URLA LA TUA OPINIONE
CONTINUA IL DIBATTITO SULLA POESIA
Tra la vita e la morte la poesia ed un pizzico di pudore
di Leonardo Miucci
Far parlare l’inconscio è l’unica cosa che ultimamente desidero fare più di ogni altra. L’inconscio è il carico di pulsioni che il soggetto si porta dietro sin dalla sua infanzia o dalla sua nascita. È un carico di pulsioni che prima o poi affiora , che esige e pretende di affiorare. Si crede, e a mio avviso a ragione, che nell’inconscio risieda la verità, una verità che pretende di farsi vedere e con la quale il soggetto in quanto persona è chiamato prima o poi a fare i conti. La verità, in questo caso, è fatta di desideri, non importa di quali desideri si tratti, ma pur sempre desideri. Il più delle volte sono desideri indicibili che in quanto tali subiscono la censura dell’Io; l’unica strada che hanno per sfuggire alla censura dell’Io, è quella dei sogni.
Il sogno, quella dimensione senza spazio-tempo dove i desideri dell’inconscio possono emergere e dire ciò che hanno da dire; una realtà deformata nelle immagini che alla nostra mente, abituata com’è agli schemi mentali, non riesce di decifrare. Secondo la psicoanalisi i sogni soddisfano desideri rimossi, attraverso quelle immagini che la nostra mente vede deformate, forse perché al di fuori dello spazio-tempo; e lo fa forse per via di un’esigenza di camuffamento, volendo dribblare le censure dell’Io ed è così che quelle immagini noi le vediamo deformate e quindi a volte quasi impossibile da decifrare se non attraverso un processo ermeneutico che solo agli addetti ai lavori riesce. Immagini deformate come metafore. Là dove c’è la metafora, là c’è la poesia. Ciò che la nostra anima (in senso lato, mi si passi il termine) ha da dire, lo vuole dire in silenzio, quasi con timore, e lo fa ricorrendo alla metafora, ma non la metafora artefatta, costruita dalla mente, bensì quella che nasce dall’inconscio, dalla nostra profondità, dalle nostre verità più indicibili.
Inconscio. Metafora. Pudore. Poesia. Verità.
*****
Quando ero bambino ricordo che in occasione della ricorrenza del 2 novembre, la sera prima mia madre preparava la tavola mettendoci sopra due zuppiere di acqua e quattro fette di pane, perché, ci diceva, durante quella notte i nonni morti sarebbero venuti a farci visita e siccome venivano da molto lontano era giusto fargli trovare qualcosa da mangiare. Loro, poi, avrebbero lasciato dei regali, perlopiù dolci, a noi bambini. Ricordo mia madre con quale cura e amore preparava la tavola, le leggevamo in volto un senso di persuasione che non dava spazi a dubbi; non potevamo non crederle, anche se la paura in noi era tanta.
Quanta poesia in quei gesti! Quanto silenzio in quelle parole! Quanto pudore!
Superata quella notte, noi bambini potevamo poi parlare della morte con una certa tranquillità, come se qualcosa di esorcizzante avesse investito la nostra anima.
Qualche giorno fa mia figlia, come sicuramente sarà capitato ad ogni genitore, mi ha fatto una domanda a proposito della morte (anni prima anche mio figlio mi fece domande a riguardo: deve essere un vizio di famiglia). Le dissi candidamente che della morte nessuno poteva dirle niente se non che essa accade e quando accade nessuno può farci niente. Pianse tanto perché non riusciva ad accettare il fatto di non poter rivedere mai più le persone a lei care, anche se non le avevo mai precisato quest’ultimo aspetto. Non ne parlò più. Dovetti poi, intimamente, rimproverami di non essere stato capace di “usare” la metafora, o la poesia, come aveva fatto mia madre che, contrariamente a me, non solo non era (è) una donna munita degli strumenti della tecnica ma non era (è) neanche scolarizzata.
***
Avanzo un’equazione, forse una sintesi, anche se non vedo né la tesi né l’antitesi: inconscio-desideri-verità uguale a poesia-arte-letteratura.
Esercitare praticamente l’arte poetica sembra facile attesa la disponibilità dei mezzi tecnologici. Mi chiedo però: se ipotizziamo esistente il filo conduttore tra l’inconscio e la poesia, quanti oggi sanno fare emergere il soggetto dell’inconscio che della poesia sembra essere il naturale precursore?
Leonardo Miucci
Avola, 13-2-2011
|
DA KIEL (GERMANIA)
SCRIVE ALFRED BOLDT
Lieber Ciccio,
hier ein paar Eindrücke von dem Besuch des kleinen Konzertes, das SALVO CAMPISI letzte Woche in Kiel bei der Deutsch-Italienischen Gesellschaft gegeben hat.
Caro Ciccio,
qua alcuni impressioni d'una visita del piccolo concerto che SALVO CAMPISI nella settimana passata a Kiel presso la Societa Tedesco-Italiano.
Salvo Campisi hat mich beeindruckt. Er ist gewiß ein sehr sensibler Mensch, ein nachdenklicher Mensch und mit einem grossen Sinn für Poesie.
SALVO Campisi mi ha impressionato.
Certamente lui è un uomo molto sensibile, un uomo pensoso, e con un grande senso della Poesia.
Was ich empfunden habe, haben auch allen anderen Besucher eindeutig empfunden: Alles, was er ausdrückt, mit Musik und Texten, ist sehr authentisch!!
Quello che ho sentito io, anche tutti gli altri visitatori l'anno sentito univoco: Tutto che lui esprime, della musica e dei testi è molto autentico!!
Er drückt auf eine eher sanfte oder stille Weise seine Gefühle und Gedanken aus.
Lui esprime in una maniera piu gentile e tranquilla i suoi sentieri e pensieri.
Er verzichtet bei der Musik auf Effekte, die in Richtung schön, süß, gefällig gehen.
Nella sua musica lui rinuncia a effetti che vanno verso il bello, il dolce, il piacevole.
Ganz persönlich glaube ich, dass er noch grosse Reserven hat, was Melodisches, was Melodiösität, anbelangt; vielleicht braucht er noch mehr Mut (?)
Molto personalmente penso io che lui ha grande reserve, in quanta alle cose melodiche, in quanto alla melodiosità; forse lui ha bisogno ancora di un po' di coraggio.
Ich glaube, erst kommen seinen Gefühle und Gedanken, dann macht er einen Text, dann die Melodie.
Nun, er sucht immer etwas ganz Eigenes.
Io penso, prima vengono i suoi sentieri e pensieri, dopo lui fa il testo, poi la melodia.
Allora, lui sempre cerca la sua particolarità.
Er drückt sehr stark Erlebnisse und Gefühle von Verlust (von Menschen) und von Schmerz aus.
Aber auch von Liebe. Es gibt viel Melancholie.
Lui esprime molto forte eventi e sentieri di perdita (degli uomini) e di pena. Ma anche dell'amore. C'è molto malinconia.
In einem Lied stellt er die Frage, etwa so: Wenn ich (früh) sterbe, was habe ich dann im Leben erreicht?
In una canzone lui domanda ... : Se io deve morire piu presto – che cosa ho raggiungiuto nella mia vita?
Sein Lied “Dennis” (autobiografisch) und sein Lied “Stellina” haben mir am meisten gefallen.
La sua canzone “Dennis” (autobiograficamente) e la sua canzone “Stellina” mi hanno piaciuto di più.
Drei Lieder waren im sizilianischen Dialekt.
Dr. Caso ( erst stammt aus Salerno) von der Deutsch-italienischen Gesellschaft hat zu ihm und vor dem Publikum gesagt:
Wenn er in Italienisch singt, dann hat er mehr Nähe zur Philosophie. Wenn er auf sizilianisch singt, dann hat er mehr Nähe zur Poesie.
Tre canzoni erano nel dialetto siciliano.
Il dottore Caso [è originario di Salerno] della Societa Tedesca-Italiana ha detto di lui: Se lui canta in ilaliano, lui é vicino alla filosofia. Se lui canta in siciliano, lui é piu vicino alla poesia.
Da es hieß, dass es ein kleines Buch mit seinen Texten geben soll, habe ich ihn am Schluß kurz angesprochen und gefragt, ob er in Avola die Libreria Editrice von Francesco Urso kennt.
Perché sì ha detto che esiste un libretto di suoi canzoni, al fine io ho chiesto lui, se lui conosce la libreria editrice di Francesco Urso di Avola.
Ja. Ciccio, hat ein Büchlein mit seinen Texten herausgeben.
Sì, lui, Francesco Urso è l'editore di questo libro.
... ....
PS: Ein wenig machte es mich wehmütig. Meine Beziehung zum Lyrischen, zur unmittelbaren Poesie, ist - nach einem grossen Verlust, con 23 anni, wie verloren gegangen. In Verbindung mit Liebe, aber auch Freude und jugendlicher Begeisterung habe ich damals einige Gedichte geschrieben.
Mi ho fatto un po mesto/malinconico. La mia relazione verso le cose liriche, alla poesia immediata è – dopo una grande perdita, con 23 anni, quasi come perduta. Quando era giovane avevo scritto poesie d'amore, ma anche di goia e entusiamo giovanile.
Liebe Grüsse an alle, Alfred
cari saluti per tutti, Alfred (o) |
Libri in corso di stampa
Giovanni Manna
Ombre di felicità
2011, 8°, pp. 112
€ 12,00
Libreria Editrice Urso
Collana Mneme n. 31
ISBN 978-88-96071-42-7
PRENOTA IL LIBRO
Prefazione a cura di Giuseppe D’Onchia, Direttore del Tg10
disponibile da sabato 5 marzo 2011
Il Museo Archeologico di Gela farà da teatro alla festa di presentazione del libro Ombre di Felicità.
A presentare la serata, sabato 5 marzo h 17.00, la Dott.ssa Fabiola Polara. Si alterneranno a relazionare sul libro, la Prof.ssa Iride Valenti - Università di Catania, il Direttore Giuseppe D’Onchia, l’editore Francesco Urso,
il giornalista Andrea Cassisi e l’autore del romanzo, Giovanni Manna.
La serata è resa possibile dalla disponibilità del Direttore del Museo, Arch. Gueli.
L’evento è sponsorizzato dal Kiwanis Club di Gela.
Il testo (pp. 112 - € 12) sarà disponibile per l’acquisto, a decorrere dal 5 marzo, sul sito della Casa Editrice (www.libreriaeditriceurso.com/mannagiovanni.html) e su vari siti tra cui Unilibro.it, Internet Bookshop Italia, Webster - e su altre librerie virtuali; sarà subito presente nelle migliori librerie in Sicilia e in Veneto e prenotabile da qualsiasi libreria sul territorio italiano.
Il prodotto sarà regolarmente registrato presso il Catalogo dei libri italiani in commercio
dell’Associazione Italiana Editori.
* * *
Giovanni Manna, già autore di Un pianeta da (ri)scoprire (Urso, 2007),
è nato a Gela nel settembre del 1981.
Laureatosi in Lettere Classiche e abilitato S.I.S.S.I.S. all’insegnamento del Greco e Latino e al Sostegno, ha conseguito il Master in Creative and Professional Writing presso l’Istituto Europeo del Design, a Milano.
Già addetto stampa del Gela Calcio, attualmente è uno dei collaboratori
delle riviste mensili L’Osservatore Cristiano e Vision.
Risiede a Vicenza; lavora presso la Scuola Media Ugo Foscolo di Torri di Arcugnano. |
|
|
|