
Delle tre
sillogi, ''L'autra facci...'' e' una raccolta di versi
liberi in vernacolo di Angelo Rullini, autore di origini avolesi ma residente a
Cassibile, dove alterna l'attivita' di poeta con quella di pittore. In tutto,
quarantuno liriche, pubblicate nel dicembre del 2010, con la prefazione di G.
M. Schirina', a quattro anni di distanza dall'opera prima ''Ai figli di Marte''.
Nel dialetto, nelle figure di Rullini, il nostro territorio, le nostre radici,
un pezzo della comune identita' mediterranea o avolesita' che dir si voglia.
Diverse le composizioni dedicate al Natale, tra cui ''Muriri a Betlemmi'', ''Veni Natali'', ''Natali'', ''La notti di Santa Lucia'', '''Na luci'', a concentrare in un dettato fresco,
godibile, scevro di ogni posa intellettualistica, la potente carica evocativa
delle immagini e dei colori isolani, a guisa di un vero e proprio inno d'amore
per la terra d'origine.
E' stato poi presentato
ad Avola, lo scorso 4 dicembre, alla presenza del prof. A. Sichera,
docente di Italianistica presso l'Universita' degli Studi di Catania e di Mons.
G. Greco, direttore della Biblioteca Alagoniana di Siracusa,
il volumetto ''Sequentia di palmiere'' (Archilibri Edizioni - Salarchi Immagini,
2010), con prefazione di fra' Ugo Van Doorne.Si tratta del breve ma intenso diario
in versi di un memorabile pellegrinaggio in Terrasanta, stilato in un ridotto
arco di tempo dall'autore, Sebastiano Burgaretta, gia'
docente di materie letterarie presso il Liceo Classico Statale di Avola,
saggista, studioso di tradizioni popolari e con al suo
attivo numerose pubblicazioni in versi. Vena poetica ermetica, originalissima,
la sua, che si accende di venature dolenti nel rivivere i luoghi della nascita,
passione e resurrezione di Cristo, lungo un percorso intimo nel quale e'
adombrato, in nuce, il travagliato cammino
dell'umanita'. Il suo ''Chiedete pace per Gerusalemme,/
e pace sia su te, citta' divisa'', congiunge nell'anelito alla pace in Dio quella
che e' la storia del popolo eletto con la storia del mondo intero, dalla
postazione privilegiata della ''Yerushala'im d'oro, di
bronzo, di luce'' che assurge a germe della cristianita' e grembo di speranza per
la sua ''stella d'argento luminosa''.
Del terzo e ultimo
-in ordine di ricezione- testo, ''La casa di Gienni'',
appena l'altro ieri ho potuto leggere alcuni interessanti stralci. Avvincente e
scorrevole nella sua semplicita', e' l'opera prima, mista di prosa e versi, di
uno studente liceale siracusano, Davide Giannelli,
parte dei cui scritti e' stata selezionata dai genitori in occasione del suo
diciottesimo compleanno e stampata presso la Cromografica Roma S.r.l. Roma per il Gruppo Editoriale l'Espresso.
Per Davide, la
scrittura e' liberazione, sfogo, possibilita' di ritrovarsi nelle mille emozioni
quotidiane, sia nelle piccole e grandi sfide della vita che nell'amore
viscerale per la poesia, per la lettura e il teatro, che e' la sua grande
passione. In questa raccolta, il periplo immaginario tracciato da Davide, sulla
scorta della propria esperienza di vita, e' lo stesso di ognuno di noi, tra le
pieghe e i dolori dell'esistenza, quella che si dipana da ''Una mattina
d'agosto'', nella ''Notte ad Ortigia''per il ''Miele sui tetti'', lungo il ''Mare
della vita'', fino alle'' foreste della vita'' dove, se ''L'amore non e' l'unica via
per amare'', anche ''Alla fine della via'' puo' bastare ''allungare le dita/ sognare
una dolce carezza'', prolungando cosi' la propria traiettoria esistenziale a
danzare il ballo della vita (''La vita in una mattina''). Poesia che procede per
bruschi passaggi e inattese armoniosita', sincera, nel filtrare stati d'animo e
impressioni attraverso la lente del buon senso (''Impasta ogni azione di
umilta'./ Lascia cadere intorno un velo di
razionalita''', ''La ricetta della vita''). Poesia che nasce dal
confrontarsi con le difficolta' giornaliere, sperimentando come ''La forza e' per
tutti, / bisogna avere il coraggio di prenderla./ E dentro il corpo
minuto,/ nel cuore immenso, io:/sono grandissimo'' (''La
forza che ho''). Che dire, di piu', della poesia, se non quanto Davide stesso ci
dice, con la certezza del ''Sole all'orizzonte'': ''Ma oltre l'oceano e l'abisso/
uno spiraglio di luce mi ha salvato./ La stessa luce che adesso mi
asciuga./ All'orizzonte di un mondo lontano/tramonta il dolore./
E nelle mani sogni e liberta'''.
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