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LA LEGGENDA DI MARUZZA, LA POESIA, IL CANTO
Il Gubernale parla di un femminicidio accaduto nei dintorni di Cava Grande. Quel caso, sicuramente accaduto fu di tale violenza, e così impressionante, che quel luogo preciso da allora fu chiamato «'U sautu ri Maruzza». Impressiona ancora chiunque sentire la tragicità di quella storia accaduta di sicuro dopo il terremoto del Val di Noto del 1693, tra il ‘700 e l’800. Così finisce la narrazione il Gubernale e così faccio anch’io. Francesco Urso
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Sebastiano
Burgaretta dipinge il territorio del Cassibile, attraverso essenziali
segni di storia e di vita: è così dal fare dei Siculi, ai tempi
a noi più recenti. Al centro, l'intero bacino della Cava Grande, punteggiato
da grotte (Grotta Giovanna, Grotta Perciata, Grotta del Serpente, ecc.); e, in
tal sito, vari trappeti, una conceria, i tanti mulini, i depositi per le derrate
(maiazzé), i fienili (pagghialora), gli edifici sacri (le cappelle campestri),
le fornaci (carcara), le case, e così via.
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DOMENICA 24 MARZO SI È TENUTA AD AVOLA
Davideadesso (Davide Bove), Gisella Toscano, Ilary Tiralongo, Gianni Terminiello, Francesca Sommantico, Paola Surano, Rita Stanzione, Mariagrazia Bellafiore, Piero Simoni, Felice Serino, Maria Rita Scasciafratti, Anna Scarpetta, Benedetta Sarrica, Loreta Salvatore, Ada Neri, Raffaele Puccio, Giovanni Piazza, Ivana Orlando, Zaira Lorefice, Emanuele Lo Presti, Veronica Lazzari, Anna Rita Lisco, Cettina Lascia Cirinnà, Pompilio Ingrosso, Giuseppe Ingardia, Federico Guastella, Domenico Giansiracusa, Giovanni Gangemi, Maria Antonia Forte, Anna Maria Folchini Stabile, Lucia Di Luciano, Giovanni Catalano, Rosa D'Agostino, Veronica Corradini, Carmela Di Rosa, Fabiola Colombo, Valentina Corbani, Paolo Cillo, Paolo Caruso, Sandra Carresi, Giuseppe Cardella, Adele Campagna, Lucia Bonanni, Tiziana Boccaccio, Giuseppina Boccaccio e Patrizia Andrich. Questo è il risultato dei voti della Giuria del Concorso, presieduta da Maria Restuccia e composta da Liliana Calabrese Urso, Fausto Politino, Piccola Mia Vinci, Salvatore Di Pietro, Luigi Ficara, Antonino Causi, Nino Muccio, Corrado Bono, Elio Paolo Distefano, Cenzina Salemi, Benito Marziano, Mary Di Martino, Lilia e Marco Urso.
Inoltre, i giurati hanno anche automaticamente creato
a cui sono andati in premio una copia di una sua pubblicazione ed Euro 250,00 di libri del catalogo della Libreria Editrice Urso
a cui sono andati in premio una copia di una sua pubblicazione ed Euro 150,00 di libri del catalogo della Libreria Editrice Urso
PER SAPERNE DI PIÙ:
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Il cannolo e il suo principale contenuto la ricotta, sono entrati nelle metafore del linguaggio comune.
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LIBRI DI AUTORI DI AVOLA O SUL TERRITORIO DI AVOLA
Dal vulcano della memoria le immagini emergono a valanga: eruzione continua, impetuosa, inarrestabile. Non sfiorate dalla nebbia del passato, né, tanto meno, dal succedersi tumultuoso degli eventi, dai cambiamenti epocali. Tutte in bianco e nero, ma nitidissime. In primo luogo, le mani tremanti e i volti lividi di spavento, travolti da sensazioni di pericolo imminente, delle donne, l'angoscia degli uomini malamente mascherata da lunghe tirate di schifose sigarette, poi spente sul pavimento con nervosi movimenti dei tacchi delle scarpe, e i concitati parlottii - per meglio dire, balbettii - di gruppi di persone allo sbando per le vie per programmare un improgrammabile fuggi fuggi generale verso la "Montagna", vista come il più sicuro dei possibili rifugi. È forse possibile la programmazione del caos? Nel caos, tra brividi di terrore che ti devastano la mente? [...] Un'eternità è trascorsa da quel fatale 10 luglio 1943, giorno dello sbarco anglo-americano in Sicilia, destinato a mutare il corso della storia nell'Isola e poi nell 'Italia intera. Una eternità, anzi, forse, più propriamente un attimo fuggente ... (Dal racconto "Invasione delle truppe alleate") |
Cenzina Salemi e Giovanni Battaglia comunicano nel Tg di Canale8 di luned́ 5 dicembre 2011 l'assegnazione del premio "Thomas Dempster" per il 2011 alla Libreria Editrice Urso da parte del GRUPPO CULTURALE "IPPOLITO ROSELLINI" Associazione di Promozione Sociale - Pisa |
[...]Avola
seguiva e rispettava un certo suo tradizionale principio araldico. Nessuno aveva
un titolo di barone o marchese. Raschiando nella tradizione come si fa coi muri
nel tentativo di rintracciarvi vestigia di affreschi, qualcuno si qualificava
nobile per avere scoperto fra le cose vecchie di famiglia qualche ritratto ad
olio di un suo antenato vestito in una certa foggia in uso presso i gentiluomini
titolati del tempo.
![]() Codeste pallide ingenue nostalgie nobiliari dise gnavano sul sereno volto di Avola un dolce impercettibile sorriso. Ella era la sola, la vera nobile, ed il suo stemma superava in gentilezza, cavalleria, umanità tutti gli stessi dell'intiera nobiltà di Sicilia. Non aquile, non leoni, non leopardi, non armi, non corazze, non cimieri. Il suo blasone annunciava la serenità del vivere che non ha tempo, che non ha epoca, la vita di sempre: uno scudo leggermente convesso sul quale campeggia ben visibile la Croce, e due cornucopie ricurve legate alla base da un nastro sorreggono lo scudo e lo presentano quasi offerte da due morbide braccia muliebri, tre capi simmetricamente in volo verso l'alto, il tutto sormontato da una possente corona marchionale. A parlarne parrebbe una cosa complicata. Ma, alla vista, lo stemma si rivela armonioso, semplice, spontaneo. La spontaneità era come l'immediata rivelazione del carattere di Avola, parsimoniosa e prodiga, sensibile alla bellezza elargita dalla sua marina e dalla sua campagna.
Di Giorgio Teocrito, Un pugno di case, 1973, 8°, pp. 184, € 10,00 "La
cittadina di Avola come personaggio: una spassosa Sicilia senza delitti d'onore,
senza mafia, fuori degli abusati schemi della narrativa e del cinema". Così
sulla quarta di copertina di questo libro pubblicato nel 1973 a Roma da Teocrito
Di Giorgio presso la Casa Editrice Trevi, poco prima di morire e poco prima che
la stessa casa editrice uscisse dal mercato. Noi, a quell'epoca, prevedendo la
crisi ddi questa Casa Editrice romana acquistammo tutta la tiratura dell'opera,
che, pertanto, è disponibile solo da noi, in esclusiva. |
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Cos'è successo
in questa vasta, Si muove tra i fitti filari di mandorli, fra l'oro delle foglie, dei malIi sparsi a terra. Si muove sulla strada dove avvenne in un dicembre ormai lontano l'eccidio dei braccianti. Su quella statale centoquindici, su quel terreno della Chiusa di Carlo, all'improvviso sparò e sparò la polizia contro i lavoratori scioperanti per il rispetto dei contratti, contro l'ingaggio di mano d'opera in piazza, la prepotenza di padroni e caporali. Saltarono i muretti, corsero per la campagna dell'inverno, sotto i rami spogli, caddero morti a terra Scibìlia e Sigona, caddero i feriti. Avola del terreno arso, del mandorlo, dell'ulivo, del carrubo, della guerra con il sole, con la pietra, la città nuova di geometrica armonia, di vie diritte, d'ariose piazze, d'architettura di luce e fantasia, Avola dei liberi braccianti era adusa alle proteste, alla lotta per la difesa dei diritti: nel Venti i soci di cooperative e leghe occuparono il feudo Stradicò della marchesa di Cassibile, nel Ventidue si scontrarono coi fascisti, nel Ventiquattro distrussero gli uffici daziari... La vasta piazza quadrata, il centro del quadrato inscritto nell'esagono, lo spazio in cui sfociano le strade del mare, dei monti, di Siracusa, di Pachino, fu sempre il teatro d'ogni incontro, convegno, assemblea, dibattito civile, la scena dove si proclamò il progetto, si liberò il lamento, l'invettiva. È fuori dagli agglomerati secolari, dagli intricati labirinti, dalle viuzze scoscese e serpeggianti, dalle fabbriche ammassate, dalle piazze anguste, dai muri gonfi d'umidore, crepati per vecchiezza, dalle eredità paralizzanti, dalle ipoteche umilianti, è dentro gli spazi piani e razionali, nelle misure d'Archimede e di Cartesio, è nella chiarità solare, è nella luce di ragione il tempio di democrazia? Un tempio umile, paesano, di tufo luminoso, simile nell'idea, nella sostanza a quello nobile dello Sposalizio di Raffaello, della Prospettiva attribuita a Piero, è stato forse al centro di questa rara Avola in Sicilia, di quest'Apicola soave e laboriosa, di questo nuovo paese ricostruito al piano dopo il terremoto, di questa vittoriniana città del mondo che dalla bellezza trae giustizia e armonia. "Per ordine del Sig. Principe di Santa Flavia e Sig. Consultore fu inviato a quella città il fratello Angelo Italia della Compagnia di Gesù, Maestro Architetto per osservare il sito più opportuno e l'aria più salubre per la reedificazione della nuova città. Si conferì sopra loco il suddetto frate Angelo et osservando con ogni esattezza tutto il territorio di Avola, non trovò luogo e sito migliore che il fegho dell'Università di Avola detto Mutubè nel quale si tirò la nuova città nella forma che fu trasmessa a V.E. lontano dal mare da un miglio e mezzo circa in una bellissima amena e larga pianora... Nel mezzo della città passa l'acqua della fontana detta Miranda..." (Relatione di quanto si è operato nella nuova città d'Avola dal giorno del terremoto 11 gennaio 1693 a questa parte). Entra nel vasto spazio nell'ora della luce umana della calura che si smorza, nel meriggio tardo ch'era in passato del brulichìo, del brusìo sulla piazza dei gruppi fitti degli agricoltori, dei braccianti, degli artigiani, dei possidenti, dei professionisti, dei borghesi avanti ai circoli dei giornali fissati all'asta col lucchetto, ai bar delle granite, delle orzate, sotto il cielo fitto dei voli obliqui, degli stridi, dei rintocchi di San Nicola, di Santa Venera, Dell'Annunziata, che ora è vuota, deserta, sfollata come per epidemia o guerra, rotta nel silenzio dal rombare delle motociclette che l'attraversano nel centro per le sue strade ortogonali, occupata ai margini, sui gradini della chiesa, nell'ombra dei portali, da mucchi di giovani con l'orecchino al lobo, i lunghi capelli legati sulla nuca, che fumano, muti e vacui fissano la vacuità della piazza come in attesa di qualcuno, di qualcosa che li scuota, che li salvi. O li uccida. Cos'è successo in questa vasta, solare piazza d'Avola? Cos'è successo nella piazza di Nicosia, di Scicli, Ispica, Modica, Noto, Palazzolo, Ferla, Floridia, Ibla? Cos'è successo in tutte le belle piazze di Sicilia, nelle piazze di quest'Italia d'assenza, ansia, di nuovo metafisiche, invase dalla notte, dalle nebbie, dai lucori elettronici dei video della morte? Vincenzo Consolo |
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PIAZZA CENTRALE Fa quadrato Franco Caruso
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PIAZZA TRE LEONI Franco Caruso |
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29/12/2003
Foto ricordo incontro Avolesi.it
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QUASI UN ANNO DI EVENTI NEL TERRITORIO
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Giuseppe Denaro |
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