Imma Aldi, poetessa

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INTERNO D’AUTRICE
(di Imma Aldi)

Un giorno vorrei trovare un modo per salvare la tua vita
perché tu possa salvare la mia.
Forse dovrei partire dal coraggio,
da quell’oscurità che nascondo sotto ai vestiti,
mentre abbandono gli anni
e la paura mi saccheggia
e mi depreda in poesia.
Interno d’autore.
In un lento che muove i passi,
mentre accosta il tuo corpo al mio corpo,
mi assale lo stupore di un bacio riverso sui vestiti.
Ti bevo a sorsi di tempo
ma tu,
ignaro della mia presenza
e della mia povertà illimitata,
non obbedisci mai al mio desiderio.
Le mie parole sono imprecise lo so,
i mie pensieri spettinati come la mia vita,
il mio futuro raggomitolato in una stanza,
non ha più nessuna condanna da infliggere.
Per questo vorrei salvarti,
per questa pena,
che sconta ogni momento nell’assenza,
vorrei trovarti come un guscio da riempire.
Dal certo e dall’incerto di cui si ciba l’Anima
nel cielo opaco delle stelle,
vorrei chiederti di viaggiarmi come un verso,
senza rima, né letteratura,
ma tu sai bene che non son brava con le parole
e né vuoto e né pieno sono così audaci
da chiamarti dentro le mie righe.
Chi sono io senza Amore,
mentre vivo oppressa da un desiderio di Bene,
chi sei tu,
che mi plachi con la Bellezza di un sogno gentile.
Di queste passioni sempre diverse,
che non sono più una musica colta,
di queste solitudini che lacerano l’azzurro d’ottobre,
che non teme la forma leggera del mio sangue sul foglio,
mi puoi ancora accadere improvviso
in un raggio di sole.
Il sogno si divide a metà se pensi di saper fiorire
in braccio alle stagioni avverse.
Leggimi,
non leggermi,
perché tu possa salvarmi devi venire fuori dalle parole
e spogliarmi delle parole,
devi scavare nel silenzio della mia vita,
che si perde sempre dentro un universo scalcinato.
Possiamo essere ciò che non siamo
e sbalordire i venti, il mondo.
Fuori da questo interno d’autore
che chiama sogno i miei versi,
puoi prendermi per mano senza paura,
perché nessuno può vivere all’infinito nel fuoco.
Di questa tristezza che vince il silenzio,
voglio farne colore, pittura, calce,
sapendo quello che succede,
nelle strade del mio domani.
Ma ancora ti attendo,
mi attendi,
e la luna è già alta,
mentre una poesia nasce come una preghiera
tra le dita che bruciano
e non so più dire se porta il mio nome,
o il tuo.

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