal dire che si trattava di narrativa burocratica. Lo stesso avrebbe dovuto fare il prof. Aldo Messina, perchÈ ciÚ che egli ha scritto Ë pura narrativa. Ah, dimenticavo: bella narrativa. Complimenti! Nino Muccio Avola, 18 agosto 2007 |
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Silvano Notari, I sorrisi del pensiero, 2007, 8?, pp. 88
(Collana Araba Fenice n. 32), Euro 10,00 "Neanche giullare imbrigliato: / sarÚ me stesso, quasi nessuno, / ma senza nemico alcuno / fra scartoffie magiche, / scalfite dallíinchiostro nero / ëdei sorrisi del pensieroí". Chiude con questíultimo verso, che ne Ë poi il titolo, questa raccolta di poesie I sorrisi del pensiero di Silvano Notari, pubblicata in questi giorni dalla Libreria Editrice Urso di Avola. Ma di sorrisi nei versi di Notari, almeno nellíultima parte di questa silloge, che sono lieto mi sia capitata fra le mani, ce ne sono ben pochi. Ben poco sorride il poeta man mano che la sua poesia si allontana dai temi che mi sembra gli siano pi? cari: la natura e il suo rapporto con essa, rapporto di totale aderenza a ciÚ che gli sta attorno e dove gli piace immergersi, dove sono "aghi di gioia la luce solare / che mi trafigge le vene", e dove la vita trionfa nel "Ö bucaneve che il gelo ha deriso, / invitando i cespi ad ergersi lieti". CíË qualcosa di eroticamente panteistico in quel mare "ancora fulvo díamplesso con la luna". Qui Ë il ëpensiero che sorrideí, vivido e presente, come in tutte le rime di questa prima parte, dove si affaccia anche líamore. Ora líamore lieto: "un volo di gabbiano ridisegna i ricordi / ove ho lasciato qualcosa di me: / solchi profondi in cuore di donna", ora líamore che ha qualche somiglianza con il dolore, entrambi accomunati, infatti, nel non farsi "vedere / ma appassionati o crudeli si fanno sentire". Ma Ë ancora sofferenza, líamore quando il poeta lamenta "la tua indifferenza / spegne la mia voce". Siamo nella seconda parte della raccolta, dove líamore si dibatte tra líuno e líaltro polo di quel pendolo oscillante che, appunto, esso Ë. PerciÚ, mentre lo sguardo della sua donna fa "svanire" il poeta "nel tuo dolce incanto di donna", un altro volto dellíamore mostra una fragilit‡ che gli richiama Ö"tremule foglie, / in preda al timore / di una fine imminente". Mi pare ci sia una sintesi molto pregnante di quello che Ë detto ëil male del vivereí in questi versi che ricordo da ìIspirazioneî: "Quando líidea impoverisce / e líinverno bussa alla porta / della sua anima inquieta, / il poeta tace e intristisce". In questi e in altri versi, come: "síaccorcia il domani" o "la vita Ë solo andata", ci leggo quello che altrove ho chiamato cronalgia, quel dolore, cioË, del tempo che scorre, e che cosÏ ci rattrista. E tuttavia, ci ricorda Notari, non si deve "Ömai perder di vista la vita". Quel ësorriso del pensieroí, dal quale sono partito in questa breve riflessione sulla poesia di Notari, si spegne del tutto, mi pare, come dicevo allíinizio, nelle ultime rime, da ëDelirio massmedialogicoí a ëPenne mozzeí. Qui il sorriso si fa pianto si fa dolore si fa rabbia si fa accusa: "ëfalsoí / e impostore, dallíalto scranno, / sniffi polvere nera da sparo, / vomiti false democrazie". E leva alto il suo grido dolente e accusatore contro "Ögli eroi del petrolio" responsabili di crimini indicibili: "morte cammina fra gli inermi", facendo strage "Ödi civili, / stanchi vecchi e bambini". Contro quegli "untori assassini, / che si professano esportatori / di grandi democrazie!" Forse, almeno cosÏ a me pare, cíË in queste ultime poesie líanima pi? autentica della voce poetica di Notari, la denuncia della menzogna, dellíipocrisia, dellíegoismo, della falsa morale di questa nostra societ‡ schizofrenica che fa buoni proponimenti e cattive azioni, e che sotto líegida di quella pelosa carit‡ del capitalismo, che non da ora conosciamo, esporta la democrazia delle bombe ëintelligentií che massacrano uomini, donne, vecchi e soprattutto bambini, e importa petrolio, diamanti, uranio, gas, e da ultimo merce umana a bassissimo costo e a nessun diritto. Non posso che pienamente condividere i sentimenti del nostro poeta e con lui "Solo e colpevole piango!" Noto, 9/6/2007 Benito Marziano |
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