Comincio questo
mio discorso col ringraziare l'amico Sebastiano Burgaretta per avermi esortato a partecipare a questo evento, l'editore e libraio Francesco
Urso per averlo voluto al fine di valorizzare il prodotto editoriale dei libri
di Fra Ugo eremita infine il professore Angelo Fortuna
che ha curato la presentazione del libro. Naturalmente e' implicito il mio
ringraziamento a tutti i presenti che con la loro partecipazione danno dimostrazione
di sincero interesse per l'argomento trattato.
Mi fa riflettere
il fatto, che questo evento coincida con la vigilia della memoria di Sant'Antonio,
abate, Patriarca del monachesimo anacoretico, di cui sant'Atanasio, suo
grande discepolo, ebbe a scrivere: ...con
lui il deserto fiori' e divenne la sua citta', e di cui la Chiesa fa memoria
il giorno 17 gennaio. Ragion per cui questa favorevole coincidenza lascia ben
sperare sulla buona riuscita della serata.
Sentoaltresi' l'obbligo
di dire cio' che non sara' il mio
intervento. Non sara' un excursus storico-teologico sulla figura dell'eremita nella
chiesa e nella societa', consapevole del fatto che occorrerebbero ben altre
competenze e ben altro tempo per la vastita' e la profondita' dell'argomento. Vuole
essere piuttosto un tentativo di manifestare profonda gratitudine al buon Dio per la
possibilita' donataci di vivere in questo tempo in cui si e' manifestata la
singolare vocazione anacoretica di Fra Ugo Vandoorne.
Fatta questa
doverosa e indispensabile premessa, per un sereno argomentare sul tema del
libro L'EREMITA SI RACCONTA, continuo
cercando di dare una risposta a una domanda di fondo: Quale valore assume la testimonianza
dell'eremita (figura da sempre considerata anacronistica e portatrice di
disimpegno terreno, la famosa ''fuga mundi'') per la coscienza dell'uomo di oggi?Una possibile risposta alla questione appena
posta io la individuerei nella vita stessa dell'eremita, che paradossalmente
riproduce cio' che alla vita dell'uomo mondano e' negata: la felicita' piena. Felicita' piena che passa
attraverso la dinamica della rinuncia al proprio io. Piu' in generale, l'uomo non sapendo rinunciare alla volonta' di potenza insita nell'io, tende a volere possedere tutto.L'eremita, viceversa,in quanto uomo vocato da Dio,
rinunciando a se stesso, non
antepone nulla a Dio, consapevole del fatto che, come diceva Meister Eckhart, siccome
siamo stati creati dal nulla, bisogna tornare al nulla per essere ri-creati.
E qui mi
collegherei a quella parte della premessa del libro in cui,con un termine prettamente
ecclesiastico, ho definito la vita dell'eremita come una diaconia di solitudine. Con tale
definizione ho cercato di mettere in rilievo, che
l'unico servizio che egli svolge nella Chiesa e' quello di esseretestimone dell'eternita' dell'Assoluto (dove per Assoluto si deve intendere Dio), che prescinde dal valore
assegnatogli nell'organizzazione ecclesiastica.
Per tornare al
libro e a come si e' sviluppata l'idea della sua pubblicazione e' necessario spiegare che mi lega a Fra Ugo un consolidato rapporto umano e
spirituale ultraventennale. Con la sua mitezza evangelica e con la sua apertura
mentale mi ha instradato nei sentieri di Dio che naturalmente non sono sempre
facili da percorrere, ma che anzi, spesso, si presentano irti di difficolta'.
Conoscendo la sua ritrosia nel concedere
spazio a iniziative di tipo pubblicistico sulla sua persona e il suo modo
d'essere, ho provato non poco
disagio nell' esporgli il mio intento di realizzare, in occasione dell'evento
speciale del 50mo della sua ordinazione sacerdotale (27/07/2008) un'intervista
da proporreper la pubblicazione
sul giornale diocesano.Iniziativa,
che sotto forma di domande, avrebbe toccato, parecchi punti centrali della sua
vita eremitica-sacerdotale.
Ben presto pero' ci
siamo accorti che, la trattazione degli argomenti proposti dalle domande,
richiedeva uno spazio molto piu' ampio di quello che poteva offrire il giornale
diocesano.
Ha preso corpo cosi' l'idea di realizzare
un volumetto, strutturato per argomenti tematici, che
per l'intenso contenuto, attuale, ricco e interessante, non poteva non essere
offerta alla platea dei lettori.
Iltitolo del
libroL'eremita si raccontae' stato scelto significativamente per
sintetizzare l'introspettivo racconto di Fra Ugo, che puo' considerarsi anche il racconto di ognuno di noi, nel momento in cui si rapporta
alla fede. Se e' vero
il fatto che, come evidenzia l'anacoreta, la
Chiesa e' l'uomo diventato consapevole del suo destino di dover divenire figlio
di Dio, in un certo qual modo ciascuno di noi, secondo la propria
maniera e modalita' di vita, e' sacerdote e anche un po'
eremita.
Nasce altresi' da
questi suggerimenti teologici spirituali il convincimento che tutto il racconto fatto da Fra Ugo,
avrebbe potuto superare i confini della schiera dei credenti per
raggiungere, senza subalternita', quella dei cosiddetti non credenti, in virtu' del fatto che, al di
la' delle divisioni esistenti tra questi ultimi e i primi, c'e' un
fattore, direi di ordine antropologico, che sovrintende alla nostra esistenza e
che accomuna tutti, ovverossia l'essere tutti uomini alla ricerca costante
della pienezza della vita.
La disposizione
tematica scelta per la pubblicazione della conversazione ha visto prediligere
quella argomentativa, per agevolare il lettore nel percorso della lettura. Il
primo tema proposto e' quello dedicato al Ricordo,
nel quale Fra Ugo fa rivivere quella lontana Domenica del 27 luglio 1958, data
della sua ordinazione sacerdotale, ricostruendone nei dettagli l'ambiente e il contesto.
e' da sottolineare il
fatto che in questo ricordo retrospettivo, viene per la prima volta proposta al
pubblico - ed e' questa l'originalita' della rivisitazione fatta il lungo, difficile e travagliato cammino della sua particolare vocazione, che ha visto sgorgare nella sua persona
la figura, diciamo singolare, del sacerdote-eremita.
Sotto questo profilo, Fra Ugo
sviluppa un pensiero di sintesi elevato, che vede la vocazione sacerdotale,
come scelta ultima e definitiva del monaco-eremita, in quanto riflesso perfetto
dell'essere sacerdote in eterno come d'altronde e' stato Gesu'.
Gesu' - insiste
fra Ugo - nonha fatto il
sacerdote,e' stato ed e' sacerdote in eterno. Il suo sacerdozio non erapart-time,al pari
di un impiego ad orario che lascia ampio margine e spazio alla vita privata.Lo
e' stato in tutta la sua esistenza terrena, lo continua ad essere tutt'oggi.
E ancora piu' in
la', Gesu'non aveva bisogno di
celebrare piu' volte la S. Messa, la sua e' stata un'unica Messa, celebrata sulla
croce. O- per meglio dire - quella
sulla croce era il compimento, il culmine di quella Messa che e' stata tutta la
sua esistenza terrena. Una vita quindi - inclusa la morte - che e'
tutta quanta sacerdotale. Vita di assoluta kenosi, di
spogliamento totale, di poverta' e svuotamento senza riserve, di solitudine, di
silenzio, di abbandono da parte degli uomini e del suo stesso Padre.
Verme non uomo, dice il salmo.
Appare quindi evidente
che Fra Ugo non ha avuto nessuna difficolta' a conciliare la vocazione eremitica
con quella sacerdotale. e' stata la vocazione al sacerdozio che lo ha condotto alla scelta
monastica prima, e a quella eremitica dopo, inversamente di quanto di regola
avveniva nella prassi monastica di un tempo.
Per lui la
scelta eremitica ha rappresentato la massima espressione del suo essere
sacerdote: un radicale ed esclusivo auto-donarsi a Dio a pro dell'umanita'. Gesu'non era forse solo (dunque eremita) - si chiede Fra Ugo
- nell'atto supremo del suo
ministero sacerdotale?
Alle intense
riflessioni ispirate al ricordo, seguono poi altri tre argomenti, con riflessioni non meno forti, incentrate
sulla solitudine, con
il richiamo al silenzioe
al celibato, al tempoe alla preghiera.Gli argomenti affrontati in questi capitoli
fanno trapelare un grande equilibrio, una totale liberta' di pensiero e di spirito
ma soprattutto una profonda serenita'.
Se mi e' permesso, definirei quello che ho ascoltato e
riportato nel libro una mistica del vivere quotidiano, in cui ho visto dinanzi a me , non un fanatico difensore di pratiche ascetiche,
prossime all'autolesionismo, proteso ad esaltare la propria diversita', ma una
personacon una armonia spirituale e una originalita' di
pensiero, che lasciano intravedere
un ampio orizzonte mentale. Un Monaco-eremita di certo controcorrente.
Nei manuali di
spiritualita', l'ascetica viene prima della mistica, lo sforzo umano prepara
alla passivita' dell'agire divino. Fra Ugo, contrariamente, ritiene che rientra nella logica normalita' rinunziare al meno quando ci si sa gia' in possesso
del piu'. E qui, come si
vede, riecheggia il tema della
rinuncia, oggetto del preambolo.Chi possiede
un tesoro non ha difficolta' ad abbandonare le povere ricchezze del mondo. Chi e' in Cristo possiede Dio. Chi
possiede Dio possiede tutto. Chi possiede gia' il Tutto
non cerca piu' cio' che e' nulla.
L'ultima parte del libro tratta il tema
della preghiera. ''Una
fatica fino all'ultimo respiro'' secondoil detto di un Padre del
deserto.
A uno specifico interrogativo
su questo argomento, Fra Ugo ha risposto: se non fossimo figli di Adamo e Eva,la preghierasarebbe stata una naturale espressione
dell'anima, sarebbe stata
facile come il respirare, come lo sgorgare naturale dell'acqua dalla
sorgente. Il nostro cuore sarebbe stato la sorgente naturale della preghiera.
La vita sarebbe stata preghiera e la preghiera vita.
La preghiera invece rappresenta per l'uomo una grande fatica e una dura
lotta - almeno cosi' precisa l'eremita – soprattutto quando si tratta di preghiera vera e non di ripetitive
formule e pratiche.e' la fatica di uscire dalla superficialita',
di vedere oltre cio' che si vede, oltre le apparenze.
Il ''quaerite super nos''di
S. Agostino. Proprio su quest'ultimo tema, l'eremita Fra Ugo Vandoorne, rafforza il suo
pensiero con citazioni di testi biblici, fra cui il bellissimo salmo 138.
Infine, neanche
il sapere scientifico sembra metterlo in imbarazzo, in quanto – come sostiene - non
espelle affatto Dio dal mondo, semmai allarga gli spazi di stupore e di meraviglia - poiche' - della sua Gloria e' pieno l'universo. Di fronte a siffatta affermazione,
la coscienza di ognuno di noi non puo' non interrogarsi sul perche' rimanga il mistero, nonostante il
progresso, nonostante la tecnologia, che ha ormai sopravanzato la scienza e
purtroppo messo in crisi la cultura, sacrificando persino l'uomo sull'altare
dell'efficientismo. Quest'uomo di Dio, dalla visione pura,
cristallina e profonda, e' convinto che l'uomo moderno vede enon crede, o meglio crede solo in se stesso.
Non voglio
trascurare le foto che corredano il libro,perche' ricordano persone e luoghi
che hanno segnato la sua vita: i genitori, l'Abate, il vescovo consacrante, il
monastero, la sua ordinazione al suddiaconato in San Giovanni in Laterano a
Roma, ma soprattutto quelle della sua ordinazione sacerdotale nel proprio
monastero in Belgio e delle prime celebrazioni eucaristiche secondo il rito
antico allora in uso.
A questo punto mi
piace concludere l'intervento con le parole del padre del deserto,
Abba Poimen, gia' citate nella premessa al libro e che mi sembrano essere
una invocazione e una speranza per
tutti: C'e' una voce che grida all'uomo
fino al suo ultimo respiro: oggi, convertiti (Detti Editi e Inediti dei Padri del Deserto - ed. Qiqajon).
L'eremita si racconta
Conversazione registrata in occasione del 50mo di ordinazione
EAN
978-88-96071-05-2
Euro 5,00
dalla PRESENTAZIONE di Angelo Fortuna
(...)Nella solitudine del suo attuale eremo al centro di una stupenda vallata nel territorio della Diocesi di Noto, popolato dalla presenza mistica della Chiesa netina, di cui, per grazia divina, padre Ugo Van Doorne ¸ anima orante e cuore pulsante, il buon eremita continua a vivere il Vangelo sine glossa.
Grazie alla preghiera, divenuto egli stesso pura preghiera, quotidianamente offre la piu'¯ lampante testimonianza che, dacche' Cristo ha riaperto i sentieri del Cielo, non ci sono pi¯u' due mondi quello fisico e quello spirituale - ma uno solo: il Regno di Dio sulla Terra come in Cielo (Madre Teresa di Calcutta).
In occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che ricorre il 27 luglio 2008, padre Ugo, spinto dall'amore per i fratelli, ha avuto l'amabile sensibilita' di rilasciare una lunga intervista a Salvatore Adamo, in cui, in forma implacabilmente convincente e serena, risponde a tutti i perche' sulla sua singolare scelta di vita.