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Domenica, 4 Maggio 2025 09:26 Grazie per aver visitato questo spazio dedicato a URLA LA TUA OPINIONE. Qui puoi lasciare la tua riflessione. |
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Nome | Riflessioni con eventuali Commenti | ||||||||
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La legge Ë uguale per tutti, anche per Berlusconi
Berlusconi e Alfano annaspano sorpresi dalla bocciatura del lodo. Dopo la cenetta coi due giudici della Corte Costituzionale non si aspettavano un voltafaccia del genere: evidentemente qualcosa non è funzionato. Forse, dopo la cena, i giudici sono tornati a dormire a casa. 9 voti contro 6 e il Lodo si è rivelato - come era chiaro che fosse - INCOSTITUZIONALE. Viola infatti il principio d'uguaglianza dei cittadini, stabilito dall'articolo 3, e l'obbligo di utilizzare leggi costituzionali (e non quelle ordinarie) per questa tipologia di "differenziazione". Ma Silvio vuole andare avanti, accusando le toghe di essere rosse e persino quel povero Presidente della Repubblica che tanto mansueto aveva firmato il Lodo, pur non avendo neanche un processo a proprio carico. Perché tutta questa paura? L'avvocato inglese Mills è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere per falsa testimonianza (retribuita con 600.000 dollari bonificati dalla Fininvest) in due processi in cui era imputato l'attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, evitandogli una condanna per tangenti alla Guardia di finanza ed a All Iberian. Caduto il lodo, Berlusconi dovrà presentarsi davanti al giudice come un normale cittadino. Se le prove saranno schiaccianti sarà condannato, altrimenti il processo andrà in prescrizione o verrà archiviato, come accade di frequente. Ma lui teme perché sa. Cordiali Saluti Enrico Santus P.S.: Le informazioni riportate non sono "comuniste" come qualcuno ama definirle ripetendo, quasi fosse un papagallo, le parole del Premier. Tanto meno sono di sinistra: basta aprire il Corriere della Sera, che di sinistra certamente non Ë, per trovarle in caratteri cubitali. |
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Recessione e mafie - 2
Le nuove frontiere del narcotraffico di Carlo Ruta Fin qui emerge un dato di fondo. In tutti i continenti, negli ultimi decenni le economie di origine illegale hanno vissuto i trend dei mercati da protagoniste, correlandosi alle Borse come entità finanziarie imprescindibili. » andato stabilizzandosi per ciò stesso il raccordo delle mafie con i maggiori business, dalla speculazione immobiliare all'industria dei metalli, dalle energie naturali e rinnovabili all'acqua. Le classifiche di Forbes, che hanno visto scalare un gran numero di magnati dell'est europeo e asiatico senza passato, oltre che autentici gangster, ne danno la misura. La crisi attuale rischia di aprire tuttavia scenari nuovissimi. Sta sollecitando infatti degli aggiustamenti nelle economie clandestine più forti: il narcotraffico, il commercio di armi, le tratte degli esseri umani. E gli effetti sul sistema potrebbero essere non da poco. Negli ultimi due decenni, Ë emerso un incremento di tali traffici su scala mondiale, nonostante le attività contrasto venute dai governi. A dispetto altresì delle iniziative di organizzazioni sovranazionali, a partire dall'Onu, che, per esempio, negli ultimi anni novanta ha sollecitato, per la prima volta, alcuni paesi produttori di sostanze stupefacenti, l'Afghanistan e Birmania per l'oppio, Colombia Perù e Bolivia per coca e cannabis, alla soppressione di tali colture in cambio di aiuti. Ma cosa sta accadendo di preciso in questo tempo di crisi? I dati che vanno rendendosi disponibili, offrono già delle indicazioni, a partire appunto dal narcotraffico. I ritmi di modernizzazione, più o meno convulsi, dell'ultimo mezzo secolo hanno finito per incentivare il consumo di massa di stupefacenti, naturali e sintetici. Balzi decisivi di tale domanda sono andati correlandosi comunque con snodi particolarmente difficili. E quello di oggi è tale. Come documentano le cronache dell'ultimo anno, la recessione, che si vorrebbe considerare un capitolo chiuso, sta generando precarietà e vuoti di futuro in tutti i paesi, ricchi e poveri. Può essere in grado quindi di interagire a vari livelli con il mercato dei narcotici. » presto beninteso per poter comprendere l'incidenza degli eventi odierni sull'evoluzione del medesimo. Ma alcuni dati che emergono dal terreno, non del tutto concordanti con i numeri che di recente sono stati fatti dall'Unodc, Ufficio dell'Onu che sovrintende alla lotta al narcotraffico, appaiono significativi. Nel Sud America, capoluogo strategico dei narcos, la crisi globale ha fermato cinque anni di crescita. Sono state colpite le economie del rame, del petrolio, di altre materie prime. » stato penalizzato l'interscambio con gli Stati Uniti. Milioni di persone sono finite quindi in povertà. Il narcotraffico continua però a progredire. Le aree di coltivazione di cannabis e coca lungo le Ande vanno estendendosi, malgrado le politiche di contrasto dei governi. La produzione di oppio ed eroina si conferma in attivo. In tutte le regioni aumenta infine il consumo di narcotici, mentre migliorano le facoltà di produzione di droghe sintetiche. » quanto emerge da un rapporto pubblicato nel marzo 2009 dalla Latin American Commission on Drugs and Democracy, diretta da Fernando Cardoso, già presidente del Brasile, César Gaviria, già presidente della Colombia, Ernesto Zedillo, già presidente del Messico. » quanto affiora altresÏ da ricerche specialistiche. Nei mesi scorsi, su incarico dell'associazione Libera, un team di economisti delle università di Bologna e Trento Ë intervenuto sulla situazione in Colombia, passando al vaglio 30 mila dati, oggettivi, tratti soprattutto dagli archivi giudiziari. Ha concluso che nel 2008 sono stati prodotti in quel paese da 2.000 a 4.500 tonnellate di cocaina, a fronte di una stima dell'Unodc di appena 600. A dare conto delle cose sono altresì le emergenze civili sul terreno, che vengono riconosciute a tutti i livelli. Nelle favelas brasiliane, dove arrivano dalla Colombia grandi quantitativi di stupefacenti, i regolamenti fra bande, spesso con vittime innocenti, hanno raggiunto negli ultimi anni picchi inauditi, malgrado le iniziative di contrasto promosse dalla presidenza Lula. In Messico, anello di congiunzione fra le due Americhe, Ë stata registrata nel 2008 la cifra record di 6 mila uccisioni per affari di droga, mentre in Guatemala, El Salvatore e Venezuela il tasso di omicidi, nello stesso anno, Ë salito a oltre 100 per 100 mila abitanti, superiore cioè alla media mondiale di ben 16 volte. Per tali ragioni, il presidente dell'Organizzazione degli stati americani, Josè Miguel Insulza, ha potuto dichiarare che in Sud America il crimine organizzato uccide pi? della crisi economica e dell'Aids. Secondo il direttore dell'Unodc, Antonio Maria Costa, tali soprassalti di violenza proverebbero che il mercato della cocaina nei paesi latino-americani va contraendosi. In realtà la storia delle mafie, dalla Chicago anni trenta alla Palermo anni settanta, dalla Colombia degli anni ottanta alla Russia degli anni Duemila, indica che gli scoppi di tensione, pur originati da contesti di crisi e di rottura, recano spesso logiche e significati del tutto differenti, correlandosi con poste in gioco che, proprio in determinati frangenti, anzichè ridursi, si fanno pi? attraenti e remunerative. Alla luce dei fatti, la situazione non appare insomma rassicurante. Tanto più se si tiene conto delle riserve che proprio in questi mesi vanno manifestandosi in tante sedi, pure governative. Nell'ultimo rapporto del Government Accountability Office la guerra ai narcos sudamericani viene presentata come persa, con líavallo del vice presidente degli Usa Joe Biden, a fronte dei miliardi di dollari che le precedenti amministrazioni hanno erogato ai paesi produttori. LíOffice National Drug Control Policy suggerisce quindi svolte radicali, in senso strategico, a dispetto dei freni che permangono negli States. Il convincimento di una partita persa, che un recente sondaggio ha visto condiviso dal 71 per cento degli statunitensi, si fa largo altresÏ in America Latina, dove con forza sempre maggiore viene reclamata la sostituzione del paradigma, repressivo dalla produzione al consumo, che finora ha ispirato la lotta al narcotraffico. La Commissione di Cardoso, Gaveria e Zedillo ne indica uno nuovo, proponendo di trattare il consumo di droghe come problema di salute pubblica, con mezzi informativi ed educativi. E su tale linea convergono associazioni e altri alti esponenti della politica, come líex presidente del Cile Ricardo Lagos, che suggerisce, più espressamente, di legalizzare la cannabis. Orientamenti di questo tipo non mancano del resto nel governo brasiliano di Lula, oltre che nel Senato colombiano, con le rivendicazioni del liberale Juan Manuel Galan, mentre insiste nel programma di Evo Morales, presidente della Bolivia, líobiettivo di legalizzare il consumo delle foglie di coca, recante radici etniche, per contrastarne il traffico illegale. In definitiva, il business delle droghe, in Sud America, sta reagendo agli attuali frangenti con conferme e rilanci che risultano impossibili in altri ambiti. Ma non si tratta di un trend localizzato. Andamenti simili vanno registrandosi in ogni altre latitudini, con economie da narcotraffico che stanno riuscendo a imbrigliare i rovesci dei mercati, forti di una domanda che non demorde, di capitali ingenti e condizionanti, di guadagni che restano sicuri a dispetto della war on drugs. La recessione in Asia va esprimendosi in modo eterogeneo. In Giappone i collassi della domanda, interna ed estera, corroborati dai crolli borsistici degli ultimi anni, stanno frustrando economie dal passato fiorente. Nei paesi del sud-est, dal Laos al Vietnam, riavutisi dal tracollo del 1997 con un iter espansivo che ha raggiunto cifre da miracolo, si conteranno a fine 2009 2 milioni in pi? di disoccupati. Perfino in India e in Cina, che per certi versi hanno fatto argine al crollo, con il Pil saldamente in attivo, in virtù pure dei cambi monetari a loro favore, si è avvertita la scossa, con una vistosa riduzione dei ritmi di crescita. Eppure le economie della droga, lungo tutto il continente, stanno mostrando di non temere la crisi. Come in America Latina, contano anzitutto sull'abbondanza del prodotto base: nel caso, sulle coltivazioni di papaveri da oppio che ricoprono l'Afghanistan, la Birmania, il Laos, la Thailandia, il Nepal. LíOnu ha conseguito beninteso dei risultati, soprattutto in Laos e in Birmania, dove nel 2008 sono andate distrutte piantagioni per migliaia di ettari. Ma i dati sul terreno sono ben lontani da annunciare svolte, tanto pi? se si considera che sono gli stati stessi, interlocutori delle Nazioni Unite, a garantire líesistente, per il tornaconto, diretto o indiretto, che recano nel business, dal traffico in senso stretto al lavaggio di valute. Le movenze del regime di Than Shwe in Birmania sono nel caso esemplari. Le economie di questo tipo beneficiano comunque di altri fatti: l'aumento di produzione di droghe sintetiche, su scala continentale, e una corrispondente crescita nei consumi delle medesime. Non è poco, evidentemente. Le amfetamine e le metamfetamine contano oggi su una produzione distribuita in tutti i continenti. E ovunque la domanda Ë sostenuta dal basso prezzo, dalle mode edonistiche, dagli inarrestabili passaparola, probabilmente pure dal disagio, dal deficit di futuro che Ë proprio delle crisi. Centri strategici ne sono divenuti diversi paesi dellíEuropa, ma ancor pi? il Canada, in cui si confezionano forse i maggiori quantitativi di ecstasy. La diffusione del prodotto asiatico, corroborata appunto da un sensibile aumento di consumo nel continente, costituisce comunque un sintomo. Si consideri uníarea di forte concentrazione, quella del Grande Mekong, infeudata ai gruppi che trattano l'oppio: pakistani, thailandesi, indiani, birmani, cinesi. Lungo tale linea, che dallo Yunnan della Cina percorre l'intero territorio del Laos, con riverberi comunque nello Shan birmano, vengono prodotte, in quantità notevolissime, pasticche di crystal meth e di una variante detta ketamina, destinate in buona misura all'estero. Quale può esserne la logica, in una terra che abbonda fino all'inverosimile di papaveri da oppio? Di certo, non è la prova che le droghe tradizionali stiano entrando in crisi, perché il consumo di oppiacei, di eroina in particolare, nei primi mercati al mondo, l'Europa e il Nord America, proprio non demorde. Potrebbe essere invece l'esito di una studiata diversificazione, legata a un orizzonte di domanda che va ampliandosi, con esiti sempre maggiori nei paesi in via di sviluppo, in favore delle droghe meno costose. Il dato testimonia in ogni caso che le economie degli stupefacenti, anche in contesti di crisi, possono essere mosse da logiche aggiuntive ed espansive. E in altre regioni asiatiche le cose vanno appunto in tale direzione. Un caso emblematico Ë quello dell'Arabia Saudita. Diversamente che in Iran e in altri stati vicini, in tale paese il narcotraffico ha incontrato nei decenni passati ostacoli che apparivano irriducibili, di tipo culturale anzitutto, per gli stili di vita che vi reggono, legati alla tradizione islamica. Il controllo ferreo delle frontiere sul golfo Persico ha impedito altresì che i grandi deserti della penisola divenissero corridoi di transito degli oppiacei da Oriente a Occidente, contigui a quelli che collegano l'Afghanistan alla Turchia e all'Europa, attraverso le repubbliche ex sovietiche dell'Asia. Negli ultimi anni le cose sono mutate tuttavia in modo dirompente. L'Arabia Saudita risulta essere uno dei paesi in cui pi? vengono prodotti e si consumano droghe sintetiche, soprattutto ecstasy e amfetamine del tipo captagon. Prova ne è che nel 2007 ne sono stati sequestrati quantitativi record, pari a un terzo di quelli scoperti globalmente, a fronte dellí1 per cento registrato lungo il perimetro arabo nel 2001. Le droghe sintetiche, ma in una misura discreta pure le tradizionali, dal momento che le sfere di produzione e di distribuzione di massima coincidono, stanno intaccando insomma le frontiere pi? solide dell'Islam. E, sulla scorta dei dati che vanno emergendo, ciò motivo di ritenere che la recessione, pur trattandosi di aree ben compensate dalle economie del petrolio, stia alimentando tale trend. Vanno giocandosi in sostanza due partite, congiunte. Le droghe tradizionali formano un mercato stabile, che procede oggi senza scosse, si direbbe in modo ritmico, tanto pi? nei paesi d'Occidente, dove puÚ contare su un consumo inesausto. Il mercato dei prodotti sintetici, che muove gi‡ 100 miliardi di dollari allíanno, circa un terzo cioË del giro d'affari globale delle droghe, si manifesta invece, a fronte di minori investimenti, elastico, veloce, in grado di insinuarsi appunto nei paesi e nelle culture più difficili. Le mappe del narcotraffico vanno aggiornandosi di conseguenza, in favore delle aree e delle mafie che meglio stanno riuscendo a combinare tradizione e innovazione. E tutto questo, riguardo al continente asiatico, in cui la coesione fra i due livelli Ë probabilmente la più riuscita, evoca un mondo strutturato. Nel Grande Mekong, dove oppio e crystal meth formano appunto un continuum, un'offerta articolata, convergono, come si è detto, interessi molteplici: pakistani afgani, nepalesi, birmani, thailandesi. » decisiva comunque l'influenza delle Triadi cinesi, egemonizzate dalle compagini di Hong Kong e Taiwan: tanto pi? dopo gli accordi che le medesime hanno concluso con Khun Sha, che nel Triangolo d'Oro fa ormai da decenni le regole dell'oppio, forte di un esercito personale di 8 mila uomini. Il quadro degli interessi, per quanto diviso sul terreno, si dimostra in sostanza aperto. Se i potentati militari del narcotraffico, come nel caso dell'United Wa State Army birmano, usano muoversi infatti in spazi assegnati, perlopiù lungo le linee dei conflitti etnici, le Triadi, servite da un complesso di gruppi territoriali, sono in grado di animare scenari ben pi? ampi. Non Ë possibile definire beninteso quali possano essere gli effetti di tale situazione in questo particolare passaggio. Nuovi balzi in avanti nei traffici da Oriente appaiono tuttavia nell'ordine delle cose, possibili, con guadagni aggiuntivi per i signori del Triangolo d'Oro, ma pure per le mafie potenti che hanno scortato i transiti dell'oppio: da quella russa, che con il narcotraffico ha costruito imperi, oggi stimati e quotati nelle maggiori Borse internazionali, a quella turca, che si potrebbe candidare a nuovi ruoli. » il caso di soffermarsi su questo punto. I boss turchi hanno recato sempre una posizione di prim'ordine lungo le vie dell'eroina che dal sud est asiatico puntano in Europa, attraverso i Balcani. Forti della loro posizione mediana, hanno stretto relazioni con le mafie di ambedue i continenti. Hanno stabilito basi in Iran, in Turkmenistan, in Kazakistan, in altre repubbliche dell'Asia Centrale. Rivendicano, in aggiunta, il dominio delle regioni dell'Asia sud-occidentale, decisi a proiettare la loro egida fino al Golfo Persico, mentre non dissimulano le loro mire egemoniche lungo il Mediterraneo, che potrebbero trovare un appoggio decisivo nell'ingresso di Ankara in Unione europea. Quale nesso può correre allora fra tale progetto di dominio e l'erompere delle metamfetamine in Arabia Saudita, come, probabilmente, in altri paesi del Vicino Oriente? Al momento non è possibile rispondere. Comunque va tenuto conto di un dato: in quelle regioni, penetrate appunto da una solida tradizione islamica, non vengono registrate mafie che per disponibilità finanziarie e, soprattutto, facoltà logistiche possano competere con quelle turche. In definitiva, non sembra che la recessione abbia preso i gruppi del narcotraffico alla sprovvista, sulla scena globale. I capitalismi 'normali' in tempi di crisi vanno in affanno, caracollano, si disorientano. Fatte salve le situazioni di conflitto di taluni paesi, come in Sud America appunto, peraltro cicliche in determinati contesti, quel che emerge nei giri delle droghe è invece la capacità di fare gioco comune. Fatta salva la tradizionale inimicizia fra le Triadi e la Yakuza giapponese, sono appunto le mafie asiatiche a darne esempio, mantenendo oggi, a dispetto di tutto, una integrazione sufficiente. Va preso atto d'altronde che i signori della droga si sono dimostrati previdenti, agendo d'anticipo sulla crisi, diversificando, delocalizzando, puntando alla conquista di nuove aree, di produzione e di consumo, stabilizzando infine i mercati fondamentali, con ogni sorta d'incentivo. L'ultimo decennio ne offre una rappresentazione scenografica con la conquista, pianificata dai sudamericani e non solo, di un intero continente, che era rimasto a lungo marginale nei traffico di narcotici: l'Africa. Fonte: domani.arcoiris.tv |
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Recessione e mafie (1).
» líEldorado delle economie illegali? di Carlo Ruta » il caso di partire da un dato. Nellíattuale crisi, la sola che riesce a evocare quella drammatica del 1929, un peso non da poco hanno avuto i flussi di capitali anomali, di origine illegale, per il rilievo del tutto particolare che i medesimi hanno recato nellíestendersi delle bolle speculative. Si consideri il caso della Russia, dove la forbice delle ricchezze ha assunto ampiezze iperboliche, anche al cospetto di paesi di tradizione liberal. Dopo il trauma dellí89, uomini díaffari legati spesso allíOrganizatsya, la mafia di quelle regioni, hanno potuto dettare regole, fare accordi alla pari con pezzi di stato, fino al capolinea del Cremlino. Sono andati quindi letteralmente allíassalto, puntando sullíindustria metallurgica, sul petrolio, ma pure, con decisione, sul grande mercato immobiliare: tutto da ridisegnare dopo decenni di edilizia pianificata dalle burocrazie sovietiche. Con tali numeri si sono riversati altresÏ lungo i continenti, mettendo radici negli Stati Uniti, nellíoriente asiatico, in Israele, nellíEuropa occidentale, Italia inclusa. Hanno alimentato trame speculative, incettato territori, animato paradisi gi‡ esistenti o in ascesa tumultuosa, come quello di Dubai, finendo per crearne di propri, come quello di Goa, in India, dove hanno avocato a sÈ, con guadagni díoro, gran parte del territorio, combinando ad arte le suggestioni dellíeffimero e il cash, la forza del contante. Si tratta evidentemente di uno scorcio, solo rappresentativo di uno scenario multiplo, euforico, che ha visto del tutto ridisegnate le mappe delle fortune. » fin troppo sintomatico che nella lista dei pi? ricchi al mondo compilata da ìForbesî emergano oggi non soltanto nababbi russi dal profilo equivoco, come Oleg Vladimirovič Deripaska, notoriamente legato alla mafia moscovita dei fratelli Lev e Michail Černye, ma anche autentici gangster, come il narcotrafficante messicano Joaquin Guzman Loera, che dopo líuccisione del colombiano Pablo Escobar ha avocato a sÈ il mercato della cocaina negli Stati Uniti. In sostanza, una genia riconoscibile di uomini díaffari, di radice criminale, proveniente da tutti i continenti, ha potuto partecipare a pieno titolo ai processi, li ha in parte sospinti, ha corroborato un metodo, imprimendo agli scambi velocit‡ inconsuete, radicalizzando quindi il senso dellíazzardo. Ne sono un riscontro i paradisi del riciclaggio che, sorretti da potenti cartelli, proprio negli ultimi due decenni hanno potuto operare al massimo di giri. Se quelli della tradizione, dal Liechtenstein a Panama, dal Lussemburgo alla Svizzera, hanno guadagnato infatti in scioltezza, soprattutto i pi? recenti, meglio attrezzati alle situazioni, hanno fatto per certi versi il nuovo catechismo della finanza internazionale. Pur connettendosi con la tradizione inesausta dellíevasione fiscale, tali siti hanno mutato carattere e modi, per certi versi specializzandosi, rendendosi sempre pi? organici alle economie propriamente criminali: in particolare ai traffici di narcotici, armi, esseri umani. Le contiguit‡, pure dirette e materiali, indotte da tali paradisi hanno contribuito altresÏ a superare remore e slargare gli orizzonti operativi. Evidentemente, le isole Cayman, che, come testimoniano le vicende della Bank of Credit and Commerce International e non solo, a lungo hanno costituito un punto di condensazione fra mafie ed economie ufficiali, sono solo líemblema di un modo díessere. Come puÚ esserlo Lefkose, capitale della repubblica cipriota vassalla della Turchia, in cui, allíombra di un centinaio di banche off-shore e di ben 18 casinÚ, da qualche decennio vengono organizzate le tratte dei migranti, e degli schiavi, che dallíoriente asiatico e dallíAfrica si versano in Europa, dalle porte balcaniche, spagnole, siciliane. Dalle cose emerge insomma che i paradisi vecchio stampo, immobili, perfino riconoscibili, hanno lasciato il posto a un mondo ubiquo, mobile, al passo con i tempi, largamente impermeabile alle stesse rilevazioni dellíOcse, e comunque irriducibile, malgrado il sommarsi di accordi, perlopi? incoerenti, fra governi dopo il varo del Patriot Act statunitense nel 2001. Tutto questo, ovviamente, non puÚ essere estraneo alle bolle speculative, che, impinguate pure dalla politica economica americana di questi anni, volta ad alzare valli di difesa e a pianificare assalti ìpreventiviî, alla fine sono esplose in modo catastrofico. E qui si innesta un paradosso. Se líeconomia illegale ha contribuito, seppure da comprimaria, a generare la depressione economica dei nostri giorni, Ë quella che di pi? puÚ beneficiarne. Le mafie del resto hanno sempre guadagnato dalle crisi, non soltanto economiche, dellíultimo secolo. Quella italiana ha tratto vantaggi immensi dalle cesure del 1943-45. Quella russa e le altre slave hanno tratto uno slancio supremo dallí89. Líillegalit‡ economica statunitense puÚ essere detta figlia della grande crisi del 1929, perchÈ proprio in quello snodo, nei primi anni trenta, i boss raccolsero maggiormente i frutti del contrabbando che aveva caratterizzato il decennio precedente, del proibizionismo: Al Capone in testa, che dallíhotel Lexington di Chicago, suo quartier generale, dettava legge alle ufficialit‡, mentre nei propri ristoranti offriva pasti caldi ai poveri che pi? erano stati colpiti dalla recessione. In che modo, allora, gli imperi economici illegali stanno beneficiando della recessione? Il caso italiano, di certo fra i pi? rappresentativi per numeri e presenze in campo, consente di tracciare delle coordinate. » stato documentato che clan mafiosi stanno acquisendo propriet‡ díimmobili in tutta la Liguria, facendo leva sulla loro disponibilit‡ di contante. » stato segnalato inoltre, con dovizia di dati, che Ë in crescita líusura, quindi il passaggio di mano di attivit‡ economiche legali ad ambiti illegali. Allarmi in tal senso sono stati quindi lanciati dalla Direzione Nazionale Antimafia e da varie procure, oltre che da numerose associazioni, lungo tutta la penisola. Se si allarga tuttavia il quadro affiora dellíaltro. Le mafie italiane, che secondo la Confesercenti muovono capitali per diverse centinaia di miliardi di euro, pari al 6 per cento del PIL, hanno sempre avuto un feeling con líedilizia, come del resto quelle di ogni altro paese. Mai perÚ come in questi anni, che proprio nella vicenda immobiliare hanno visto le accensioni economiche pi? telluriche, si sono dimostrate lungimiranti. Si sono rese artefici infatti di un importante progetto di diversificazione, che sta recando dei punti fermi in tre ambiti divenuti eminentemente economici: líacqua, il ciclo dei rifiuti, le energie, incluse quelle che vengono dette alternative, come nel caso delle eoliche. E tali affari, a conti fatti, non possono conoscere crisi nÈ in Italia nÈ altrove, almeno nei modi e nei numeri che adesso, a titolo generale, si registrano. Tale paradigma non puÚ valere díaltronde solo per questo paese. La crisi, che ha avuto líepicentro negli States ma si Ë propagata ovunque per le interdipendenze del sistema, Ë stata originata soprattutto dalle bolle speculative, abnormi, che hanno interessato il mercato immobiliare. Non cíË ragione quindi di ritenere che le economie illegali di stati come Colombia, Russia e Stati Uniti, non prive peraltro di nessi con quella italiana, si siano mosse diversamente. E alcuni dati ne danno conto. » documentato che la mafia russa e quella cecena sono presenti nel business del petrolio, dei materiali radioattivi, del gas. » emerso in particolare che il controllo esercitato dalla neftemafiya sulle esportazioni di greggio, ha provocato alla Federazione Russa perdite annue per miliardi di dollari. I dati delle maggiori borse internazionali, inclusa quella di Piazza Affari, confermano díaltronde che i titoli dellíacqua, del gas e dellíenergia elettrica, le cosiddette Utilities, hanno retto meglio di altri, inclusi quelli del mitico Nasdaq, ai colpi della recessione. Prova ne Ë che i fondi EFT, contenenti i titoli delle 30 maggiori societ‡ multinazionali dellíacqua, sono fra i pochi in questi tempi a garantire degli utili. 10 mila dollari investiti in tali titoli agli inizi del 2002, sono diventati infatti 20 mila a fine 2008. Mentre altri fondi, soprattutto a causa dei rovesci del biennio 2007-2008, hanno dato di massima risultati negativi. Fonte: Domani.arcoiris.tv |
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Milano, 6 agosto 2009. Le Istituzioni milanesi sono ormai accecate dal razzismo e dall'odio etnico nei confronti dei Rom. Lo sgombero avvenuto oggi, riguardante l'insediamento di Rom romeni che vivevano in condizioni di grave esclusione sociale presso la Cascina Bareggiate, Ë una delle pi? gravi violazioni dei Diritti Umani che si siano verificate nell'Unione europea. Circa quaranta famiglie, con tanti bambini, donne incinte e malati gravi sono state cacciate dal riparo di fortuna e messe senza piet‡ in mezzo alla strada, senza un'alternativa di alloggio, senza assistenza, senza alcuna speranza di un futuro che non sia tragico. Alcune delle famiglie sgomberate dallo storico insediamento avevano gi‡ subito la terribile violenza poliziesca durante lo sgombero di via Adda, il 2 aprile 2004, nonchÈ nel corso dell'operazione di pulizia etnica nel quartiere milanese Isola - poco pi? di un mese dopo - e gli abusi del 20 giugno dello stesso anno, quando le forze dell'ordine provocarono la morte di un ragazzino Rom. Ma gli eventi persecutori che hanno colpito quella comunit‡ negli ultimi 5 anni sono tanto numerosi quanto atroci. La persecuzione etnica delle famiglie rifugiate in via Adda e quindi presso la Cascina Bareggiate Ë stata recentemente portata all'attenzione del Consiglio d'Europa, della Commissione europea e della Corte Internazionale dei Diritti Umani, grazie al coraggio di alcune delle vittime, che hanno testimoniato gli abusi subiti dalla loro sfortunata comunit‡. Le famiglie sgomberate si trovano oggi in una situazione di grave emergenza umanitaria ed Ë difficile per gli attivisti, al momento attuale, rintracciarle. Contemporaneamente, prosegue la purga etnica nel campo di via Triboniano, il pi? vecchio insediamento milanese, con 800 internati (non chiamiamoli ospiti, viste le condizioni disumane e la totale mancanza di diritti in cui vivono). Le ingiunzioni di sgombero e le ordinanze di allontanamento, nonostante l'opposizione legale che ha dimostrato la loro illegittimit‡, produrranno presto, secondo le autorit‡, i loro effetti disumani, che condurranno alla liquidazione del campo entro il 2010. Sempre riguardo ai Rom, sono stati segnalati, ancora a Milano, episodi di intolleranza nei giorni scorsi. Presso la Stazione Centrale un ragazzino Ë stato picchiato e insultato da razzisti, mentre a una famiglia che si era recata a pregare nel Duomo Ë stato negato l'accesso alla cattedrale da parte degli agenti che la presidiano. |
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ìA SPASSO CON IL POETAî
Una giornata in giro per gli Iblei con Fabio Messina Nel cuore degli Iblei, líaltopiano a sud est della Sicilia con una delle pi? alte concentrazioni di patrimonio artistico, culturale, naturale e architettonico al mondo, il poeta dialettale siciliano Fabio Messina, vi propone da una fino a 3 giornate assieme a lui per vivere líanima e le emozioni pi? profonde di questa magica terra. Fabio Messina, vive a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa; da qui egli vi propone di andare a spasso, da questo paesino ridente del buon vivere al centro del sud est e dellíaltopiano ibleo, cittadina sintesi stessa della Sicilia, con il suo teatro greco e líannessa zona archeologica di Akrai, con le sue meravigliose feste popolari di antica tradizione, con il suo barocco, con il suo quartiere e castello medievale e con una ricchissima e prelibata gastronomia tipica locale ( dolci, carni, mieleÖ). Il poeta dar‡ modo ai vostri sensi di godere della vista delle tante bellezze di Palazzolo Acreide e del circondario ( natura, grotte, feste, ecc.), potr‡ suggerirvi e condurvi ad assaggiare il sapore di una pasta di mandorla o di una granita al pistacchio, potr‡ portarvi a comprare formaggi e miele della zona, vi condurr‡ ad ascoltare poesie e musiche siciliane, sia dalla sua stessa voce, sia attraverso i tanti concerti che si tengono in zona o attraverso la sua ricca collezione specialistica di autori e gruppi siciliani. Inoltre Fabio, potr‡ condurvi presso i locali laboratori artigiani che lavorano ceramiche, pietra da taglio, ferro battuto e di altre produzioni locali; come pure potr‡ farvi girare tra i vicoli dei paesi degli Iblei, come Modica, Noto, Ragusa e Ferla, facendovi sentire líodore della Sicilia e della sua cultura popolare. Cosa fondamentale che contraddistingue e rende speciale ed autentico líandare ìA SPASSO CON IL POETAî Ë che líitinerario lo stabilirete assieme a lui in funzione di quello che scaturisce da un primo dialogo di scambio e conoscenza con egli stesso, dialogo che continuer‡ ad essere fondamentale per arricchire quella o quelle giornate che vorrete trascorrere insieme. Il tutto Ë riservato a piccolissimi gruppi di massimo 3 persone o 2 adulti + 2 bambini, per 1 o 2 o 3 giornate intere; il poeta verr‡ a prendervi con la sua auto alle 9,00 e vi riaccompagner‡ presso la struttura ricettiva ove siete alloggiati prima di cena. Contatta Fabio per concordare e andare ìA SPASSO CON IL POETAî al 333-4098160 Oppure, per chi vuol venire a soggiornare in zona da fuori e vivere questa esperienza, Fabio vi propone di contattare delle strutture ricettive partner e altri servizi, come di seguito indicato: Partners di ìA SPASSO CON IL POETAî Palazzolo Acreide (SR) - ANDREA SAPORI MONTANI Ristorante Slow Food Via Maddalena, 24 ñ 96010 Palazzolo Acreide (SR) Tel. 0931-881488 Cell. 3388519092 ( Andrea AlÏ ) email : info@ristoranteandrea.it <mailto:info@ristoranteandrea.it> - COLLE ACRE Cantina-Albergo sito web [www.hotelcolleacre.it] Via Campailla s.n. ñ 96010 Palazzolo Acreide (SR) Tel. 0931-040001 Cell. 3396456828 ( Grazia Gallo) email : graziag80@hotmail.com <mailto:graziag80@hotmail.com> info@hotelcolleacre.it <mailto:info@hotelcolleacre.it> Modica (RG) - ANIMEASUD Art & Charm Eco-house ( Casa Vacanze ) Specialista per Artisti Via Santa Lucia, 9 ñ 97015 Modica (RG) Cell. 3389275393 ( Luca Giannini) email: info@animeasud.it <mailto:info@animeasud.it> sito [www.animeasud.it] <http://www.animeasud.it/> - CASE SAN BENEDETTO Case Vacanza sito web [www.casesanbenedetto.com] Via San Benedetto da Norcia, 81 ñ 97015 Modica (RG) Cell. 3314300723 - Cell. 3280005020 (Mara Fratantonio 0932-931043 ) Fax 0932-834928 email: casesanbenedetto@hotmail.com <mailto:casesanbenedetto@hotmail.com> info@casesanbenedetto.com <mailto:info@casesanbenedetto.com> marafratantonio@msn.com <mailto:marafratantonio@msn.com> - ETNOS Coop Servizi Turistici e Culturali Via Castello, 23 ñ 97015 Modica (RG) Tel. 0932-752897 Cell. 3331271331 (Ernesto Ruta) email : info@etnosmodica.it <mailto:info@etnosmodica.it> ernesto.ruta@virgilio.it <mailto:ernesto.ruta@virgilio.it> Ragusa - LA CORTE DI ARAí Bed & Breakfast ( specialista per musica-etno-folk-popolare ) C.da Cammarana ñ 97100 Ragusa Tel. 0932- 244461 Cell. 3334839218 ( Mirella Nobile) 3388848320 ( Giorgio Nobile) email: info@lacortediara.com <mailto:info@lacortediara.com> info@magicmusiconline.com <mailto:info@magicmusiconline.com> - NANNI Bed & Breakfast ( specialista per servizi guida naturalistica) Via Giulia,18 - 97100 Ragusa (Ibla) Cell. 3391864479 ( Nanni Di Falco) email: nanni.difalco@virgilio.it <mailto:nanni.difalco@virgilio.it> info@kalura.org <mailto:info@kalura.org> ìA SPASSO CON IL POETAî A CHI SI RIVOLGE Ai viaggiatori che vogliono cogliere líanima profonda della Sicilia e del Sud Est in particolare, accompagnati dal poeta popolare locale Fabio Messina, a spasso tra: EVENTI, FESTE RELIGIOSE, CONCERTI di MUSICA POPOLARE ed ETNO-FOLK, POESIA SICILIANA, SAGRE, PRODOTTI TIPICI GASTRONOMICI, ARTIGIANATO e LABORATORI DI PRODUZIONE, RISERVE NATURALI, MUSEI ETNO-ANTROPOLOGICI, LUOGHI STORICI, ANEDDOTI DELLA TRADIZIONE, SEGNI E LUOGHI DELLE COLONIZZAZIONI DELLA SICILIA e altro ancora. PERIODI DISPONIBILI Il poeta Fabio Ë disponibile nei weekend in genere, per le festivit‡ pasquali e natalizie, i ponti come quelli del 25 aprile e 1 maggio e dal 20 Luglio al 31 Agosto quasi tutti i giorni previa prenotazione telefonica anticipata. IN QUALE AREA SI VIENE PORTATI ì A SPASSO CON IL POETAî Nel sud est siciliano, ovvero tra le province di Siracusa e Ragusa principalmente e in pi? nellíarea di Caltagirone. Eccezionalmente si possono programmare giornate fuori zona da concordare assieme ai viaggiatori. <b>NUMERO DI VIAGGIATORI POSSIBILE Il numero di viaggiatori possibile per il servizio Ë di 1 coppia di adulti, oppure di 3 adulti insieme o di 2 adulti e 2 bambini insieme. Il mattino i viaggiatori vengono presi direttamente dalla struttura ricettiva turistica ove sono alloggiati dal poeta con la sua auto allíincirca alle ore 9, per essere riaccompagnati per sera prima di cena (ore 20 circa). |
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Avola, lÏ 08 Luglio 2009
OGGETTO: Escrementi cinofili sui marciapiedi di Via Galileo Galilei. COMANDANTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE DEL COMUNE DI AVOLA (SR) E.p.c - Signor Sindaco - Signor Difensore Civico - del comune di AVOLA (Sr) La presente per denunciare líazione incivile, gi‡ segnalata al Signor Sindaco di Avola (Sr) con una mia lettera del 26 aprile 2008, di alcuni cittadini avolesi che, pur manifestando sensibilit‡ nei confronti degli animali, portano a spasso il loro cane sprovvisti dellíattrezzatura adeguata a rimuovere da strade, piazze e marciapiedi gli escrementi cinofili, dimostrando poco senso civico e nessun rispetto per la cosa pubblica. In via Galileo Galilei sono diversi i cittadini che con i loro cani di taglie diverse, indisturbati, credono di avere il diritto di fare defecare il loro animale sul primo marciapiede e lasciare gli escrementi abbandonati, incuranti dei diritti di ognuno ad avere una citt‡ pulita. Con la presente ovviamente non si vuole attribuire alcuna colpa allíanimale che soddisfa il suo bisogno fisiologico, ma certamente si intende rivolgere il disperato invito alla Sua persona di fare in modo che la polizia municipale presti pi? attenzione al diritto, da decenni calpestato, di ogni cittadino, soprattutto se minore, di fare una passeggiata senza essere costretto a saltare le feci dei cani, che spesso vengono depositate davanti agli usci delle case o addirittura sugli scalini di un ingresso, in modo tale che, procedendo con ammonimenti e, per i recidivi, infliggendo persino le multe previste dalla legge, si possa ripristinare la legalit‡ e il senso civico da tempo caduti in un oblio che offende e umilia le persone civili che non possono neppure fare notare líazione scorretta o illegale a colui che insiste nellíerrore, senza essere trattate con sufficienza o addirittura derise per avere evidenziato uníazione che pur essendo illegale e lontana dal rispetto per la cosa pubblica, da molto tempo purtroppo viene considerata addirittura diritto , ma soprattutto si possa garantire igiene e decoro al nostro paese. Distinti saluti ALESSANDRO BUSCEMI |
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ALITALIA: L'ISOLA CHE NON C'E'
Bruxelles - 18/06/2009- (www.laltrasicilia.org) - Non ci Ë mai piaciuto soffiare sul fuoco nÈ tantomeno fare i pompieri, ma quando si tocca il fondo Ë necessario spingersi via con forza per non rischiare di rimanerci perennemente e senza speranza. Per questo da tempo vogliamo spingere con forza i siciliani a scrostarsi dalla melma del fondo e a riguadagnare quella dignit‡ della superficie che tanti, forse troppi hanno sempre dimostrato di non volerci fare raggiungere. Oggi il motivo puÚ apparire pretestuoso, quasi banale, ma il ripetersi delle storie - Erodoto ci insegna - puÚ non essere casuale. La patinata rivista denominata Ulisse, che gli utenti Alitalia trovano periodicamente nelle bisacce dei sedili degli aerei, e che molti hanno ritenuto responsabile di una grossa fetta dei disavanzi di bilancio che hanno azzerato la vecchia compagnia di bandiera, riporta nella sua edizione di maggio una gaffe grande come una casa, indegna, aggiungiamo noi, di una rivista che conta 30 anni di esistenza e ben 296 numeri pubblicati. La Sicilia Ë scomparsa dalla carta geografica dell'Italia cosÏ come da alcune mappe mediorientali Ë sempre stato cancellato il territorio di Israele. Ora, in questo caso, si tratta di un atto di ostilit‡ in un conflitto latente tra arabi ed israeliani, ma nel caso della Sicilia? Non ci risulta di essere, come siciliani, in guerra con chicchessia - anche se a partire dai fatti di Bronte, ad esempio, qualche diritto lo potremmo pure accampare - nË di aver dimostrato mai ostilit‡ per lo scempio del nostro territorio e delle nostre coste ad opera di affaristi e aziende del nord nË aneliti di rivolta per il pervicace rifiuto dei nostri diritti sanciti dallo Statuto di Autonomia ad opera dei politicanti romani, ma essere cancellati dal mediterraneo per una svista tipografica non ci piace proprio e ci puzza di bruciato. Certo si affanneranno ora a portare mille giustificazioni, invocheranno l'errore di stampa che la logica vuole perÚ abbastanza incomprensibile per una rivista che costa una grossa fetta del biglietto che paghiamo e che si Ë gi‡ distinta per l'alta qualit‡ (e il prezzo ) degli interventi di giornalisti di grido chiamati a scriverci. In defintiva, che la Sicilia non fosse Italia non ci ha mai sorpreso - ed in fondo ha sempre costituito per noi motivo di approfondimento - convinti come siamo che la ricerca di un'identit‡ siciliana appaia oggi oltremodo necessaria per rivendicare quel ruolo nel mare interno che le autorit‡ repubblicane di Roma si sforzano di negare e si adoperano sempre di minimizzare. Non vogliamo quindi gridare al complotto, ma parlare di scandalo, questo sÏ, quando ci tolgono un pur miserevole sussidio per la stampa all'estero adducendo come scusa il fatto che parlando di sola Sicilia ne saremmo rimasti esclusi, quando subiamo i brogli elettorali che per ben due volte, nelle elezioni 2006 e 2008, ci hanno rifilato gli agitpop dei partiti romani senza che a Roma succedesse alcunchË (a differenza di quei governi che diciamo antidemocratici e che in Zimbabwe o Iran decidono almeno il riconto delle schede elettorali) quando per ben due volte il presidente del consiglio dichiara che la Sicilia non Ë l'Italia e che soprattutto per questo bisogna costruire il ponte dei suoi amici Impregilo, Ligresti & Co. CosÏ oggi che la rivista dell'Alitalia fa scomparire la Sicilia dalla carta geografica ci chiediamo: fino a quando i siciliani potranno sopportare i soprusi? Non sar‡ certo un banale e (non ?) voluto errore di stampa a risvegliare le coscienze; ma cosa dovr‡ accadere prima che i politicanti siciliani, ed i sicilaini tutti al di qu‡ e al di l‡ del faro, prendano finalmente atto di aver toccato il fondo? Ufficio Stampa L'Altra Sicilia - Antudo |
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Lettera dalla Sicilia
Graziella Proto, amministratrice e redattrice dei Siciliani anni '80, sta perdendo la casa per via dei vecchi debiti del giornale. L'antimafia Ë bella e tutti appoggiano l'antimafia, si capisce: perÚ le cambiali, oltre vent'anni fa, le ha dovuto firmare Graziella. I Siciliani, una rivista "storica" e elogiata da tutti, vendeva fra 15 e 30mila copie. PerÚ - imprenditori siciliani... - non aveva uno straccio di pubblicit‡, e quindi ci voleva qualcuno che firmasse cambiali. E questo qualcuno era Graziella. La cooperativa faceva parte della Lega delle Cooperative, che perÚ in quel periodo aveva grossi affari coi Cavalieri. Il giornale era un fiore all'occhiello - stando ai discorsi - della Federazione della Stampa, dell'Ordine, dei compagni perbene di tutt'Italia e in genere dei progressisti. PerÚ le cambiali le firmava Graziella. Graziella Proto, in questi venticinque anni, Ë stata uno dei pi? seri e validi - e meno propagandati - giornalisti antimafiosi. Negli ultimi anni, sempre di tasca sua, ha fatto una bellissima rivista, Casablanca, ed Ë riuscita a portarla avanti per quasi tre anni. Nel primo numero c'erano la Borsellino, la Alfano, il Riscatto della Sicilia, il Movimento delle donne, la Sinistra. Nessuna di queste nobili signore s'Ë fatta mai sentire, non fosse che per ringraziare. Infatti Graziella, per i pochi che avevano la bont‡ di conoscerla, era quella che firmava le cambiali. Nessuno l'ha mai citata - ad esempio - per la rischiosissime inchieste sui ragazzini di PaternÚ ammazzati da Santapaola. Non sappiamo cosa ne pensa Graziella. Ma noi pensiamo che parlare di informazione e di antimafia Ë una presa in giro se non si salva chi ha fatto informazione e antimafia non per un anno o due, ma per venticinque. Bisogna che intervengano coloro che debbono, subito e con urgenza. Sarebbe intollerabile vedere una Graziella vittima della mafia (vera) e dell'antimafia (a parole). Pino Maniaci e Riccardo Orioles |
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LETTERA APERTA
Preg.mo Sig. Presidente della Regione Sicilia † Preg.mo Sig. Assessore Regionale alla Sanit‡ † Preg.mo Sig. Commissario Straordinario dellíAzienda USL n. 8 di Siracusa. † Preg.mo Sig. Presidente della Provincia Regionale di Siracusa † Pregg.mi Sigg. Sindaci del Comuni di Avola, Noto, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero † †††††††††††††† e †p.c.†††† †††††††††††††††††††††a† S.E. il Sig. Prefetto di Siracusa † † † † I componenti il †Comitato per il Diritto alla Salute dei Cittadini residenti nei Comuni di Avola, Noto, Rosolini. Pachino, Portopalo di Capo Passero e nelle relative frazioni, riunitisi in assemblea pubblica giorno 27 maggio 2009 nei locali dellíaditorium dellíIstituto Tecnico E. Mattei di Avola, † PREMESSO † -††††††††† Che dopo una serie di iniziative di protesta (incontri, dibattiti, Consiglio Comunale aperto, corteo,Ö) intraprese sin dal luglio 2007, con lettera dellí11-8-2008 hanno trasmesso al Sig. Presidente della Regione Sicilia ed al Sig. Assessore Regionale alla Sanit‡ la petizione popolare sottoscritta da 8261 cittadini-utenti dei servizi sanitari del territorio della Provincia di Siracusa, rimasta inevasa. -††††††††† Che in detta petizione hanno chiesto, tra líaltro, che líAzienda USL n. 8 di Siracusa non effettuasse ulteriori interventi diretti a ridurre i servizi dellíospedale unico Avola-Noto, prima che fossero stati attivati tutti i nuovi reparti gi‡ previsti ed ingiustificatamente congelati e che líAssessorato Regionale alla Sanit‡ facesse attivare detti nuovi reparti previsti sin dal 2002. -††††††††† Che con nota del 12 marzo 2009 S.E. il Prefetto di Siracusa ha riscontrato la citata lettera dellí11-8-2008, trasmessagli per conoscenza,† segnalando ai sottoscritti componenti il Comitato che,† in seguito ad esplicita richiesta fatta al Sig. Commissario Straordinario dellíAzienda USL n. 8 di Siracusa, il Direttore Sanitario gli ha comunicato che sono statI ìcompletati i reparti di cardiologia e rianimazioneî, oltre a quello di dialisi ìil cui servizio Ë stato attivatoî. -††††††††† Che gli organi di stampa recentemente hanno pubblicato la notizia che nei prossimi giorni si svolgeranno ulteriori riunioni tecniche e conferenze dei Sindaci delle Citt‡ della Provincia di Siracusa, per valutare le esigenze di tutti i territori provinciali, nel rispetto del termine ultimo del 15 giugno, fissato †dallíAssessorato Regionale per riformulare una progettazione della rete ospedaliera, per rivedere la vecchia pianta organica e per attuare la riforma della Sanit‡ Siciliana che dovr‡ avviarsi nel prossimo settembre. -††††††††† Che in data 10 novembre 2007 il Consiglio Comunale di Avola in seduta straordinaria, aperta al pubblico, dopo aver sentito gli interventi dei Parlamentari nazionali e regionali presenti, delle Organizzazioni politiche, sociali, culturali, religiose e gli operatori sanitari, ha sollecitato energicamente líattivazione dei nuovi reparti di Cardiologia + UTIC e di Rianimazione gi‡ realizzati. -††††††††† Che per detti reparti sono stati investiti e spesi circa dieci milioni di euro e che , a tutt'oggi, a distanza di molti mesi, gli stessi †non sono stati avviati, nonostante fossero servizi essenziali per la tutela della salute e della vita dei circa centomila abitanti (e delle moltissime persone che si riversano nella zona nel periodo estivo per ragioni di vacanze e/o turismo) dei Comuni della zona Sud della Provincia di Siracusa, la cui attivazione Ë stata congelata insieme a quella di altri servizi sanitari (per un totale di ben 51 posti letto) sin dallíagosto del 2007. † RITENUTO † -††††††††† Che Ë intollerabile che reparti salva vita, assenti nel territorio (previsti sin dal 2 settembre 2002 dal piano di rifunzionalizzazione del P.O. Avola-Noto, oltre che dal D.A. n. 810/2003 e dallíatto aziendale del luglio 2005), non attivati fino allíanno 2007 e ìcongelatiî in seguito allíadozione del D.A. dellí8-8-2007 con atto deliberativo n. 868 dal Direttore Generale dellíAzienda USL n. 8 di Siracusa del 6 settembre 2007, possano continuare a rimanere non attivati, dopo che la Collettivit‡ si Ë fatta carico dei relativi costi per molti milioni di euro. -††††††††† Che il continuare ancora oltre nel citato comportamento omissivo puÚ comportare gravi responsabilit‡ contabili ed amministrative se non, addirittura, penali, † CHIEDONO † Al Sig. Presidente della Regione Sicilia † Al Sig. Assessore Regionale alla Sanit‡ † Al Sig. Commissario Straordinario dellíAzienda USL n. 8 di Siracusa. † Al Sig. Presidente della Provincia Regionale di Siracusa † Ai Sigg. Sindaci dei Comuni di Avola, Noto, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero, † ciascuno in base alle rispettive competenze e responsabilit‡ istituzionali ed amministrative, tenuto conto delle pressanti esigenze degli abitanti del Territorio, nonchÈ dei principi costituzionali di buon andamento ed imparzialit‡, † di volersi prontamente attivare affinchÈ i reparti di cardiologia + UTIC e di Rianimazione, gi‡ realizzati sia nelle strutture che nelle sofisticate attrezzature, siano resi fruibili immediatamente al fine di poter garantire líeffettivo diritto alla salute ed alla vita di tutti i cittadini dei Comuni di Avola, Noto, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero al pari di quelli degli altri Territori. † CHIEDONO † AltresÏ a S.E. IL Prefetto, a cui la presente Ë anche diretta per conoscenza, il Suo autorevole ulteriore intervento,† al fine di verificare se líAUSL n. 8 di Siracusa, dopo le comunicazioni fornitegli e delle quali Ë cenno nella menzionata nota del 12-3-2009, si sia effettivamente attivata per rendere operativi i reparti ospedalieri di cui sopra. † I sottoscritti membri del Comitato per il Diritto alla Salute, augurandosi di ricevere un cortese e sollecito riscontro alla presente† e di non dover essere costretti ad intraprendere ulteriori e pi? drastiche iniziative in merito, porgono distinti saluti. † Le associazioni aderenti al Comitato: i Consigli Pastorali delle citt‡ di Avola, Noto, Rosolini, Pachino, la Consulta Comunale per le Politiche Giovanili di Avola, la Consulta Comunale Femminile di Avola, il Comitato Rita Borsellino líAssociazione Acquanuvena, líAssociazione Avolesi nel Mondo, líAssociazione Famiglie (A.F.I.) sez. di Avola, líAssociazione Super-Abili, líA.V.O. sez. di Avola, líAssociazione Avola Antica, il Circolo Arci-Avola, la Societ‡ dellíAllegria, la Federazione Verdi sez. di Avola, líAssociazione Hibla Junior, líA.I.D.O. sez. di Avola, il Kiwanis club di Avola, líAss. Sine Tempore. † |
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LETTERA APERTA A MASSIMO ONOFRI
Ebbene sÏ, caro Massimo, sono un dada. Credo nella libert‡ pi? sfrenata nel fare arte e molto meno in Dio come padre onnipotente. Pratico la rottura delle dighe e degli argini perchÈ il limo torni a fecondare il pensiero creativo. Diffido di cronisti e recensori, tutti prezzolati o al servizio delle case editrici pi? potenti. Ho in antipatia gli scrittori che guardano al lucro quale prodotto della moda e soggiacciono alle regole del gioco. So che i curatori di storie della letteratura e antologie si lasciano guidare vuoi dal proprio gusto e vuoi dagli interessi di chi investe del denaro per trarne profitti. Non ignoro la becera ignoranza di chi si rinchiude nel proprio guscio patriottico e tuttíal pi? enumera la lettura dei classici fatta nellíet‡ dai sei ai sedici anni a titolo di palmares. Provo vergogna nel sapere che il genere umano plaude a operazioni di cassetta quali quelle infiorate di idioletti e dialetti in tutto simili alle forme di incultura ottocentesche di larghi strati della popolazione mondiale. Sospendo il giudizio sui premi Nobel ñ ma sarei portato a bocciarli se solo si pensi che ai giurati svedesi arrivano soltanto i libri tradotti in inglese e ovviamente pubblicati soltanto da coloro che possono sostenere il relativo costo. Si parla di letteratura e si intende di solito non tanto la narrativa tout court ma solo quella romanzata: come se ad essa non appartenessero i racconti (un tempo novelle, e si pensi a Boccaccio), le lettere díamore, le fiabe, le favole, una certa saggistica, la poesia in versi, la poesia visiva, la singlossia. Si scrive di postmoderno e si intende tutto ciÚ che Ë venuto dopo la rappresentazione dei drammi della borghesia (con Flaubert) e del proletariato (con la pletora di neorealisti) senza precisare quale inaudito spazio senza briglie si sia presentato da allora ai nuovi ronzinanti. Ed infine, si inneggia agli Strega e ai Campiello come fanno gli imbonitori capaci di trasformare il sapone di Marsiglia in bolle, salvo vederle esplodere non appena si siano trasformate in bollicine. CiÚ dico a commento della lettura del tuo Recensire e allíesito della tua perorazione perchÈ almeno alcuni recensori vengano presi sul serio. Ma sul serio pensi ci sia chi sia indenne dalle influenze nefaste esercitate dal capitalismo sulle povere menti di chi non riesce a farne a meno? La tua schietta risposta mi sar‡ gradita e forse anche illuminante. Ad ogni modo auguri per un successo che sicuramente meriti. Ignazio |
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Logiche di un potere siciliano. LíArra di Felice Crosta
LíAgenzia regionale per i rifiuti e le acque ha dettato regole e mosso fiumi di denaro, lungo tutto il perimetro degli Ato. Di emergenza in emergenza, in pi? occasioni Ë finita sotto accusa. LíArs ne ha deciso quindi, nel dicembre 2008, lo scioglimento. Eppure continua a esistere e a reggere i giochi. Lo far‡ per tutto il 2009. Ma tante cose vanno muovendosi perchÈ la decisione venga revocata. di Carlo Ruta CëË un soggetto pubblico in Sicilia che evoca emergenze, ma anche torrenti di denaro. » lëArra, Agenzia regionale per i rifiuti e le acque, istituita con decreto del presidente della regione Cuffaro il 28 febbraio 2006. Si tratta di una struttura centralistica, rigidamente verticale, che ha avocato competenze che appartenevano a un pulviscolo di enti territoriali: dai comuni ai consorzi di bonifica, assumendone comunque di nuovi, sulle linee della legge Galli. Líavvento di tale organo ha chiuso in via definitiva la fase, inaugurata dal generale Roberto Jucci, dei commissari regionali per líemergenza idrica, di cui si erano serviti i passati presidenti. In una situazione che sempre pi? andava intricandosi, con il mobilitarsi di interessi forti oltre che con la crescita delle problematiche sul terreno, quella esperienza si era dimostrata in effetti debole, necessariamente priva di profilo strategico. E il passaggio, logico e per certi versi necessario, si Ë dimostrato adeguato alle aspettative. LíArra, guidata dallíavvocato Felice Crosta su designazione di Cuffaro, ha permesso di convogliare nellíisola fondi europei per miliardi di euro, che non potevano essere utilizzati con la gestione commissariale. Palazzo díOrleans ha potuto contare, da quel momento, su un braccio operativo coeso, in grado di porsi come interlocutore unico di tutte le parti in gioco, quindi garante di un sistema. In definitiva si Ë materializzato dal versante pubblico il collante che occorreva per combinare interessi distanti, passato e presente, tradizioni che non intendono demordere e scommesse sul futuro. A dispetto dei suoi poteri di mediazione e, almeno in via ufficiale, di intervento specialistico, líArra reca un profilo pesante. Come altri organi regionali di recente istituzione Ë retta infatti da logiche di sottogoverno, tese a garantire la stabilit‡ del personale politico a dispetto degli eventi. In questo senso non differisce tanto dagli enti regionali di un tempo: líEms, líEas, altri ancora. Si Ë distinta inoltre, sin dalla nascita, per le spese inusitate del suo funzionamento, a tutti i livelli, a partire comunque dal pi? elevato. Crosta, che dagli esordi la dirige con piglio decisionistico, Ë risultato il burocrate meglio pagato in Italia, con un compenso complessivo di oltre 500 mila euro líanno, pari a circa 1500 al giorno. Per contenere lo scandalo che andava montando nel paese, si Ë adottato un escamotage singolare, inteso a bilanciare di fatto i poteri nellíAgenzia. Nel 2008 Ë stato posto per legge un tetto di 250 mila euro ai compensi dei burocrati, ma, contestualmente, Ë stato deciso di affiancare a Crosta tre consiglieri, perchÈ tutti i partiti di governo potessero essere rappresentati. La scelta Ë caduta quindi su Giuseppe Infurna, ex deputato regionale di An, Rossella Puglisi, gi‡ candidata per líUdc alle politiche del 2008, Guglielmo Scammacca, ex assessore regionale ai Lavori Pubblici: questíultimo poi sostituito, per riequilibrare le influenze, da Giovanni Cappuzzello, gi‡ candidato Mpa alle politiche. Anche tali consiglieri beninteso, sulle cui professionalit‡ e competenze ha dovuto garantire Crosta, non importa con quanta convinzione, godono di compensi annui di 250 mila euro cadauno, per 750 mila complessivi. Gli stipendi díoro e gli scambi con i partiti di governo, nel solco appunto di una tradizione, costituiscono tuttavia solo il sintomo di un modo di essere, perchÈ nelle politiche sul terreno si sono espresse compiutamente le logiche dellíautorit‡ regionale. Ne sono uscite infatti istituzionalizzate emergenze che prima erano state gestite in modo contingente e tattico, con aggravamenti non da poco. In tema di rifiuti, il caso pi? rappresentativo Ë quello dei termovalorizzatori, la cui realizzazione, a dispetto dellíopposizione di intere cittadinanze, era stata assegnata nel 2003 a compagini guidate dal Gruppo Falck e da Waste Italia. Dopo líannullamento della Corte di Giustizia dellíUE dei due appalti, quando le installazioni erano gi‡ in opera, líAgenzia di Crosta avrebbe potuto agire con determinazione lungo vie alternative, come veniva indicato da tecnici e da estesi movimenti. Invece ha preso tempo e insiste a prenderne, tanto da legittimare líipotesi, nellíambito delle opposizioni politiche e non solo, che si voglia eludere, con dei marchingegni, il divieto dellíUnione Europea, mentre nelle citt‡ siciliane incombono emergenze rifiuti di rilievo napoletano e in certi ambienti si insiste a guadagnare con le discariche abusive. In tale vicenda, che ha visto in palio oltre un miliardo di euro, Felice Crosta, prima da vice commissario per líemergenza rifiuti, poi da presidente dellíArra, Ë andato muovendosi in realt‡ con spesse motivazioni. Nel 2003 ha siglato personalmente la convenzione con le compagini vincitrici, di cui ha avuto modo di conoscere da vicino caratteri, progetti, apparentamenti. Le anomalie degli appalti che alcuni anni dopo sarebbero state riscontrate in sede comunitaria non poterono essere quindi frutto del caso. Richiamano bensÏ degli atteggiamenti. E la cosa tanto pi? appare indicativa, di un clima se non altro, se si tiene conto di alcune realt‡ economiche incastonate in quelle cordate aggiudicatarie, che reclamano oggi una penale di 200 milioni di euro per líannullamento degli accordi. Si tratta della Emit, che fa capo alla famiglia Pisante, e della Altecoen, che riconduce al medesimo gruppo oltre che allíimprenditore Pietro Gulino di Enna. La prima risulta presente negli appalti per i termovalorizzatori di Palermo e Casteltermini, sotto la guida della Actelios del gruppo Falck. La seconda figura nel cartello aggiudicatario dellíinceneritore di Augusta, guidato ancora da Actelios, mentre costituisce un pezzo forte del consorzio Sicil Power, che si Ë aggiudicata líappalto dellíinceneritore di Messina. A fare la differenza sono comunque due dettagli. Sia i Pisante sia Gulino recano un passato giudiziario importante. I primi, che proprio con líimprenditore ennese sono stati dentro líaffare dei rifiuti di MessinAmbiente, finito in scandalo con numerosi arresti, risultano inseriti in modo strategico, con presenze quindi a tutto campo, nellíaltro ambito interessato dallíArra: quello dellíacqua. Ebbene, tutto questo, ancora una volta, non puÚ essere considerato casuale. Richiama bensÏ concertazioni mirate, una macchina in movimento, che trova riscontri proprio nei modi in cui líAgenzia di Crosta si Ë posta sul terreno delle risorse idriche. In effetti, pure da tale prospettiva sono andati creandosi strani miscugli, largamente condivisi dai potentati regionali. Il momento di avvio, che in qualche modo ha aperto le piste dellíaffare siciliano, si Ë avuto comunque con líentrata in campo della multinazionale francese Veolia intorno al 2003. Tale societ‡ aveva gi‡ stretto un patto di ferro con i Pisante, attraverso la condivisione del pacchetto azionario della Siba, che aveva assunto gestioni di acqua e depuratori lungo tutta la penisola. Volgendosi alla Sicilia, recava quindi buone ragioni per fare cordata con líalleato pugliese, che peraltro, proprio nellíisola recava interessi e referenti. Pure con questi ultimi, beninteso, la multinazionale ha dovuto fare i conti. Si Ë ritrovata a interloquire infatti con il Gulino di Altecoen e ha dovuto riconoscere spazi di tutto rispetto al nisseno Di Vincenzo. In tali termini si compiva quindi, nel 2004, la maggiore esperienza di privatizzazione dellíacqua nellíisola, con il passaggio degli acquedotti dallíEas a Sicilacque. E Felice Crosta, nelle vesti allora di commissario straordinario allíemergenza, sul piano strettamente operativo ne Ë stato líartefice, per diventarne infine, da plenipotenziario dellíArra, il garante. Nellíaprile 2004, Salvatore Cuffaro dichiarava solennemente che la privatizzazione era ormai pressochÈ fatta e líemergenza in via di superamento. Ma le aspettative di un iter veloce e confortevole della prima sono durate poco. Líistituzione dellíAgenzia Ë apparsa la risposta idonea. E in una certa misura lo Ë stata, se Ë riuscita, appunto, ad avocare a sÈ poteri, a stabilire quindi regole e direzioni di marcia in tutto il territorio regionale. Non si Ë tenuto tuttavia conto di talune situazioni sul terreno, che sono andate facendosi sempre pi? magmatiche. Non si tratta solo dei ricorsi al Tar, che nella definizione degli appalti sono diventati una consuetudine. NÈ delle direttive comunitarie, che pure hanno costituito uno scoglio difficile, talora addirittura insuperabile. » maggiormente lungo il perimetro degli Ato che il disegno strategico di Crosta Ë andato impigliandosi. A partire dagli Ato stessi. Ne sarebbero potuti nascere uno per provincia. Ne sono risultati 27, che contano ben 189 consiglieri díamministrazione. In sintonia con contraenti privati, sotto comunque le direttive dellíArra, le autorit‡ di Ambito avrebbero dovuto mettere ordine nei servizi idrici e nel ciclo dei rifiuti, invece su entrambe le linee si Ë finiti in piena calamit‡. In ultimo, líintera macchina degli Ato Ë entrata in crisi, fino al limite del dissesto, con un indebitamento complessivo di quasi un miliardo di euro, non tanto per le difficolt‡ economiche degli enti locali di riferimento, pur significative, quanto per i modi in cui ha gestito le proprie economie, a partire dalle spese di funzionamento, che non costituiscono beninteso le maggiori. Alcuni numeri al riguardo sono eloquenti: solo i 189 consiglieri di amministrazione costano ai comuni circa 12 milioni di euro líanno; una somma analoga viene destinata a incarichi di consulenza; qualche milione viene speso addirittura per le auto blu. LíAgenzia di Crosta Ë andata portandosi, come Ë evidente, su un terreno critico. Alle emergenze che ne hanno garantito la sopravvivenza e il potere, se ne sono aggiunte infatti altre, meno controllabili, tanto pi? in tempi di recessione. Díaltra parte, restano impegnative le pretese del privato, entro cui insistono a influire le ipoteche della tradizione. Garante di un sistema che ha incluso ed escluso, líArra ha sempre rispettato i patti con i contraenti, visibili e sottintesi. Ne danno conto i capitoli di spesa della Regione, líimpiego di fondi europei, la concessione a certe condizioni del patrimonio pubblico, la condivisione o la tolleranza di taluni stati di fatto. Con líapporto decisivo degli Ato e non solo, ha finito quindi con il rendere sistema, pi? ancora che in passato, lo spreco di risorse. Mentre si consuma allora il fallimento del piano rifiuti, Felice Crosta puÚ trovare confacente siglare un accordo con Actelios e Sicil Power, con cui viene stabilito in 200 milioni di euro la somma che dovr‡ essere pagata alle medesime a titolo di penale per líannullamento dellíappalto degli inceneritori: un importo, appunto, che lascia tanto dubitare. A dispetto dellíobbligo di astensione, líArra trova altresÏ confacente proporre nuovi bandi di gara, che violano di fatto líobbligo di esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia Ue, oltre che i princÏpi della libera concorrenza. E ancora, di concerto con la Regione, che intanto ha dovuto farsi carico dei 540 milioni di debiti accumulati dallíEas, trova congruo che gli indebitamenti degli Ato vengano risanati, come Ë avvenuto nel caso di Simeto Ambiente, con i fondi delle autonomie locali. Tutto questo ha recato beninteso dei costi, che possono esporre líautorit‡ regionale a una serie di pericoli. Alcuni segnali possono persino evocare gli anni dellíEas di Aristide Gunnella, finiti in scandalo: il crepuscolo cioË di un sistema che nei decenni della Dc aveva espresso i caratteri di un feudo. In tutta la Sicilia Ë in effetti allarme. Le denunce si moltiplicano. In numerosi centri la protesta, che sempre pi? riunisce líintera banda delle emergenze, giunge a coinvolgere sindaci ed esponenti degli stessi partiti che governano la Regione. E dal palazzo liberty da cui muovono Crosta e i suoi commissari ad acta si colgono indizi di tensione, mentre la partita dei termovalorizzatori, sempre pi? influente e contaminante, rischia di generare ulteriori scoperture. Su tali sfondi trova senso allora la decisione di sciogliere líAgenzia, presa dallíArs il 28 novembre 2008, su proposta del consigliere Giuseppe Laccoto del Pd. Il termine delle operazioni di chiusura Ë stato fissato nel 31 dicembre 2009, dopo cui Ë prevista líentrata in funzione di un Dipartimento delle acque e dei rifiuti presso il nuovo assessorato dellíEnergia. Ma per il sistema vigente Ë scoccato realmente líinizio della fine? LíArra, espressione del potere regionale, si Ë resa garante di equilibri delicati, fino a divenire líemblema, si direbbe il monumento, della privatizzazione in stile siciliano. Non puÚ quindi scomparire senza che se ne avvertano serie risonanze. Crosta in particolare si Ë assunto líonere di condurre in porto progetti che restano largamente irrisolti. Esistono servizi idrici da assegnare in aree importanti, come quelle di Messina e Trapani. La problematica dei termovalorizzatori rimane appunto nelle secche. Per tali ragioni, e non solo, Ë difficile che entro il dicembre 2009 i conti possano essere chiusi. Se da parte dellíopposizione, con un emendamento proposto dallo stesso Laccoto, Ë stato chiesto quindi di anticipare lo scioglimento dellíAgenzia e il passaggio di consegne, nellíambito dei partiti di maggioranza si sta operando perchÈ la decisione dellíArs venga rivista, elusa, fatta decadere. In questa direzione va in particolare la presa di posizione del capogruppo dellíUdc Rudy Maira, secondo cui la professionalit‡ acquisita sul campo dai funzionari dellíArra non Ë sostituibile. Il resto, ovviamente, va facendosi in sordina. Fonte: ìLíisola possibileî rivista mensile siciliana allegata a ìIl Manifestoî. |
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Siamo davvero tutti Pino Maniaci
Per l'8 maggio Ë stato fissato il processo contro Pino Maniaci che dirige Tele Jato,emittente che trasmette nella zona calda del corleonese e dello Jato. Pino Maniaci Ë accusato dalla Procura di Palermo per esercizio abusivo della professione di giornalista. Praticamente come anche noi di Dialogos Pino Maniaci non Ë iscritto all'albo dei giornalisti. Albo che Ë praticamente chiuso e che lede la Costituzione in quanto limita la libert‡ di espressione. I giornalisti si dividono in giornalisti professionisti e pubblicisti, ma sapete come si diventa pubblicisti? Basta seguire delle partite di calcio per una testata, per un certo periodo, e scrivere per loro dei piccoli pezzi. Dopo avere preso la patente sei abilitato a parlare, scrivere insomma fare il giornalista. Mentre Pino Maniaci come tantissimi altri praticamente che fanno informazione quotidiana, che si schierano contro la mafia e denunciano i problemi dei cittadini vengono perseguitati in nome di una legge incostituzionale. Chiedo a tutte le forze politiche e sociali di stare vicino a Pino Maniaci ma anche e soprattutto di liberalizzare e smantellare la casta dei giornalisti approvando delle norme giuste. Fra alcuni giorni saremo a Cinisi per ricordare Peppino Impastato, nemmeno lui aveva il tesserino di giornalista, come noi, come Pino Maniaci. Allora ditelo che in questo paese siamo in un regime controllato e dove non si Ë liberi di potere esprimere il proprio pensiero, dove la voce la devono avere chi possiede i mezzi per farsi sentire e chi ha potere politico o sociale come la mafia. In nome di una lunga storia ,a cui Dialogos appartiene, di informazione libera e indipendente chiediamo con forza di condannarci tutti o di sancire il diritto di fare informazione, perchË complice di Pino non Ë soltanto il direttore Orioles ma lo siamo tutti. Anzi siamo tutti Pino Maniaci. Il Presidente del Circolo Corleone Dialogos (ARCI - Libera) Giuseppe Crapisi |
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