Editoria e cultura
Quanto scrive Fulvio Maiello in “Gli
arrabbiati” è, a mio credere, un ottimo spunto per aprire un dibattito che
possa mettere a confronto queste due questioni, editoria e cultura, che
sembrerebbero costituire un binomio inscindibile, ma che sono, in realtà, due
questioni affatto diverse.
E così le pone, in fondo, anche Maiello,
pur se, a me pare, oscuri un po’ la primarietà della cultura rispetto
all’editoria, ponendo su questa più aspettative di quelle che può darci, anche
se c’è del vero nelle colpe che imputa agli editori.
L’amico Fulvio sembra non tener conto
del tempo che viviamo, tempo dominato dal mercato, divenuto una sorta di moloch
universale (a altri piacerà meglio globale), a cui tutto va sacrificato.
Viviamo, oggi, in una società mercantile alla quale uniformiamo la nostra
mentalità, la nostra cultura, la nostra logica, il modo di vivere, i rapporti
umani, ogni nostra manifestazione vitale.
Ora, a questa ‘Weltanschauung’ non
possiamo pretendere, per quanto augurabile, che potesse sfuggire l’editoria,
nei cui fini neanche lontanamente rientra quello di promozione culturale del
popolo. L’editore è un imprenditore che deve fare affari e denaro. Niente di
più! Un’azienda editoriale non pubblica libri perché la gente possa arricchire
la propria cultura, emanciparsi culturalmente sempre più, ma perché possa
nutrirsi del nutrimento che loro vogliono fornire, in ossequio alla concezione
di vita che deve essere mantenuta: il dominio della finanza e del mercato sul
mondo intero, e un potere politico asservito a tale dominio.
Non per niente è dominante nelle grandi aziende editoriali la
figura dell’editor, esperto non culturale, ma di mercato, il quale studia i
sondaggi d’opinione attraverso i quali prima vengono convinti i potenziali
lettori a farsi piacere ciò che a loro conviene che piaccia (persuasione
occulta, la chiamò Marcuse), e, poi, su quei sondaggi modellano i libri che
decidono di pubblicare, soltanto perché meglio si prestano ai loro stravolgimenti con quelle operazioni dette di editing,
consistenti in tagli modifiche aggiunte fino a farne ciò che loro hanno voluto
che il lettore vuole.
E l’editore fa i suoi affari, che è ciò
che veramente gli interessa. Egli è, in pratica, perfettamente conforme agli
ideali di questa società.
Mi sembra altrettanto vero (risulta
anche a me), ma anche più assurdo, invece, l’altro argomento contro il quale
Maiello sfoga la sua “rabbia”. Mi riferisco a quello dei librai che non accettano
per la vendita libri stampati dai piccoli editori o in proprio dagli autori, e
se li accettano, chissà per quale ‘magnanimità’, li tengono per un po’ di tempo
nascosti e poi li restituiscono, rifiutandosi, persino, di venderli a qualche ‘aspirante’
acquirente che glieli chiede. Ciò che appare incomprensibile, irrazionale, per
non dire stupido, fuori della loro stessa logica di librai, che stanno lì per
vendere libri e, quali che essi siano, vendendoli, accrescerebbero comunque i
loro introiti.
Pertanto, il problema è molto più arduo e
più ampio di come prospettato da Fulvio Maiello, e necessita che si punti
sull’altro corno della questione: sulla cultura, cioè, e non sulla ‘cultura
negata’ di questa nostra società e di questo nostro tempo dominati dalla
sottocultura del denaro, dell’arricchimento, della sovrapproduzione, di tutti
quei disvalori, ci ricorda Lucia Bonanni nel suo intervento, ai quali, ancor
più i giovani vengono indotti, gabellandoli, magari, come i nuovi valori del postmoderno.
Viene così a essere eclissata la vera cultura, che è conoscenza del lungo
cammino dell’uomo; che è promozione di ricchezza interiore; che è acquisto
della capacità di godere del bello; che dà sentimenti elevati. Cultura che non
interessa più il mondo mercantile del produrre vendere arricchirsi; né i
traffichini della politica, che per mandato di quel mondo, amministrano la cosa pubblica.
Lamenta, l’amica Anna Maria Folchini
Stabile l’assenza, oggi, di quei libri per ragazzi che educarono le nostre
generazioni ai buoni sentimenti, agli ideali di apertura e rispetto dell’altro,
a sentire ciò che l’altro ha da dirci (questo, in fondo, è, anche, la cultura);
a vedere nell’altro un nostro eguale, quale che sia il colore della sua pelle o
il suo modo di vivere. Sì, hai ragione, cara amica, ma in questa sottocultura
dominante non c’è spazio per questi valori e per quei libri che tu ricordi, e
che hanno fatto di noi quel che siamo. Perché tutti siamo il prodotto di ciò di
cui ci nutriamo. E noi siamo il prodotto di quell’humus nel quale vivemmo. E
qual è quello dove oggi si vive? Quale può essere l’humus culturale in un paese
dove ci sono governanti che considerano la prima istituzione culturale, la
scuola, soltanto come causa di spesa passiva e improduttiva, perciò si riduce
costantemente il numero degli insegnanti, si chiudono scuole e classi; dove si
sopprimono (allo scopo c’è pronto un decreto), istituzioni di riconosciuto
prestigio internazionale come l’Accademia della Crusca, e l’Accademia dei
Lincei; dove diminuiscono le pubblicazioni.
E, ancora, un paese dove le biblioteche
comunali, gli stessi musei, le pinacoteche, i teatri, gli auditorium continuano ad avere una funzione
marginale per la diffusione della cultura, mentre potrebbero e dovrebbero essere
centri propulsori di cultura attiva; potrebbero e dovrebbero diventare
laboratori culturali e artistici, aperti a molteplici iniziative di incontri
culturali su iniziativa di queste stesse istituzioni o di iniziativa di
associazioni o gruppi di liberi cittadini.
Ritengo questi modi, né tutti, né i soli,
ovviamente, atti a promuovere una politica di espansione culturale intesa, anche, a elevare gli
interessi e i ‘gusti’ letterari e artistici, e a spingere in avanti tutta la
società determinando, in definitiva, anche l’evoluzione dell’editoria verso una
diversa politica editoriale.
In carenza di queste condizioni, a me
pare, che quanti siamo consumatori e amanti di cultura non possiamo far altro
che autoinvestirci di una funzione vicaria delle istituzioni pubbliche culturali
più o meno assenti, e farci, oltre che fruitori, anche, ‘propagandisti’ e organizzatori
di eventi culturali.
Al di là di questo non saprei cos’altro
proporre.
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Poeti e scrittori del Val di Noto a confronto
Intervento di Mary Di
Martino
Devo premettere che non ho esperienza di
cerimonie riguardanti manifestazioni letterarie… Non posso, quindi, che essere
felice di aver partecipato a questa pregevole iniziativa culturale, che ritengo, fra
l’altro, di alta caratura ideale, come occasione
di incontro e di confronto tra poeti e scrittori del Val di Noto nonché, e
soprattutto, come stimolo alla ricerca di valori assoluti e universali.
Si dice che quando delle
"belle persone" passano per il nostro cuore, lì rimangono... Per questo desidero
ringraziare, in particolare, due
persone, che hanno collaborato insieme alla riuscita di questo significativo
evento, grazie alle quali saremo
condotti questa sera alla scoperta dei sottili confini che uniscono terra e
cielo, corpo e anima… Mi riferisco a te, Cettina, poetessa dalla sensibilità limpida, come limpidi e cristallini
sono i tuoi versi, segni tangibili di un animo delicato… e a te, Francesco, editore colto dalle spiccate
doti umane, sempre al servizio del Bene e del Bello…
Grazie, dunque, per l'opportunità
concessami e la splendida serata che porterò
sicuramente nel cuore e che voi avete saputo realizzare e regalare a noi autori
partecipanti, affinchè possiamo
mantenere viva la poesia, che è, sì, espressione dei sentimenti più intimi e
spirituali di un autore ma anche di ogni essere umano… "Un grido
unanime" diceva il vecchio grande Ungaretti, in quanto la poesia, come la pittura e la musica,
del resto, non è dell’autore… E’ il mondo intero… e la vita fioriti nella
parola… di una parola che non è semplice macchia sulla carta o puro suono nel
vuoto, ma essenza viva scoppiettante di verità che appartiene all’intera storia
dell’umanità…
E’ indubbio che tale iniziativa, da voi organizzata in
maniera seria e impeccabile, sprona tante persone come me - che scrivono poesie
per passione - a continuare e coltivare i propri sogni. Allo stesso tempo
avvicina i lettori, giovani e meno giovani, a questa affascinante forma d’arte
intimistica e solo apparentemente individualistica, contribuendo così, proprio
perché la poesia si fa sempre in due, a promuovere quella speciale e infinita cooperazione tra chi scrive e
chi legge.
E devo ancora riconoscere che tale evento non può che rappresentare un’occasione preziosa verso
questa direzione, un
valido incentivo a coltivare un dono… la poesia, appunto, che giova sicuramente
alla costruzione di una società migliore di cui “portatori sani”sono i valori
dell’Umanità. Valori che sono insostituibili punti di riferimento, “appigli…
porti sicuri” - come afferma l’amica poetessa Lucia Bonanni – “che
servono per non scivolare, per non andare a finire nel pantano… che ci mettono
al riparo dalla catastrofe imminente… e che bisogna andare a pescare nelle
profondità del nostro essere…!”. Ma
chi può veramente portare alla luce questi valori? Sono, appunto, i Poeti - diceva
il padre Dante - quelli che “ascoltano e dicono al modo in cui vien loro
dettato dentro” o - come afferma Gabriele Nissim nel suo bel libro “La bontà
insensata” – “coloro che sono in grado di pensare o di commuoversi
poeticamente, poiché possiedono il dono e la sensibilità di sentire l’essenza
delle gesta umane…”
In
un mondo in cui si assiste sempre più allo sfaldamento degli ideali, in tempi
di chiusura nel guscio del proprio recinto e di attaccamento alle cose
materiali, questa apertura alla poesia e al “villaggio globale” per dirla alla
Mc Luhan, ci permette di vedere con l’occhio dell’anima la cruda realtà in cui
viviamo, di “andare oltre il contingente e squarciare orizzonti” per ritrovare tutto
il mondo nel nostro cuore. Insomma, ”il cielo in una stanza” come cantava Gino
Paoli.
La
poesia, infatti, con la sua capacità di esprimere sentimenti, sensazioni,
emozioni e di descrivere anche i desideri più o meno nascosti, più o meno
consci, può davvero consentire quella riflessione che permette di ritrovare una
dimensione più umana e più attenta alla Cultura
che viene anche dal nostro vivere e recepire i fatti del mondo. Poesia, quindi,
“come salva-anima… quasi un’ebbra follia…”, come ama definirla Anna Maria
Folchini Stabile, “che ridà all’uomo il senso del vivere e del trascorrere del
tempo…”. E io dico poesia come Musica dell’anima (dal titolo del mio libro di
poesie), musica di vita… musica della parola elevata al sublime, al
divino… “Aria rubata”, come
ebbe a dire lo sfortunato poeta russo Mandel’stam, proprio perché “la poesia è
anche Libertà… Verità e non modulazione astratta del sentimento” (Salvatore
Quasimodo) ma, soprattutto, direi Speranza… energia pura che ci fa aderire alla realtà e
alla promessa di bene che c'è, in fondo, dentro ognuno di noi...
E cornice più degna per celebrare questo evento non
poteva essere che quella offerta da questo magnifico posto dove l’Anima di
Cettina “come una ballerina che danza sulle punte” espande i suoi protettivi
riflessi su tutti per “volare felice come una libellula nel vento” e approdare
in un osmotico abbraccio tra la bellezza di Madre Natura e il parossismo
dell’Amore per la propria terra di origine, la Sicilia… dove “il Giardino di
pietra”, plasmato dalle dolci rimembranze legate alla sua infanzia, “rifulge…
luoghi scolpiti nella mente / di un passato che il presente incalza senza
posa…”( da “Poesie d’estate” di Cettina Lascia Cirinnà).
Sì, la poesia… la bellezza possono salvarci!
Ad maiora!
Prima parte audio dell'evento "Poeti e scrittori del Val di Noto a confronto". In questa registrazione gli interventi di Salvatore Di Pietro, Cettina Lascia Cirinnà, di Corrado Bonfanti Sindaco di Noto, Fulvio Maiello, Roberta Coffa, Gioacchino Scorsonelli, Mia Vinci, Liliana Calabrese e Salvatore Di Pietro in conclusione.
Francesco Urso raccorda, come coordinatore, i vari interventi.
Seconda parte audio dell'evento "Poeti e scrittori del Val di Noto a confronto". In questa registrazione gli interventi di Cettina Lascia Cirinnà, Salvatore Figura, Gabriele Bosco, Gioacchino Scorsonelli, Salvatore Salemi, Benito Marziano e ancora in conclusione Salvatore Figura, Gabriele Bosco e Cettina Lascia Cirinnà.
Francesco Urso raccorda, come coordinatore, i vari interventi.
Terza e ultima parte audio dell'evento "Poeti e scrittori del Val di Noto a confronto". In questa registrazione gli interventi di Salvatore Figura, Gabriele Bosco, Cettina Lascia Cirinnà, Fulvio Maiello, Mary Di Martino, Marco Urso, Sebastiano Burgaretta, e ancora in conclusione Cettina, Roberta Coffa, Mia Vinci, Liliana.
Francesco Urso raccorda, come coordinatore, i vari interventi.
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