Salvatore Adamo presenta 'L'EREMITA SI RACCONTA' di Van Doorne
09-02-2010 inserito da ciccio; categoria Libr'Avola. Libr'Avola
locandinaSalvatore Amato e Francesco UrsoRELAZIONE DI SALVATORE ADAMO

alla PRESENTAZIONE DEL LIBRO
''L'EREMITA SI RACCONTA''

DI PADRE UGO VAN DOORNE

(LIBR'AVOLA - SABATO 16/01/2010)


Comincio questo mio discorso col ringraziare l'amico Sebastiano Burgaretta per avermi esortato a partecipare a questo evento, l'editore e libraio Francesco Urso per averlo voluto al fine di valorizzare il prodotto editoriale dei libri di Fra Ugo eremita infine il professore Angelo Fortuna che ha curato la presentazione del libro. Naturalmente e' implicito il mio ringraziamento a tutti i presenti che con la loro partecipazione danno dimostrazione di sincero interesse per l'argomento trattato.

Mi fa riflettere il fatto, che questo evento coincida con la vigilia della memoria di Sant'Antonio, abate, Patriarca del monachesimo anacoretico, di cui sant'Atanasio, suo grande discepolo, ebbe a scrivere: ...con lui il deserto fiori' e divenne la sua citta', e di cui la Chiesa fa memoria il giorno 17 gennaio. Ragion per cui questa favorevole coincidenza lascia ben sperare sulla buona riuscita della serata.

Sento altresi' l'obbligo di dire cio' che non sara' il mio intervento. Non sara' un excursus storico-teologico sulla figura dell'eremita nella chiesa e nella societa', consapevole del fatto che occorrerebbero ben altre competenze e ben altro tempo per la vastita' e la profondita' dell'argomento. Vuole essere piuttosto un tentativo di manifestare profonda gratitudine al buon Dio per la possibilita' donataci di vivere in questo tempo in cui si e' manifestata la singolare vocazione anacoretica di Fra Ugo Vandoorne.

Fatta questa doverosa e indispensabile premessa, per un sereno argomentare sul tema del libro L'EREMITA SI RACCONTA, continuo cercando di dare una risposta a una domanda di fondo: Quale valore assume la testimonianza dell'eremita (figura da sempre considerata anacronistica e portatrice di disimpegno terreno, la famosa ''fuga mundi'') per la coscienza dell'uomo di oggi? Una possibile risposta alla questione appena posta io la individuerei nella vita stessa dell'eremita, che paradossalmente riproduce cio' che alla vita dell'uomo mondano e' negata: la felicita' piena. Felicita' piena che passa attraverso la dinamica della rinuncia al proprio io. Piu' in generale, l'uomo non sapendo rinunciare alla volonta' di potenza insita nell'io, tende a volere possedere tutto. L'eremita, viceversa, in quanto uomo vocato da Dio, rinunciando a se stesso, non antepone nulla a Dio, consapevole del fatto che, come diceva Meister Eckhart, siccome siamo stati creati dal nulla, bisogna tornare al nulla per essere ri-creati.

E qui mi collegherei a quella parte della premessa del libro in cui, con un termine prettamente ecclesiastico, ho definito la vita dell'eremita come una diaconia di solitudine. Con tale definizione ho cercato di mettere in rilievo, che l'unico servizio che egli svolge nella Chiesa e' quello di esseretestimone dell'eternita' dell'Assoluto (dove per Assoluto si deve intendere Dio), che prescinde dal valore assegnatogli nell'organizzazione ecclesiastica.

Per tornare al libro e a come si e' sviluppata l'idea della sua pubblicazione e' necessario spiegare che mi lega a Fra Ugo un consolidato rapporto umano e spirituale ultraventennale. Con la sua mitezza evangelica e con la sua apertura mentale mi ha instradato nei sentieri di Dio che naturalmente non sono sempre facili da percorrere, ma che anzi, spesso, si presentano irti di difficolta'.

Amato Conoscendo la sua ritrosia nel concedere spazio a iniziative di tipo pubblicistico sulla sua persona e il suo modo d'essere, ho provato non poco disagio nell' esporgli il mio intento di realizzare, in occasione dell'evento speciale del 50mo della sua ordinazione sacerdotale (27/07/2008) un'intervista da proporreper la pubblicazione sul giornale diocesano.Iniziativa, che sotto forma di domande, avrebbe toccato, parecchi punti centrali della sua vita eremitica-sacerdotale.

Ben presto pero' ci siamo accorti che, la trattazione degli argomenti proposti dalle domande, richiedeva uno spazio molto piu' ampio di quello che poteva offrire il giornale diocesano.

Ha preso corpo cosi' l'idea di realizzare un volumetto, strutturato per argomenti tematici, che per l'intenso contenuto, attuale, ricco e interessante, non poteva non essere offerta alla platea dei lettori.

Il titolo del libro L'eremita si racconta e' stato scelto significativamente per sintetizzare l'introspettivo racconto di Fra Ugo, che puo' considerarsi anche il racconto di ognuno di noi, nel momento in cui si rapporta alla fede. Se e' vero il fatto che, come evidenzia l'anacoreta, la Chiesa e' l'uomo diventato consapevole del suo destino di dover divenire figlio di Dio, in un certo qual modo ciascuno di noi, secondo la propria maniera e modalita' di vita, e' sacerdote e anche un po' eremita.

Nasce altresi' da questi suggerimenti teologici spirituali il convincimento che tutto il racconto fatto da Fra Ugo, avrebbe potuto superare i confini della schiera dei credenti per raggiungere, senza subalternita', quella dei cosiddetti non credenti, in virtu' del fatto che, al di la' delle divisioni esistenti tra questi ultimi e i primi, c'e' un fattore, direi di ordine antropologico, che sovrintende alla nostra esistenza e che accomuna tutti, ovverossia l'essere tutti uomini alla ricerca costante della pienezza della vita.

La disposizione tematica scelta per la pubblicazione della conversazione ha visto prediligere quella argomentativa, per agevolare il lettore nel percorso della lettura. Il primo tema proposto e' quello dedicato al Ricordo, nel quale Fra Ugo fa rivivere quella lontana Domenica del 27 luglio 1958, data della sua ordinazione sacerdotale, ricostruendone nei dettagli l'ambiente e il contesto.

e' da sottolineare il fatto che in questo ricordo retrospettivo, viene per la prima volta proposta al pubblico - ed e' questa l'originalita' della rivisitazione fatta il lungo, difficile e travagliato cammino della sua particolare vocazione, che ha visto sgorgare nella sua persona la figura, diciamo singolare, del sacerdote-eremita.

pubblicoSotto questo profilo, Fra Ugo sviluppa un pensiero di sintesi elevato, che vede la vocazione sacerdotale, come scelta ultima e definitiva del monaco-eremita, in quanto riflesso perfetto dell'essere sacerdote in eterno come d'altronde e' stato Gesu'.

Gesu' - insiste fra Ugo - non ha fatto il sacerdote, e' stato ed e' sacerdote in eterno. Il suo sacerdozio non era part-time,al pari di un impiego ad orario che lascia ampio margine e spazio alla vita privata. Lo e' stato in tutta la sua esistenza terrena, lo continua ad essere tutt'oggi.

E ancora piu' in la', Gesu' non aveva bisogno di celebrare piu' volte la S. Messa, la sua e' stata un'unica Messa, celebrata sulla croce. O- per meglio dire - quella sulla croce era il compimento, il culmine di quella Messa che e' stata tutta la sua esistenza terrena. Una vita quindi - inclusa la morte - che e' tutta quanta sacerdotale. Vita di assoluta kenosi, di spogliamento totale, di poverta' e svuotamento senza riserve, di solitudine, di silenzio, di abbandono da parte degli uomini e del suo stesso Padre. Verme non uomo, dice il salmo.

Appare quindi evidente che Fra Ugo non ha avuto nessuna difficolta' a conciliare la vocazione eremitica con quella sacerdotale. e' stata la vocazione al sacerdozio che lo ha condotto alla scelta monastica prima, e a quella eremitica dopo, inversamente di quanto di regola avveniva nella prassi monastica di un tempo.

Per lui la scelta eremitica ha rappresentato la massima espressione del suo essere sacerdote: un radicale ed esclusivo auto-donarsi a Dio a pro dell'umanita'. Gesu' non era forse solo (dunque eremita) - si chiede Fra Ugo - nell'atto supremo del suo ministero sacerdotale?

Alle intense riflessioni ispirate al ricordo, seguono poi altri tre argomenti, con riflessioni non meno forti, incentrate sulla solitudine, con il richiamo al silenzioe al celibato, al tempo e alla preghiera.Gli argomenti affrontati in questi capitoli fanno trapelare un grande equilibrio, una totale liberta' di pensiero e di spirito ma soprattutto una profonda serenita'.

Se mi e' permesso, definirei quello che ho ascoltato e riportato nel libro una mistica del vivere quotidiano, in cui ho visto dinanzi a me , non un fanatico difensore di pratiche ascetiche, prossime all'autolesionismo, proteso ad esaltare la propria diversita', ma una personacon una  armonia spirituale e una originalita' di pensiero,  che lasciano intravedere un ampio orizzonte mentale. Un Monaco-eremita di certo controcorrente.

Nei manuali di spiritualita', l'ascetica viene prima della mistica, lo sforzo umano prepara alla passivita' dell'agire divino. Fra Ugo, contrariamente, ritiene che rientra nella logica normalita' rinunziare al meno quando ci si sa gia' in possesso del piu'. E qui, come si vede, riecheggia il tema della rinuncia, oggetto del preambolo. Chi possiede un tesoro non ha difficolta' ad abbandonare le povere ricchezze del mondo. Chi e' in Cristo possiede Dio. Chi possiede Dio possiede tutto. Chi possiede gia' il Tutto non cerca piu' cio' che e' nulla.

L'ultima parte del libro tratta il tema della preghiera. ''Una fatica fino all'ultimo respiro'' secondo il detto di un Padre del deserto.

A uno specifico interrogativo su questo argomento, Fra Ugo ha risposto: se non fossimo figli di Adamo e Eva, la preghiera  sarebbe stata una naturale espressione dell'anima, sarebbe stata facile come il respirare, come lo sgorgare naturale dell'acqua dalla sorgente. Il nostro cuore sarebbe stato la sorgente naturale della preghiera. La vita sarebbe stata preghiera e la preghiera vita.

La preghiera invece rappresenta per l'uomo una grande fatica e una dura lotta - almeno cosi' precisa l'eremita – soprattutto quando si tratta di preghiera vera e non di ripetitive formule e pratiche. e' la fatica di uscire dalla superficialita', di vedere oltre cio' che si vede, oltre le apparenze. Il ''quaerite super nos'' di S. Agostino. Proprio su quest'ultimo tema, l'eremita Fra Ugo Vandoorne, rafforza il suo pensiero con citazioni di testi biblici, fra cui il bellissimo salmo 138.

Infine, neanche il sapere scientifico sembra metterlo in imbarazzo, in quanto – come sostiene - non espelle affatto Dio dal mondo, semmai allarga gli spazi di stupore e di meraviglia - poiche' - della sua Gloria e' pieno l'universo.  Di fronte a siffatta affermazione, la coscienza di ognuno di noi non puo' non interrogarsi sul perche' rimanga il mistero, nonostante il progresso, nonostante la tecnologia, che ha ormai sopravanzato la scienza e purtroppo messo in crisi la cultura, sacrificando persino l'uomo sull'altare dell'efficientismo. Quest'uomo di Dio, dalla visione pura, cristallina e profonda, e' convinto che l'uomo moderno vede e non crede, o meglio crede solo in se stesso.

Non voglio trascurare le foto che corredano il libro, perche' ricordano persone e luoghi che hanno segnato la sua vita: i genitori, l'Abate, il vescovo consacrante, il monastero, la sua ordinazione al suddiaconato in San Giovanni in Laterano a Roma, ma soprattutto quelle della sua ordinazione sacerdotale nel proprio monastero in Belgio e delle prime celebrazioni eucaristiche secondo il rito antico allora in uso.

A questo punto mi piace concludere l'intervento con le parole del padre del deserto, Abba Poimen, gia' citate nella premessa al libro e che mi sembrano essere una invocazione e una speranza per tutti: C'e' una voce che grida all'uomo fino al suo ultimo respiro: oggi, convertiti (Detti Editi e Inediti dei Padri del Deserto - ed. Qiqajon).

Salvatore Adamo

 

VEDI le foto ricordo della manifestazione (foto di ©2010-Corrado Bono)


L'eremita si racconta
Conversazione registrata in occasione del 50mo di ordinazione

copertina Van Doorne


carrello


EAN

978-88-96071-05-2

Euro 5,00

dalla PRESENTAZIONE di Angelo Fortuna

(...)Nella solitudine del suo attuale eremo al centro di una stupenda vallata nel territorio della Diocesi di Noto, popolato dalla presenza mistica della Chiesa netina, di cui, per grazia divina, padre Ugo Van Doorne ¸ anima orante e cuore pulsante, il buon eremita continua a vivere il Vangelo sine glossa.
Grazie alla preghiera, divenuto egli stesso pura preghiera, quotidianamente offre la piu'¯ lampante testimonianza che, dacche' Cristo ha riaperto i sentieri del Cielo, non ci sono pi¯u' due mondi quello fisico e quello spirituale - ma uno solo: il Regno di Dio sulla Terra come in Cielo (Madre Teresa di Calcutta).
In occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che ricorre il 27 luglio 2008, padre Ugo, spinto dall'amore per i fratelli, ha avuto l'amabile sensibilita' di rilasciare una lunga intervista a Salvatore Adamo, in cui, in forma implacabilmente convincente e serena, risponde a tutti i perche' sulla sua singolare scelta di vita.
 
"Libreria Editrice Urso"
Autore:"Fra Ugo Van Doorne" - 2008 -

VEDI le foto ricordo della manifestazione (foto di Corrado Bono)



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